Vai all’Inferno! (Antologia Digitale)

NB: nell’approcciarvi alla lettura di questi racconti tenete bene a mente che gli stessi sono stati scritti dai loro autori in un tempo molto limitato e con un limite di caratteri fissato a un massimo di quattromila. In seguito, gli autori non hanno potuto, da regolamento, operare correzioni. Perdonerete quindi eventuali refusi mentre potrete apprezzare la straordinaria capacità di creare queste storie dal nulla e in condizioni molto variabili che possono andare dai genitori che scrivono mentre cantano le ninne nanne ai loro bambini ai pendolari che digitano dagli smartphone rientrando, la sera tardi, dal lavoro. Pura potenza, insomma.

 
Alla sue seconda esperienza come guest star assoluta di Minuti Contati, Livio Gambarini ha chiesto agli autori di confrontarsi sul tema VAI ALL’INFERNO! e la risposta è stata variegata con una prima fase di qualificazione ricca di racconti dalla quale sono usciti ben quindici finalisti, qui tutti riportati.
 
Uno degli aspetti più interessanti dell’analisi dei finalisti delle edizioni di Minuti Contati è proprio quello di osservare quali tematiche gli autori hanno deciso di affrontare partendo da uno stesso punto di partenza. Andiamo a scoprirli insieme procedendo per posizioni di qualificazione: cinque i gruppi in cui erano divisi i racconti partecipanti con i primi tre per gruppo che hanno conquistato la qualificazione per la finale.
 
Cominciamo dai qualificati con il terzo posto ed ecco Eleonora Rossetti che nel suo Il suggerimento affronta il mondo del lavoro e le sue dinamiche tra colleghi mentre in Vai all’Inferno di Riccardo Rossi la questione si sposta nello studio di uno psicoterapeuta e del suo “strano” paziente. E se Matteo Mantoani immagina una vendetta decisamente sui generis nel suo Inferno Edition, Dario Cinti ci porta fino al Vaticano con una inquitante Voragine apertasi proprio di fronte a San Pietro. Ma non possono certo mancare testi sulla brutalità di certi rapporti famigliari ed ecco che Emiliano Maramonte li affronta nel suo Le fiamme dell’inferno.
 
Apre la lista dei secondi classificati Wladimiro Borchi con un Inferno a prima vista ripugnante, ma poi non così tanto lontano dalla nostra realtà nel suo Associazione Donatori di Eiaculato mentre Maurizio Ferrero affronta una classica vendita d’anima al Diavolo nel suo Red Carpet. E in mezzo a tanti Inferni e Diavoli ecco che Andrea Lauro ci riporta negli ambienti lavorativi in L’affare Pirelli mentre Filippo Santaniello ci ricorda che, a volte, le anime possono non venire reclamate dal Diavolo e neppure da Dio nel suo L’ultima corsa. Senza dimenticare che l’Inferno può anche essere un qualcosa che ti viene lanciato contro da strane cartomanti a cui si manca di rispetto come ne Le carte non mentono di Edoardo Foresti.
 
Passiamo dunque ai primi classificati per le cinque visioni che, almeno nella fase di qualificazione, hanno prevalso sulle altre e partiamo con la rappresentazione di una vera e propria pena come in Disco Inferno di Luca Fagiolo mentre ne Al Drago D’oro c’è un cinese che… di Luca Nesler a finire all’Inferno non è colei che voleva andarci e la sua ricerca viene affidata a uno strano santone cinese. Ma se un trend può essere osservato da questa analisi, allora non possiamo esimerci dal sottolineare come ben tre dei cinque racconti che hanno vinto i propri gruppi si basano sulla realtà con Mario Pacchiarotti che ci mostra come l’Inferno possa essere semplicemente il perderci nel suo Felice, con Davide Di Tullio che ci riporta nel mondo del lavoro e del difficile rapporto tra sottoposti e capi in Distrazioni e, infine, con Gabriele Dolzadelli che in Abitudini mette in chiaro che, alla fine, l’Inferno, quello vero, non è altro che quello che ognuno di noi crea per se stesso.
 
Maurizio Bertino

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