Intervista a Matteo Di Giulio (2017)

Spartaco: Ciao Matteo, e bentornato su Minuti Contati. Sembra ieri, ma sono passati due anni e tre pubblicazioni da allora. Oltre alla mia insistenza, cosa ti ha convinto a tornare a trovarci?

 
Di Giulio: In realtà da quella prima esperienza ho continuato a seguirvi e l’esperimento di Minuti Contati mi è sembrato interessante. Tornare è un vero piacere, soprattutto per una sfida ancora più impegnativa qual è quella che si prospetta in questa edizione.
 
Spartaco: Dopo una pausa di qualche anno, Figli della stessa rabbia (agenziaX), Indagine al Giambellino (Fratelli Frilli Editori) e La congiura delle tre pergamene (Newton Compton Editori) sono usciti nell’arco di dodici mesi. È solo un caso o le case editrici si sono accorte del tuo talento tutte insieme?
 
Di Giulio: È solo un caso. L’editoria è un mondo lento e a volte si ferma, senza un vero motivo. Altre volte sono le tue scelte che ti rallentano, e ogni passo che muovi è un mezzo azzardo. Io però ho continuato a scrivere senza interruzioni, poi ho aspettato che passasse il treno giusto e stavolta sono stato così fortunato che ce n’erano addirittura tre.
 
Spartaco: Figli della stessa rabbia riprende le tematiche (e forse il protagonista) di Quello che brucia non ritorna. Con Indagine nel Giambellino sei tornato a muoverti nella “melma” de La Milano d’acqua e sabbia. E La congiura delle tre pergamene è unito a doppio filo con I delitti delle sette virtù.
Andrai avanti con i tre progetti o uno di questi sta prendendo il sopravvento?

 
Di Giulio: Scrivo quello che mi diverte e che mi appassiona. Non avevo previsto di scrivere Figli della stessa rabbia, che al momento è l’ultimo romanzo che ho completato – Indagine al Giambellino e La congiura della tre pergamene erano in attesa e sono precedenti – ma un’ispirazione improvvisa, chiamiamola pure una scintilla, mi ha spinto verso quel progetto. Ora sto rileggendo un nuovo romanzo che è storico, e successivamente ho un paio di idee da sviluppare, anche loro legate al genere del thriller storico, ma da qui a quando comincerò effettivamente a scrivere può succedere di tutto.
 
Spartaco: Quello che brucia non ritorna e Figli della stessa rabbia hanno una forte impronta sociale. Le loro pagine trasudano insoddisfazione e rabbia che sfociano in violenza.
In questo mondo dove vince chi non prende una posizione, non hai paura che libri simili possano marchiarti e confinarti ai margini dell’editoria?

 
Di Giulio: Non scrivo pensando a tavolino ai vantaggi e agli svantaggi di un romanzo: penso solo alla storia che mi spinge a mettermi davanti al computer a macinare parole. I calcoli li lasciamo agli uffici marketing delle case editrici, è il loro lavoro. Se il rischio è che un romanzo meno commerciale possa rimanere inedito, be’, quello fa parte del gioco – e in effetti ci sono ancora due miei romanzi inediti che non trovano casa. L’ispirazione e la passione devono sempre prevalere, nella mente di uno scrittore, su tutto il resto: anche perché l’editoria si muove in maniera così imprevedibile che è molto facile arrivare in ritardo o mancare il bersaglio.
 
Spartaco: Meno pulp, ma altrettanto forti, sono gli argomenti trattati nei gialli La Milano d’acqua e sabbia e Indagine nel Giambellino in cui ci si trova ad indagare su omicidi legati alla “mafia dei colletti bianchi”. Ci presenti una Milano che è l’opposto di quella che vediamo quotidianamente: i buoni sono gli emarginati che la gente scansa per strada e i cattivi hanno aziende e dipendenti. È solo una versione romanzata della tua città o c’è del vissuto dentro?
 

Una curiosità: la fotografia della copertina di "Indagine al Giambellino" è stata scattata dallo stesso Matteo Di Giulio
Una curiosità: la fotografia della copertina di “Indagine al Giambellino” è stata scattata dallo stesso Matteo Di Giulio

 
Di Giulio: Quei due romanzi sono il trait d’union tra i miei lavori più politici e gialli più classici. Cercano di scavare nei problemi sociali in una cornice avvincente, così come ci hanno insegnato a fare i grandi del noir, del passato e del presente, gente come Manchette, Indridason o Lorenzo Silva. Non scrivo nulla di rivoluzionario: basta leggere un quotidiano per rendersi conto che viviamo in un momento storico dove l’ingiustizia sociale sta di nuovo prendendo piede. Non ho dovuto romanzare molto ed è stato sufficiente guardarmi intorno per ottenere gli spunti giusti. C’è del vissuto, ma non soltanto mio.
 
Spartaco: La città che presenti nei tuoi libri è ai limiti della vivibilità e temo che non sia molto distante dalla realtà. C’è margine di miglioramento o è il caso di fare le valige finché siamo in tempo?
 
Di Giulio: Io vivo in un contesto periferico che non è sempre idilliaco. Oggi vogliono a tutti i costi vendere l’immagine di Milano come città modello, sottolineandone gli indubbi pregi, ma nascondendone gli altrettanto indubbi difetti, come si fa con la polvere sotto un tappeto quando non si ha voglia di pulire per bene. Io capisco chi desiste e cerca migliori opportunità altrove, sfiduciato e stanco; ma al tempo stesso ammiro il coraggio di chi continua a combattere. Io forse di forza non ne ho più così tanta, soprattutto in una società che non valorizza il lavoro culturale, ma al contrario tende ad alimentarsi di ignoranza e maleducazione.
 
Spartaco: Ti destreggi bene in tre generi simili (pulp, giallo e storico), ma ben distinti. Quel è quello in cui ti senti più a tuo agio?
 
Di Giulio: A me piace pensare che scrivo storie nere. Credo che tutti i miei romanzi, anche quelli in apparenza più diversi, abbiano uno spirito comune: lo spirito di rivalsa del più debole contro le ingiustizie. In romanzi come Quello che brucia non ritorna è più evidente, ma anche nei thriller storici i protagonisti sono stranieri, emarginati o persone comune costrette a combattere contro i poteri forti. Personalmente mi diverto in ogni sfumatura del nero: mi piacciono le storie cupe e disperate e continuerò a scriverne.
 
Spartaco: AgenziaX, Fratelli Frilli Editori e Newton Compton Editori. Tre Case Editrici che vanno dalla piccola editoria a quella con grande distribuzione. Cosa li accomuna e qual è il fattore che ti fa percepire la differenza di grandezza?
 
Di Giulio: A queste va aggiunta anche Sperling & Kupfer, che ha pubblicato I delitti delle sette virtù. Finora ho avuto la fortuna di lavorare con editori seri e professionali. Ho imparato molto da ciascuna esperienza: a volte ho anche imparato a sbagliare e a fare tesoro degli errori. Nessuno nasce scrittore, occorre fare gavetta e crescere. La piccola editoria è una risorsa preziosa per affacciarsi sul mercato senza troppe pressioni; e spesso è popolata di persone che ci credono e che, lontano dalle logiche del marketing, ti trasmettono la loro passione e le loro competenze. D’altro canto la grande editoria, a fronte di maggiori responsabilità, ti offre ancora più opportunità. Sono stato fortunato, finora, anche nelle esperienze meno positive, ma è una fortuna che mi sono comunque costruito: internet, i social e il contatto con altri scrittori ti permettono di valutare a tutto tondo il mondo editoriale, che è estremamente complesso: non ti evita delle fregature, ma può semplificarti la vita. Bisogna sempre studiare e prepararsi, anche nel momento in cui invii un manoscritto o affidi la tua carriera a un agente. Se si lavora con scrupolosità e con tenacia, e sempre con il buon senso a guidarti, secondo me si possono ottenere i risultati sperati.
 
Spartaco: Veniamo al romanzo che darà il tema a La Sfida a… di settembre. La congiura delle tre pergamene è ambientato in Italia a inizi ‘500. Rispetto a I delitti delle sette virtù, che ti aveva costretto in biblioteca per mesi, è stato più semplice affrontare questa storia?
 
"La congiura delle tre pergamene" è il romanzo che ispirerà il tema de La Sfida a… di settembre
“La congiura delle tre pergamene” è il romanzo che ispirerà il tema de La Sfida a… di settembre

 
Di Giulio: No, in realtà è stato un incubo. Se su Firenze le fonti bibliografiche sono infinite, sulla Milano del 1501 sono piuttosto scarse. In quel periodo gli Sforza erano stati sconfitti dai francesi e quei pochi anni di governo sono stati poi cancellati dalla memoria storica. Il solo fatto di poter ricostruire una mappa della città è stata una vera impresa. Per fortuna alla Biblioteca Archeologica e Numismatica del Castello Sforzesco, così come alla Sormani e in diverse librerie antiquarie, sono stati tutti molto gentili e disponibili e mi hanno permesso di riuscire a ottenere le informazioni di cui avevo bisogno per creare uno scenario credibile per il romanzo.
 
Spartaco: Dopo un pellegrinaggio che l’ha portato ad attraversare il nord Italia, Martino si ritrova a Milano. Da lettore mi ha affascinato parecchio leggere della mia città di quasi seicento anni fa. Che esperienza è stata scrivere di Sant’Eustorgio e del Naviglio Grande del ‘500?
 
Di Giulio: È stato curioso e stimolante. Pensavo di conoscere bene la mia città; e invece mi sbagliavo. La cosa più interessante è stata rendermi conto della suddivisione dei quartieri di allora, che rispecchiavano la divisione in rigide classi sociali, una divisione ben differente da quella della Milano d’oggi. Ma è stato anche utile scoprire come certi status quo – il potere delle banche o delle lobby politiche e d’affari – invece non siano cambiati per niente.
 
Spartaco: Intrigo, conoscenza storica e…? Qual è il segreto per scrivere un buon thriller storico?
 
Di Giulio: Non so quale sia il segreto. Di sicuro non è diverso da quello che ti permette di scrivere, in generale, un buon romanzo. Ci vogliono passione e conoscenza dei propri mezzi, ma anche dei propri limiti. Io scrivo narrativa popolare e punto molto sui dialoghi e sulla presenza continua di colpi di scena, per avvincere il lettore. Serve un ottimo spunto di partenza; e la capacità, per quanto riguarda nello specifico il thriller storico, di saper strutturare una trama complessa ma funzionale: io sono solito scrivere lunghi canovacci che mi serviranno poi da linea guida durante la prima stesura. La conoscenza storica viene dopo ed è fondamentale soltanto nel momento in cui supporta la tua ipotesi narrativa: è fondamentale per creare un romanzo verosimile, ma non trattandosi di un saggio storico puoi prenderti qualche libertà che invece uno studioso non potrebbe mai concedersi.
 
Spartaco: Il paragrafo finale de La congiura delle tre pergamene apre a un seguito. Quanto dovremo aspettare per leggere come proseguono le avventure dei tuoi personaggi?

 
Di Giulio: Ora sto completando un romanzo storico, che è sempre un thriller, che nulla a che vedere con La congiura delle tre pergamene. Ho in mente come proseguire la storia dei protagonisti, forse comincerò a lavorarci in autunno. Sempre che non sopravvenga qualche scintilla narrativa che le rubi la priorità.
 
Spartaco: Quali sono i tuoi prossimi progetti?
 
Di Giulio: Come ti dicevo, sto limando la stesura definitiva di un nuovo romanzo e ho diverse idee per i miei prossimi lavori, ma nulla di definito. Prossimamente un mio racconto comparirà su un’antologia noir pubblicata da Frilli in onore di Marco Frilli, il mio primo editore, purtroppo scomparso lo scorso anno. Sarà un tributo alla sua persone che vedrà protagonisti i personaggi principali di La Milano d’acqua e sabbia e Indagine al Giambellino. I ricavati saranno devoluti interamente in beneficenza e ci ho tenuto molto ad aderire al progetto, per ringraziare in qualche modo la persona che mi ha dato l’opportunità di debuttare come scrittore.
 
Spartaco: La volta in cui sei stato guest di Minuti Contati hai assegnato la vittoria ad Alberto Della Rossa che poi si è laureato campione della quarta era di Minuti Contati. Subito dopo ci hai proposto Matteo Strukul come guest e ora Matteo ha vinto il Premio Bancarella. Ciò indica il tuo fiuto per talento. Cosa distingue un buon autore da uno di successo?
Nel dubbio che non sia bravura ma una specie di tocco di Re Mida, non hai voglia di farmi un complimento?

 
Di Giulio: Se uno scrittore ci mette impegno e passione è difficile non accorgersene: il merito è soltanto loro. Il successo è una variabile impazzita, a cui non si deve mai pensare: arriva quando vuole e se ne va nel momento più inatteso; mentre la validità di uno scrittore è il frutto della sua perseveranza e della sua capacità di maturare imparando dai propri errori e senza montarsi mai la testa. Se purtroppo gli autori di successo sono sempre meno, e spesso non sono buoni autori, per fortuna invece gli autori di talento che riescono a trovare una propria strada sono tanti. Quando poi le due cose coincidono, come nel caso di Matteo Strukul (o di Paolo Cognetti, o di Giorgio Fontana) sei felice perché tutto è andato per il verso giusto.
E quanto ai complimenti… si guadagnano sul campo. Partecipa alla Sfida e prova a vincerla!
 
Spartaco: La Sfida a… è un contest relativamente nuovo e tu sarai l’ottavo BOSS. Hai già in mente il tema e le tracce bonus? Puoi anticiparci qualcosa?
 
Sarà qualcosa di epico. Preparate le spad… ehm… le penne. In fondo feriscono di più della spada, secondo un proverbio, no? E se scorre il sangue io sono solo contento.
 
Spartaco: Cosa ti aspetti da un racconto breve e da uno più lungo come quelli de La Sfida a…?

 
Di Giulio: È difficile, in un racconto breve e scritto in poche ore, riuscire ad avere l’idea giusta e a svilupparla nel modo migliorare. Riuscirsi è indice di grande talento. Secondo me la scrittura è un lavoro lento e solitario, che richiede pazienza, riletture, riscritture. In questo senso il racconto più lungo della Sfida mi incuriosisce. Mi aspetto di leggere dei racconti ben pensati, in cui ci sia una storia interessante scritta in modo godibile: in fondo siamo cantastorie e dobbiamo sempre tenere a mente che il compito di uno scrittore è affabulare e divertire.
 
Spartaco: I giudizi sono fondamentali per gli autori e per questo hai deciso di chiedere a Adriano Barone e G.L Barone di farti da Sponsor. Parlaci di loro.
 
Adriano Barone e G.L. Barone giudicheranno i racconti semifinalisti de "La Sfida a La congiura delle tre pergamene"
Adriano Barone e G.L. Barone giudicheranno i racconti semifinalisti de “La Sfida a La congiura delle tre pergamene”

 
Di Giulio: In una sfida epica, ho pensato che due “baroni” mi avrebbero fatto comodo. Adriano è una persona schietta, e per me è stato fondamentale quando ho avuto bisogno di consigli o di un confronto lontano mille miglia dalle ipocrisie. Ascoltate i suoi pareri: può essere duro, ma quello che dice è sempre ponderato. Giuseppe (G.L.) è un grande scrittore, s’intende come pochi altri di thriller, di strutture narrative e di complotti. Il suo fiuto e la sua competenza saranno fondamentali per le valutazioni finali. Adriano e G.L. sono scrittori diversissimi: Adriano scrive fantascienza e sceneggia fumetti, mentre Giuseppe è un maestro del thriller d’avventura, tra Dan Brown e Robert Littell. Leggete entrambi per avere un’idea di quanto poco provinciale e molto professionale sia lo storytelling italiano oggi.
 
Spartaco: Siamo giunti alla fine di questa intervista. Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato e spero di poter leggere presto altri tuoi romanzi.
 
Di Giulio: Lo spero anch’io. Grazie a voi: Minuti Contati mi fa sentire a casa, non è poco.
Buon GAME per La Sfida a La congiura delle tre pergamene.