Due chiacchiere con Scilla Bonfiglioli

Scilla Bonfiglioli classe 1983, è stata attrice e regista teatrale con la Compagnia “I Servi dell’Arte” per la quale ha collaborato anche nella stesura dei testi drammaturgici. Nel 2011 è tra i vincitori della competizione “eSaggi under40” promossa da “Il Saggiatore” con il testo “Le Maschere di Athena”, edito nel 2012. Finalista del Premio Elsa Morante nel 2005, ha pubblicato racconti in diverse antologie e sulle riviste Writers Magazine Italia e Robot. Nel 2012 pubblica “Skylla” e “Karybdis” in appendice a Segretissimo Mondadori, nel 2013 “Pagare cara una pelle” nell’antologia Giallo 24 su Giallo Mondadori e nel luglio 2014 il thriller storico “La corte della seta” esce nell’antologia Anno Domini (Mondadori), accanto a grandi nomi del giallo italiano. Ha vinto il premio Altieri e il Gran Giallo Città di Cattolica. Fa parte della legione di Segretissimo Mondadori su cui sono usciti i due primi romanzi della sua saga “Nero & Zagara” (l’ultimo è ancora nelle edicole fino alla fine del mese di novembre, per cui affrettatevi!). E’ coautrice assieme a Franco Forte del romanzo “La bambina e il nazista” e assieme a Franco Forte e Mina Alfieri del romanzo “Tullio Ostilio” entrambi editi da Mondadori.

Ci siamo scordati qualcosa?

Scilla Bonfiglioli: A occhio mi sembra esserci tutto. Accidenti, che ricostruzione minuziosa! Permettetemi di ringraziarvi per il vostro invito, sono felicissima di essere dei vostri ancora una volta.

Fino alla fine di novembre resterà nelle edicole il tuo ultimo nato “Nero&Zagara – Morte ad Ankara”, poi sarà disponibile solo in e-book. Ce ne puoi parlare?

Scilla Bonfiglioli: Morte ad Ankara” è il secondo romanzo appartenente alla serie di spy story “Nero&Zagara” che porto avanti sulla collana Segretissimo Mondadori. Si tratta del seguito diretto di “Fuoco su Baghdad”, il romanzo vincitore del Premio Altieri nel 2019, ma può essere letto indipendentemente dal primo. Insomma, buttatevi che è morbido!

Nero e Zagara sono due mercenari che operano nell’area del Medio Oriente, sono una coppia sul lavoro, ma anche nella vita. Lui è un curdo pluriricercato, un ex bambino soldato ormai latitante che ha amici pericolosi e nemici potenti; lei ha origini misteriose e ha vissuto l’infanzia in un bordello ad Ankara.

Questo romanzo inizia con un grosso problema: Nero è scomparso. C’è chi spergiura che sia morto al bordo di una strada di Istanbul, c’è chi è convinto che sia ancora vivo e ha ogni intenzione di trovarlo per toglierlo di mezzo una volta per tutte. Zagara si mette sulle tracce del compagno attraverso la Turchia per salvargli la pelle, ma riesce a imbattersi in qualcosa di talmente grande e sinistro da sconvolgere perfino le sue aspettative.

Questa serie di romanzi per me è molto importante anche per gettare una luce su quello che sta succedendo ai curdi, il popolo abbandonato dal resto del mondo, e alla forza con cui combattono ogni giorno per tenersi in piedi.

Come nasce la passione per Segretissimo?

Scilla Bonfiglioli: Ho sempre avuto un debole per i romanzi in cui l’avventura avesse una buona fetta di spazio. Con Salgari sono salpata per i mari della Cina, da Hemingway mi sono fatta portare in Africa. Un’altra cosa che amo molto sono fin dall’infanzia sono i film in cui uomini affascinanti e dal grilletto facile sfidano governi senza scrupoli o sinistre associazioni segrete: l’agente 007 ha sempre fascino, da qualunque parte lo guardi, il Colonnello John Hannibal Smith a capo dell’A-Team è stato una delle mie prime cotte adolescenziali. Anche Indiana Jones ha giocato la sua parte nel mio immaginario. Gli agenti Fox Mulder e Dana Scully, operativi dell’FBI nel vituperato dipartimento degli X-Files hanno monopolizzato le mie fantasie per molto tempo. Ma anche lo splendido manga Lupin the III di Monkey Punch, con le avventure del ladro gentiluomo sempre in giro per i casinò di tutto il mondo, ha fatto la sua parte. I fumetti Marvel sul Soldato d’Inverno e la Vedova Nera, o quelli DC con Batman e Catwoman hanno fatto il resto.

Quando penso a Segretissimo, penso a tutte queste cose. E a che bellezza sarebbe tirare fuori storie così, per farvele leggere.

Se dovessi dare un aiuto a uno sciamannato che vuol provare a vincere il Premio Altieri, cosa gli consiglieresti?

Scilla Bonfiglioli: Io consiglio sempre di attenersi alla “Regola delle Tre A”del fumettista Leo Ortolani per la buona scrittura di questo tipo di storie: “Azione, Avventura, ATette.”

Non si può sbagliare.

La tua scrittura ha uno stile strepitoso. Dove hai imparato? Ci consigli qualche buon manuale o corso?

Scilla Bonfiglioli: Così mi togli il fiato, però. Grazie per la stima, spero di poter fare sempre meglio per meritarla.

Ho fatto una lunga gavetta, si può dire, e ho avuto la fortuna di potermi misurare con prove e pubblicazioni via via più importanti, con cui ho cercato di alzare l’asticella di volta in volta.

Studiare e lavorare al fianco di Franco Forte è stato molto importante. Franco è un insegnante molto valido, un maestro intransigente che ti mette alla prova buttandoti in mischia. Spero di averlo reso orgoglioso.

Ci sono ottimi manuali in giro in grado di dare lezioni solide agli scrittori – esordienti e non, credo che non si debba mai smettere di studiare. I miei preferiti sono “Il viaggio dell’Eroe” di Christopher Vogler, “L’Eroe Tematico” di Miranda Pisone e “Story”di Robert McKee, Ma quello che dopo anni mi porto sempre vicino al cuore è “On Writing” di Stephen King.

Su Minuti Contati il confronto e la critica sono due momenti fondamentali, ma talvolta anche difficili da gestire e vivere. Tu come vivi il confronto con altri scrittori? E come la critica?

Scilla Bonfiglioli: Sono cresciuta con l’idea che il lavoro dello scrittore sia solitario, ma che non debba necessariamente essere fatto da soli. Il confronto con altri scrittori è fondamentale per crescere e per conoscere l’ambiente. Le idee sono vive quando si formano, crescono e vengono sostenute in un ambiente vitale, mi piace pensarle come creature organiche: senza aria, luce e calore, muoiono. L’idea dello scrittore che partorisce l’idea tramite intervento divino e la elargisce al popolo dall’alto della sua torre d’avorio è molto ottocentesca e molto romantica. Ma anche molto lontana dal mondo, per come il mondo lo conosco io. Sostenersi a vicenda, in tutti gli aspetti del lavoro, è di vitale importanza per chi vuole fare dello scrivere narrativa il proprio mestiere.

Per quanto riguarda la critica, il gioco è duro quanto semplice: io vengo da una formazione teatrale, voglio lasciarvi un brano del discorso con cui Evgenij Bagrationovič Vachtàngov, uno dei padri della regia,riprese i suoi attori al termine di uno spettacolo:

“Voi fingete, lo dico a ragion veduta, fingete una detestabile falsa modestia. Tenete le spalle basse, come se foste stanchi di aver recitato, con sorrisi di scusa sul viso: “Siamo così umili, così insignificanti, dicono i vostri sorrisi. Perché ci applaudite? Non l’abbiamo meritato… Non siamo degli artisti, siamo entrati nel teatro semplicemente così, per recitare un poco, e per quale motivo voi ci applaudiate, non lo sappiamo. Scusateci…”.

Che ipocrisia, che incomprensione della responsabilità dell’artista di fronte al pubblico. Ma in realtà voi siete degli ambiziosi, sicuri di voi ed egoisti, infinitamente egoisti!

Una volta per tutte, che questo non si ripeta mai più tra le mura del nostro teatro! Bisogna essere capaci di venire a salutare il pubblico come in una parata militare, severi e solenni, in modo elegante e variato. Non bisogna fare sorrisi e riverenze. Voi dovete avere il vostro modo di congedarvi dal pubblico, con dignità, rispettando tanto voi stessi che gli spettatori. Forse che Salvini, dopo aver recitato Otello, si permetteva di mostrare la sua “fatica”? Veniva a salutare, fresco e riposato, come se fosse pronto a recitare la sua parte ancora dieci volte, con la stessa passione e lo stesso temperamento, per il pubblico che lo amava. E come lo si acclamava: “Bis! Bis! Bravo!”. A voi nessuno griderà mai “bis”! Come far recitare ancora una volta (!!!) questi parenti poveri del teatro, questi disgraziati esauriti! A stento riusciranno a tornare a casa loro, poveri piccoli. Che vergogna!

Ora ripeteremo solo i saluti. Cento volte! Cento volte le maschere apriranno e chiuderanno il sipario. E mentre il sipario sarà chiuso voi, dietro di esso, dovrete cambiare posto. Istantaneamente! Talvolta saranno gli Zanni ad essere davanti, talvolta le Schiave, talvolta Adelma, talaltra… inventerete voi stessi! E sempre freschi e riposati, pronti a ripetere tutto lo spettacolo ancora cinque volte… se il pubblico lo desidera!”

Quando raccolgo le critiche al mio lavoro, positive o negative che siano, mi viene sempre in mente il Maestro Vachtàngov. Allora cerco di accogliere quelle buone con dignità e fierezza. E davanti a quelle cattive non mi permetto di mostrare la fatica. Proverò a fare meglio, anche cento volte… se i lettori lo desiderano.

Raccontaci che cos’è per te la scrittura.

Scilla Bonfiglioli: È un modo che ho per arrivare più vicino a voi, per incantarvi e poi, naturalmente, divorarvi l’anima. Per farvi innamorare un po’, insomma.

Hai progetti futuri che puoi condividere con noi o è troppo segreto?

Scilla Bonfiglioli: Ne ho diversi che spero di poter portare alla luce il prima possibile. Ho da poco finito di scrivere una storia mitteleuropea di uomini, donne e mostri, a cui tengo moltissimo, che non vedo l’ora di farvi leggere.

Intanto, sto cominciando a scriverne un’altra del tutto nuova.

Ci sono altri progetti, appena accennati, che aspettano un po’ di cure. E, in mezzo a questi, la volontà di portare avanti le avventure di Nero&Zagara in un terzo romanzo.

Siamo molto interessati alle routine degli autori: ci parli del tuo metodo di lavoro?

Per me è molto importante programmare il lavoro, che trovo una cosa molto utile quando si ha a che fare con scadenze temporali o ci si trova ad avere a che fare con più di un progetto alla volta. Ognuno alla fine elabora il metodo che trova più congeniale, a me piace lavorare prima a una scaletta precisa. Uno dei registi con cui ho lavorato, prima di salire sul palco per la prima di uno spettacolo, con già tutto il pubblico in sala, mi ha indicato parti del copione. “La gente riderà qui, qui e qui” ha detto. “E scoppierà a piangere qui.”

Quando gli ho chiesto come faceva a esserne così sicuro, mi ha guardato con una certa indignazione: “Perché decido io.”

Mi ha insegnato la parte più bella del dare in pasto una storia agli affamati di storie, cioè il gioco di far crescere le emozioni attraverso gli intrecci, i climax e le pause. Fare ridere la gente quando vuoi tu, farla piangere quando vuoi tu, portarla per mano in un viaggio prima di spingerla giù per la china. È un lavoro di artigianato che sembra alta magia.

Quando tutto è pronto, scrivo seguendo la mappa che ho tracciato, tenendomi forte al timone e aspettando gli imprevisti. Ci sono sempre i mostri, sotto il pelo dell’acqua.

Riguardo alla sfida che proporrai nella nostra arena, vuoi darci qualche piccolo indizio?

Scilla Bonfiglioli: Per ora vi dico solo che avrà a che fare con i sogni. E con gli incubi.

Questa era l’ultima domanda, ti ringraziamo per le risposte e per il tempo che ci stai dedicando. Per noi tutti è un onore averti come guest star di questa nuova serie di Sfide nell’arena di Minuti Contati!

Scilla Bonfiglioli: L’onore è tutto mio. Mi sfrego le mani e cerco di formulare la mia sfida nel modo più stimolante. Ci vediamo nell’arena!

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