Quattro chiacchiere con Cristiano Saccoccia
Eccoci alla prima edizione della Dodicesima Era di Minuti Contati! Da settembre 2024 a maggio 2025 vivremo un tour de force di nove mesi che vedrà nascere centinaia di nuove storie nell’Arena di MC permettendo ai loro autori e autrici di confrontarsi e aiutarsi vicendevolmente nel migliorare. E ogni mese, come di consueto, ci sarà una diversa guest star il cui compito sarà di fornire il tema dell’edizione e infine di leggere, commentare e classificare i racconti finalisti che usciranno dalla fase di qualificazione. Ad aprire le danze sarà Cristiano Saccoccia (al link troverete la sua bio nel sito di LETTERE ELETTRICHE).
Ciao Cristiano e grazie per avere accettato il nostro invito!
SACCOCCIA: Grazie a voi amici di Minuti Contati per avermi coinvolto in questa edizione che sono certo sarà senza esclusione di colpi (bassi).
Ti ho conosciuto come curatore della collana BADLANDS apprezzando il grande lavoro di ricerca che conduci per portare in Italia autori conosciuti e non di genere fantasy. Torneremo sull’argomento, ma ora presentati alla nostra community con parole tue.
SACCOCCIA: Sono figlio delle colline e dei mari marchigiani e ho conseguito una laurea in ricerca storica, la mia tesi di laurea verte sul medievalismo e l’orientalismo nella letteratura fantasy ed è stata pubblicata da un editore indipendente. Da diversi anni dirigo la collana Badlands di Letterelettriche e sono diventato vice-direttore di Independent Legions Publishing e sono felicissimo di collaborare con Alessandro Manzetti per portare in Italia nuove voci del panorama dark. Per questo editore curo la collana di generi ibridi Zeroconfini, la collana di novelle X-Fear, e insieme all’editore stesso la collana horror western Black River. Dal 2024 abbiamo portato in Italia il genere LitRPG, una forma di intrattenimento narrativo che fonde l’esperienza dei GDR ai romanzi di genere. Il risultato non è un librogame ma tutt’altro, provare per credere. I titoli vengono pubblicati con l’imprint Zeppelin Books e le sottocollane sono curate da me, Niccolò Ratto e il già citato Manzetti. Dal 2023 sono il curatore di Horror Magazine.
Mi ha molto colpito, nel nostro scambio di messaggi, una tua constatazione riguardo alle differenze tra gli autori di lingua inglese e quelli di lingua italiana. Il nostro discorso verteva sulla presenza o meno della “VOCE”, quel quid indistinguibile e assolutamente personale che si può o meno trasmettere alle proprie opere. Vuoi approfondire?
SACCOCCIA: La mia risposta potrebbe essere fin troppo approfondita! Comunque il mondo anglosassone e italiano sono estremamente diversi seppur con dei punti di contatto. Il mercato in lingua inglese è enorme e soltanto negli Stati Uniti d’America c’è una pluralità di lettori davvero interessante e i clienti vanno catturati con un approccio narrativo più accessibile possibile. Questo è determinato da vari fattori sociali, locali e culturali. In primis gli U.S.A. sono una nazione giovanissima e hanno sviluppato meccanismi compensativi per (ri)creare una loro mitologia nazionale. Hanno un passato non solo giovane, ma anche “traumatico”. Dopo l’indipendenza delle colonie dalla corona inglese è servito poco tempo per cadere nella guerra di secessione. É subentrata la mitologia del western e della frontiera, è vero, ma sappiamo bene che è un epos del singolo e di piccole comunità poste ai margini della civilizzazione e che si opponevano al progresso. Senza dimenticare la questione indiana che ha scisso la coscienza collettiva americana e ghettizzato le popolazioni autoctone. In tutto questo gli americani hanno inseguito i sogni culturali europei, in primis con l’estetica del gotico e dei cicli cavallereschi, sono famosi i castelli in America che sono stati comprati dalle lande inglesi e ricostruiti negli states come il Bacon’s Castle o il Bannerman Castle. Hanno plasmato un passato che non hanno mai avuto e per questo il genere fantasy è quasi sempre uno pseudo-medioevo, anzi un medioevo romanticizzato. Certo Tolkien ha dato una linea guida tematica-estetica (ed era inglese) ma gli Americani hanno sempre sognato di essere qualcosa che non sono mai stati, e questo bisogno ironicamente si evince nel romanzo Uno yankee alla corte di re Artù di Mark Twain. Questo spiega la moda del fantasy medievale, ma anche in un certo senso un impoverimento culturale figlio di una nazione che non ha un vero passato. Da ciò poi si passa agli anni del dopo guerra. Una volta che gli americani sono diventati non solo egemoni politicamente ed economicamente sono diventati anche veri modelli culturali, lo vediamo ancora oggi nel cinema, nell’industria alimentare e videoludica, nelle forme di intrattenimento. I libri non mancano all’appello, e per rispondere a una potenziale clientela infinita la voce dell’autore spesso non è aulica, ma “media”. Inoltre il sistema scolastico americano è organizzato stato per stato, pur seguendo linee guida sovra-federali ogni stato americano ha il proprio programma scolastico che si basa sulla cultura locale e sul reddito dei cittadini. In sintesi un californiano ha competenze ben diverse di un abitante della Lousiana. Per rispondere a un tasso di alfabetizzazione così non-composito bisogna creare letteratura commerciale e avere una voce neutra perché è quello che richiede il mercato. Ovviamente tutto questo non è un dogma, ma lo standard. Per esempio N. K. Jemisin è una delle voci più potenti della letteratura di genere in America, ha uno stile non solo pazzesco ma riconoscibile e il tutto viene accompagnato da world-plotbuilding di altissimo livello. È ostica per molti? Probabilmente, ma sarà ricordata per lo stile narrativo de La Quinta Stagione? Puoi scommetterci. Patrick Rothfuss ha sicuramente uno stile meno prepotente, ma, ragazzi, ha una voce davvero riconoscibile e accogliente come un focolare domestico e si distingue da tanti autori americani. Invece Sanderson è molto modesto nello stile, è un autore di trame e sottotrame, e ci piace per questo. Non mi ricordo una singola frase bella di Sanderson, ma amo i suoi intrecci e i suoi twist. Scott Lynch ha una bellissima padronanza lessicale e tanto vale per Jay Kristoff australiano). In Badlands abbiamo tradotto Michael Fletcher, non spicca per uno stile elaborato ma è molto riconoscibile per la sua ironia oscura e amara, semplicemente irresistibile. In Inghilterra troviamo Anna Smith Spark, la sua scrittura è stata definita da un altro autore inglese, Peter McLean, “Come leggere Omero sotto LSD”, ed è vero. Ha una scrittura allucinata, barocca, viscerale e sessuale. In italiano è stata tradotta sempre da Letterelettriche nella novella Nell’ombra della loro morte che ha scritto insieme a Michael Fletcher. In Italia, invece, c’è così tanto passato che è impossibile non farlo confluire nel nostro linguaggio e nella narrazione. Ovviamente ci sono autori più basic e altri che fanno impallidire il barocco. Gli italiani hanno una voce, a volte invadente, vanno sotto la pelle e mettono radici. Ho notato che molti autori fanno a meno di una grande trama e prediligono essere riconoscibili. Fa parte di un personal branding artistico e questa cosa mi piace molto. Se leggo un italiano e non ha niente di diverso da uno straniero allora c’è un problema, no? Questo non vuol dire che dobbiamo scrivere e leggere solo opere “artistiche”, perché fare vero intrattenimento è altrettanto difficile.
E qui ci connettiamo alla tua presenza come guest star perché chi meglio di te, abituato allo scouting internazionale, può individuare l’autore X, colui o colei che riesce a raccontarti anche il banale e già conosciuto in un modo talmente personale da meravigliare i propri lettori? Penso proprio che il tuo giudizio possa essere un banco di prova importante per chiunque scriva. Puoi dirmi come ti approccerai alla lettura dei racconti e quali saranno gli elementi che potranno “smuoverti dentro”?
SACCOCCIA: Non sono un lettore tecnico, ovvero posso esserlo ma tendo a ignorare i virtuosismi della scrittura quando vengo investito da emozioni vere e laceranti. Come lettore io seguo la scuola della letteratura di Paolo Nori in Sanguina Ancora. La letteratura deve far male, una ferita aperta da cui sgorga il sangue e ci ricorda costantemente la nostra lotta contro e per la vita. Un testo che mi fa sanguinare allora funziona. Se mi fai sanguinare con la tua voce ancora meglio, non sei un autore ma un assassino. Inoltre amo i personaggi spezzati e che nonostante tutto continuano a frammentarsi e a lottare durante la narrazione, se in poche pagine hai distrutto un personaggio in maniera credibile, beh io sarò tuo lettore a vita.
Eccoci a un punto importante: ti muovi nell’ambito del genere fantastico e alle edizioni d’Era di MC non siamo soliti irregimentare il genere. Certo, la tua presenza può essere sprone per provare a esprimersi in generi diversi dagli abituali, ma tu stesso mi hai sottolineato che non sarà per forza di cose quello a indirizzare il tuo giudizio. Vuoi spiegarti meglio a tutti coloro che stanno pensando di partecipare?
SACCOCCIA: Il fantastico offre una pluralità di generi e sarebbe bello vedere il mio tema declinato in infinite sfumature. Credo che il fantasy si presti benissimo a questo tipo di storia, ma anche il western, il noir, la fantascienza, il realismo magico etc.
Ma parliamo dell’edizione di lunedì 16 settembre. Ribadendo quanto sopra, ovvero che non sarà obbligatoria la partecipazione attraverso la scrittura in un genere prestabilito, ma che, come sempre nelle edizioni regolari, non ci sarà limitazione alcuna se non quella di caratteri e tempo… Puoi darci qualche indicazione, senza troppo svelare, sul tema che hai scelto?
SACCOCCIA: Voglio la nobiltà della sconfitta. Paradossalmente si potrebbe raccontare anche la vita di tutti i giorni.
Quattro ore di tempo senza la possibilità di pensarci prima di conoscere il tema: come affronteresti la serata di scrittura, dalle 21 all’una? Qualche consiglio per i partecipanti?
SACCOCCIA: Non è un grande consiglio professionale, ma fate confluire tutta la rabbia possibile. A volte dalle emozioni più logoranti nascono storie che sanno insegnare molto.
Terminata la scrittura, ci sarà la fase del confronto tra gli autori, tra i cardini dell’esperienza dell’Arena. Per noi di Minuti contati il confronto e la critica sono due momenti fondamentali e altamente formativi, ma di tanto in tanto sono anche momenti difficili e tesi da gestire. Come li vivi, tu, il confronto e la critica.
SACCOCCIA: Personalmente sono una persona brutalmente permalosa, ma nel settore scrittura riconosco i miei limiti. Ho appena concluso un racconto da inviare a un contest per un editore mainstream, senza una editor molto diversa da me non avrei mai creato quello che volevo davvero scrivere. La fase creativa esiste se può coesistere in essa anche l’umiltà. Purtroppo sono anche onesto con gli altri quanto con me stesso. Se un testo è mediocre non significa che lo è anche l’autore, chissà quanta immondizia hanno prodotto i grandi artisti della parola che abbiamo studiato prima di fare la storia della letteratura. Io credo tantissima.
Molto bene, siamo arrivati alla fine di questa chiacchierata, ma ricordo a tutti che sei molto attivo sui social e l’invito è ovviamente a seguirti. Grazie per la tua disponibilità!