Presine mon amour

Cosa non si farebbe per i punti spesa di un supermercato… Terzo classificato nella 110° Edizione di Minuti Contati con Gianni La Corte come guest star, un racconto di Giuseppe Gangemi.

 
«Gennarì, ma chi ce l’ha fatto fare!»
La donna barcollò per un attimo, si riprese e proseguì per la sala illuminata da accecanti luci stroboscopiche.
«Mi dovevi dar retta Cuncè, non avremmo mai dovuto imbarcarci in questa raccolta punti. Te le potevo comprare alla bancarella di zio Mimì.»
L’uomo si fece largo spintonando gente a caso, non curandosi di scatenare una rissa gigantesca.
«Ma volevo provare nuove cose, nuove melodie, nuovi gusti, nuovi sound. Non la solita roba made in China,»
«Nuove melodie? Ora per il tuo desiderio di avere un nuovo servizio di presine da forno made in Bangladesh non ci sento quasi più.»
«Io le volevo con tutto il cuore e anche tu, sotto sotto, le volevi. Ammetti che volevi assaporare un casatiello dal sapore più esotico che solo quelle presine possono dare.»
«Lo ammetto, volevo qualcosa di più speziato, maledetto me.»
La coppia di fieri sbandati si mosse decisa in quel mondo di strafatti spensierati.
«Ora Gennarì statti zitto e aiutami a trovare Assuntina prima che finisca la notte, domani mattina scade il termine per il ritiro dei premi. Il Conad di Torre Annunziata non guarda in faccia a nessuno e non concede proroghe.»
«Che poi non capisco perché non hai voluto accettare i punti della vicina Annarella del piano di sopra, quei punti vanno a ruba e lei è l’unica nel quartiere che non fa la raccolta.»
«Da quella non voglio niente, mi butta sempre la sporcizia sui vestiti che stendo ad asciugare. E poi ho scoperto che Assuntina Sempre Allegra ha rinunziato alla raccolta e che mi cedeva i suoi bollini.»
«E proprio qui te li doveva dare? In una discoteca durante un concerto di Bello FayGo?»
«Per le presine questo e altro. Solo se la consegna fosse stata durante un concerto di Povia avrei rinunciato.»
«E intanto grazie ad Assuntina, per fare gli alternativi, quei nazi all’ingresso ci hanno malmenato e ci hanno distrutto i cell. Ora non ci possiamo mettere in contatto con quella sciamannata.»
«Non ti preoccupare, Assuntina mi ha detto che sta sotto il palco, segue Bello Faygo in tutti i suoi concerti.»
«In pratica dobbiamo superare quattro o cinquecento esagitati che cantano di non voler pagare la locazione e di volere la pussy bianca.»
«Per te è una bazzecola. Quando Maradona è tornato a Napoli, all’aeroporto ti sei fatto strada tra un branco di esagitati più numeroso. Ed era per toccare un pibe e non una pussy, pensa quanto sei fesso. Ora fammi strada o niente casatiello speziato from Bangladesh.»
Gennarì non se lo fece ripetere, a lui i sapori orientali piacevano troppo, e con leggiadria si mosse come un bulldozer verso il palco sdradicando fattoni.
Lottò per quasi un’ora per raggiungere il palco ma alla fine riuscì nell’impresa.
«Bravo Gennarì, caterpillar mio.»
«Di nulla, Concettuzza mia», e accoppò un altro paio di spettatori per poi stramazzare al suolo per la fatica.
Cuncè si guardò attorno, infischiandosene della sorte del marito, mica era un pezzo da raccolta punti.
«Qui non si vede, non riesco a trovarla. Maledetta Assuntina Sempre Allegra, se hai usato i miei bollini per farti i filtri delle tue stramaledette canne ti strangolo!».
Cuncè in preda a furia omicida usò la testa del povero Gennarì per salire sul palco del concerto.
Con scatto felino si diresse verso Bello Faygo e gli strappò il microfono dalle mani.
«Assuntina!» urlò Cuncè sotto gli occhi strafatti degli astanti. «Esci i bollini delle presine!»
Nella sala calò il silenzio. Tutti guardavano quell’invasata che respingeva i tentavi di Bello Faygo di riprendersi il microfono.
«Esci i bollini, Assuntina esci fuori questi stramaledetti bollini o rovino il concerto a tutti!»
Alla fine il discusso cantante riuscì a riappropriarsi del microfono e disse: «Qua abbiamo un concerto, Assuntina sali sul palco, dai i bollini alla tua amica e ti darò un bacio.»
Quell’annuncio ebbe esito positivo, sin troppo positivo.
Tutti, donne e uomini, si mossero all’unisono verso il palco urlando di essere Assuntina. Si spintonavano e si calpestavano. Quelli che erano sotto il palco usarono la testa di Gennarì come scalino per poi raggiungere Cuncè.
Cuncè era felicissima, quella gente che si spacciava per Assuntina la stava sommergendo di bollini pur di baciare Bello Faygo.
Era felice, avrebbe potuto fare incetta di presine con tutti quei bollini.
Tuttavia il troppo stroppia e il peso crescente dei bollini la bollò sul palco mentre un orda stampava bacetti sapor gangia sul viso di Bello Faygo.
 
La mattina dopo Assuntina uscì da un bagno in cui si era rintanata a fumare usando come filtri i bollini di Cuncè. Era svenuta in un cesso prima del concerto rimanendovi chiusa tutta la notte. Barcollando si diresse verso la sala del concerto sperando di non esserselo perso e si trovò in una sala vuota. Ai piedi del palco trovò Gennarì con la testa sfondata. Sopra il palco vide un cumulo di bollini da cui spuntava il capo di Cuncè esanime.
Assuntina si accese l’ultima canna con dentro l’ultimo bollino promesso.
«Quanti bei filtri» e sfiatò una voluta di fumo.