Congiura

Nell’epoca dell’incertezza, ogni cosa può nasconderne un’altra. Direttamente dal LABORATORIO, un racconto di Francesco Cascione.

07 Aprile 1980

Carissima Céline,
quando leggerai queste righe, la mia condanna a morte sarà stata eseguita.
Sarà inevitabile e credo sia il giusto prezzo che mi toccherà pagare, o per lo meno sarà l’esatto valore che verrà dato alle mie azioni da domani in poi.
Ho sperato di riportare i miei confratelli alla ragione, ma pare abbiano scelto. E così ho scelto anch’io.
Non ti crucciare per la mia morte, è solo un passaggio al quale siamo tutti destinati, il mio percorso prevede che essa arrivi dalle persone con le quali ho condiviso molto, ma che non riesco più a comprendere. Dove io vedo vita e speranza, loro progettano morte e distruzione.

Sai, ti ho messo a dormire pochi minuti fa, sei una bambina molto sveglia per avere solo cinque anni e dentro di me prego che questo diario venga in tuo possesso tra molto tempo, questo significherebbe riuscire a realizzare molto di quanto oggi ho in mente in modo confuso.
Riuscirci potrebbe salvare il mondo intero.
Sto per raccontarti una storia, come fosse una delle favole che ti racconto tutte le sere.
Perché quel che inizio io, dovrai concluderlo tu. Diventerai una donna straordinaria, ne sono certo.

Non sarai sola. Ho ancora persone fidate che confido possano condividere il mio piano, sarà fondamentale che vi troviate ed aiutiate.
Nei prossimi anni cercherò anche qualcuno che possa assisterti, proteggerti e aiutarti. C’è il figlio di un amico, ha qualche anno più di te, ma ha facoltà d’intuito incredibili nonostante la giovane età e ha ereditato il senso di giustizia di suo padre.
Farò tutto ciò in mio potere perché possa maturare al meglio. Lo terrò d’occhio, e spero possa aiutarti. Il suo nome è…

«Emanuele Musante, è in casa?»
Quando suonano alla porta, alla fine di quella che successivamente ho compreso essere stata la mia ultima notte serena, ho ancora i sogni mezzo aperti – sogno spesso un’onda gigante che mi sommerge, pare sia un sogno ricorrente per molti, wave dreamers, li chiamano –, e la solita difficoltà a ricordare il mio stesso nome.
Grazie a Dio la voce dall’altra parte me lo ricorda.
Devo smettere di addormentarmi abbracciato ad una bottiglia di Offley Duke.
Devo farlo per il bene del mio fegato, credo, e perché i miei discendenti, se mai ne avrò, non ereditino una cantina di bottiglie vuote.
«Signor Musante, è in casa?»
Quando inizia una giornata, nessuno si aspetta sia quella che cambierà per sempre la propria vita. Come diceva quel tale in quella commedia inglese?
Nessuno si aspetta l’Inquisizione Spagnola.
Già, nessuno si aspetta che il mondo finisca, eppure…
La voce di donna che sento da dietro la porta, dirada le ultime nebbie notturne. Odio essere svegliato di colpo.
Poi apro, e vedo per la prima Céline Gustav Front, e per qualche istante, semplicemente, dimentico di respirare.
Lei non si scompone – ha poco più di vent’anni ma emana bellezza e carisma in stessa misura – ed entrata in casa mi mostra una parte dei documenti ereditati da suo padre.
Eric Gustav Front III. Finanziere. Filantropo. Massone. Morto.
Scomparso in seguito ad un incidente pochi giorni prima.
«Ucciso!» Puntualizza Céline
Inizia a raccontarmi di suo padre e mi invita a leggere un diario iniziato quasi vent’anni prima, «L’ha iniziato che ero una bambina», ed un raccoglitore che lei dice che essere solo il primo di una enorme quantità di documenti. Un dossier lungo vent’anni.

Mentre leggo le prime pagine e cerco collegamenti – anche internet mi aiuta – torno a dimenticare di respirare. Di nuovo.

«Perché io?»
«Perché mio padre ha scelto te.» La sua risposta

Sono giornalista da dieci anni; mi piace quel che faccio e lo faccio bene.
Ho una passione intima per la ricerca di rapporto tra effetti noti e cause ignote e alcune inchieste hanno avuto lo spiacevole effetto di rendermi riconoscibile, tantissimi i mitomani che intasano la mia casella di posta, ed un numero di nemici decisamente superiore.
Qualche anno fa, assieme ad un giornalista di Torino, iniziai a seguire l’odore dei soldi lasciato da un politico – editore del mio stesso giornale – all’inizio di quella che prometteva essere una folgorante carriera.
Quello che scoperchiammo fu un pozzo nero che evidenziava legami tra la Mafia ed importanti personalità, collusioni capaci di fare cadere l’allora Governo in carica e forse impedire l’insediamento di uno peggiore.
Ovviamente non lavoro più per quel giornale.
Per qualche anno mi sono sentito come quel tipo che va indietro nel tempo per uccidere Hitler, ma sono bastate due elezioni per ridimensionarmi.

Mentre sotto lo sguardo paziente di Céline accenno una lettura superficiale degli appunti di Eric, cresce l’impressione che tutto quello che di buono abbia fatto dal punto di vista professionale fino a oggi – le inchieste, le interviste – sia stata solo una partita di calcetto da dopo lavoro paragonata alla finale di Coppa dei Campioni.
Fino a quel momento avevo seguito solo alcune briciole, quelle lasciate da suo padre per testarmi.
Quel diario era la prova di quel che cercavo da una vita – il santo Graal delle congiure criminali – e lei lo sapeva.
Una verità, solo accarezzata, e per la quale avevo già rischiato la vita.
Sapeva anche questo. Naturalmente.

Lavoravo per suo padre da tanto, ma lo ignoravo.
Il mio nome appare prima sul diario di Eric Gustav Front che sulla mia patente.
Ovviamente mi sono buttato su questa storia con tutta l’anima.
Sentivo di doverlo al mio mecenate, era amico di mio padre, ma soprattutto a me stesso.
Credere in un mondo migliore ti rende disposto a rischiare qualsiasi cosa per vederlo realizzato.

I Nuovi Templari.
Il gruppo di potenti svelato da Eric porta un nome che pare essere uscito da un pessimo film con Nicholas Cage, o da un pessimo libro da spiaggia, di quelli che poi diventano un film con Nicholas Cage.

Eric era stato parte di quella congiura, più consapevole che complice, successivamente aveva iniziato ad ostacolarla in una lunga partita a scacchi, muovendo le pedine in silenzio.

Céline è la regina, io il cavallo.
Il percorso tracciato dai diari di Eric mi consente di viaggiare attraverso tutta la storia del novecento, e non solo.
Ogni guerra e ogni evento epocale, ogni carestia e ricostruzione, persino l’epidemia di Spagnola di inizio secolo, può ricondursi ai Nuovi Templari e alle loro due anime: yin e yang, da sempre in conflitto, da sempre in equilibrio.
Non impiego molto a collegare date, nomi, eventi e più lo faccio più sento sapore di ruggine in bocca. La paura non solo ha un odore, ma ha anche sapore e consistenza.
«L’omicidio di mio padre» mi racconterà Céline in uno dei tanti incontri seguiti a quel giorno «è stato il primo atto di quella che mio lui stesso chiama senza mezzi termini l’Apocalisse.»
Il piano di questo gruppo di folli non mira alla conquista – il mondo è già in mano loro – ma alla purificazione. Vogliono disinfestare la terra dall’ottanta per cento del genere umano alla rincorsa di una nuova età dell’oro.
Azzerare, selezionare il meglio e riiniziare. Lo chiamano Progetto Adamo.
Filantropi. A modo loro.

Eric aveva una visione diversa e faceva parte della fazione che mirava alla crescita del genere umano attraverso arte, politica, scienza.
Importanti vaccini – avete presente quello per la poliomielite – e la stessa conquista della Luna del 1969, la caduta del Muro di Berlino, sono stati il prodotto del loro intervento grazie a finanze illimitate e alla scelta degli uomini giusti al posto giusto.
Molte delle cose peggiori invece, dagli anni di piombo alle stragi dell’Ira passando per Settembre Nero di Monaco ’72, frutto della controparte dall’anima nera.

Per chi ha letto i classici, la visione della fazione di Eric era quella che Asimov racconta quando parla delle Due Fondazioni, quella dei suoi oppositori simile all’idea di evoluzione di Ras Al Ghul, il nemico di Batman.
La scelta di Eric ha portato a una guerra aperta tra le due fazioni; la sua esecuzione ha spostato l’ago della bilancia verso il peggio.

Céline mi racconta che qualche mese prima di morire il padre era teso più che mai. Un importante summit era l’occasione di cercare un punto di svolta.
Eric temeva che il fallimento di quel summit, il G8 di Genova, avrebbe innescato una serie di eventi senza fine.
Aveva ragione. Io lo so bene. C’ero e ancora sento addosso l’odore di sangue, fumogeni e cordite.
Eric parla di una deriva che porti a libertà venduta in cambio di apparente sicurezza, a nuove tensioni costruite, alimentate, in un crescendo di guerra senza fine.
L’obiettivo di questi Nuovi Templari è semplicemente folle.

La speranza di riuscire a concludere quel che lui ha iniziato è la sola cosa che mi mantiene lucido.
In questi ultimi mesi io e Céline – mio Dio, è straordinaria – abbiamo rinsaldato la rete di contatti messa insieme da Eric.
Ciascuno dei soggetti sulla scacchiera ha un pezzo di un mosaico che, riunito, sarà decisivo.
La nostra porzione, raccolta in questo diario elettronico è la chiave di volta, ma da sola vale quanto le farneticazioni dell’uomo col megafono nella stazione di Roma Termini.

Ogni giorno però siamo più vicini all’epilogo, e dopo mesi nei quali pareva che il Nemico fosse sempre un passo avanti a noi, per la prima volta abbiamo la sensazione di essere passati in testa.

A New York, domani, ciascuna tessera del mosaico andrà al suo posto.
Finalmente avremo i documenti da presentare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, uno dei pochi organismi rimasti immuni al potere dei Templari.
Io, Céline e altre venti persone provenienti da ogni parte del mondo metteremo assieme i nostri documenti per far coincidere date, eventi e avere finalmente la lista completa dei pazzi che puntano alla fine della Storia.

Avremo nomi e prove.

So che è probabile che lo sappiano anche loro e che provino un gesto disperato per fermarci.
Possibile sia anche io, come Eric e altri come lui, un morto che cammina.
Per questo che abbiamo scelto di vederci di giorno in un palazzo affollato.
Mio nonno diceva sempre che il miglior nascondiglio di qualcosa di importante è metterlo bene in vista. «Non nasconderti dietro un quadro, diventa il quadro». Uno dei palazzi più grandi del mondo è un quadro abbastanza grande?

Osservo Céline mentre dorme e capisco come Eric abbia riposto in lei la fiducia per un futuro migliore.
Sarà una notte lunga, come tutte quelle da quella mattina, ma è l’ultima.

Domani, al WTC, avremo abbastanza prove per porre fine a questa follia; domani sera berrò la migliore bottiglia di Porto che il mondo abbia prodotto.
Il calore di quel vino è vivo come la speranza.
Sento che domani inizierà un nuovo futuro, e che l’11 settembre 2001 verrà ricordato come l’alba di un mondo nuovo.