Chiacchierando con FANTASCIENTIFICAST

(intervista a opera di Lord Max e Angelo Frascella)
 
In questa intervista chiacchiereremo con i tre rappresentanti di Fantascientificast che assumeranno il ruolo di guest star per la 123° Edizione di Minuti Contati: Omar Serafini, Massimo De Santo e Marco Casolino. Buona lettura.
 
Un podcast. Fantascientificast nasce dall’altrettanto famoso Scientificast, come vi è venuta l’idea e la voglia di creare, gestire e mantenere in modo costante un podcast dedicato alla fantascienza e non solo?
 
MASSIMO: Lascio a Omar il racconto di come è cominciata questa magnifica avventura. Dico solo che sono orgoglioso di essere sulla tolda della (astro)nave fin dal suo varo originale.
 
OMAR: Dunque era quasi la fine del 2011 – caspita… mi accorgo adesso che sono quasi passati sette anni… – e tutti noi appassionati di fantascienza eravamo da poco orfani del mitico Fantascienza.pod. Insieme a Paolo Bianchi, che allora era appena ripartito con Scientificast, ci siamo incontrati una sera e ci siamo detti «…perché non proviamo a riparlare di fantascienza in podcast?»: da quella sera è partito il tutto e subito abbiamo “reclutato” Massimo. Ora dopo quasi sette anni e 250 puntate posso dire che la voglia di «…arrivare là, dove nessun podcast è mai giunto prima» è ancora tanta!
 
Omar Serafini
Omar Serafini
 
Scaldiamo la platea e animiamo i flame. Una domanda spinosa: come definireste la fantascienza? Cosa è la fantascienza per voi?
E la domanda successiva riguarda il fantastico. Cos’è per voi il fantastico e come lo distinguete dal… resto?

 
MARCO: Non ci sono distinzioni nette tra fantascienza e fantastico ma una serie di gradazioni che vanno dalla hard sci-fi a quelle meno definite fino a commistioni di generi. Del resto autrici come Zimmer Bradley o McCaffrey scrivevano di fantascienza ma in mondi fantastici. Il fantastico è probabilmente più ampio (e più sdoganato) in quanto in generale non richiede la presenza di artifici o spiegazioni (pseudo)scientifiche.
 
MASSIMO: Come ogni letteratura la fantascienza per me è Aria, Acqua, Terra e Fuoco con in più l’infinito in tutte e quattro le dimensioni dello spazio-tempo. Per me è la compagna insostituibile di un viaggio che ormai conta cinque decenni e che spero possa proseguire ancora e ancora… Il fantastico? Basta aggiungere agli elementi precedenti una buona dose di magia…
 
OMAR: Ho sempre considerato la fantascienza, declinata in tutte le sue forme espressive, come un modo di “aprire la mente”, che ti aiuta a esplorare e considerare situazioni e storie come spesso non riusciresti a fare. Tutto ciò mi ha aiutato ad affrontare alcuni aspetti della mia vita con un approccio “diverso”, sicuramente migliore. Per quanto riguarda il fantastico entra anche in gioco il fattore irreale… e ricordiamoci che il Primo Assunto di Kir-kin-tha, alla base della logica vulcaniana, dice che «l’irreale non esiste»!
 
Massimo De Santo
Massimo De Santo
 
La produzione del podcast, fra preparazione (che sebbene la sensazione sia spesso quella di un gruppo di amici immersi in piacevolissime chiacchiere, sono certo vi prenda un bel po’ di energie), registrazione e postproduzione deve assorbire una buona fetta del vostro tempo libero. Come lo conciliate col resto delle vostre vite? E familiari e amici vi ascoltano?
 
MARCO: Serve tempo per documentarsi e per rispolverare libri e film che non si riprendono da tempo. La registrazione in sé non richiede molto tempo dato che è quasi sempre in un’unica prima take. Il povero Omar però poi ci deve mettere parecchio tempo in più per montare, caricare gestire il sito ecc. Non influisce troppo negativamente, già per lavoro faccio infinite teleconferenze e almeno questa è piacevole.
 
MASSIMO: Dormo pochissimo? Falso! In verità dormo le mie 7-8 ore filate ogni notte. Nella mia settimana l’impegno podcastiano principale è quello di Digitalia. Fantascientificast è una magnifica occasione per rilassarmi un po’. Familiari e amici mi ascoltano quando glielo ricordo e qualcuno (ma pochi, devo dire) mi fanno pure i complimenti.
 
OMAR: Sono d’accordo con Massimo: anche per me Fantascientificast è un’occasione per rilassarmi, per vedere film o serie TV che non conoscevo o di cui avevo perso il ricordo o leggere qualcosa di nuovo. Spesso e volentieri grazie agli altri Redattori vengo a conoscenza di cose di cui sento parlare per la prima volta. L’impegno è prevalentemente serale – tranne le volte che registriamo con Marco dal Giappone – ed è una delle poche occasioni in cui, per quanto mi riguarda, “stacco tutto” e mi siedo con degli Amici a parlare di ciò che mi piace e appassiona. Mia moglie è quasi obbligata a sentirmi, soprattutto quando sono in fase di post-produzione delle puntate.
 
Marco Casolino
Marco Casolino
 
Come lavorate? Avete una redazione? Con quanto anticipo programmate i temi delle puntate che verranno? Quanto odiate il Cylonprof quando vi fa scoprire l’ennesimo libro che dovreste leggere, ma non avrete mai il tempo di recuperare?
 
MASSIMO: Essendo parte in causa lascio la parola a Omar.
 
OMAR: La redazione a oggi conta, compresi i presenti, dieci Redattori. Ho sempre dato massima libertà di scelta dell’argomento trattato che normalmente viene proposto con un paio di settimane d’anticipo. Esistono tre “tipologie” di lavorazione delle puntate: la prima – quella classica – è quando, deciso l’argomento, si fissa la data della registrazione e in un unico slot si registra la puntata che successivamente viene lavorata in post-produzione. La seconda è quando il Redattore mi manda tutto il suo “parlato” a cui io mi limito, sempre in post-produzione, a inserire le musiche e gli eventuali jingle. La terza è quando il Redattore mi manda la puntata che deve essere solo messa in distribuzione (il corrispettivo della “messa-in-onda” dei podcast). Odiare Massimo? E come si può?
 
Fantascientificast è cresciuto molto da quando ha mosso i primi passi: ormai è una realtà importante e conosciuta. Partecipate alle principali manifestazioni in Italia (spesso come media partner) e dunque avete il polso della situazione. Qual è secondo voi lo stato del fantastico e della fantascienza nel nostro paese (a livello letterario, e in generale)?
 
MARCO: Fantascienza sta a letteratura generale come Trantor alla Galassia. È un microcosmo molto frammentato in cui si riscontrano su scala infinitamente ridotta le dinamiche editoriali e di fandom presenti in contesti più ampi. In Italia soprattutto il genere è considerato molto negativamente da editori e distributori, a differenza del fantasy che è maggiormente sdoganato.
 
MASSIMO: La risposta a questa domanda è difficile. Lo stato di salute in Italia dei generi letterari che amo di più mi sembra non particolarmente buono. Conduco ogni anno un piccolo sondaggio tra i miei studenti e la percentuale di persone che seguono stabilmente Fantascienza e Fantastico da un punto di vista letterario e’ molto ridotta. Invece, manco a dirlo, tutti hanno visto i blockbuster cinematografici e tutti, dico tutti, conoscono Harry Potter, benedetta sia la Rowlings. Però, come fosse un trifido, la pianta sopravvive?
 
OMAR: Non aggiungo altro: mi trovo perfettamente d’accordo con Marco e Massimo
 
I lettori di fantascienza in Italia sono pochi e spesso convinti che non esista vita al di fuori di Asimov e Dick, anche a causa delle passate scelte delle grandi case editrici. È possibile invertire questa tendenza o siamo destinati a rimanere nel ghetto? E, se è possibile, come?
 
MARCO: I lettori di fantascienza sono più di quanto si creda, ma parte del problema è legato al costo legato a una (buona) traduzione dalle lingue originali. Gli eBook rappresentano una soluzione parziale al problema (ma non a quello linguistico). Per uscire dal ghetto è necessario l’impegno lento e costante di vari editori piccoli che possano distribuire capillarmente nuove produzioni, ma è un processo estremamente lento e difficile.
 
MASSIMO: Basterebbero buone opere ed editori coraggiosi… Lo so, sto chiedendo il miracolo.
 
OMAR: Come dicevano prima Marco e Massimo è, ahimè, una questione di mercato. In quest’ultimo periodo stiamo vedendo molto più coraggio, dal punto di vista di “investimento” in nuovi titoli/autori da parte delle piccole case editrici. Forse è questo il futuro, come si è già visto – per esempio – in campo televisivo: tante piccole realtà specializzate in un prodotto verticale. Sperando che queste realtà resistano alle dure leggi del mercato…
 
Restando in argomento, secondo voi, la fantascienza italiana ha una propria identità o è ancora troppo succube dei modelli anglosassoni?
 
MARCO: Ci sono produzioni italiane che sono originali (sia nel bene che nel male), ma anche qui, su scala ridotta, si osservano gli stessi fenomeni di mode, filoni e movimenti che – indipendentemente dalla loro originalità – non sono necessariamente positivi.
 
MASSIMO: Non conosco abbastanza la fantascienza italiana da poter esprimere un giudizio generale. Ma forse questo, per un appassionato come me, è già un giudizio generale. Tuttavia, spero sempre nella sorpresa.
 
Parlando di fantastico più in generale, i confini si sfumano: andiamo dal realismo magico sudamericano, passando per il fantasy in tutte le sue declinazioni, fino al bizzarro fiction e al new weird. Secondo voi quali di questi generi hanno più spazio e trovano maggior interesse nei lettori italiani? E voi come vi ponete rispetto a essi?
 
MARCO: Draghi o astronavi purché non si parli di divorzi, di crisi di mezza età o di problemi familiari. Come accennato sopra, “l’astronave” è molto meno spendibile del drago, l’interesse ci sarebbe per tutti indiscriminatamente ma la diffusione è comunque (anche nell’Era ebook) governata da una serie di calcoli economici ben precisi che lasciano poco spazio sugli scaffali reali o virtuali.
 
MASSIMO: No, dai, questa domanda è davvero troppo difficile. Per rispondere bisognerebbe avere dati reali sulla diffusione di questi sottogeneri. Se, invece, quello che vuoi sapere è se ce ne è qualcuno che prediligo la risposta è no. Sono però davvero un lettore aperto alla meraviglia, indipendentemente dal genere.
 
Parliamo di serie televisive: alcuni dicono che sono le vere eredi del romanzo e stanno conoscendo un’esplosione a livello di fama e produzione. Una buona percentuale sono di genere fantastico e fantascientifico. E non parlo solo delle produzioni anglosassoni: ne arrivano dal Brasile (3%), dalla Germania (Dark) e perfino dalla Polonia (1983). Sembrava che i successi di “Lo chiamavano Jeeg Robot” potesse aprire una strada anche in Italia, ma al momento non ci sono stati epigoni, né al cinema né in TV. Abbiamo qualche speranza di vedere un 3% italiano?
 
MARCO: Il 3% di probabilità. Anche qui non ci sono produttori che vogliono rischiare (senza contare che gli effetti speciali costano molto di più di un “chiudi basito F4”). Qualche tentativo si è fatto anche con “Il ragazzo invisibile” ecc, ma in generale la validazione della bontà del prodotto sembra dover venire da fuori. Inoltre c’è da dire che le serie che citi sono alla fine di una curva di distribuzione a legge di potenza (la stessa che dsecrive il numero di copie vendute) per cui per avere quei tre titoli che citi servono almeno 30 titoli medio-mediocri e 300 titoli “mondezza” (e infatti Netflix ha più o meno nel paniere questi rapporti).
 
MASSIMO: Ecco, qui la mia visione è positiva: io sono convinto che siamo un popolo dotato di una insolita dose di creatività artistica e, forse, saremo in grado di sviluppare questa creativita’ nello spazio “seriale” di cui, condivido il giudizio, apprezzo le caratteristiche artistiche. Anche qui, però, ci vuole il miracolo di buone storie ed editori coraggiosi.
 
OMAR: Sono pessimista. Siamo ancora troppo legati – complice un certo retaggio culturale – al concetto di “pippone famigliare” o “para-crime” o ancora “il moccio moccioso di Muccino” che, peraltro, è quello che l’attuale italico mercato predilige. Ora gridiamo al miracolo (giustamente) quando vediamo opere come “Lo chiamavano Jeeg Robot” oppure “Il ragazzo invisibile” e ci scordiamo bellamente che l’industria cinetelevisiva italiana solo pochi decenni fa sfornava capolavori come “A come Andromeda” di Vittorio Cottafavi, “Gamma” di Salvatore Nocita e “Terrore nello spazio” di Mario Bava.
 
Parlateci dei progetti futuri del Podcast: cosa bolle in pentola? Quali sorprese dobbiamo aspettarci?
 
MASSIMO: Per quanto mi riguarda posso solo dire che abbiamo un piano.
 
OMAR: Giusto perché siete voi vi posso dare – in anteprima – alcuni spoiler: sono in arrivo due nuove rubriche di cui, una in particolare, vedrà la nascita di un’importante collaborazione, in più sono in arrivo ben due podcast spin-off… ora basta però sennò il nostro piano viene completamente rivelato!
 
Veniamo ora al contest. Per la prima volta, porremo un paletto oltre al tema: che il racconto sia di genere fantastico. Cosa vi aspettate di trovare? Cosa dovrà avere il racconto per stupirvi, emozionarvi e, dunque, meritarsi il podio?
 
MASSIMO: La dimensione del racconto è particolarmente difficile. Così, per mettere a proprio agio i concorrenti, dico che mi aspetto un’idea interessante, un ritmo adeguato e una realizzazione perfetta.
 
Edizione
 
Mettetevi dall’altro lato della barricata. Sono le 21 di lunedì 17 dicembre, vi sedete al computer e aprite l’arena di minuti contati per scoprire il tema e partecipare al contest. Come vi organizzate? Come vi siete preparati? Su cosa puntate maggiormente?
 
MARCO: Dunque se io dovessi partecipare al Contest ehm… avrei già scritto e limato tre o quattro racconti anticipatamente e poi aggiusterei quello più vicino al tema che esce…
 
MASSIMO: Premesso che non sono uno scrittore in campo letterario (le mie pubblicazioni sono tutte di saggistica scientifica), io ho sempre lavorato con metodo del frullatore: butto tutto dentro, rimescolo, trito e spezzetto e poi, d’un colpo, scrivo senza fermarmi quello che volevo scrivere. Non so se qui funzionerebbe…
 
OMAR: Anche io non ho esperienze in campo letterario, ma potrebbe essere una bellissima sfida che affronterei con il mio “kit di scrittura” – che consiste in toscanello castano raffinato, un bicchierino di grappa stravecchia e Thelonoius Monk o gli AIR come sottofondo -, “mente aperta” e via sulla tastiera…
 
E per finire la domanda di rito. Lunedì 17 dicembre un gruppo di scrittori e aspiranti tali si metterà al lavoro per produrre qualcosa che possiate considerare degno di voi. Senza svelare il tema, ci date qualche indizio?
 
MASSIMO: Diciamo che avranno modo di arrivare là dove nessuno scrittore è mai giunto prima… e se ci riescono, avranno vinto.
OMAR: Giusto Massimo: to bodly go!
 
Questa era l’ultima domanda, vi ringraziamo per le risposte e, una volta ancora, per il tempo che ci state donando. Per noi tutti è un piacere e un onore avervi come guest star in questa edizione natalizia di Minuti Contati!
 
OMAR: L’onore è tutto nostro e vi ringraziamo ancora per questa fantastica, in tutti i sensi, opportunità!

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