I sorrisi custoditi

I tesori più preziosi si nascondono in forme inimmaginabili, o quasi. Un racconto di Linda De Santi.

 
«Maledizione, non ne vuole sapere di aprirsi!» si lamentò Luca, lasciando cadere lo stetoscopio.
«Non credi sia meglio portarla da un fabbro?» chiese Sandra.
«Sì, così ci accoppa e si tiene tutto!»
Sandra sospirò. Erano due ore che lei e Luca tentavano di aprire la cassaforte di nonno Vito. Avevano provato e riprovato, ma era inutile, come scassinatori facevano pena.
Sandra iniziava quasi a pentirsi di aver mostrato a suo fratello quella scoperta: si era subito messo a parlare di vacanze alle Hawaii e auto nuove. Come se fosse stato lui a trovarla…
«Chissà perché mamma non l’ha mai aperta?» Chiese Luca, continuando a trafficare con la serratura.
«Forse non sapeva neppure di averla, era sepolta sotto gli scatoloni in garage. Oppure aveva troppa paura di portarla da un fabbro!» Ribatté lei.
«Non fare l’acida. Stiamo per fare un bel po’ di soldi con tutto l’oro che ci sarà qui dentro!»
«Pensi che ce ne sia tanto?»
«Scherzi? Ci sarà tutto quello che nonno ha regalato a nonna Tilde. Non ricordi come ci stravedeva?»
«Sì, è vero, ma…»
«Invece di ciarlare, renditi utile e portami una penna, devo segnare gli scatti!»
 
Sandra non aveva molti ricordi dei suoi nonni, ma rammentava bene il loro legame. Quand’era bambina era convinta che tutti gli adulti si amassero così e il mondo le sembrava meraviglioso.
Si abbandonò per un attimo al ricordo di sua nonna tra gli scaffali di un negozio d’antiquariato, con sulle labbra il sorriso speciale che riservava solo a suo marito. Nonno Vito lo adorava, non faceva che ripeterlo.
«Com’è bella tua nonna quando sorride!»
Amava coprirla di regali: anelli, spille, collane, che lei indossava con orgoglio.
Che duro colpo era stato, per lui, quando nonna Tilde aveva crollato la testa di colpo, una sera al ristorante, e non l’aveva più sollevata.
Quando se n’era andato anche lui, qualche anno più tardi, Sandra se li era immaginati camminare l’uno verso l’altra e appoggiare la fronte alla fronte, come facevano da vivi… eternamente innamorati, ma liberi dalle spoglie terrene.
 
«Ci siamo!» Esultò Luca.
Aveva trovato la combinazione. Sandra non ce la faceva più a aspettare, voleva vedere il tesoro di nonno Vito.
«Se ha conservato anche solo la metà di quello che ha regalato a nonna Tilde, qui dentro c’è un bel gruzzolo!»
La cassaforte scricchiolò e si aprì di colpo. Sandra e Luca furono investiti da un forte odore di chiuso.
«Ecco qua il nostro teso… ma che diavolo è questa roba?»
«Che c’è dentro? Fammi vedere!» Sandra spinse via il fratello e guardò nella cassaforte.
C’era solo un bicchiere di vetro. Sandra lo prese, ci guardò dentro e capì.
«Non è possibile! Quel vecchio rimbambito ci ha preso in giro!» Si lamentò Luca, buttando lo stetoscopio a terra.
Sandra sospirò. Luca si sbagliava, anche se di certo non era ciò che si aspettavano. In tutti quegli anni la cassaforte aveva sì custodito un tesoro, ma non erano gioielli.
Tra le pareti d’acciaio, ben protetti, c’erano i resti di una piccola dentiera.
Il sorriso di nonna Tilde.