Intervista a Emanuele Manco

SPARTACO: Diamo il benvenuto a Emanuele Manco, redattore di www.fantasymagazine.it e collaboratore, tra gli altri, di www.fantascienza.com e Delos Books.
Siamo contenti di averti come prima Guest per questo 2017, sono certo che i nostri utenti avranno molto da imparare dai tuoi commenti. Raccontaci un po’ di te e di questo forte legame con il “fantastico”. Cosa ti ha portato ad appassionarti alla letteratura? Quali sono i tuoi autori preferiti?

 
Manco: Una sorta di instinto, non saprei come altro definirlo, che mi portava da bambino, a leggere, leggere qualsiasi cosa fosse scritto. Libri, fumetti, enciclopedie, etichette dei prodotti, giornali, opuscoli…
Emozioni intense le ho provate con Douglas Adams, Terry Pratchett, John Steinbeck, Torquato Tasso, Giorgio Scerbanenco, Italo Calvino, Dino Buzzati, Ian Fleming, Neil Gaiman, Will Eisner, Frank Miller e Alan Moore. Se noti, da Neil Gaiman, che considero un ponte tra i due mondi, slitto verso il fumetto, che considero una forma letteraria matura e compiuta, pertanto considero opere come Contratto con Dio (Eisner), V For Vendetta e Watchmen (Moore) e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro (Miller) dei capolavori assoluti.
 
SPARTACO: Oltre alla letteratura fantastica, quali sono i tuoi generi preferiti?
 
Manco: Dal mio elenco si vede che adoro i grandi romanzi d’ambientazione statunitense di John Steinbeck, come Furore, il drammatico Uomini e Topi, il più soave ma non meno devastante Quel Fantastico Giovedì. Non disdegno qualche puntata nel giallo e nello spionistico, come appunto i romanzi di Ian Fleming e qualche giallo d’ambientazione italiana, come il classico Giorgio Scerbanenco, o il commissario Montalbano di Camilleri e i romanzi di Santo Piazzese. Sto leggendo per ora un bellissimo romanzo di ambientazione statunitense Lo Schiavista di Paul Beatty, che consiglio vivamente per l’alta qualità delle riflessioni sugli attuali USA.
 
SPARTACO: Parlaci dell’affascinante progetto: Urban Fantasy Heroes.
 
Manco: Se è vero che amo leggere fantasy classica, quella che mi piace scrivere non è fatta di “spade, cavalli e fango”, ma nasce bensì dall’osservazione che nel nostro mondo possa irrompere il fantastico, magari in seguito al ritorno di antiche leggende. Creature millenarie che si fondono con la tecnologia e le peculiarità del mondo moderno formando qualcosa di nuovo, cercando il loro spazio. Creature che vivono accanto a noi, visibili solo guardando verso una sorta di punto cieco, in cui si nascondono.
Altra ispirazione la traggo dalla possibilità che, di fronte agli eventi più disparati, persone normali sviluppino capacità paranormali, o magari, a seconda delle loro inclinazioni, diventino eroi o criminali, enfatizzando la loro natura interiore.
La cosa più importante della saga però deve essere l’ambientazione contemporanea e reale. Mi piace l’idea di parlare di luoghi che si conoscono, per cui le storie di questa collana sono ambientate in città reali, straniere o italiane. New York, Saigon, Milano o Lucca, poco importa, l’importante è che la storia sfrutti le caratteristiche del luogo, rendendo la città una coprotagonista.
Io ho scritto il primo episodio, I Daimon di Pandora, ambientato a Milano, nel quale un giovane informatico acquisirà dei poteri magici in seguito all’incontro con una creatura leggendaria.
Mi sono riservato il compito di selezionare i successivi che, raccogliendo gli spunti che avevo disseminato, mandassero avanti la saga, creando una writer’s room virtuale.
La formula ha funzionato per un po’. La prima stagione ha dato i suoi frutti, lasciando però porte apertissime per un seguito. Non nego di aver buttato all’aria parecchio materiale appena abbozzato perché non lo ritenevo soddisfacente.
 
SPARTACO: Ora una domanda che non c’entra nulla con il mondo di Minuti Contati, ma che mi sento in obbligo di fare a un esperto come te. Dipana ogni dubbio una volta per tutte: Star Wars è una saga fantasy o di fantascienza?
 
Manco: Star Wars nacque da una idea molto semplice di George Lucas, quella di ricreare la grande avventura alla Flash Gordon, e ora è un universo talmente vasto da sfuggire secondo me a classificazioni semplicistiche.
In Star Wars , inteso come episodio IV, c’è chiaramente il viaggio dell’eroe in un universo in cui la magia è presente. Nel momento in cui Luke Skywalker spegne il suo visore e usa la Forza per trovare il suo bersaglio, Star Wars è fantasy. È il momento in cui l’Eroe compie il suo destino utilizzando un potere arcano e misterioso, nonostante la presenza delle astronavi.
Del resto Darth Vader ammonisce: “Non essere troppo fiero di questo terrore tecnologico che hai costruito: l’abilità di distruggere un pianeta è insignificante in confronto al potere della Forza”.
Però se guardiamo a Star Wars e al suo intero universo espanso, il recente Rogue One ci ha mostrato spunti fantascientifici. Un pugno di uomini che invece fronteggiano proprio quel terrore tecnologico cercando il modo di ribadire il primato dell’uomo sulla tecnologia, e senza magia, ma solo con sangue e sacrificio estremo. Un tema da fantascienza distopica per intenderci.
 
SPARTACO: Fantasy Magazine è una delle testate di spicco del fantastico in Italia. Quanto è difficile parlare di questo genere nel nostro paese? Esiste veramente quel pregiudizio che relega il fantasy e la fantascienza nella letteratura di secondo livello?
 
Manco: Quanto spazio hai a disposizione? Su domande come le tue c’è da scrivere un saggio… Si fa spesso riferimento al pregiudizio crociano, ma non voglio andare troppo indietro. La mia idea è che se è vero che l’Italia è arrivato con ritardo allo sviluppo di una moderna narrativa, è arrivata di conseguenza dopo anche sul fronte del fantastico, sia come produzione narrativa sia come critica e ricerca. E visto che in Italia si legge poco, pertanto i lettori in sé sono una nicchia, la nicchia della nicchia è per forza di cose ancora più ridotta.
Non lo considero un pregiudizio, quanto una mancata conoscenza. Non avverto particolari difficoltà, perché mi rivolgo a un pubblico ricettivo di appassionati, cercando di allargarlo il più possibile. Non ho ricette particolari, salvo cercare ogni giorno di andare online, pur tra le difficoltà di un’attività volontaria che non ha remunerazioni di sorta, svolgendo una funzione informativa.
Ritengo altresì che il pregiudizio talvolta venga dalla “nostra” direzione, con appassionati del fantastico che non sembrano comprendere la necessità di leggere di tutto, a prescindere dal genere, per non fossilizzarsi.
La bulimia di collezionare libri di un genere, per potersi vantare di aver letto tutto lo scibile, ci rende facile preda di chi pensa agli appassionati di fantastico come nerd monotematici.
Preso atto che la vita è breve è che leggere tutto è impossibile, ritengo che costruirsi un percorso di lettura equilibrato di tanti spunti, possa fare crescere anche il “genere”. Soprattutto perché nascono le community di lettori, che si scambiano pareri e consigli. Non ho letto e non leggerò mai tutto lo scibile fantasy, ma accolgo suggerimenti nel mio percorso caotico di lettura, da persone che hanno letto libri diversi dai miei.
La forza dello scambio e non della sterile contrapposizione tra monadi rancorose e in rivalità tra loro.
Di contro posso solo osservare come gli scrittori italiani di giallo e thriller abbiano fatto massa critica e il loro movimento sia cresciuto. Iniziative come la vostra o quelle di UFH creano gruppi di scrittori coesi e collaborativi, ma il grande problema è capire dove sono i lettori “puri”.
Non so dire se sia un problema. Io gioco con le carte che ho in mano. Non amo speculare su carte diverse. Osservo che in questo momento storico molti dei lettori del fantastico siano anche scrittori, più o meno prolifici, come negli anni ’80 la quasi totalità degli utilizzatori di computer erano a anche assemblatori e programmatori.
Questo circolo autorefenziale potrà innescare la miccia che farà arrivare i lettori? Ci dobbiamo solo provare.
 
SPARTACO: Entriamo nel vivo della questione. Cos’è successo alla nostra letteratura, perché la fantasia è stata relegata a genere di nicchia? Senza scomodare gli altri paesi, anche la nostra storia è ricca di autori fantasy. Per esempio, se Dante fosse vissuto oggi in che scaffale avrebbero inserito La Divina Commedia nelle librerie?
 
Manco: Ritengo che la questione sia anche legata ai tempi. Ai tempi di Dante, o dell’Ariosto, l’arte stessa del narrare era fantastica, nel senso più ampio di produzione della fantasia. In un mondo in cui le regole e i luoghi erano sconosciuti, si poteva contestare che l’Inferno di Dante potesse non essere reale e quindi esistere in qualche parte del pianeta?
Contestualizzata quindi, l’allegoria dantesca non era alla sua epoca considerata fantastica. Se ancora oggi credessimo all’esistenza di quell’Inferno collocheremmo la Commedia di Dante tra i libri realistici. D’altra parte ci sono dei buontemponi che si divertono a posizionare la Bibbia tra i libri fantasy, mentre milioni di credenti sono certi che racconti la Verità.
 
SPARTACO: Altro tema a cui teniamo molto noi di Minuti Contati è l’ambientazione italiana. Spingiamo affinché i nostri utenti ambientino i racconti nei luoghi che conoscono meglio. Un autore è più penalizzato dall’ambientazione nostrana o dal fatto di scrivere in italiano?
 
Manco: Se intendiamo per penalizzazione, la possibilità di entrare in un grande mercato, è indubbio che il problema sia la lingua. Il mercato italiano è ristretto.
Alla scorsa Stranimondi Franco Forte citava delle statistiche per le quali l’Italia è un paese in cui, a differenza di altri, gli scrittori locali sono sempre dietro a quelli stranieri. Sicuramente scontiamo ancora quel ritardo di cui parlavo prima.
Mi capita di leggere buoni romanzi medi italiani di genere, pensando spesso che se l’autore anziché chiamarsi Davide Tarantini (nome inventato al momento), si fosse chiamato John Smith forse il romanzo avrebbe venduto di più. Siamo anche sovrastati dal numero di opere prodotte dal mercato anglosassone.
 
SPARTACO: Ormai i giorni in cui eravamo al centro della letteratura mondiale sono lontanissimi, pensi che sia una situazione reversibile? Abbiamo autori che sono in grado di affermarsi a livello mondiale?
 
Manco: Ci sono da sempre i ricambi generazionali. A fronte della scomparsa dei Calvino, Buzzati o Eco, guardando dal punto di vista di chi è contemporaneo, non siamo in grado, adesso, di individuare degli eredi. Possiamo solo fare il nostro meglio nell’attesa che la prospettiva storica riveli ai nostri discendenti qualcosa.
Di certo abbiamo esportato anche di recente Camilleri, qualcuno all’estero dà consigli su autori italiani https://italiots.wordpress.com/2014/09/19/famous-italian-writers/, ma la barriera dei costi di traduzione è un problema, in un momento storico in cui tutto sembra dover essere fatto al risparmio.
 
SPARTACO: Personalmente ho l’impressione che ci stiamo convincendo di essere inferiori al resto del mondo. Nella letteratura, nel cinema, nella musica e anche nel fumetto, diamo per scontata la superiorità anglofona. Non sono dello stesso avviso gli spagnoli e i francesi che riescono a imporre il loro stile. Cosa ci manca per poter competere alla pari con gli altri senza limitarci a scimmiottarli?
 
Manco: Scontiamo sempre quel ritardo, anche in termini di unità nazionale e idea che esista una italianità. La Spagna era la Spagna già ai tempi di Cervantes, così come la Francia.
L’Italia no. Personalmente, come cittadino del mondo, non mi pongo il problema in tal senso. Come abitante di questo pianeta un italiano vale tanto quanto gli altri, nè più nè meno. Dobbiamo solo crederci.
 
SPARTACO: Se un terrorista ricercato in tutto il pianeta viene ucciso a Sesto San Giovanni, perché ambientare un urban fantasy in piazzale Corvetto dovrebbe risultare penalizzante?
 
Manco: Non lo chiedere a me, io ho ambientato il mio urban fantasy tra San Babila e Via Santa Radegonda.
 
SPARTACO: Quest’anno sono stato a Stranimondi e sono rimasto colpito favorevolmente dall’ambiente famigliare, e allo stesso tempo professionale, che si respirava. Pensi che eventi simili possano dare nuova linfa al genere fantastico?
 
Manco: Era quello che ci proponevamo organizzandolo come Delos Book insieme a Hypnos e Zona 42. Trovare quel momento di coesione e di massa critica che la partecipazione a eventi più grandi e dispersivi non dava. La possibilità per i lettori di trovare editori del fantastico piccoli o piccolissimi in un solo posto. D’altra parte ci sono stati momenti di incontro, non solo istituzionali o di cartellone, ma anche conviviali tra editor, scrittori e editori. Molte idee possono essere nate da una chiacchierata allo stand, o davanti a un caffè o un piatto di pasta. Siamo molto fiduciosi che ci siano ancora margini di crescita.
 
SPARTACO: Dacci una previsione, quali sono gli autori, italiani, su cui puntare per il 2017?
 
Manco: Sono di parte, quelli che ho selezionato in Urban Fantasy Heroes e nella collana Odissea Digital Fantasy. Altrimenti non li pubblicherei. Non vado oltre quello che sto producendo non per autoreferenzialità, ma perché tanta gente sta facendo un buon lavoro e citando qualcuno tra tutti dimenticherei tanti meritevoli. Io faccio la mia parte come tutti.
Posso dire che c’è tanta “buona roba” tra le produzioni degli editori che erano a Stranimondi, per esempio. Questa vetrina va coltivata.
 
SPARTACO: A gennaio sarai la guest della novantaquattresima edizione di Minuti Contati. Che giudice sarai?
 
Manco: NO SPOILER!
 
SPARTACO: I nostri utenti cercheranno di carpire il Tema del contest in ogni tua singola parola. Dai loro un indizio…
 
Manco: Aprite gli occhi e guardatevi intorno, siamo circondati dalle storie.
 
SPARTACO: Hai scritto diversi racconti, che si possono trovare sia sul web che su varie raccolte. Cosa non deve mancare in una storia? Preferisci l’aspetto emotivo o quello tecnico?
 
Manco: Data per scontata la padronanza della lingua, sembra una tautologia, ma in una storia non deve mancare la storia. La “polpa”, il conflitto, i personaggi che con le loro intenzioni e aspettative si muovono contro le intenzioni di altri personaggi. Questo prima dell’ambiente, che però non può mancare ed essere percepito, ma senza mangiarsi la storia.
Non credo esista una tecnica base che funziona sempre. O meglio, la tecnica, la scaletta, può aiutare a finire la giornata a portare avanti una narrazione sempre e comunque, anche con risultati non sempre ottimali. Questa è alla base della serialità per esempio.
In una storia breve ritengo fondamentale l’incipit, più che nei romanzi, dove pure non è che sia marginale. Mi deve fulminare, spiazzare.
 
SPARTACO: Siamo arrivati alla fine di questa intervista che sancisce l’inizio del mese in cui collaboreremo. A nome di tutto lo staff di Minuti Contati, ti ringrazio per il tempo che ci stai dedicando e ti faccio l’in bocca al lupo per i tuoi progetti.
Buona Manco Edition!

 
Manco: Grazie a te e a tutti i partecipanti! Che vinca il migliore!!!
 

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