Il settimo giorno

Il fine giustifica i mezzi o i mezzi determinano il fine? Quarto classificato nella All Stars Edition, un racconto di Fernando Nappo.

 
Era domenica mattina.
La coda fuori dal negozio era lunga e impaziente.
A passi lenti, misurati, un uomo la superò, guardando ogni singola persona negli occhi.
Portava capelli e barba lunghi, e pantaloni e camicia di cotone color cachi, stazzonati.
Giunto vicino alle porte ancora chiuse, proprio sotto l’immagine pubblicitaria dei prodotti in offerta, stese un tappetino di vimini e vi si inginocchiò.
Di fianco a sé posò una bibbia e si raccolse in preghiera.
Non c’era sguardo che non fosse per lui.
L’uomo cantilenava a bassa voce, con gli occhi socchiusi, ondeggiando appena.
Al termine del suo salmodiare, raccolse la bibbia e disse: «Non è stato forse chiaro nostro Signore quando si è raccomandato di rispettare il giorno del riposo?»
Si alzò in piedi e passò lo sguardo fra i presenti.
«E non sarebbe forse più rispettoso del Suo volere trascorrere la domenica in chiesa, in preghiera, anziché in coda nell’attesa di buttare soldi in diavolerie?»
Due ragazzi si staccarono dal fondo della file e si allontanarono.
L’uomo cominciò a sbottonarsi la camicia.
«Non è ciò che di materiale possediamo a qualificarci come uomini, quanto la nostra fede in Dio!»
Lasciò cadere la camicia a terra e prese a slacciare i pantaloni.
Un signore borbottò qualcosa, coprì gli occhi al figlioletto e abbandonò la fila, seguito da un paio di ragazze tutte piercing e tatuaggi.
«Dobbiamo liberarci di ciò che è inutile» diceva l’uomo, e intanto continuava a slacciarsi i pantaloni. «Gesù non si è messo in fila davanti ai mercanti del tempio, non ha ceduto alle loro lusinghe.»
Una giovane donna alzò un dito, come nel tentativo di dire qualcosa, di ribattere, ma l’uomo la ignorò, anzi, proseguì a voce più alta, parlando prima di San Francesco e della rinuncia ad ogni bene, poi del denaro da spendere in opere di carità e di aiuto.
Infine lasciò cadere i pantaloni, e rimase in mutande.
Ormai la fila s’era dispersa. Solo qualche rara persona era rimasta nelle vicinanze, probabilmente in attesa che lui se ne andasse per potere infine approfittare delle offerte.
Le porte del negozio si aprirono.
Uscì un ragazzotto in uniforme che si guardò intorno, sbigottito. «Cosa sta facendo?» chiese. «Ha fatto scappare tutti!»
«Già» replicò l’uomo. «Un vero colpo di genio, non trova?»
Il ragazzo lo guardava con aria confusa, forse indeciso se chiamare la polizia o la croce rossa.
L’uomo tirò su i pantaloni e raccolse la camicia e, mentre se la infilava, si diresse verso l’entrata del negozio.
«Sta aprendo?»
Il ragazzo guardò l’orologio. «Sono le nove ormai. Sì, ora apro.»
«Bene. E non si preoccupi per quelli che se ne sono andati» disse l’uomo. «Torneranno, vedrà.»
Posò una mano sulla spalla del ragazzo, invitandolo a entrare con lui: «Piuttosto» disse «sono molto interessato a quel nuovo televisore a led che pubblicizzavate già ieri. Ne avete ancora spero…»

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