Rudy e le cheerleader

Espiare ai tempi delle miniere sui pianeti esterni. Quarto classificato nella Novantanovesima Edizione di Minuti Contati con Franco Forte come guest star, un racconto di Fernando Nappo.

 
Rudy
 
«Ecco, doc» disse Rodolfo. «Questa è l’astronave che comprerò, prima o poi.»
Zumò l’immagine e la mostrò al dottore.
«Non dovremmo parlare di questo» rispose lo psicologo.
«La farò riverniciare di rosso, con bande gialle a forma di folgori qui» indicò i fianchi della nave «e qui. Sopra e sotto una quantità di luci da spettacolo e sul muso farò scrivere a caratteri cubitali il nome della band: Rudy e le cheerleader!»
«Rudy?»
«Il diminutivo di Rodolfo.»
«Non sapevo che utilizzassi un diminutivo.»
«Sarà il mio nome d’arte. Non trova che suoni bene?»
Nella stanza cadde il silenzio, poi risuonò nuovamente la voce del dottore.
«Siamo preoccupati per te, Rodolfo.»
Per tutta risposta il ragazzo fece scorrere alcune foto sul minivisore, e, trovata quella che cercava, la mostrò allo psicologo.
«Ecco. Loro sono le tre professioniste con cui dividerò la mia avventura. Questa» indicò quella più a sinistra «suona il basso elettrico.»
«È un automa?»
«Sì. È un modello dell’ultima generazione, non c’è giro di basso che non conosca. Questa, invece, suona la chitarra meglio del miglior chitarrista che mi sia mai capitato di ascoltare da civile.»
Lo psicologo scosse il capo. «Farti queste illusioni non ti fa bene. Rammenti il contratto?»
«E alla batteria metterò lei» continuò Rodolfo. «Non è un modello dell’ultima generazione, ma per ciò che ho intenzione di suonare garantirà un groove da paura.»
«E che cosa vorresti fare con la nave e le sinto?»
«Quando avrò finito questo lavoro me ne andrò. E finalmente vivrò come ho sempre desiderato. Girerò tutta la galassia, per la miseria! Scendo su un pianeta, faccio un concerto e via, riparto. Poi scendo su un altro, faccio un altro concerto, e via di nuovo.»
«Non per i prossimi vent’anni, lo sai.»
«E poi… via…» mormorò Rodolfo, il capo chino.
Nella piccola stanza cadde il silenzio, rotto solamente dal respiro del dottore e dal pianto sommesso del giovane.
«La scorsa settimana» riprese il dottore «pensavi a un allevamento di balene. Quella precedente di trasferirti a fare il taglialegna su Blisto III. Sappiamo che scavare Osmio in una miniera su un pianeta esterno è dura, e che tu hai firmato per un periodo lunghissimo. Ma perché tutte queste fantasie?»
«Perché ho bisogno di sognare un futuro, altrimenti non ce la faccio. E io devo farcela, a tutti i costi» disse Rodolfo, pulendosi le lacrime con la manica della camicia. «Piuttosto, come stanno Silvia e le bambine?»
«Meglio, grazie a te» rispose lo psicologo. «La terapia è lunga e costosa, ma guariranno completamente. Ma proprio non capisco perché non vuoi far sapere loro…»
«No!» scattò Rodolfo. Fece un respiro profondo, gonfiò il petto e si tirò a sedere, composto. «Non devono sapere che sto pagando le loro cure, io che le ho quasi ridotte come vegetali.»
«Così rischi la tua salute mentale.»
«Ce la farò, dottore. Onorerò il contratto. Glielo devo.» Si alzò per andarsene. «E poi…»
«Sì?»
«Ho già in mente un pezzo per aprire i concerti.»