Il metodo

Un metodo davvero infallibile, ma privo di controllo. Settimo classificato nella 122° Edizione di Minuti Contati con Stefano Paparozzi come guest star, un racconto di Marco Tamburrino.

 
«Sviluppare questo metodo mi è costato fatica e un labbro rotto, ma ogni fallimento è servito. E’ come in un videogioco: non puoi sfidare subito il drago, il tuo personaggio non avrebbe l’equipaggiamento adatto e tu il giusto controllo di tasti e joystick. Devi prima farti il livello introduttivo, battere i mostri intermedi, superare le varie schermate sempre più difficili… insomma accumulare esperienza. Poi non è comunque detto che tu riesca ad arrivare a sconfiggere il boss finale, ma nel frattempo ti sei fatto gli altri nemici e ti sei goduto ore di puro divertimento.»
Marco calibra il pathos del discorso prendendo un’ampia sorsata della sua pinta e asciugandosi il baffo di birra con il dorso della mano. «Ecco, io ho applicato questo ragionamento alle donne e alla loro conquista. E così ho sviluppato un metodo di successo quasi infallibile. Ma se tu ora mi arrivi con questa faccia è un disastro.»
 
Davanti a lui Carlo resta con lo sguardo basso, in evidente imbarazzo.
 
«Forse ti ho sovraccaricato di informazioni. Proviamo a ricominciare saltando le prime schermate e concentriamoci sul terzo livello: studiare il mondo del nostro bersaglio a cominciare dai suoi interessi. Fin qui ci sei?»
 
Carlo alza lo sguardo e annuisce.
 
«Sei riuscito a conoscere i suoi amici?» Un altro sì.
«E i genitori?» Qui lo sguardo di Carlo si riabbassa.
«Scommetto la madre. I problemi partono sempre dal rapporto con la madre.» Carlo annuisce, Marco si prende una pausa, assaporando con la birra il gusto dolce della sicumera. «Spiegami cos’è successo di preciso.»
 
Carlo alza lo sguardo, arriccia le labbra in evidente imbarazzo, e inizia: «Fino a quel momento era andato tutto bene, d’altra parte ho scoperto che avevamo così tanto in comune! La passione per la lirica, il gusto per i dolci alla frutta, l’amore per i film in bianco e nero. Pensavo fossimo fatti l’uno per l’altro e anche lei sembrava interessata, tanto che mi ha invitato a casa sua.»
 
Ora è Marco a restare in silenzio, limitandosi a incoraggiare con un gesto l’amico a continuare: «Insomma, eravamo sul divano e stavamo parlando fitti. Io stavo cercando la forza per ragionare nonostante l’esposizione a quello sguardo incredibile, avevo paura di perdere il momento giusto. Sentivo le labbra secche, morivo dalla voglia di baciarla…»
 
Marco conosce bene la situazione. Nella sua teoria quello si chiama il bacio di Schrödinger. Sorrise bonario e Carlo continua: «Proprio in quel momento è arrivata Ilenia, la madre, dicendole che aveva dimenticato la lezione di canto. Il momento era distrutto e io mi sono ritrovato ad aspettare in salone e poi in macchina con Ilenia che nel frattempo si era offerta di darmi un passaggio.»
 
Marco prese l’ultimo sorso di birra sollevato per la sorte dell’amico: «Avrai un’altra occasione, il mio metodo prevede…»
 
«Maledetto il tuo metodo!» sbotta Carlo «Per conoscere la madre ho finito per parlarci tutta la sera in macchina. E da allora non abbiamo più smesso. Bè, tranne quando facciamo altro…»