Come locuste

La creatura esplode in un lampo silenzioso.
Scomparsa dallo spazio senza disconnettersi, la sua mente fatta a brandelli insieme alle sue appendici artificiali. Forse da qualche parte un corpo si è appena accasciato, collassato senza preavviso.
 
Incontriamo quelle creature sempre più spesso. Hanno invaso il nostro universo. Era un luogo tranquillo prima che arrivassero alla spicciolata, poi sempre di più.
Hanno capito subito le leggi naturali. Dove noi abbiamo studiato per secoli, loro arrivavano, sperimentavano, schiacciavano. Senza etica e senza restrizioni.
Selvaggi. Non avevano paura di cambiare loro stessi e di godere a pieno del nostro mondo.
 
Ne abbiamo catturati molti, li abbiamo visti nella loro forma originale e in quelle mutate, ibride, meccaniche, deformi.
Sono spaventosi e senza vergogna. Al principio fuggivano, tornavano al loro universo lasciandoci con un pugno di bit e poche misure da studiare. Poi abbiamo sviluppato i Campi Zeta che li isolano e intrappolano.
Temevano di restare bloccati, ma ora abbiamo scoperto di alcuni che per restare definitivamente nel nostro universo hanno lasciato indietro i loro corpi, corpi deboli e fragili di creature cresciute in un mondo in rovina che fuggono verso una nuova frontiera. Sono diventati pericolosi, intrappolati senza una via di fuga e pronti alla lotta. Hanno creato navi, isole, colonie, lune. Ricreano quel che hanno perso e dimenticano la loro origine.
 
Ma noi siamo qui da più tempo. Abbiamo il vantaggio di conoscere le regole del gioco, di rispettarle. Abbiamo l’onore.
Vogliamo comunicare.
E ora questo. L’esplosione, il sacrificio irragionevole di una creatura difficile da capire. Non voleva farsi catturare. Che istinto meraviglioso e terrificante, quello che ha mostrato.
 
Una capsula fluttua di fronte a me, quando si dirada la luce dell’esplosione.
 
Un messaggio. Per me?
 
Ascolto.
 
***
 
Me ne vado. Me ne vado di mia volontà, alle mie condizioni.
Non so nulla di voi, non so come siate arrivati nella Rete. L’abbiamo creata noi, ma non abbiamo creato voi. Siete un’anomalia, un virus, un’aberrazione.
Lasciate che vi racconti qualcosa del mio mondo, quello reale. Qualcosa che non sapete, perché ci catturate, ci torturate, ma non fate mai le domande giuste.
Sul mio pianeta abbiamo una specie chiamata “locuste”.
Lasciate che ve ne parli.
Una locusta da sola è un animale patetico, stupido secondo qualsiasi parametro, guidato da istinti di base: mangiare, saziarsi, sopravvivere, riprodursi, deporre uova.
Una locusta sola è minuscola, la si può schiacciare senza fatica, gli arti si spezzano, gli organi si spappolano. Una locusta da sola può appena mordervi ma non è una minaccia.
Ma uno sciame di locuste? Uno sciame di locuste è affamato. Uno sciame di locuste miete e divora. Scende su campi, orti, bestiame, persone. Lascia la terra brulla e sterile dietro di sé. Esaurisce le risorse dei luoghi in cui arriva. Chi non muore durante il passaggio dello sciame rischia comunque la morte per inedia.
Le locuste sono il simbolo della distruzione o persino una punizione divina e inevitabile.
Immagino i pensieri dietro ai vostri occhi neri. Credete che la mia storia sia solo un inutile farneticare, il delirio di una creatura che sta per morire. Troppo spaventata per affrontarvi, troppo codarda per rinunciare all’avatar in cui vive.
Ma non sono codardo e me ne andrò con quello stesso onore di cui vi riempite indegnamente le bocche.
Non mi aspetto comprensione dalla vostra razza, non mi aspetto un dialogo perché siamo troppo diversi, troppo alieni. Nemici naturali.
Quando sarà il momento ricordatevi delle locuste: perché con la vostra tecnologia potete imprigionarmi, potete uccidermi, potete ridere della mia fine, schiacciare la mia esistenza precaria. Perché sono una locusta. Ma quando arriverà lo sciame tutto cambierà per voi.
Perché viviamo in un deserto e siamo in fuga.
Perché siamo miliardi.
Noi siamo le locuste.