Le ali ai piedi

Il sole sta sorgendo sulle spiagge filippine, ma Rhea non è nel suo letto.
Quando il mondo comincia a risvegliarsi per affrontare una nuova giornata, Rhea ha già lasciato le sue orme sulla sabbia.
I piedi nudi affondano nel lido e il sudore le disegna piccoli rivoli sul viso e sulla schiena.
Il respiro è intenso, ma non affannato.
Rhea corre.
Quando è preoccupata, Rhea corre.
Quando il padre torna a casa ubriaco, Rhea corre.
Quando la madre veste abiti lunghi per coprire i lividi, Rhea corre.
Lei ha solo due certezze: ha undici anni e correre è l’unico aspetto della sua vita che non crolla a pezzi. Correre è il nastro che tiene insieme i tasselli del puzzle che è la sua vita.
Il respiro intenso, il cuore pulsante, i piedi doloranti la fanno sentire viva più che mai.
Rhea si è iscritta a una gara.
Forse la corsa può essere un mezzo per costruire il suo futuro e non solo lo strumento per sfuggire al suo presente.
Per correre le hanno detto che deve indossare le scarpe.
Rhea non ha scarpe, non può permettersele, ma non le servono. I suoi piedi sono capaci di correre su qualsiasi terreno.
Il giorno della gara si presenta ai blocchi di partenza. Ai piedi ha solo del nastro che le avvolge la pianta e le dita.
Sul nastro ha disegnato il simbolo della Nike, un po’ per scherzo, un po’ perché tutti i veri atleti indossano scarpe della Nike.
Partenza. Via.
Rhea non corre, vola. Verso il traguardo o verso il futuro.