La divina spigolatura

Inferno o Paradiso? Questione di punti di vista. Il racconto di Andrea Partiti vincitore della Tarenzi Edition.

 
«Le zanzare, certo, come ho fatto a scordarle fin’ora? Poi l’odore della benzina. I formaggini che restano sempre un po’ attaccati alla loro carta…»
«Per quello non si può fare nulla, a livello di creazione. È tutta colpa vostra.»
«…i denti del giudizio e il rumore dei gessi sulla lavagna.»
«È tutto?»
«Sì, penso che il mio elenco sia finito. Non c’è niente altro di cui mi posso lamentare.»
«Che fatica, quanto ci è voluto?»
«Qualche ora, penso. Quando mi hai chiesto una lista esaustiva, non avrei mai immaginato che avrei trovato così tanti problemi nel mondo! Niente di personale, sia chiaro.»
«Figurati, le ho già sentite tutte.»
«Anzi, sono stato credente in vita. Un grande sostenitore del tuo lavoro.»
«Grazie, suppongo? Ormai non seguo quasi più quel che succede sulla Terra, questa burocrazia delle anime mi lascia ben poco tempo libero. Vogliamo procedere con la prossima fase?»
«Decidere se mandarmi all’inferno o in paradiso? Ci pensavo da un po’, mi ha sempre preoccupato l’idea del giudizio divino. Ma arrivato qua, anziché trono d’oro e tribunale degli angeli, hai voluto sentire i problemi della creazione!»
«Non preoccuparti, niente giudizio divino. La prossima fase è quella di consegnarti un tuo universo. Con tutti i cambiamenti che hai deciso.»
«Un mio universo?»
«Sì, il tuo mondo ideale in cui nulla può darti fastidio, da vivere ed esplorare a piacere.»
«Posso andarci a vivere?»
«Sì, io l’ho fatto un paio di volte, in luoghi ed epoche diverse, per provare a cambiare un po’ la gente. Non ha funzionato granché bene. Magari a te andrà meglio.»
«E qual è la fregatura? Non può essere tutto lì.»
«Pensavo l’avessi capito, ormai. Ogni volta che qualcuno morirà, dovrai ascoltarlo elencare nel dettaglio tutto ciò che non gli è piaciuto nella tua creazione, che avrebbe fatto diversamente o che non ci avrebbe messo. E creare quel mondo per ognuno di essi.»
«Come tu ora, con me?»
«Come io ora.»
«Per ogni persona, tutte?»
«Esatto.»
«Miliardi di persone, miliardi di ore di critiche, senza mai una pausa?»
«Ci si fa l’abitudine, e magari i tuoi umani avranno più buon senso demografico. A posteriori, come primo comandamento avrei dovuto mettere “Non avrai più di due o tre figli”. E poi non sono tutti sistematici come te nella critica.»
«No?»
«Figurati. C’è chi arriva con gran spocchia e se ne esce con “Odio tutto di questo mondo!”»
«Poveracci…»
«Gli tocca un universo vuoto. Per sempre. L’essere troppo critici è un po’ l’ottavo peccato capitale. Il peggiore.»
«E chi non ha lamentele?»
«A chi è soddisfatto faccio fare un altro giro sulla Terra. Ma si contano sulle dita di una mano e la seconda volta qualcosa che non va la trovano. Gli umani sono difficili da accontentare!»
«Penso che tu mi abbia fregato.»
«Io ero come te. Non sono mie le regole. Però se ci pensi, vivere nel tuo mondo ideale, anche se solo nelle pause da queste sessioni di critica, è a suo modo un paradiso, no?»
«Sarà, ma questa idea di paradiso mi sembra decisamente infernale.»

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