Infinito

Insieme per l’eternità, o quasi. Secondo classificato nella Settima Edizione della Quinta Era con Eliselle come guest star, un racconto di Valter Carignano.

 
«Sai dove sia il tablet?»
Certo che lo sa. È lei l’ultima che l’ha usato.
«L’avevo messo sulla scrivania, come al solito.»
Ogni giorno più inetto. Non si troverebbe il culo con due mani.
«Sei sicura, amore? Non lo vedo.»
Secondo te, te l’avrei chiesto se fosse stato al suo posto?
«Allora guarda di là, in camera.»
Non è che siamo in un castello, santodio. O di qua, o di là. Non c’è altro.
Lei lo sente rovistare, sbuffare, agitarsi. Bravo, butta tutto all’aria! Lo sa che mi manda in bestia e che poi non riesco a dormire. Guarda fuori. È buio, le stelle brillano.
«Amore, l’hai trovato?»
Così me ne vado a dormire. Sono così stanca…
«Sì, sì… era sotto il tuo cuscino.» Pensa te. Sotto il cuscino. Tanto qui s’è persa l’abitudine di rifare il letto, al mattino. Ah, ma io non lo faccio, eh? Ci mancherebbe ancora. – Però non trovo il mio chip. Volevo controllare di nuovo i dati, così per domani mattina è già fatto.
«È in bagno.»
Che gusto ci prova a lavorare di notte? Per quel che serve, poi… se solo smettesse di fare casino e potessi dormire…
«Eh?»
Che cosa dice? È rincretinita?
«In bagno. Non guardavi un film sul digischermo, stamattina, mentre ti facevi la barba?»
Deficiente.
Lui va in bagno. Merda. Ha ragione lei. E certo, ci passa le ore, nella vasca. E io lavoro come un mulo.
«Trovato. Grazie, amore. Tu vai pure a letto, se hai sonno. Ti raggiungo fra poco.»
«Va bene.» E chissenefrega, se e quando mi raggiungi. «Ma perché devi ricontrollare?» Perché sei paranoico e non ti fidi del computer. Lo vuoi ammettere, che sei un demente? Maledetto. «Lo sai che con la luce accesa di là non mi addormento…»
«Faccio presto. Sai, magari è sfuggito qualcosa. Riformulo le variabili, magari risparmiamo tempo.»
Così questa storia finisce.
Accede al programma di calcolo, inserisce il pacchetto di dati, sperimenta diverse funzioni. Il risultato non cambia. Tremilaottocentotrentadue giorni. Merda.
Lei si alza. Va in bagno, riempie la vasca. Prende le forbici e con la destra incide più profondamente possibile l’interno del polso sinistro. S’immerge nell’acqua. Un filo rosso si leva e trascolora. Perché aspettare domani? Meglio adesso… dormire, finalmente.
Lui fissa lo schermo. Dopo mesi di ipotesi e tentativi, è costretto ad accettare la verità. Non c’è modo di aggiustare i motori a curvatura, con la propulsione ordinaria il viaggio durerà ancora più di dieci anni. Ma non il cibo. Moriranno nello spazio. L’ultimo filo che lega la sua mente alla realtà si spezza. Ridacchia, lo sguardo fisso e cieco al vuoto che lo inghiotte.
Lei abbassa le palpebre, cullata dal tepore. Ricorda la gioia della partenza, due anni prima, la voglia di arrivare sulla colonia e costruire una vita con l’uomo che amava. Ricorda il colpo del meteorite, poco più grande di una biglia, passato attraverso una puntiforme fluttuazione energetica dello scudo. Una possibilità su cinquanta miliardi. Sorride all’infinito che ha riempito la sua mente.
Dormire…