Il regalo del sole

La porta era diversa da come Sid e Revi l’avevano immaginata. Di certo più piccola e tozza, piena di bulloni lungo tutta la cornice circolare, all’apparenza non abbastanza resistente da poter reggere a una qualunque delle terribili bombe antecedenti al Grande Isolamento di cui nonno non smetteva mai di parlare. Eppure era ancora lì, in piedi.
Revi nascose la bocca dietro il colletto logoro del cappotto. «Non dovremmo essere qui.» Con una manina afferrò il pantalone di Sid e lo tirò a sé.
Il ragazzo abbassò lo sguardo e accarezzò i capelli unti della sorellina con le dita lunghe e ossute. «Non ti preoccupare. Nessuno sa che siamo qui e sono anni che questo passaggio non viene usato.»
«Ma se lo scoprissero? Nonno dice che chi non rispetta la legge finisce a fare da concime.»
Sid sorrise. «E tu sai che significa?»
Revi incassò la testa tra le spalle. «No. Però non mi sembra bello.»
«Ecco, se non lo sai allora non parlare.» Il ragazzo si piegò sulle ginocchia e prese la sorellina tra le braccia. «E poi non sei curiosa di vedere il tuo regalo?»
La bambina tirò su col naso e dopo un attimo d’incertezza annuì.
«Bene, allora apriamo questa porta.»
Sid si staccò dalla sorellina e raggiunse la porta corazzata. Con entrambe le mani strinse la maniglia circolare e fece forza, fino a quando il sistema di bloccaggio non cedette.
L’anello di metallo iniziò a ruotare da sé, costringendo Sid a mollare la presa, fino a che i cilindri interni non urtarono contro il fine corsa con un rumore sordo. Un cigolio e la porta si schiuse di qualche centimetro, lasciando filtrare un po’ di luce esterna.
Sid lanciò un sorriso di soddisfazione e fece segno di aiutarlo a tirare la porta verso l’interno. A ogni nuovo centimetro che la porta percorreva verso l’interno, la luce si faceva sempre più intensa, fino a illuminare l’intero ambiente.
Sid prese Revi per mano. «Andiamo.»
I piedi abbandonarono il cemento della cripta per poggiarsi sulla pietra. I due ragazzi si guardarono attorno. A quanto pareva l’ingresso da cui erano appena usciti era stato scavato nella roccia, in quella che sembrava una piccola caverna. Pochi metri più avanti, il cielo si apriva in tutta la sua immensità, al centro un pallido sole azzurro.
Gli occhi iniziarono a bruciare, soffocati da tutta quella luce, così tanta come mai avano mai immaginato fosse possibile. E poi c’era il calore, tanto intenso da rendere ogni respiro doloroso.
Giunti sul ciglio della grotta, da sotto la giacca Sid prese un cubo in legno e metallo. Sorrise. «Il tuo regalo.»
Il ragazzo poggiò il cubo oltre il confine segnato dall’ombra. Pochi secondi più tardi, dall’interno si sentì un rumore d’ingranaggi, fino a quando la parete superiore non si dischiuse ed emerse un qualche strano animale con le ali che girava su sé stesso al ritmo di una lenta melodia.
«È… bellissimo» disse Revi.
La bambina fece per avanzare verso il cubo, ma la mano ustionata di Sid glielo impedì.