Quattro chiacchiere con Beppe Roncari
Seconda Edizione d’Era e, dopo Cristiano Saccoccia, rimaniamo nel territorio del fantastico con Beppe Roncari. Diversamente dal solito, parto parlandovi io stesso di Beppe perché è stato fondamentale per il percorso di Minuti Contati. Dapprima come brillante interprete nella veste di partecipante con risultati che parlano da soli (due vittorie, due secondi posti e due terzi posti) e poi come membro del primo TEAM MC, quello che gestì il passaggio dalla gestione di Daniele Picciuti all’attuale nell’ormai lontano 2014. Notevole il suo contributo anche pratico perché la prima versione del sito di MC fu una sua creazione. In più, Beppe è sposato con Flavia e insieme compongono una delle coppie più talentuose del panorama della scrittura italiana e indovinate un po’ dove si sono conosciuti? Ebbene sì: su Minuti Contati.
Da allora ha seguito un suo percorso che lo ha portato a svariate pubblicazioni e, soprattutto in questi ultimi due anni, a girare l’Italia per presentare la sua dilogia fantasy. Ma qui mi stoppo e gli passo la parola chiedendogli in primis di raccontarci l’avventura di Engaged e di fornirci una mappa dei suoi scritti per poterci orientare nei mondi da lui creati.
BEPPE RONCARI: Narro storie da quando ho memoria, soprattutto per vincere la noia e sentirmi meno solo e scrivo da quando ho imparato a tenere in mano una penna. Condividere le mie storie per me non era opzionale, scrivevo per essere letto e avendo sempre in mente un destinatario, perché a mia volta avevo ricevuto questo dai libri che leggevo e amavo. Per me gli scrittori erano degli amici di luoghi ed epoche diverse dalla mia, dei pen friends virtuali al di là del tempo e dello spazio.
Ho scritto il mio primo romanzo epic fantasy alle superiori, ma il Grande Silenzio è restato nel cassetto, perché sapevo di non essere ancora abbastanza maturo per scrivere come si deve un’opera di quella portata (con lingue, geografia, world building etc. paragonabili a Il Signore degli Anelli, per intenderci).
Ho capito che per perfezionare la tecnica dovevo studiare tanto: letteratura, narratologia, sceneggiatura, quello che insegnano i grandi autori che amo (da J.R.R. Tolkien a Ursula K. Le Guin, da Robert McKee a William Goldman) e poi fare esercizio. Per questo non ho mai smesso di esercitarmi con i racconti.
È così che sono approdato a Minuti Contati, che è stata una palestra fondamentale per la mia formazione come scrittore, e che mi ha fatto conoscere la mia compagna di vita e di scrittura: Flavia Imperi.
Nel 2015 siamo entrati a far parte di un collettivo di scrittori e abbiamo partecipato alla creazione della saga dei Sette Re di Roma. Abbiamo scritto con Franco Forte Numa Pompilio. Il Figlio dei Numi, il re – sulla carta – più noioso di tutti, con quarant’anni di pace e la creazione della religione… ma che per noi risuonava per il carattere misterioso e leggendario del re amante di una ninfa. La sfida è stata trarre un romanzo storico dal materiale mitologico senza perdere le sfaccettature del mito, anzi arricchendole con i dati emersi dalla ricerca storica e archeologica. Il libro purtroppo è uscito nel 2021, in piena pandemia, e non abbiamo potuto fare le presentazioni in presenza!
Avrete intuito a questo punto i miei tre grandi amori: la Letteratura, la Storia e la Fantasia, e così arriviamo a Engaged.
Per il mio nuovo lavoro volevo scrivere qualcosa che coniugasse queste tre passioni, e quando mi sono reso conto che c’era un elemento fantasy inesplorato nei “I Promessi Sposi”, il romanzo storico italiano per eccellenza, ho avuto un’illuminazione.
Engaged è una dilogia historical fantasy che è anche un retelling del capolavoro di Manzoni. Anche, perché non parte dall’idea di fare una riscrittura uno a uno del capolavoro manzoniano, ma nasce da due What if? Il primo: come sarebbe stata la storia di Renzo e Lucia se il Manoscritto dell’Anonimo del Seicento fosse esistito davvero? E il secondo: che cosa succede se immaginiamo che tutto quello a cui credevano a quell’epoca su maghi, streghe, angeli, demoni, lupi mannari e spiriti confinati fosse stato vero?
Il mio racconto parte dal presupposto che la storia originale, la vera storia dei due fidanzati (engaged in inglese), fosse quella dell’Anonimo e che fosse stato Manzoni a farne il retelling, tagliando tutte le parti che riguardavano la magia, per deformazione positivista, e la storia d’amore tra Renzo e Lucia che nell’originale era «la [parte] più elaborata dell’opera: ma nel trascrivere, e nel rifare, io salto tutti i passi di questo genere.» (scrive Manzoni).
Tra le fonti d’ispirazione ho avuto Jonathan Strange & il Signor Norrell di Susanna Clarke e Good Omens di Terry Pratchett e Neil Gaiman, a livello internazionale; ed Eternal War di Livio Gambarini e L’Ora dei Dannati di Luca Tarenzi, due autori italiani che ammiravo tantissimo per il loro coraggio di riscrivere l’opera di Dante Alighieri e che oggi ho la gioia e l’onore di considerare cari amici.
Negli ultimi mesi sto seguendo con molto interesse il tuo percorso, in particolare la gestione dei panel del fantastico che organizzi alle grandi manifestazioni. Come me, mi sembra che il tuo interesse sia nel presentare le facce degli autori al pubblico, creare dei personaggi che siano riconoscibili in modo poi da ridurre lo spazio tra l’idea dell’acquisto all’acquisto vero e proprio delle loro opere. Ce ne vuoi parlare?
BEPPE RONCARI: Volentieri. Nel tempo, le mie colleghe e i miei colleghi scrittori sono diventati per me una seconda famiglia. Il sostegno reciproco nel nostro microcosmo è importantissimo e non c’è niente che mi dia più gioia del successo delle loro opere, e niente che mi faccia sentire più onorato del sapere che a loro volta stimano e consigliano i miei romanzi. Il lavoro dello scrittore è per molti versi solitario e richiede grandi investimenti per risultati incerti, come un tempo si faceva quando si salpava con un paio di caravelle sulla rotta che portava ai ricchi porti delle spezie, nelle Indie. Creare occasioni di aggregazione e di confronto, dei porti saldi dove poter attraccare e bivaccare insieme in sicurezza, diventa una necessità. Nell’ultimo anno mi sono impegnato a creare quante più occasioni di condivisione tra gli scrittori e il pubblico che ho potuto, dedicandomi anima e corpo nello specifico a tutte le sfumature del fantastico. Ho portato una tavola rotonda su questo argomento al Salone del Libro di Torino insieme al MuFant, una sui sottogeneri del fantasy dark e del romantasy alla Festa dell’Unicorno di Vinci, una sul fantasy storico e mitologico a Riolo Terme e tra poco una sul passaggio dal folklore alla fiction alla Italcon durante il Trieste Science+Fiction Festival.
La parte importante di questi eventi non è la singola opera, anche perché – egoisticamente parlando – si massimizzerebbero le vendite limitando il numero di romanzi in vendita. Per me è importante portare un contenuto culturale, un plusvalore che possa catturare l’interesse del pubblico, intrattenerlo, divertirlo, anche commuoverlo.
Creando inoltre un clima di rispetto reciproco e di sostegno tra gli autori. Ognuno di noi, infatti, non può realisticamente scrivere da solo tutti i libri che possono piacere al suo pubblico. Perché allora non consigliare quelli di valore di colleghi e colleghe?
Ultima domanda prima di passare a quelle più specifiche per l’edizione. Hai dichiarato conclusa la campagna promozionale di ENGAGED e devo farti un applauso per come ti sei impegnato nel portare avanti il tutto con incredibile dedizione. Ogni settimana vedevo sui social foto tue dalle varie parti d’Italia e immagino che il tutto ti abbia assorbito parecchio. Ora fermati un attimo, chiudi gli occhi e ripensa ai viaggi, alle persone, a tutto quello che hai fatto e dimmi come ti ha cambiato (se ti ha cambiato) e cosa ti è rimasto di questo incredibile viaggio.
BEPPE RONCARI: Citando Leo Ortolani, fletto i muscoli… e non sono nel vuoto. Cioè, per fortuna, non è stato tutto invano. Vero, la campagna promozionale di Engaged mi ha richiesto uno sforzo enorme, ed è stata quasi interamente sulle mie spalle, ma ne è valsa la pena. Oggi le case editrici, specialmente le BIG, hanno decine di titoli in uscita ogni mese e non possono seguirle tutte oltre i primi mesi dalla pubblicazione. Questo fa ricadere una responsabilità enorme sulle spalle dell’autore o dell’autrice, dato che i libri si vendono con il passaparola, e ci vuole del tempo perché il passaparola si generi per un volto nuovo, a meno che non ci sia un enorme battage pubblicitario.
Per far fronte alla promozione di Engaged ho dovuto fare tre nuovi lavori oltre ai due che faccio già con regolarità di scrittore e di editor di Cambridge: organizzazione di eventi, ufficio stampa e social media management. Per fortuna avevo maturato esperienza mentre lavoravo alla Scuola Holden e l’Agenzia Spaziale Europea.
Questi mesi intensi (una sessantina di eventi in un anno e quattro mesi) mi lasciano una grande gioia per l’incontro con il pubblico, specialmente quello dei giovanissimi nelle scuole. Un ragazzo delle medie, dopo una presentazione, mi si è avvicinato tutto timido e mi ha detto «Io non leggo. Ma questo libro lo devo avere!» Sono soddisfazioni!
D’altro canto, mi rimane un po’ di amarezza al pensiero che la forza del singolo autore è un centesimo di quella che potrebbe avere lo stesso scrittore se fosse supportato dalla potenza di fuoco dell’editore, che permette di avere titoli sui giornali e sulle riviste di settore e garantisce l’accesso ai grandi festival letterari. Per la promozione ho anche dovuto mettere in pausa la stesura del mio prossimo romanzo, che sto per cominciare proprio adesso e che riguarderà Shakespeare, Giordano Bruno… e le fate!
E ora torniamo all’edizione di lunedì 21 ottobre, eccoci alle domande classiche. Ricordando che non sarà obbligatoria la partecipazione attraverso la scrittura in un genere prestabilito, ma che, come sempre nelle edizioni regolari, non ci sarà limitazione alcuna se non quella di caratteri (4000 spazi inclusi) e tempo (quattro ore)… Puoi darci qualche indizio, senza troppo svelare, sul tema che hai scelto?
BEPPE RONCARI: Qualche indizio, forse, lo potete trovare nella prima parte di questa intervista. Ho già detto a StraniMondi di “aspettarsi l’inaspettato”. A me piace scovare l’originalità anche nei dettagli all’apparenza più banali e scontati. Nel fare ricerca per Engaged ci sono stati dei momenti in cui mi è venuta la pelle d’oca perché alcune cose che avevo inventato, in seguito, ho scoperto che avevano una base storica. Per esempio, il fatto che Giordano Bruno fu mandato a morte da un membro della famiglia di Don Rodrigo, il Cardinal Pompeo Arrigoni.
Altro indizio: il personaggio che è piaciuto di più ai lettori della mia dilogia è proprio lui: Rodrigo, che per me non è solo un «signorotto locale» meschino e malvagio. Adesso ha le sue motivazioni… e questo cambia tutto.
Quattro ore di tempo senza la possibilità di pensarci prima di conoscere il tema: tu che hai partecipato a tante edizioni: come affrontavi la serata di scrittura, dalle 21 all’una? Qualche consiglio per i partecipanti?
BEPPE RONCARI: Prendete la prima ora per respirare e pensare all’idea, poi buttatela giù di getto senza pensarci troppo e senza guardarvi mai indietro. Al massimo prendetevi degli appunti a parte sulle semine che vi vengono in mente durante la stesura, per inserirle successivamente. Rileggete fingendo di essere dei semplici lettori. E divertitevi!
Terminata la scrittura, ci sarà la fase del confronto tra gli autori, tra i cardini dell’esperienza dell’Arena. Per noi di Minuti Contati, come ben sai, il confronto e la critica sono due momenti fondamentali e altamente formativi, ma di tanto in tanto sono anche momenti difficili e tesi da gestire. Come li vivi tu ora e come li vivevi all’epoca delle tue partecipazioni?
BEPPE RONCARI: L’incontro (o scontro) con la realtà e con il parere degli altri è uno scoglio che va affrontato. Da un lato, non siate troppo duri con gli errori degli altri partecipanti durante la fase di valutazione.
Col rischio di suonare biblico, direi: “Non fate a nessuno scrittore quello che non vorreste fosse fatto a voi”!
Accogliete tutte le critiche, anche quelle con cui non siete d’accordo. Digeritele, dormiteci su, e poi rispondete con rispetto e senza autogiustificarvi. A nessuno piace ricevere delle critiche, ma senza non si cresce. Come ama dire il mio amico Livio Gambarini: «una lode è un doblone, una critica è una mappa del tesoro.» Poi in verità si rosica lo stesso, ma almeno rosicate con eleganza!
Dopo qualche giorno riceverai quelli che si saranno distinti come i migliori racconti tra i tanti. Come immagini di affrontarli, leggerli e giudicarli? Su cosa punterai l’attenzione con maggiore intensità? Cosa deve fare uno scrittore per catturare la tua attenzione e farti considerare il tempo della lettura come ben speso?
BEPPE RONCARI: Una storia per me deve avere un CUORE. Non dico neanche un’idea forte, quella se c’è è meglio, ma proprio un cuore pulsante, qualcosa che l’autore aveva urgenza di comunicare, e che magari leggendo scopro che è importante anche per me, e che è riuscito a passarmi.
Per quest’ultimo punto, cioè per riuscire a comunicare al meglio questo cuore, serve la tecnica. Io sono piuttosto severo con gli errori di punto di vista e le incongruenze logiche, perché per la mia esperienza di lettore distruggono la sospensione dell’incredulità e mi sbalzano fuori dalla storia.
L’ultimo consiglio è questo: scrivete con passione! Che poi è il secondo significato del termine che ho scelto come titolo dei miei romanzi e catch phrase: Stay Engaged!
Beppe, questa era l’ultima domanda. Ti ringrazio e ti ringraziamo tutti per la tua disponibilità, che sia un’edizione ricca di racconti e di crescita collettiva!