Tredici domande a: Alberto Della Rossa, Campione della Quarta Era di Minuti Contati

SPARTACO: Ciao Alberto, grazie per aver accettato di partecipare a questa intervista. È un onore poter intervistare il Campione della Quarta Era di Minuti Contati.
Cosa si prova ad essere un Campione d’Era e quando hai capito di potercela fare?

 
DELLA ROSSA: Oh beh. Sono contento, e soprattutto sono contento che sia finita. Mantenere l’impegno in maniera costante è dispendioso in termini di risorse mentali. Alcune edizioni sono stato sul punto di non partecipare, ma alla fine il nano pugile fatto di amfetamine che vive nel mio cervello si faceva sentire, ed eccomi qua. Diventare campione d’Era da un senso agli sforzi fatti, ma soprattutto è stato un bel percorso, dove ho conosciuto molte persone interessanti. Quanto al capire di potercela fare, l’epifania è giunta qualche anno fa, molto prima dell’inizio della Quarta Era quando, in una delle varie palestre online alle quali ho partecipato, ho visto dominare la classifica un personaggio che – a mio modesto parere – ha vinto per la costanza, più che per la qualità di ciò che scriveva. E allora il nano pugile ha iniziato a usare l’amigdala come sacco da boxe e a urlarmi: “Allora, merda, ti pare il caso di restare indietro?”
 
SPARTACO: Sei stato in vetta alla classifica dalla seconda all’ultima edizione e sei rimasto fuori dalle finali una sola volta. Qual è il tuo segreto?
 
DELLA ROSSA: Nessun segreto. Mi piace pensare che il mio sia un mix di attitudine, ossessione per la lettura e di malattia mentale. E poi c’è la pratica. Credo comunque che la formula sia individuale e unica per chiunque. Inoltre, parlare di segreto presuppone che io riesca a fare estri straordinari, cosa della quale non sono tanto sicuro, ahaha!
Però, un trucchetto lo uso: l’analisi. Quando leggo qualcosa, da sempre, cerco di capire cosa mi piace e cosa no. Cerco di comprendere il perché di certe scelte lessicali o stilistiche, dell’utilizzo di alcune figure retoriche rispetto ad altre. Leggo di tutto e lo faccio a fette, lo disseziono. Tengo ciò che mi piace e lo assimilo, scarto ciò che trovo banale e mi faccio ulteriori domande su ciò che non mi è piaciuto, chiedendomi perché. Ho scoperto che spesso si può imparare di più da ciò che non amiamo: costringe a uscire dalla zona di comfort.
 
SPARTACO: L’incontro con Minuti Contati si perde agli albori del contest, se non ricordo male hai esordito ai tempi di Edizioni XII. Cos’ha di tanto speciale Minuti Contati?
 
DELLA ROSSA: Le persone che ci sono dentro. Di palestre online ne ho passate parecchie, e in una decina d’anni ho incontrato la fauna più assurda. Di fondo, realtà come quelle dei forum di scrittura sono quasi esperimenti sociali: si parla di community, ma tante volte ho assistito a meccaniche da giungla. MC ha un suo equilibrio interno, partecipanti rispettosi, un libero scambio di opinioni alla base e un ottimo staff. E questa guida, da parte dei moderatori, è frutto di un’attenzione verso gli utenti che trovo davvero rara. Insomma, forse per la prima volta mi trovo davanti a una community genuina di scrittori piuttosto di uno spazio ipercompresso da ego ipertrofici.
 
SPARTACO: Oltre ad essere un ottimo scrittore (il migliore della Quarta Era), sei anche un bassista. Che legame c’è tra la letteratura e la musica?
 
DELLA ROSSA: Nel mio caso, molto poco. È un aspetto molto personale. Stephen King ascolta rock in continuazione mentre scrive. Io invece ho necessità del silenzio più assoluto, tant’è che il più delle volte vado a scrivere in biblioteca, su un quaderno e con una penna stilografica. Gli unici rumori ammessi, quando scrivo a casa, sono il miagolio dei miei gatti e il rumore del pennino sulla carta.
 
SPARTACO: Sei meglio come scrittore o come bassista?
 
DELLA ROSSA: Per carità, come scrittore. Amo suonare e cerco di farlo bene, ma non sono nessuno, musicalmente parlando. Non che sia qualcuno in ambito letterario, ma se non altro ho una tecnica decisamente migliore.
 
SPARTACO: Sentiremo parlare dell’Alberto musicista o dell’Alberto scrittore?
 
DELLA ROSSA: Spero come scrittore, come musicista lo escludo. Inoltre c’è una grossa differenza nell’approccio. Io scrivo per due motivi: creare storie e pulirmi l’anima, mentre suono per divertirmi e riprodurre ciò che altri hanno già creato. C’è, nella scrittura, una pulsione demiurgica, una tensione alla creazione, che nella musica non trovo – vuoi per incompetenza, vuoi per indole.
 
SPARTACO: Quest’anno hai piazzato una sola vittoria di tappa con Un’estate di borgata nella Di Giulio Edition. È questo il tuo racconto migliore di questa Era o ce n’è uno che credi non sia stato apprezzato abbastanza?
 
DELLA ROSSA: Assolutamente no. Un’estate di borgata è un lavoretto, rielaborato e condensato da un canovaccio più complesso che ho nel cassetto e che forse, un giorno, diverrà un romanzo. Il racconto migliore di quest’era, a mio avviso, è >Tabula Rasa. Quello non apprezzato, invece, è L’ultimo abbraccio. Quest’ultimo è stato letto da due editor di grosse case editrici, che hanno trovato il lavoro eccellente: di contro, hanno giustamente rilevato il medesimo problema. Lo stile utilizzato è talmente influenzato da alcuni mostri sacri (London su tutti – uno dei miei scrittori preferiti e grandissima fonte d’ispirazione) che la mia voce sparisce.
 
SPARTACO: Lo Smilodonte è stato per anni il tuo alter ego virtuale ed è anche il nome del tuo blog. Perché la scelta di un animale estinto da milioni di anni?
 
DELLA ROSSA: Milioni no, dai. Lo Smilodonte si è estinto solo 10.000 anni fa. I motivi sono molteplici: innanzi tutto ho studiato come archeologo preistorico, quindi conosco piuttosto bene la bestia. Lo smilodonte era un predatore specializzato, all’apice della catena. Un felino tozzo, dalle spalle larghe e dal carattere difficile. Nonostante tutto aveva delle debolezze: le zanne erano piuttosto fragili e non ha saputo adattarsi agli sconvolgimenti olocenici. Insomma, ha pagato per la sua identità scomoda. E io, che sono un gattaro dal pessimo carattere, con evidenti difficoltà a stare al mondo, non posso che correlarmi al nostro gattone zannuto.
 
SPARTACO: Oltre a essere un veterano di Minuti Contati ti si può definire uno dei maggiori esperti di contest on-line a cui partecipi da anni, e in cui ti sei fatto le ossa. Qual è stato l’autore che ti ha insegnato di più, quale quello che hai stimato e invece c’è qualcuno che non sei mai riuscito a digerire?
 
DELLA ROSSA: Domanda vigliacca, alla quale cercherò di rispondere in maniera diplomatica senza generare una writer’s war. Innanzitutto c’è una precisazione da fare: le idiosincrasie personali sono quasi sempre frutto di scontri di personalità. Ciò vuol dire che alcuni dei personaggi che mi hanno causato i peggiori mal di pancia sono anche elementi che mi hanno insegnato qualcosa. È di solito un problema di ego ipertrofici che collidono come placche continentali. C’è poi un elemento di autoanalisi: se qualcuno riesce a ferirmi in qualche modo, vuol dire che ha toccato un nervo scoperto, e se il mio intento è quello di migliorare devo spogliare la critica ricevuta da tutti i fattori umani ed esaminarla nella sua essenza, chiedendomi se non ci sia della verità e come fare per ovviare il problema. Faccio un esempio con un vecchio avversario e compare letterario: Gambarini. Durante l’edizione nella quale era la guest, ha letteralmente fatto a pezzi il mio racconto. Io sono andato in bestia, sulle prime. Poi ho iniziato a farmi delle domande e lui mi ha contattato su FB, per chiedermi come mai avessi commesso alcuni errori dozzinali. Alcuni punti da lui sollevati erano più che pertinenti, altri, a parer mio, meno. Ho preso ciò che di utile trovavo nella critica, perché quasi sempre c’è qualcosa da salvare. Ho sempre provato dei mix molto intensi di emozioni e molti personaggi incontrati sono stati in grado di generare stima, giramento di coglioni e di insegnarmi qualcosa allo stesso tempo. Il concetto di base è questo: chi non ha armi, chi non colpisce, non può ferire.
 
SPARTACO: Da partecipante a moderatore. Da qualche mese è iniziata l’esperienza con il Camaleonte, secondo contest ufficiale proposto da Minuti Contati. Da dov’è nata l’idea?
 
DELLA ROSSA: Da una telefonata di Maurizio. Era a conoscenza dell’esercizio che pratico spesso (che non è l’onanismo, contrariamente a quanto le malelingue potrebbero insinuare), ovvero imitare uno stile o un autore per apprenderne le tecniche e aggiungerle al mio vocabolario stilistico. È un giochetto che ho appreso da mia madre, pittrice e illustratrice. Da bambino mi diceva: “se vuoi imparare a disegnare, copia tutti i giorni”. Insomma, Maurizio mi chiama per le solite chiacchiere da quartiere napoletano e poi se ne esce con sta cosa del Camaleonte, dicendomi che secondo lui ero l’unico in grado di gestirlo. Non sono ancora convinto di questa affermazione, ma cerco di fare del mio meglio.

SPARTACO: Come funziona, perché dovremmo partecipare?

 
DELLA ROSSA: Io e Max scegliamo un autore e un testo di riferimento. I partecipanti hanno quindi 20 giorni di tempo per produrre un racconto che imiti la voce e lo stile di quella determinata opera e autore. Perché partecipare? In fondo il Camaleonte è la versione 2.0 dell’esercizio cardine di ogni aspirante scrittore: leggere. Qua viene richiesto uno sforzo aggiuntivo: assimilare, zittire la propria voce e mettersi nella penna di qualcun altro. Il gioco diventa parecchio interessante quando si cerca di imitare qualcuno di molto lontano dalle proprie corde: uscire dalla zona di comfort può accendere scintille sconosciute.
 
SPARTACO: Da campione di Minuti Contati quale sei, dai un consiglio ai nostri scrittori. Qual è la caratteristica principale che deve avere un racconto breve?
 
DELLA ROSSA: Il racconto breve è un’arte. Un lavoro di cesello nel quale la capacità di sintesi e di evocazione sono fondamentali. Attenzione però a interpretare correttamente il concetto di sintesi: non brevità, ma essenza. Usate la psicologia, i noumeni, i grandi temi, il vocabolario retorico: tutti strumenti in grado di esprimere concetti immensi in poche parole. Le parole di un racconto sono semplici tasti che devono aprire cassetti nel lettore. C’è ancora chi mi maledice per un mio racconto, Lampreda, in grado di generargli ansia al solo pensiero.
 
SPARTACO: Quali sono i prossimi progetti dello Smilodonte? Avremo l’onore di leggere un suo libro prima o poi?
 
DELLA ROSSA: Tasto dolente. Lo spero, davvero tanto. La genesi del romanzo è difficoltosa, come sosteneva Stevenson in un suo commento a “L’isola del tesoro” (l’edizione è quella della Feltrinelli, se non sbaglio). Sto scrivendo un romanzo che mi tormenta da ormai un anno, nel quale un medico della Belle Epoque fa un patto con la Morte. E poi ci sono altri progetti, alcuni racconti lunghi ai quali sto lavorando. Il materiale c’è, le idee pure. La tecnica, faticosamente affinata negli anni, spero pure. Devo solo sconfiggere il grande drago, sulle cui scaglie c’è scritto: “TU DEVI”.
 
SPARTACO: Eccoci alla fine dell’intervista. Quest’anno è stato un piacere leggere i tuoi racconti su Minuti Contati e lo è stato ancora di più vederti trionfare. Ora non mi resta che augurarti un sentito in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri, nella speranza che tra essi ci sia la partecipazione alla Quinta Era.