La lavatrice

Apro l’oblò della lavatrice; adesso voglio proprio vedere. La maglia è rivolta sottosopra, anche la gonna; di nuovo! L’etichetta è all’esterno invece di celarsi nel tessuto, la gonna idem. Sono stufa di dover raddrizzare i vestiti a ogni lavaggio, ed è pure nuova. Ora vado al negozio e mi sentono.
Il commesso sta servendo due effemminati del cazzo. Ci mancava solo due froci a rompere i coglioni. Gli uomini dovrebbero girare per le corsie di ferramenta, non in cerca di lavatrici.
E poi, quanto parlano. «Senta, potete fare in fretta?»
Il commesso mi guarda oltre le teste delle due checche. «Abbiamo quasi finito signora.» Sorride. «Solo un attimo di pazienza.»
Certo, certo. Pazienza. Questi se lo buttano al culo l’un l’altro.
Finalmente tocca a me, gli sventolo la ricevuta della lavatrice davanti al muso. «Mi avete venduto una cosa che non funziona, mi rivolta i capi sottosopra a ogni lavaggio, e io non ho tempo da perdere.»
Il commesso mi guarda stranito e accenna un sorriso diplomatico. «Signora, non credo di aver capit-»
«Cos’è, tardo? Minorato come le due checche che serviva prima di me? Voglio cambiare la lavatrice! Cos’è, difficile?»
Lui stringe le labbra, c’è rimasto. Vorrebbe ribattere, ma quella bocca tesa dimostra che si sta mangiando le parole. Non puoi, vero? Sei a lavoro e se mi dici qualcosa sai che faccio un casino che non ti puoi immaginare!
Controlla la ricevuta. «Va bene signora, è dentro i giorni di recesso.»
Sbuffo. «Lo so già. Pensa forse che sarei venuta a caso? Mi dica come fate a vendere una lavatrice del genere. Questa non lava i capi, li rivolta!»
«Signora, in realtà, quello è proprio il trucco per lavare meglio i vestiti.»
Che dice? Di sicuro è un tentativo per farmi desistere. «E perché mai rivoltare i vestiti pulisce meglio?»
Si pizzica il tessuto blu della polo. «Perché nei vestiti, così come nelle persone…» mi fissa negli occhi, «lo sporco più schifoso è all’interno!»