Ancora qui?

Vattene, non c’è niente per te, qui. Ok, dai, qualcosa da mangiare non si nega neanche a un cane, ma non aspettarti altro. Mi vedi come sono ridotto? Questo ammasso di cartone è la mia casa, il marciapiede il mio condominio.
Ma ho anche una villetta per le vacanze estive, sai? È ai giardini, sotto le querce. È scolorita, e dei ragazzini ci hanno scritto di tutto sopra. Ci hanno anche disegnato dei cazzi. Perché i ragazzini disegnano cazzi in giro, non l’ho mai capito. Forse li fa sentire trasgressivi, fuori dagli schemi. Che vengano a fare la mia vita una settimana, poi vediamo se hanno ancora voglia di uscire dagli schemi.
Dai, finisci di mangiare e vai via. Non ho niente da darti.
 
Ancora qui, sei? Ma non lo sai che ci sono posti dove puoi andare a dormire tranquillo, e mangiare qualcosa? Dopo ti ci accompagno.
No, a me non mi vogliono. Guardami, sono un fagotto di barba, stracci e pidocchi. Oddio, non è che te sei messo molto meglio. Comunque no, preferisco stare da solo. Sì, ci sono posti dove potrei andare, ma mi sembrano centri di raccolta dell’immondizia sociale. C’è gente che fruga nei cassonetti per cercare bombolette e spararsi nel naso l’ultimo goccio di propano. Ne ho visti un paio dormire con uno straccio sporco di olio motore sulla faccia. No, non fa per me.
Però non puoi stare qui.
 
Come devo dirtelo? Non ho niente per te. Niente di niente. Stai diventando pesante, sai? Ti ho portato al tuo posta l’altra sera, ma sei corso via subito.
Cos’hai, brutti ricordi? Anch’io ho posti che evito. Io non sono di questa città. Non tornerei mai dove sono nato, anzi mi ammazzo, davvero. Forse per te è la stessa cosa, non posso criticarti. Però possibile che non trovi un altro posto? Dai, lasciami stare, davvero. Non saprei proprio cosa fare, con te.
 
Non molli, eh? Io non ci credo che vuoi stare qui. Per cosa, per quale maledetto motivo ti ostini a sederti ogni giorno su questo cazzo di gradino? C’ero prima di te, è casa mia. Sei ospite, ricordalo, e l’ospite dopo un po’, rompe i coglioni.
A proposito, oggi un ragazzetto gentile mi ha portato un panino. Te ne ho lasciato un pezzo, tieni.
Il braccio? No, niente di grave. Sono passati quei balordi che ti dicevo, quelli della colla nel naso. Abbiamo avuto un piccolo diverbio, sai… io sto più dalla parte di Schopenhauer, mentre loro fanno il tifo per Nietzsche. Non hai capito? No, nemmeno io. È una frase che ho letto in un vecchio racconto su dei gangster che parlavano di filosofia. Mi piace leggere, sai? L’ho scritto anche sul mio cartello, ogni tanto qualcuno mi porta un libro o dei fumetti. Dai, ora vattene. Sono stanco, e voglio dormire.
 
Incredibile. Credevo di essermi liberato di te. Dove sei stato, questi giorni? Non mi avrai mica fregato la villetta? Guarda che mi incazzo. È proprietà privata, non sai quante tasse ci pago, più la manutenzione e tutto il resto. Ascolta, se mi prometti che mi lasci stare, te la regalo. Promesso, tutta tua. Ci cancello pure le bestemmie scritte sopra. Cosa? Quella più classica per te suona come un complimento? Ah, ok, allora quella la lascio.
Ho rimediato qualche spicciolo oggi, vediamo se i ragazzi del forno ci allungano qualcosa. Avanti, fai il muso triste? Bravissimo.
Poi però te ne vai.
 
Non dovevi stare con me! Non dovevi! Te l’avevo detto mille volte, perché sei così testardo? Nessuno deve starmi vicino!
Cazzo quanto sanguini. E quanto pesi. No, no, buono, non scalciare. Fa male, lo so, anch’io ho preso una coltellata una volta. Ma perché ti sei buttato in mezzo? Non potevi farti i cazzi tuoi, come fanno tutti in certe situazioni? Era per me, quella lamata, non per te. Li so gestire quei balordi, ci faccio a botte ogni settimana.
Dai, siamo arrivati. Li vedi quei neon blu? È il pronto soccorso per gli animali. Ora ti rimettono a posto.
Ecco hanno aperto. Dicono che non è gravissima, ma devono operarti subito. Dai, bello, tieni duro. Puoi restare quanto vuoi sul mio scalino.
Non lasciarmi.
Ti prego.
Non lasciarmi…