La dura vita dello scrittore

La vita dello scrittore è fatta di sacrifici e privazioni… Secondo classificato nella 108° Edizione di Minuti Contati con Andrea Carlo Cappi come guest star, un racconto di Marco Roncaccia.

 
«Maledetto impostore di merda!» diresti ma dalla bocca ti esce solo uno bolo di pane e salame.
L’altra metà del boccone ti è andata di traverso. Ti alzi e batti il petto come se stessi riconoscendo le tue colpe.
Lui e lei dal tavolo accanto ti guardano.
Lui ne approfitta per prenderle le mani e stringerle tra le sue.
Tu diventi paonazzo più per quello che vedi che per il soffocamento.
Prima di morire hai una missione da compiere: sputtanare a schiaffoni quel bastardo.
Un colpo di tosse ti libera finalmente la trachea, muovi un passo verso i due.
Lo sguardo ti cade sullo specchietto in terra.
Quello che ci vedi fa dilatare l’istante, come se il tempo si fosse fermato.
Da una curvatura dello spaziotempo la giornata appena trascorsa si affaccia alla tua mente
 
Stamattina sei andato a donare il sangue.
Non perché tu sia un filantropo ma per il giustificativo di assenza al lavoro che ti ha permesso di poter venire alla fiera dell’editoria a promuovere il tuo libro.
Non avevi più giorni di ferie, quelli te li sei giocati per scrivere e cercare un editore.
«La vita dello scrittore è fatta di sacrifici e privazioni, soprattutto privazioni» hai detto all’infermiera che ti schiaffeggiava dopo il salasso.
Sei un tipo sensibile e alla vista del tuo sangue spesso svieni.
 
Quella ha pensato che stessi sragionando e ti ha trattenuto per altre due ore.
 
In fiera, allo stand del tuo editore sei arrivato in ritardo.
«La vita dello scrittore è fatta di sacrifici e privazioni» ti ha redarguito Ugo Piccoli, Boss della Piccoli Edizioni.
 
Avresti voluto dirgliene quattro, a quella brutta copia di Aldo Fabrizi vestito come Oscar Giannino ma poi hai pensato che tra te e un esordiente non pubblicato la differenza la fa quel ciccione in giacca a righe e bastone da passeggio. Sei rimasto in silenzio.
«Abbiamo venduto una copia del tuo libro, una ragazza, mora, tette enormi, un gran pezzo di fica» ha detto mentre se ne andava, lasciandoti da solo allo stand.
 
«Prendi per il culo, ciccione di merda» hai bofonchiato quando il Piccoli si è allontanato.
 
Il resto della mattina lo hai trascorso con gli studenti delle superiori in visita alla fiera che ridacchiavano davanti alla copertina del tuo “A cuore aperto”.
Il grafico deve aver sbagliato qualcosa e il grosso cuore sotto al titolo, da rosso vivo è diventato rosa carne.
«Guarda Lele, questo è per te, a culo aperto!» e giù risate mentre i brufoli del povero Lele venivano inglobati nel rosso vergogna.
Nel pomeriggio il Piccoli è tornato per concederti la grazia di una pausa pranzo.
 
Sei arrivato al bar fuori tempo massimo e per una cifra spropositata ti sei aggiudicato l’ultimo panino col salame e una birra calda.
 
Mentre mangiavi calcolavi quante copie avresti dovuto vendere per rientrare di quel lauto pasto con i diritti d’autore, numero del tutto ipotetico, visto che fino a quel momento le vendite erano a zero.
Poi l’hai vista.
 
Mora, viso fine, due tette che sembravano schizzare fuori dal décolleté del suo abitino nero, gambe lunghe, piedi minuti in paio di ballerine. Un gran pezzo di fica, a voler citare il tuo editore.
Era assorta nella lettura, lo sguardo verso il libro sul tavolo del bar.
A un tratto il suo viso si è rigato di lacrime e si è stretta al petto il libro con il grosso cuore rosa sulla copertina.
«Allora è vero!» hai sussurrato.
Il tuo libro stretto al suo seno!
Hai provato una forte emozione e una forte erezione.
Hai chinato la testa.
Hai pensato, ora la raggiungo al tavolo e le chiedo…
«Posso sedermi al tuo tavolo? Sai, sono l’autore del libro che stai leggendo»
Mentre tu pensavi a quelle parole qualcuno le ha pronunciate.
Hai guardato di nuovo verso di lei e hai visto un giovane alto, longilineo capelli lunghi, castano chiaro, occhi verdi.
 
«Oh ma certo, il suo romanzo l’ho preso per curiosità, ma da stamattina non sono riuscita a staccarmi dalle pagine, l’ho quasi finito, la prego si sieda!» ha risposto lei sgomberando una sedia dalla sua borsa.
Dalla borsa è caduto uno specchietto per il trucco.
Hai sentito montare la rabbia, ma hai voluto vedere fino a che punto Mr. Facciadacazzo sarebbe arrivato.
Il millantatore ha preso a raccontare le difficoltà di un giovane romanziere.
«La vita dello scrittore è fatta di sacrifici e privazioni, soprattutto privazioni» ha detto.
È stato a quel punto che non ci hai visto più.
 
Ti sei alzato col sangue alla testa per ristabilire a ceffoni la paternità dell’opera ma poi la tua immagine riflessa nello specchietto ha cambiato tutto.
Dentro ci hai visto un uomo di mezza età con pochi capelli, le occhiaie, guance cadenti, la barba bianca.
Hai pensato al sogno che la ragazza stava vivendo: l’animo sensibile che aveva scritto il libro che l’aveva emozionata aveva l’aspetto di un uomo affascinante interessato a lei.
 
Poi il tempo ha ripreso il suo normale fluire.
«Cos’ha? Tutto a posto?» ha chiesto la ragazza rivolta verso di te.
Ti sei chinato, hai raccolto lo specchietto e dopo un colpo di tosse le hai risposto
«Si, Grazie, tutto bene. Le è caduto questo»