Intervista ad Alberto Büchi

SPARTACO: Diamo il bentornato ad Alberto Büchi, già Sponsor de La Sfida a Roncaccia e guest della Romero Tribute Edition, di Minuti Contati, con Livio Gambarini e Francesco Nucera.
Ciao Alberto, cosa ti porta ancora una volta qui, il tuo è solo masochismo?

 
Büchi: No, non è masochismo, ho accettato perché me l’hai chiesto gentilmente.
Beh, poi, una risposta “politicamente corretta” potrebbe essere che trovo Minuti Contati un contest molto interessante, un’ottima palestra. Sì, è così…
 
SPARTACO: L’horror è la tua vocazione. C’entra qualcosa la tua data di nascita?
 
Büchi: Mi piace farlo credere essendo nato il 2 novembre e forse una certa influenza sui miei gusti l’ha anche avuta. D’altronde in passato, e a volte anche in questi ultimi anni, ho trascorso il mio compleanno a fare il “giro delle tombe” o “rally delle tombe di famiglia”, se preferisci. Non è male, se credi nella famiglia… in fondo è un modo per riunire parenti vivi e parenti morti. Tutti insieme, il più delle volte, sotto un cielo grigio senza sole e sotto una pioggerellina gelida autunnale.
L’horror, comunque, è un genere divertente, dove in molti casi tutto è concesso e che trasmette emozioni dirette forti e che trovo “facili” da passare al lettore.
 

Alberto Büchi è stato Sponsor de La Sfida a Roncaccia e guest della Romero Tribute Edition di Minuti Contati
Alberto Büchi è stato Sponsor de La Sfida a Roncaccia e guest della Romero Tribute Edition di Minuti Contati

 
SPARTACO: L’Eroe delle Terre Morenti (Nero Press 2015), un horror fantasy che non lesina violenza, è stato il tuo romanzo d’esordio. Cosa ti ha colpito di questa prima esperienza con l’editoria italiana?
 
Büchi: Il mio impatto con l’editoria italiana è stato pessimo, ma non vorrei elencare i mille motivi per cui lo è stato. Sono gli stessi di chiunque altro aspirante autore. Posso raccontare però che, esasperato dal limbo in cui ero caduto, nonostante non abbia mai smesso di scrivere, ho preso il mio romanzo più breve (davvero solo il più corto, una specie di esercizio di stile, per questioni economiche!) e ho investito due soldini per farlo tradurre in inglese. A quel punto l’ho mandato in giro negli Stati Uniti e dopo un mese e mezzo sono stato contattato da una casa editrice. Così è nato Frontier Wanderer, l’edizione in lingua inglese dell’Eroe. Solo in un secondo tempo, la bella realtà della Nero Press ha mostrato interesse per il romanzo pubblicandolo prima in ebook e poi cartaceo anche in Italia.
Un percorso bizzarro e abbastanza insolito…
Curioso parlare di editoria estera in una domanda su quale impatto ho avuto con quella italiana.
 
SPARTACO: Hansio, l’Eroe rinnegato, si trova a combattere zombie in un mondo decadente. Basta l’ambientazione fantasy per rendere i morti viventi meno noiosi di quelli che si vedono in televisione?
 
Büchi: Non credo, anche perché in realtà questo non è proprio un mondo fantasy, è un mondo morente, gelido, col sole che si sta spegnendo, insomma, più vicino ad un’ambientazione apocalittica o post-apocalittica. L’Eroe delle Terre Morenti in realtà è la storia di Hansio, il protagonista, un nichilista, un anti-eroe, un individuo che non crede più a nulla. È forse la caratterizzazione del personaggio ad essere la cosa più interessante della storia (il successo di The Walking Dead insegna che ormai nelle storie di zombies ciò che intriga lo spettatore/lettore è la telenovela, gli intrecci e soprattutto la caratterizzazione dei personaggi, ancor più degli zombies stessi che diventano parte dello sfondo).
 
SPARTACO: Arrivato alla fine de L’Eroe delle Terre Morenti ho provato un senso di insoddisfazione. Avevo la certezza di aver solo grattato la superficie di un universo che aveva ancora tanto da dire. Hai in programma di scrivere altre storie nelle Terre Morenti?
 
Büchi: Mi è stato chiesto e, in effetti, si tratta di un personaggio e di un universo che si presterebbero molto a ulteriori episodi, di cui ho già in mente alcune situazioni. Vedremo.
 
SPARTACO: Leggendo L’Eroe delle Terre Morenti non passano inosservate le illustrazioni di Andrea Darsena. Da dove nasce la vostra collaborazione?
 
Büchi: Andrea è un bravissimo illustratore e grafico. Un amico e compagno di liceo. È stato molto abile a capire lo spirito cupo del libro e a trasformare certe visioni scritte in tavole molto suggestive. Date un’occhiata alla sua pagina autore di facebook https://www.facebook.com/andreadarsena/?pnref=lhc e capirete anche quanto sia un artista eclettico, in grado di manipolare il proprio stile, senza però perderne lo spirito.
Una collaborazione con lui mi è sembrata naturale.
 
"L’horror è un genere divertente, dove in molti casi tutto è concesso e che trasmette emozioni dirette forti e che trovo “facili” da passare al lettore."
“L’horror è un genere divertente, dove in molti casi tutto è concesso e che trasmette emozioni dirette forti e che trovo “facili” da passare al lettore.”

 
SPARTACO: Cosa puoi dirci di Frontier Wander e del mercato americano?
 
Büchi: Non è il paradiso degli scrittori! Posso dirti che i problemi o limiti della piccola e media editoria sono uguali in tutto il mondo. Ciò che cambia veramente è il mercato in lingua inglese che ovviamente è dieci volte più grande. Oltre a questo devo ammettere, senza tirare in ballo il sogno americano (forse morente), che oltreoceano abbiano un po’ più di coraggio e che siano più disposti a concedere, come fosse una cosa normale, un’occasione a chiunque ritengano valido.
 
SPARTACO: Il 2016 è stato l’anno di Fuoco Fatuo (Alter Ego Edizioni). Il secondo amore è come il primo o c’è qualche differenza?
 
Büchi: No, voglio bene a tutti e due e anche a tutti gli altri romanzi ancora in attesa di pubblicazione oppure ancora nel cassetto. Voglio bene alla storia ma soprattutto ai personaggi… verso i quali a volta provo un po’ di pena. Se fossero nati da un altro scrittore forse avrebbero sofferto di meno.
E poi sono storie molto diverse.
 
SPARTACO: In un’Italia a metà tra la realtà e il fantastico, Giambattista cerca di vivere una vita normale nonostante la sua incapacità di sentire dolore fisico e qualsiasi sentimento. Per questo libro sei stato paragonato a Tim Burton, è più l’onore o il peso delle aspettative?
 
Büchi: Certo fa piacere perché si tratta di un regista che apprezzo molto e a cui mi sono ispirato mentre scrivevo. Comunque dubito che Tim Burton approverebbe o scriverebbe una storia così morbosa e cupa.
 
SPARTACO: Anche in Fuoco Fatuo non mancano gli zombie, la tua è una fissazione?
 
Büchi: Bisogna essere pronti per l’Apocalisse Zombie e io faccio la mia parte per farlo capire…
Oltre a questo i cadaveri che tornano in vita hanno una loro precisa funzione che un lettore attento sicuramente coglierà. Un lettore meno attento si godrà comunque qualche bella scena divertente e un po’ splatter. Rappresentano la realtà sovvertita del microcosmo in cui vive il protagonista, di cui il padre di Gianbattista ha paura. Lo stesso Gianbattista è una “realtà sovvertita”. Non vorrei aggiungere altro per non rivelare troppo della storia. Cosa che, a volte, preso dall’entusiasmo, mi capita di fare.
 
SPARTACO: Di Tim Burton c’è la capacità di rendere gradevole un mondo tetro e di portare il lettore a immedesimarsi nel “mostro”. Come sei riuscito a entrare così in sintonia con il pensiero di Gianbattista?
 
Büchi: Domanda difficile. Potrei scrivere a lungo su questo argomento e citare esperienze vere e false, libri, o pensieri più o meno profondi sull’empatia (forse vera chiave di lettura del romanzo) ma in realtà è un processo naturale per chi scrive. Rilegge e poi riscrive. Rilegge ancora e poi taglia. E poi riscrive ancora. Si crea un legame molto forte col personaggio attraverso cui passa di tutto in entrambi i sensi. Il resto viene da sé.
 
SPARTACO: Chi è Cadaverina?
 
Büchi: Cadaverina è una specie di Campanellino di Peter Pan. È la solitudine del personaggio che si manifesta, è i suoi sentimenti, è uno specchio inconsapevole di Gianbattista, è la sua femminilità. Una coscienza se vuoi.
 
SPARTACO: 2017 e nuova pubblicazione. Accogli Me (Nero Press Edizioni) è un racconto lungo. Che differenza c’è tra lo scrivere un romanzo e un racconto?
 
Büchi: Nessuna, credo. Entrambi nascono da ricerca, pianificazione, ispirazione e voglia di raccontare. Volendo, credo che potrei prendere Accogli Me e farne una storia di trecento pagine. Quello che ho notato quando scrivo racconti, comunque, è che, considerata la brevità, è più facile che nascano da pura ispirazione. Cosa che per un romanzo non mi è mai riuscita. In un romanzo ci vuole molta autodisciplina, è un rompicapo vero e proprio. In un romanzo, dall’ispirazione pura, magari di sole due ore, può nascere un capitolo oppure un semplice episodio. Nei racconti l’ispirazione può accompagnarti dalla prima fino all’ultima riga. Un’immersione da cui riemergi all’ultimo, per riprendere a respirare.
 
SPARTACO: Accogli me fa parte di Demoni, un volume doppio in cui c’è anche La notte del Diavolo di Tim Curran. Quanto è difficile rendere credibile un horror in così poco spazio?
 
Büchi: Non saprei, ad essere sinceri. Ci sono tecniche narrative che aiutano come il flashback, per esempio, che utilizzo in Accogli me. Viene comunque naturale e se non viene è sufficiente porsi alcune domande del tipo “come posso rendere questa storia in poche pagine?”, “Se utilizzassi il flashback, la tensione (necessaria in un horror) ne risentirebbe? Se sì, allora cosa posso raccontare nel flashback per tenere alta la tensione?” e così via.
Le varie tecniche s’imparano sui manuali, nelle scuole di scrittura oppure, molto meglio, leggendo e leggendo. Anche storie di generi diversi.
Aggiungo che il progetto della Nero Press di confrontare un autore americano e uno italiano sullo stesso tema in un volumetto illustrato è davvero intrigante.
 
SPARTACO: …2018…?
 
Büchi: Ho seminato un po’ nel 2017 e forse qualcosa raccoglierò nel 2018, ma chi lo sa? vedremo…
 
SPARTACO: Gennaio 2018 ti vedrà come Boss de La Sfida a Fuoco Fatuo. Al tuo fianco avrai due Sponsor, parlaci di loro…
 
Büchi: Sono belli e bravi e sono due amici. Abbiamo stili diversi e raccontiamo storie diverse. Ciò che li muove è la passione e un fuoco interiore che, francamente, non brucia in tutti gli autori che ho conosciuto. Anna e Giovanni hanno una sensibilità spiccata che arriva a travolgerli in certi momenti. Sono due autori da seguire. Ma il modo migliore per conoscerli è leggere i loro libri o andare a trovarli nelle varie fiere. Potreste scoprire due belle persone.
 
SPARTACO: Senza commentare il Tema, cosa ti aspetti di leggere?
 
Büchi: Ragazzi, io seguo Minuti Contati da molto tempo, alcuni dei partecipanti sono praticamente amici o colleghi scrittori, per cui mi aspetto molto, mi aspetto un livello alto dei racconti. E spero che riescano a mettere a nudo tutto il loro lato “morboso”.
 
SPARTACO: Siamo arrivati alla fine di questa intervista. Noi dello staff di Minuti Contati ringraziamo Alberto Büchi per il tempo che ci ha dedicato e gli facciamo un immenso in bocca al lupo per i suoi progetti presenti e futuri.
A presto e buona Sfida.