Il processo

Bene o male, inferno o paradiso… Questione da giocarsi a bim bum bam… Un racconto di Hendioke.

 
«Sicuri che funzioni così?» Guardò perplesso prima l’uomo biondo ch’era disceso svolazzando dal cielo atterrando proprio sul suo cadavere, poi l’uomo dai capelli fuliggine che si era arrampicato da un tombino vicino alla carcassa dell’auto.
«Certo che sì!» rispose il biondo stizzito. «Credi che non conosciamo il nostro lavoro?»
Alzò le mani «No, no, per carità.»
«Ci sei pennuto?» Il diavolo alzò un pugno minaccioso contro l’angelo. «Certo!» rispose quello levando il pugno a sua volta.
«Allora, PARI!»
«DISPARI!»
I due calarono insieme i pugni. Luca contò rapido le dita estese dai due, sei, prima che l’angelo stringesse i pugni in un’imprecazione, coperta da un tuono solitario, e il diavolo li levasse esultante.
«Uhuhhhh! Due su tre! Adesso è mio!»
«E no, pollo allo spiedo che non sei altro, è quattro su sette. Eravamo d’accordo»
«Scusate ma, senza mettere in dubbio la vostra professionalità, che c’entrerebbe pari e dispari con i miei peccati e le mie buone azioni?»
I due gli rivolsero uno sguardo sprezzante. «Sarebbe troppo complicato per la tua mente mortale» rispose l’angelo. «Quello che a te sembra un semplice gioco in realtà è un dialogo elevatissimo fra le ragioni del bene e del male. Frutto di secoli e secoli di raffinazione delle argomentazioni teologiche e filosofiche del processo sull’anima.»
«E della sovrappopolazione» aggiunse il diavolo. «Non hai idea di quanta gente schiatti ogni secondo al giorno d’oggi, ma i Due hanno intenzione di rimpolpare l’organico? Certo che no!» esclamò abbassando gli occhi al suolo.
«Capisco» proseguì Luca, cauto. «Ma spero capirete anche voi che è della mia eterna collocazione in paradiso o all’inferno che si tratta. Se solo potessi dire la mia, giusto ieri ho aiutato la vicina del terzo…»
«Basta!» lo interruppe l’angelo levando la mano. «Ho sbagliato a risponderti, adesso lasciaci fare. Forza pezzo di brace, proseguiamo.»
I due fecero un altro giro di pari e dispari, vinto dall’angelo, e Luca andò a sedersi su un panettone di cemento, scivolando incorporeo fino al livello del marciapiede.
Morire faceva abbastanza schifo di suo, ma questo era proprio il colmo! Si prese la testa fra le mani. Una mano sulla spalla lo fece sobbalzare. Accanto a lui era comparsa una donna con tunica e ali candide. «Sei un altro angelo?»
Lei arricciò il naso «Puà! Io sono un Genio originale, mica un’imitazione. Vieni con me.» Luca le prese la mano. Gli altri due sembravano non essersi accorti di niente. «Dove vuoi portarmi, in cielo o all’inferno?.» Lei sorrise. «In un posto a metà strada, vedrai che ti piacerà.» E sparirono.
«Quattro! Becca, pennuto!»
«Oh ca…» tuonò. «Va bene, portatelo pure agli inferi. Ehi, ma dov’è?»
Si guardarono attorno: l’anima era sparita. I due imprecarono e il tuono accompagnò il tremore della terra. «Ancora loro.» Sputò velenoso il diavolo.
Luca si svegliò disteso sull’erba, si levò su un gomito e si guardò attorno. Fino a dove si spingeva lo sguardo, campi verdi e colline in fiore. Sorrise «Adesso ragioniamo.»

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