Quattro chiacchiere con Luca Nesler

La guest star di questa edizione è nome più che noto a chi frequenta, anche solo saltuariamente, il forum di Minuti Contati. Stiamo parlando del nostro amato Inquisitore a.k.a. Luca Nesler.
 
Luca, non ti do il benvenuto su Minuti Contati perché sei già qui, implacabile e instancabile, da diversi anni. Se MC fosse una serie TV apparirebbe ben chiara l’evoluzione del tuo personaggio, stagione dopo stagione. Da partecipante, noto per i commenti dettagliati e diretti, alla Penne Arruffate Edition in cui eri una delle guest, fino a indossare la veste dell’Inquisitore come giudice nei gironi. Adesso finalmente un’edizione tutta dedicata a te, la Luca Nesler Edition.
È quindi il momento di narrarci la tua “origin story”. Quando inizi a scrivere, come è nata questa passione e come sei approdato su Minuti Contati?

 
LUCA NESLER: Ah beh, come tutti: leggevo, ero bravo a fare i temi a scuola e ho provato. Ho scritto il mio primo romanzo nel 2006 e se lo rileggo ora mi nascondo sotto le coperte dalla vergogna. Quando ho scoperto che si poteva scrivere meglio ho studiato tutto quello che ho potuto e, per fortuna, non si può che migliorare.
Invece ricordo ancora in modo vivido il giorno in cui ho scoperto Minuti Contati. Avevo ricevuto un commento sotto un racconto in un qualche sito e avevo notato che la persona che me lo aveva lasciato partecipava a questa strana cosa, così sono andato a sbirciare il forum e… quella sera c’era la convocazione per l’edizione del mese! E così mi sono iscritto e ho partecipato subito.
Aspettavo le 21:00 passeggiando su e giù per la stanza con una tazzona di caffé. Un’esperienza straordinaria che poi è proseguita dandomi tantissimo, sia in termini umani che di scrittura.
 
La tua edizione inaugura un breve ciclo dedicato ai formatori, figure mitologiche che da un po’ di tempo si aggirano anche alle nostre latitudini nel sottobosco dell’editoria e della scrittura. Ecco, ci sono paesi in cui pare assodato che per eccellere nell’ambito della scrittura (come in ogni altro) sia necessario formarsi nelle maniere opportune, mentre mi pare che questo concetto dalle nostre parti incontri ancora resistenze. C’è chi sostiene che la scrittura si fondi esclusivamente sull’ispirazione e sul talento e che i corsi siano sostanzialmente inutili o addirittura delle truffe. Da cosa dipende, secondo te, questa diffidenza, e come si può affrontarla?
 
LUCA NESLER: Che sia necessario formarsi lo testimonia il fatto che formandosi si migliora, e mi fermo qui senza tirare fuori altri discorsi, che altrimenti straborderei.
Da cosa dipende la diffidenza? Da tre aspetti principali, secondo me: il primo è che in Italia la narrazione del talento artistico che “o ce l’hai o lascia perdere”, è un luogo comune ripetuto con rabbia da romantici Dunning-Kruger che sperano di essere gli artisti eletti, senza faticare. Spesso anche perché non vedono un’alternativa.
Il secondo è che, altrettanti Dunning-Kruger si sono cimentati nell’insegnamento proponendo la propria esperienza come universale ed esaustiva e facendo pensare a molti che, in fondo, ci sia poco da insegnare. Vedo ancora corsi fatti da scuole di scrittura che nel loro programma hanno solo la differenza tra fabula e intreccio e tra narratore onnisciente e prima persona, come se il discorso sulla realizzazione di una buona storia scritta si esaurisse così. Ma è naturale che chi non abbia imparato granché, abbia anche poco da insegnare.
Infine il terzo: alcuni insegnanti (pochi, ma più esposti degli altri), spinti da spirito imprenditoriale, hanno fatto propria la comunicazione tipica dei venditori di marketing aggressivo da cui hanno imparato le tecniche di vendita. Quando senti le persone parlare nello stesso modo immagini vengano dallo stesso luogo, così l’accostamento FUFFA-GURU, FUFFA-FORMATURU viene spontaneo (giustificato o meno).
 
Parliamo di stile. Ci sono formatori e corsi di scrittura che sono noti per proporsi di insegnare uno stile ben preciso ai propri studenti. Alcuni, di questa questione hanno fatto un vero e proprio marchio di fabbrica immediatamente riconoscibile. Che ne pensi a riguardo e come ti poni in quanto formatore? Ritieni che esistano indicazioni valide per ogni tipo di storia?
 
LUCA NESLER: Penso che in parte sia una questione di posizionamento: ci si vende meglio se ci si distingue. Oltre a questo personalmente penso che ci siano indicazioni tecniche più spesso buone e anche indicazioni ottime, ma che tutto vada ben contestualizzato. Io consiglio sempre di ragionare per obiettivi: non c’è una tecnica migliore delle altre, ma una tecnica più adatta a ottenere quello che desideri sì. Tutto dipende dalla meta. Inoltre ripeto anche (mi ripeto tantissimo) che le regole sono fatte per motivi di efficacia, ma, per lo stesso motivo, quando qualcuno ha una valida ragione per violare una regola, dovrebbe farlo.
 
Nei tuoi corsi poni un’attenzione particolare alla struttura e alla pianificazione nella realizzazione di una storia, in particolare per la stesura di un romanzo. Sono consigli validi anche nella scrittura di un racconto? E se dovessi adattarli a un format come MC, che conosci molto bene, con limiti di tempo e di caratteri stringenti, quanto ritieni che sia importante una buona pianificazione?
 
LUCA NESLER: Ho adottato spesso la costruzione suggerita dai modelli narrativi più raffinati anche nei racconti di MC. Devo dire che col formato 3k si sta strettini e non è qualcosa di così esplosivo, ma ritengo importante seguire una struttura anche nella realizzazione di un racconto. Ci sono diverse impalcature adatte al formato breve, che è molto più libero nei suoi propositi rispetto a un’opera narrativa di più ampio respiro. A volte mi concentro sull’invertire il valore iniziale, su un colpo di scena divertente o qualche ribaltamento di prospettiva. Però anche queste cose beneficiano di una progettazione e quindi di una struttura alla base. Tra l’altro è una cosa che ti fa risparmiare un sacco di tempo e caratteri, alla fine.
 
Adesso passiamo al Nesler scrittore. È da poco uscito il tuo ultimo romanzo, Catene d’argento. Cosa vuoi dirci a riguardo? Di cosa parla, per quanto tempo ci hai lavorato, come sta andando questa esperienza?
 
LUCA NESLER: Sta andando bene nel senso che chi lo legge se ne appassiona genuinamente e questo è per me motivo di grande soddisfazione, naturalmente. Si tratta di un romanzo molto tecnico dove ho cercato di rendere tutti i personaggi protagonisti, ma raggiunti i dieci punti di vista mi sono fermato per pietà dei lettori. Si tratta di un thriller storico ambientato nelle miniere di Monteneve, dalle mie parti, all’inizio del sedicesimo secolo, che intreccia tematicamente lavoro, libertà e famiglia.
Ci ho lavorato circa un anno, anche se devo dire che la stesura mi ha impegnato sì e no tre settimane (ma avevo già tutto pronto).
Ti rivelo che lo sto usando per fare degli esperimenti di vendita di romanzi, per ora lo lascio andare in modo “organico”, senza spinte. Poi proverò ad adottare qualche strategia per fare dei confronti.
 
Tornando al paragone iniziale, se MC fosse una serie, potremmo immaginarci il podcast Penne Arruffate come un suo spin off. Infatti, oltre che scrittore, formatore e temibile Inquisitore sei anche una delle anime di un podcast satirico e irriverente dedicato proprio alla scrittura. Come si è sviluppato questo progetto e come si intreccia con le altre mille cose che porti avanti?
 
LUCA NESLER: Penne Arruffate è nato proprio in seno a MC quattro anni fa, quando Davide (DiTullio allora impegnato nell’arena) ha proposto di far diventare le nostre facezie quotidiane a suon di lunghissimi audio-messaggi, un podcast. Da allora ci siamo evoluti parecchio, (anche se nessuno se ne accorge) e abbiamo intrecciato conoscenze e punti di forza. La verità comunque è che andiamo avanti perché ci diverte tantissimo.
Quanto a intrecciarsi al resto delle mie attività io dico sempre che sarà la mia rovina perché abbatte in un istante tutta la mia credibilità, ma non riesco a dire di no a Eugene e Davide…
 
Ci avviamo a concludere questa chiacchierata con la consueta domanda. Fra qualche giorno un branco di scrittori e scrittrici si troverà a fissare lo schermo, con sguardo incredulo, leggendo il tema che hai scelto per loro, mentre il cronometro scorre inesorabile. Che consigli ti senti di dargli per affrontare al meglio quella serata di lettura e cosa puoi dirci sul tema che hai scelto senza svelare troppo?
 
LUCA NESLER: Sul tema dico che la mia intenzione è quella di dare un’indicazione più tecnica che creativa, qualcosa che mi ha sempre aiutato nei miei racconti (quando decidevo di farli come si deve…).
Poi suggerisco di pensare bene all’idea: scartare la prima e dare una struttura alla seconda che ci viene in mente. Dedicarsi a caratterizzare in modo coinvolgente i personaggi e il resto viene da sé. Vediamo che ne uscirà.
 

E visto che ho un rapporto speciale con MC ho deciso di mettere in palio qualcosa per il podio: ai primi tre della classifica finale offrirò un buono virtuale convertibile in un’ora di consulenza con me o in un editing approfondito del racconto con lo scopo di individuare eventuali punti di miglioramento e evoluzione autoriale.

 
La ricompensa per i nostri eroi si fa più succulenta, un motivo in più per mettere mano alla tastiera e affrontare questa sfida! A questo punto non ci resta che ringraziarti per la tua disponibilità e invitare tutti e tutte alla Luca Nesler Edition!
 
(Intervista a opera di Giuliano Cannoletta)

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