OnlyFeet

– Dottore, non riesco più a camminare.
– Mi dispiace, i suoi alluci sono messi male, ma nulla che non si possa siste…
Dopo un leggero bussare protesto: – Sono con una paziente!
L’infermiera sbuca dalla porta. – Mi scusi dottore. C’è una signora per lei.
– Sai che non voglio essere disturbato quando visito.
Marina Lickoskaja fa la sua comparsa. La paziente riconosce la prima ballerina della Scala, si alza con un sorriso estatico dimenticando il dolore.
– Signora Lickoskaja, complimenti! Non si vedono spesso ballerine classiche danzare a pieni nudi, e con la sua grazia!
Marina sorride, è abituata ad essere osannata.
– Grazie. – sussurra, ma già si sta rivolgendo a me – Mi scusi dottore, stasera darò l’ultimo spettacolo e poi partirò. Volevo ringraziarla. Senza di lei la mia carriera sarebbe finita.
Abbasso gli occhi sui suoi piedi, due capolavori. Sono avvolti in un paio di decolleté panna tacco otto. Che spreco nasconderli nelle scarpe.
Mi porge una busta con due biglietti per il balletto di stasera.
Soddisfatta va verso l’uscita salutandomi con un: – Spero di vederla.
 
Finalmente posso tornare a casa.
All’ingresso accarezzo la scultura di bronzo del piede alato di Mercurio.
Chiamo Gianni – Stasera vieni con me a vedere ballare la Lickoskaja?
– Volentieri.
In doccia l’acqua scorre sulle piastrelle con la gigantografia di un piede del Bernini.
Mi siedo a terra e assaporo il calore dell’acqua su di me. Con una mano mi accarezzo un piede e con l’altra cerco il piacere pensando alla Lickoskaja che balla. L’orgasmo arriva subito.
E stasera potrò ammirarli ancora un’ultima volta dal vivo.
 
Un altro giorno, un’altra paziente, che bella la vita.
L’infermiera mi dà una cartella e scuote la testa.
Entro nello studio: piedi lunghi, affusolati. Una carnagione bianca, perfetta.
Accarezzo la pianta morbida.
Chiudo gli occhi. Sono in Paradiso.
– Dottore, deve sistemarmi i piedi.
– Ma sono perfetti, non capisco!
– Sono orribili. – ma perché, siamo sempre insoddisfatti di quello che abbiamo?
Lei continua: – Se fossero decenti avrei più visualizzazioni su OnlyFeet.
– Su cosa?
– Il nuovo social a tema piedi.
Ah… interessante.
Ecco, un’altra insoddisfatta che spera di risolvere i problemi che ha nella testa sistemando il corpo.
Beh, meglio per me.
– Come li vorrebbe?
– Come Glory Feet00. Sono i più visualizzati! Guardi. – sfila l’ultimo iPhone dalla borsa e mi mostra i piedi di Glory Feet00. – Non male. Ma meglio questa ragazza.
Accarezzo il piede bistrattato. Povero, la tua padrona non ti apprezza. Devo piegarmi o la cliente vedrà la mia erezione. Che bello sarebbe accarezzare per sempre un piede così… sospiro.
Bussano, grido un: – Sono con una paziente!
La porta si apre, Gianni, in camice bianco, si affaccia e mi saluta con un:
– Che serata ieri! Stasera ti porto io in un posto speciale.
Annuisco. Lui soddisfatto scompare e io dico alla cliente:
– Mi ci faccia pensare per qualche giorno.
– Grazie, non sa quanto le sono grata.
 
Al BareFeet, al posto del buttafuori c’è un’enorme scultura del mio Bernini che qui è alta un metro. Chiedo a Gianni: – Ma dove li trovi questi posti?
– Me ne ha parlato una cliente che lavora qui.
Una ragazza ci invita a toglierci le scarpe. Anche lei è scalza, i piedi sono slanciati, nota il mio sguardo, sorrido, hai passato l’esame a pieni voti, tesoro.
Il locale è ricco di sculture a tema piedi, prendiamo due shottini dentro a piccoli piedini di cristallo, anche la seduta delle poltroncine è a forma pianta del piede.
Il secondo paradiso oggi.
– Strano il mondo. – dice Gianni.
– Oggi in ospedale è venuto da un artista in cerca di arti amputati, pare riesca a bloccarne la decomposizione, li espone nelle gallerie d’arte e vanno a ruba, soprattutto i piedi.
– E come si chiama questo tipo?
– Beccanti.
 
Torno a casa brillo, immagino monconi di piedi che passeggiano per boschi o camminano sull’acqua di un lago.
Mi stendo sul letto con il portatile e digito OnlyFeet.
C’è un video di GloryFeet con un piede in un sandalo Gucci tacco dodici, toglie la scarpa e si accarezza la pelle.
Un’idea malsana si affaccia e si fissa nella mente. Sono le due di notte. Chiamo la cliente:
– Forse ho trovato una soluzione per i suoi piedi.
Sono ubriaco, non mi sono nemmeno presentato, ma lei capisce all’istante:
– Che bella notizia!
– Che ne pensa dei tatuaggi?
– Mi piacciono!
– La chiamo appena sarò pronto. – Nonostante l’alcol cerco di risultare il più professionale possibile.
Riattacco e mi addormento. La vita è bella.
 
Entro nella stanza della cliente appena operata: – Grazie dottore, è proprio ciò che volevo, è stata una bella idea nascondere le micro cicatrici con una catenina di tatuaggi a forma di piedi, guadagnerò una bella fetta di fan.
– Sono felice per lei.
– A proposito, ha sentito che la mia concorrente numero uno è misteriosamente sparita?
– Davvero? – Fingo stupore. Peccato per la povera GloryFeet, ma qualcuno si doveva sacrificare. Non vedo l’ora di tornare a casa, aprire la cassaforte e far scivolare le mani sulla perfezione che questa donna ha rifiutato.