Contenuti extra

Quando ascoltare ti salva la vita… Quarto classificato nella 114° Edizione di Minuti Contati con Andrea Cavaletto come guest star, un racconto di Filippo Santaniello.

 
Stefano Ardini sapeva che sarebbe stato un miracolo trovare un microfonista, e ne dovette contattare mezza dozzina prima che uno gli desse piena disponibilità.
Fabio Bezzati sembrava avesse buona esperienza. Stefano gli spiegò l’incarico. Intervista all’ottuagenaria attrice Maria Rosaria Scansani che aveva debuttato al cinema con “Roma violenta” di Marino Girolami. Il materiale sarebbe finito nei contenuti extra del DVD del film di Stefano nel quale la Scansani faceva la parte di una megera filonazista.
«Facciamo in fretta» assicurò Stefano. «Per le otto stai a casa per Roma Barcellona.»
«Tranquillo» disse Fabio. «Non seguo il calcio.»
«Io sì. Passo a prenderti alle cinque.»
Ma alle cinque la Scansani rimandò l’intervista a dopo cena.
Stefano la maledisse in tutte le lingue del mondo.

 
Fabio Bezzati, con l’attrezzatura necessaria, si fece trovare a piazza Bologna. Stefano lo passò a prendere e alle 20.30 suonarono il campanello dell’appartamento di Maria Rosaria Scansani, che li accolse allegra in sedia a rotelle.
 
Con un auricolare nell’orecchio sintonizzato sulla radio dell’AS Roma, Stefano era già alla terza domanda.
«Che effetto fa vivere in una casa così grande in un quartiere misterioso come il Coppedè?»
La Scansani attaccò a rispondere con vivacità ma Stefano non sentì nulla.
Gol di Dzeko!
Il boato dei tifosi gli aveva perforato il timpano.
Si trattenne dall’urlare e condusse l’intervista con professionalità fino al rigore realizzato da De Rossi. A quel punto, con un urlo, si alzò dal divano sbattendo il ginocchio contro il tavolinetto.
Un vaso Ming prese a oscillare paurosamente.
La Scansani, nonostante l’artrosi, si protrasse cercando d’afferrare il prezioso oggetto. Non lo sfiorò nemmeno e, mentre il vaso si frantumava a terra, scivolò in avanti sbattendo la fronte contro il bordo del tavolino.
 
Si può morire così da un momento all’altro?
Stefano e Fabio osservavano il cadavere senza dire una parola.
Con la telecronaca della Roma nell’orecchio sinistro, Stefano non riusciva a muoversi.
«La storia del peruviano…» disse infine il microfonista.
«Quale storia?» smascellò Stefano.
«Le hai chiesto com’è abitare qui da sola. Ha detto che la casa le mette i brividi. Il domestico peruviano è morto nella sua stanza. Ci faceva strane cose…»
 
Stefano si muoveva come in un sogno. Le mani agivano ma non era lui a manovrarle. Faceva quello che gli indicava Fabio che aveva prestato ascolto alle parole della Scansani.
Stefano strappò la moquette nel punto indicato da Fabio. Sotto, incisa sul parquet, c’era una formula in una lingua sconosciuta.
«Che cos’è?» chiese Stefano.
«Prova a leggere» disse Fabio senza fiato.
Stefano lesse la formula. Non accadde nulla. Lesse di nuovo e…
«Che succede?» chiese intontita la Scansani sulla sedia a rotelle, gli occhi aperti. «Questa stanza deve restare chiusa. Oh! Ora ricordo» sorrise. «Vi raccontavo di Nelson. Ha lavorato qui prima che gli prendesse un infarto. Diceva di saper risvegliare i morti. La sua formula mi ha rovinato il parquet. Ma chiunque la legge, a meno che non sia un sacerdote Bokor, accoglie un demone dentro di sé.»
La Scansani guardò Stefano e Fabio. «Non l’avrete mica letta?»
 
Stefano riportò Fabio a piazza Bologna e lo vide sparire nella metropolitana quando un boato sconvolse il quartiere. Tre a zero della Roma.
Stefano non esultò. Si guardò allo specchietto. Gli occhi avevano un minaccioso riflesso violaceo.
Ingranò la prima e partì verso il centro.
La Roma era in semifinale. Ci sarebbe stato da festeggiare. E da mangiare.
 
Dal Corriere della Sera
Strage di tifosi romanisti a piazza del Popolo. Caccia all’aggressore