Chiacchierando con Danilo Arona

(Intervista a opera del nostro LordMax)
 
Dalla sua pagina wikipedia scopriamo che è un saggista e scrittore italiano, meno male.
Scopriamo anche che ha fatto tutto, fantasy, mistery e horror. Ha scritto saggi, sceneggiature e in sostanza è un vero boss della narrativa italiana.
Senza di lui probabilmente il fantastico italiano sarebbe molto più arretrato, non avremmo avuto alcuni dei saggi più interessanti nel panorama del cinema e della letteratura fantastica che hanno dato la spinta a molti scrittori oggi importanti. Un saggio su tutti che consiglio è Tutte storie. Immaginario italiano e leggende contemporanee un vero gioiello e scrigno dei tesori per noi scrittori degli anni 90.
 
Io mi ricordo il suo primo libro letto: Rock una storia molto molto interessante (Libro che mi ha consigliato Andrea Colombo e che è poi diventato uno dei suoi primi ebook) dove come prima cosa scopro che Danilo è uno scrittore, prolifico, di romanzi e racconti e non solo un saggista. Divoro il libro in pochi giorni. Ricordo che la storia mi aveva intrigato moltissimo, tanto che la usai in un paio di occasioni come spunto per giochi di ruolo.
 
Ma veniamo all’intervista.

 
Ciao Danilo, grazie per aver accettato di dedicare un po’ del tuo tempo a noi scapestrati scrittori lanciati nell’arena di Minuti Contati.
Partiamo in modo leggero. L’indice dei libri del mese, uno dei mensili di informazione culturali più importanti d’Italia, ti ha definito “Danilo Arona, padre nobile del Fantastico italiano”. Io concordo in pieno ma lascio a te spiegare ai nostri lettori la scelta di parole così importanti. Raccontaci in che modo sei arrivato a decidere di dedicarti al fantastico, è stato un passaggio naturale dalla saggistica o c’è stato un momento in cui hai detto “ora basta, ora faccio altro”.

 
ARONA: Conosco lo straordinario amico che ha prodotto l’immeritata definizione. Devo confessare che, pur lusingatissimo, non sono affatto d’accordo. Se sono padre, mi sento più snaturato che nobile. Dopo di che passo all’incasso, ci mancherebbe, però non sta a me spiegare ma all’estensore di quel pezzo (io lo so chi è…). Per il resto che dirti? La saggistica languiva e di colpo non si vendeva più, siamo all’inizio degli anni ’80. Mi chiesero un romanzo per una collana di thriller che non decollò mai. Mi divertii un mondo a scriverlo e riuscii comunque a dargli una destinazione. Cominciò così. Con il primo Brivido sulla Schiena del Drago.
 

 
Un altro racconto che ricordo bene è CIAK che fa parte della raccolta Le Vendicatrici, libro che acquistai per la prefazione di Alan D. Altieri, a cui abbiamo fatto un omaggio qualche mese fa e di cui sentiamo la mancanza. Noi siamo amanti dei racconti e delle raccolte tematiche, raccontaci come è stato scrivere un racconto che parla di vendetta femminile e vederlo creare un corpus organico con così tanti altri racconti dallo stesso tema.
 
ARONA: A essere del tutto sinceri, quel racconto non è stato concepito per Le vendicatrici. Stava nel mio archivio con il titolo originale Partita di mezzanotte e arrivò secondo a un concorso di Montepulciano nel 1987, firmato da mia moglie Fabienne Brusca, che certo ci mise del suo. Insomma, l’ho riciclato, operazione che dopo 25 anni dalla prima pubblicazione, secondo me è anche legittima. Dopo di che, a me piacciono un sacco i racconti di vendetta al femminile, ma il merito dell’organicità con il resto del volume va tutto al curatore
 
Resto sul tema delle raccolte tematiche e non posso non ricordare Ardath Lili uscito nella raccolta 365 racconti erotici per un anno, la lunghezza del racconto è compatibile con ciò che faremo lunedì 15 ottobre. Hai scritto un racconto veloce, diretto, senza giri di parole, con un finale che potrei dire cattivo. Come ti trovi nella parte di chi scrive cose così ‘ustionanti’?
 
ARONA: Benissimo. Sono bastardo dentro, anche se con l’età un po’ mi sono addolcito.
 
Il tuo ultimo libro è L’inquietante bottega delle piante fatali, sembra fatto apposta per noi, una raccolta di racconti in cui incontriamo clienti bizzarri, fra cui scrittori con qualche rotella fuori posto. Leggendolo mi sono chiesto: come nasce un libro del genere. Da dove è uscita l’idea centrale (Martino è veramente un personaggio particolare) e quali passi hai fatto per arrivare alla stesura finale, hai scritto racconti che poi hai scartato? Quali parti sono state più faticose e quali più divertenti da scrivere?
 
ARONA: Guarda, L’INQUIETANTE BOTTEGA nasce dal mio “vero” mestiere, che è esattamente quello di Martino Tavaglione, meno enfatizzato e più “normale”. La mia bottega si chiama La Mandragora e vendo anche quelle cose lì, che descrivo nel libro (compreso l’Unto del Mago Abacuc…). Pur essendo un commerciante all’apparenza uguale agli altri, faccio un mestiere di frontiera, con clienti che spesso sono socialmente borderline. Dopo tanti anni diventa inevitabile per uno come me girare tutto in letteratura, spero buona. Martino in minima parte è il sottoscritto e per il resto tante altre persone che si sono avvicendate nel mio negozio. In realtà non scarto mai nulla di quel che scrivo. In questo caso, data la forte componente autobiografica, mi sono soltanto divertito e per nulla affaticato.
 
Hai scritto infiniti racconti e partecipato a moltissime raccolte. Immagino ti sia capitato di trovarti se non a litigare quanto meno a scontrarti (si spera in modo civile) con altri scrittori. Per noi di Minuti contati il confronto e la critica sono due momenti fondamentali e altamente formativi tanto che li consideriamo i punti cruciali del nostro progetto, ma di tanto in tanto sono anche momenti difficili e tesi da gestire e/o vivere. Come vivi il confronto con gli altri scrittori? E come la critica?
 
ARONA: Non ho mai litigato con alcun collega. Noi che scriviamo horror o thriller siamo brava gente pacifica, al massimo assoldiamo qualcuno che faccia il lavoro sporco. Giuro che le casistiche descritte nella domanda non sono mai state di mia pertinenza. Con i colleghi, ovvio non con tutti, ho dei rapporti di vera amicizia. Il confronto è impossibile: scriviamo argomenti troppo distanti, pur operando all’interno del genere. Nessuno scrive di Melissa, di Schiene del Drago o di Cronache di Bassavilla. Meno male.
 
Riprendendo il discorso della domanda precedente, hai una grande esperienza di racconti, hai anche un metodo, un segreto, un sistema speciale che puoi condividere con noi, regalarci per aiutarci nello scrivere?
 
ARONA: Non ho segreti né sistemi. Ho fatto il giornalista per anni e nel tempo ho sperimentato come, adottando un taglio da reportage, la scrittura ne guadagna. Soprattutto il tasso di verosimiglianza che per un horror è quasi tutto. Ma confesso che, quando arriva l’idea forte – evento sempre più raro, parto a razzo senza pormi troppi problemi “di scaletta”. La famosa scrittura di pancia.
 
Prima delle domanda di rito, un’altra domanda altrettanto di rito. Hai una conoscenza a 360° del mondo editoriale italiano e non solo. Cosa è la scrittura per te?
 
ARONA: Non ho l’intenzione di sconcertarti, ma a 68 anni e 42 titoli sul groppone, oggi è una rottura di palle. Potrei dilungarmi con noiosissime filippiche personali sulle quali il mondo avrebbe ogni diritto di non essere d’accordo per giustificare la risposta. Ovvio, non lo faccio. Ed è altrettanto ovvio che fino a pochi anni fa la pensavo e la “sentivo” in modo diverso. Diventando vecchio, diventi cinico. E stanco, anche prosciugato, con poche idee in circolo degne di tal nome. Confesso però che ancora non so dire di no ai vari amici che mi chiedono contributi per antologie da loro curate. Per questo motivo ufficialmente mi ritrovo in piena attività. Ma è la differenza che passa fra lo scrittore su “commissione” e quello che sua sponte ti infila un certo numero di cartelle all’anno perché in piena fioritura di idee. Io sto nella prima categoria, senza rimpianti. Se il mio nome continuerà a girare sarà perché qualcuno continuerà a richiedermi storie.
 
I partecipanti all’edizione di lunedì 15 ottobre dovranno scrivere un racconto, su un tuo tema, in meno di 4000 caratteri ed entro quattro ore. Immaginati nei loro panni: alle 21 ti colleghi al forum per scoprire il tema e poi? Come organizzi la serata e come procedi (prima delle 21 e dopo)? Insomma, come cercheresti di superare la prova?
 
ARONA: Mente sgombra e immersione nel proprio inconscio, dato il tema. Per le ore precedenti l’agone chi ha una bella compagna può dedicarsi al Riposo del Guerriero. Prima…
 

 
Ora torna a immedesimarti nelle vesti di Guest Star: dopo qualche giorno riceverai quelli che si saranno distinti come i migliori racconti tra i tanti. Come immagini di affrontarli, leggerli e giudicarli? Su cosa punterai l’attenzione con maggiore intensità? Cosa deve fare uno scrittore per catturare la tua attenzione e farti considerare il tempo della lettura come ben speso?
 
ARONA: Deve farmi saltare sulla sedia. Deve andare con sincerità alla caccia di quello che un grande saggista croato, Darko Suvin, ha chiamato il Novum. Chi lo trova ha vinto.
 
Lunedì 15 ottobre un numero imprecisato di autori e autrici avranno quattro ore di tempo per dare il meglio di sé e creare qualcosa che tu possa considerare degno di essere letto. Tu sarai il timone della loro serata con il tema da te pensato: senza svelarcelo, vuoi darci qualche indizio a riguardo?
 
RISPOSTA: Credo che il tema prescelto sia perfetto per raccontare la nostra epoca, la nostra nazione e questo periodo storico. In ogni era la Realtà ha avuto una faccia nascosta. Forse quella di oggi è inguardabile, una sorta di letale Sguardo della Medusa.
 
Questa era l’ultima domanda, ti ringraziamo per le risposte e, una volta ancora, per il tempo che ci stai donando. Per noi tutti è un onore averti come guest star in questa nuova edizione di Minuti Contati!

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