Cavalieri inesistenti

Quarto classificato nella 149° Edizione di Minuti Contati con il Team di Specularia come guest stars, un racconto di Francesco Battaglia.

 
«Difenditi, fellone!», minaccia il Cavaliere Bianco. Serra la presa sull’elsa ingemmata, la cala con forza sull’usbergo nemico.
Il Cavaliere Nero blocca il fendente con uno scudo enorme, senza blasone. Sembra uno specchio, il Cavaliere Bianco può vedersi riflesso.
Non che cambi molto, da quando è entrato in quel castello vede specchi un po’ dovunque.
Perfino la sua lorica gli sembra più lucida, più riflettente del solito.
Il Cavaliere Nero è immobile davanti a lui, zitto.
Il Cavaliere Bianco non può sopportarlo. Digrigna i denti sotto l’elmo crestato, colpisce ancora. Niente da fare, l’ennesimo fendente è respinto dallo scudo.
Non se l’era immaginato così, quello scontro.
Un duello glorioso, gli aveva promesso il Re.
Più giusto di una Crociata, gli aveva assicurato il Santo.
Più trionfale di una giostra, aveva sospirato la Principessa.
Una noia infinita, realizza infine il Cavaliere Bianco, mentre affonda la lama per la centesima volta. Taglia l’aria, ma non infrange lo specchio.
Gli viene da piangere, si trattiene. Non sarebbe da lui. Eppure, anche se si vergogna ad ammetterlo, inizia a dubitare.
Non di sé, ha sempre saputo di esistere.
Si è visto riflesso troppe volte, da troppe angolazioni diverse.
Sposta il peso su una gamba, fa una finta.
Il Cavaliere Nero lo imita.
Un po’ gli assomiglia, è troppo scaltro per lasciarsi sorprendere. Neanche di lui può dubitare: esiste per confermargli che esiste.
Dall’altra parte dello specchio, anche il Cavaliere Nero ha ricevuto l’ordine di cercarlo, di ucciderlo.
Un altro Re, un altro Santo e un’altra Principessa hanno creduto in lui. Perfino il Cavaliere Bianco gli crede, credendosi.
«Difenditi, ribaldo!», squilla affettuoso. La sua spada urta contro lo scudo dell’altro. Clangore. Uno strano riflesso grigio. La consistenza dell’acciaio è densa, sicura.
Il Cavaliere Bianco sorride sotto l’elmo crestato.
Forse anche il Cavaliere Nero sta sorridendo.
Sono vicini, si immagina, anche se sembrano lontani.
Chissà quanto ha faticato, per arrivare fin lì.
Chissà che pena, si dice, ogni volta che lo costringe in parata.
Il Re, il Santo e la Principessa gli hanno detto che lui e il Cavaliere Nero devono uccidersi, eppure…
«Difenditi, gaglioffo!», lo esorta, lo prega. Un’altra serie di affondi, uno più letale dell’altro. Il Cavaliere Nero resiste ancora, lo scudo alto. Il Cavaliere Bianco esulta, dentro di sé.
Lui e il Cavaliere Nero devono uccidersi, è vero, ma non sono loro a volerlo.
Sono altri ad averglielo imposto. Una missione indubitabile, dal loro punto di vista. Ma dal suo…
Eccolo, il dubbio.
Con uno scatto inaspettato, il Cavaliere Bianco balza all’indietro.
Il Cavaliere Nero lo imita.
Indietreggia piano senza dare le spalle.
Appena è abbastanza lontano, si gira e comincia a correre.
Riattraversa il palazzo all’indietro.
Saloni, camere, scalinate.
Ritrova gli specchi, tutti quanti.
Ognuno di essi lo fissa e deforma, aspettandosi qualcosa da lui.
Solleva la spada, non ne risparmierà neanche uno.
 
***
 
Fuori dal castello, l’aria non è mai stata tanto leggera.
Il Cavaliere Bianco la respira a pieni polmoni. Ha gettato la spada, si è sfilato elmo e armatura. Cammina tra i prati a torso nudo.
Vede la figura che avanza verso di lui, dalla direzione opposta, lasciandosi alle spalle un usbergo nero. Uno scudo senza stemma, frantumato chissà come.
I due Cavalieri si ritrovano a metà strada.
Faccia a faccia, capiscono di non assomigliarsi.
Il loro sorriso, però, è lo stesso.
Il loro pianto è lo stesso.
Si abbracciano come fratelli.