Ame

I membri del corteo si inginocchiarono nel fango.
La pioggia ticchettava senza sosta sui capelli di Hanako. L’ame-onna era proprio davanti a lei, eppure non aveva avuto il coraggio di alzare lo sguardo oltre i suoi piedi scalzi, dalla carne livida. Li vide scivolare sul terreno fangoso senza affondare di un solo millimetro.
«Potente spirito » sussurrò Isamu, il sacerdote. «I nostri campi sono sazi. Placa la tua rabbia.»
«La mia rabbia?» rise la yokai. «Siete stati voi a venire da me supplicando l’arrivo della pioggia. Mi avete offerto gioielli e capre pur di salvare il villaggio dalla carestia. Ho accettato il vostro dono, e ora tornate qui dicendo di non aver gradito ciò che ho fatto per voi?»
«No, supremo spirito! Ti ringraziamo, era ciò che volevamo! Ora però ti chiediamo di smetterla, oppure moriremo!»
«Non è così semplice… Quelle che cadono dal cielo sono le mie lacrime. Per fare ciò che avete chiesto ho dovuto rievocare ricordi spiacevoli, che ancora permangono nella mia mente. Rallegratemi, dunque. Datemi un po’ della gioia di vivere di voi umani, e le mie sofferenze si placheranno.»
«Non capisco come…» disse Isamu. Hanako lo conosceva bene. Il vecchio aveva trascorso la vita a dedicarsi a dottrina e rituali, senza dare spazio al sorriso. Lui non avrebbe potuto capire.
«So come farvi felice» esclamò d’improvviso la donna. «Scendete al villaggio questa sera.»
Vide i piedi della yokai fermarsi proprio davanti al suo volto. Una fredda brezza proveniente dal terreno la costrinse a sollevare il capo.
Una tale maschera di tragedia non l’avrebbe mai più dimenticata.
 
Nonostante la pioggia, tutti si diedero da fare per appendere festoni di carta sui ciliegi che circondavano la piazza centrale. Gli uomini recuperarono alcuni fuochi d’artificio avanzati dall’ultima festa, le donne cucinarono sui pochi focolari asciutti.
Hanako si offrì volontaria per accogliere l’ame-onna alle porte del villaggio. Si presentò sul posto al tramonto, accompagnata dal marito Jirou e dalle figlie di due e quattro anni. Attesero molto tempo in ginocchio nella mota prima che la yokai si presentasse. Hanako capì che era arrivata perché l’intensità della pioggia era aumentata.
«Eccomi. Siete pronti a rallegrarmi?»
«Si terrà una grande festa… per voi, con balli e fuochi…» Hanako si interruppe. Ricordando il volto dello spirito, la sua voce aveva tremato.
«Non percepisco alcuna gioia in voi. Perché avete tanta paura di me?»
Hanako non trovò alcuna parola per rispondere. La sua idea si era rivelata un fiasco in partenza. Attese con rispetto che lo spirito desse la sua sentenza.
Poi, sentì la pioggia scemare fino a scomparire.
Ci mise molto per trovare il coraggio di guardare la ame-onna. La donna, perché ora non sembrava altro che una bella ragazza, aveva un sorriso delicato. Stava guardando al fianco di Hanako. Solo in quel momento, con le gocce ormai silenziose, la donna sentì uno sciacquio.
Voltò lo sguardo verso le figlie, e vide che si stavano spruzzando d’acqua a vicenda con veloci colpi di mano. Quando si sentirono osservate, tentarono goffamente di nascondere il crimine ai genitori. La yokai emise una risata argentina.
«Grazie per questo calore» sussurrò, poi sparì come pioggia al sole.
Hanako prese la mano del marito e la strinse.
Dopo tutto quel freddo, un piccolo fuoco si accese nel suo cuore.