Consigli su come coltivare l’edera

Ferite che diventano persone. Finalista nella 117° Edizione di Minuti Contati con il collettivo VALERY ESPERIAN come guest star, un racconto di Dand Elion.

 
16.07.2018. Interno. Una luce bianca corrompe i contorni del tavolo e delle sedie nella stanza. Non ci sono finestre.
 

Una sonora sbuffata a sottolineare il senso di ovvietà della cosa.

 
Il suo interlocutore la stava infastidendo, come la infastidivano gli elettrodi sulle tempie e le cinghie dietro al collo.

 
Il fatto che lui non reagisse alle sue provocazioni la eccitava e la divertiva.
Gli uomini non le erano mai interessati, nessuna sfida mentale:
 

 
16.07.2000. Interno. Una luce da abatjour illumina una piccola finestra, coperta da poca edera. Nella stanza una bambinetta di 4, forse 5 anni, non di più. Un orsacchiotto di pezza nuovo di pacca, stretto al petto e gli occhi sbarrati, come avesse visto il Diavolo in persona.
 
“Buon compleanno! Mamma e Papà”.
Le feste dei bambini sono orge di marshmallow e palloncini, Lucinda invece di quel compleanno conosce solo il sottotetto della sua stanza, le lenzuola del suo letto e il sangue. Si è ferita accidentalmente un dito con la carta affilata del regalo dei suoi genitori. Non ha pianto perché è una brava bambina. Non piange mai, nemmeno quando mamma e papà salgono a dormire con lei – in verità non dormono mai- quando salgono da lei.
E non la fanno dormire.
E lei, invece, vorrebbe dormire, così potrebbe non sapere, così potrebbe dimenticare. Allora sta zitta, finge di non esserci, si ferma nella sua testa e immagina di essere sulla porta della sua stanza, arrivare alla maniglia – che è ancora troppo in alto per lei – e scappare via, lasciando il suo corpo li, tra le braccia di mamma – che la tiene ferma – sotto il corpo di papà.
 

 
16.07.2012. Primo piano esterna, camera stretta. Una luce molto fioca illumina una piccola finestra, coperta quasi completamente dal rampicare rigoglioso di un’edera. Si vede all’interno una giovinetta, quasi una donna. In mano qualcosa di inusuale, luccica come uno specchio in un bagliore metallico.
 
“Buon compleanno! Mamma e Papà”.
Le feste degli adolescenti sono ricche di sorrisi e brividi, cotte, baci rubati e tentativi disperati di essere scelti.
Lucinda vorrebbe solo sparire ancora di più. Lucinda non ne può più. Nella destra un orsacchiotto di peluche, lurido e liso, nella sinistra il suo primo furto, un regalo per se stessa. Forse la mamma avrebbe dovuto scegliere un altro premio con i punti del supermercato, non un coltello da cucina.

 

 
17.07.2012. Mezzanotte. Esterno. Si spegne la luce della finestra, a fondersi nel buio come se l’edera avesse finito il suo lavoro. Si vede all’interno una sagoma sinuosa, una donna, forse.
 

 
21.07.2012. L’edera ha nascosto la finestra, quel sottotetto di periferia adesso sembra quasi un puntino.

 
Una lunga doccia per togliersi di dosso tutto: il sangue, la merda e il dolore.
Lucinda annaffia l’edera, 17 anni, il mondo in mano ed un coltello in tasca.