Il primo amore

Jovanotti cantava “è come la mia moto, è proprio come lei, andiamo a farci un giro, fossi in te io ci starei” e Diego Ducoli, con questo racconto, dimostra di pensarla allo stesso modo.

 
Il sole doveva ancora sorgere, Gino si infilò i guanti e il casco.
Premette lo starter e il motore prese vita, un borbottio leggero riempi l’aria rompendo la quiete del mattino.
Era il suo giorno libero, lontano da moglie e figli. Le colline dell’oltrepò pavese si intravedevano a malapena, quella era la sua meta. Un giro tranquillo, qualche curva in compagnia, un panino e una birra. Che altro si può desiderare dalla vita?
La statale correva libera dal traffico settimanale, e con la mente ancora offuscata dal sonno Gino ripensò a Lei.
Ricordava ancora il primo giorno che l’aveva vista. Meravigliosa, le altre scomparivano accanto a Lei. Ci volle un mese per trovare i soldi per portarla via, ma da quando fu sua divennero inseparabili.
Insieme videro il mappamondo di Caponord, le meravigliose gole del Verdon, i fiordi della Norvegia.
Un rombo lo riportò bruscamente alla realtà. Graziano lo affiancò con la sua grossa BMW, un saluto col casco, un cenno con la mano e la giostra ebbe inizio.
I giri del motore aumentarono, il paesaggio scivolava veloce, semplice contorno per la strada che si arrampicava sulle colline. Un’ultima curva e parcheggiarono le moto in compagnia di decine di altre.
Il bar, che chiamavano erroneamente “Rifugio lo scoiattolo”, era a pochi passi di distanza.
Un vecchio cascinale che ha trovato la sua fortuna nei bikers che lo prendevano d’assalto nei week-end.
«Sei riuscito a starmi dietro?» domandò Gino.
«Ma se andavi talmente lento che rischiavo di addormentarmi» rispose Graziano sfilandosi i guanti.
«Certo certo. Col trattore che guidi ho dovuto rallentare, altrimenti ti perdevo dopo il paese.»
Gino diede una pacca sulla spalla dell’amico.
«Dai beviamoci una birra, il primo giro lo mando io.»
«Ti sei fatto i soldi.»
«Infatti, prendila piccola che poi non riesco a far benzina» ribatté Gino.
I due si incamminarono senza smettere di punzecchiarsi.
«Ehi Gino. Guarda li.»
Gino si voltò e il cuore perse un paio di colpi.
Lei era li. Bella come il primo giorno, o forse anche di più. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. E chi cazzo era quel tipo che la stava accarezzando, lo si vedeva lontano un miglio che ne era orgoglioso. Gino gli lanciò un occhiataccia.
«Goditela pure, ma io sono stato il primo. Quello che abbiamo fatto insieme, te lo puoi solo sognare» pensò.
«Vuoi rimanere li tutto il giorno?» lo chiamò Graziano.
«No, andiamo» replicò senza distogliere lo sguardo.
«Brucia ancora?»
«Ma figurati, storia vecchia.»
«Beh, pero è bella davvero. L’ha riverniciata, e con tutte le cromature a posto sembra appena uscita dal concessionario» infierì l’amico.
«Già. Ma dopo l’incidente, non avevo i soldi per rimetterla a posto.»
«Dai non pensarci, l’importante è che sei ancora in sella. Forza che la birra si scalda.»
Gino aveva una nuova motocicletta, ma il primo amore non si scorda mai.

I commenti sono chiusi.