Scivolo!

Il breve respiro di un momento, un bivio da cui non si torna indietro. E così ogni volta, ogni istante, ogni microdecisione. Semifinalista nella Centesima Edizione di Minuti Contati, un racconto di Mario Pacchiarotti.

 
Eccolo che arriva, lo sento, me ne accorgo dal tempo che cambia.
Non è che rallenti, però mentre le cose accadono posso pensare, pensare, pensare… quanto voglio.

 
E lo sento, ora arriva.
 
Ogni volta mi chiedo: perché io? Come funziona? A quale scopo?
C’è una domanda che evito, ma sta lì, si burla di me: sarò mica impazzito?
E intanto che penso, la vita continua.

 
«Mario, vai tu a prendere un po’ di pizza e la mangiamo a casa o vuoi che andiamo dal cinese?»
 
C’è una cosa che amo di questi momenti: riesco a godermi ogni particolare.
Guardo Lory. Le gote formano un ricciolo: ha l’aria così intrigante che avrei voglia di agire d’istinto, baciarla e fare l’amore.

 
Forse pensare tanto è inutile. Non vedo niente oltre il bivio, non c’è un cartello indicatore che dica cosa mi aspetta dopo. Sento solo la sua presenza, il momento di svolta, lo sento arrivare.
 
E il bivio è lì, lo so: è la scelta che farò nel rispondere a quella domanda, nelle azioni che deciderò di intraprendere, o in quelle che ometterò di fare. Scelte. E poi lo scivolo.
 
All’inizio pensavo che ci fossero infinite possibilità. Poi ho imparato a ragionare per classi. Posso uscire da solo, scegliere di andare in una pizzeria piuttosto che un’altra. Uscire insieme e andare dal cinese o magari altrove. Con il tempo la mente ha cominciato a lavorare meglio, ora so che posso anche uscire dallo schema. Potrei ordinare la pizza al telefono. Potrei cucinare.
 
Potrei baciarla e fare l’amore.
 
Lo scivolo si avvicina, è quasi ora. So che è un punto nodale. Dicono che ogni scelta di ogni secondo della nostra vita è importante e determini il dipanarsi del nostro futuro. Ma non è vero, io lo so, lo so bene ormai, l’ho vissuto sulla mia pelle.
Ci sono tanti attimi, piccole crepe, insignificanti, senza importanza. E poi ci sono questi momenti. Unici.

 
La cosa più brutta è il dopo, una volta fatta la scelta. Una volta avvenuto lo scivolo. Ma il presente è uno solo e non mi è dato di sapere quale sarebbe stato l’altro, cosa sarebbe accaduto se avessi fatto una scelta diversa. Anche quando sembra andare tutto per il meglio, quando la mia vita ha una svolta felice, fortunata, non so mai se l’altro presente sarebbe stato davvero peggiore. Diverso, quello sì, di certo diverso. Un altro presente.
 
E così rimugino. Penso a quando è morto mio padre. Quando è accaduto mi trovavo su un dannato volo intercontinentale. Non sono riuscito nemmeno a tornare per il suo funerale. Ho sbagliato il mio bivio quella volta. Oppure no? Forse no. Come sarebbe stato l’altro presente? Non lo so.
 
Se esco da solo qualcuno mi rapina, mi ammazza, o magari ho un incidente. Ma lei si salverebbe; al contrario se accadesse qualcosa mentre andiamo insieme al ristorante… Meglio andare solo. Esco solo. E se la rapinano in casa mentre non ci sono? Scelte, scelte, e nessun indizio. Solo il bivio che arriva. E il tempo che sta per scadere. Scelte.
 
«Hai davvero tanta fame?» la prendo tra le braccia e la bacio. Ho scelto di fare l’amore.
 
Ecco, è ora. È arrivato.
 
Scivolo!