Scadenze

Dietro a ogni magia c’è un preciso calcolo dimensionale. Settimo classificato nella 110° Edizione di Minuti Contati con Gianni La Corte come guest star, un racconto di Viviana Tenga.

 
Mi massaggio le tempie. Sono quasi le nove di sera, la stanchezza è tanta. Ma è il 18 dicembre e siamo in ritardo per la consegna.
«Tutti gli anni così!» sbotta Kai. «Possibile che dobbiamo ridurci sempre all’ultimo?»
«Ma noi eravamo quasi pronti già a metà novembre!» esclama Terry, così tesa che sembra stia per scoppiare in una risata isterica. «Non è colpa nostra se loro se ne sono saltati fuori due settimana fa con la storia dei tre veicoli guasti!»
«Ragazzi, state calmi, una soluzione la troviamo» cerca di rassicurarci Jacques, il capoprogetto. «Se anche non sarà perfetta, su in direzione lo sanno che abbiamo fatto del nostro meglio.»
Segue un attimo di silenzio, poi Kai si alza.
«Vado a prendere dell’altro caffè. Facciamo un minuto di pausa tutti?»
Mi alzo per seguirlo senza nemmeno dare tempo agli altri di rispondere.
 
Questa è la mia prima consegna. Il primo anno che lavoro qui. Il mio primo inverno in Finlandia. Il freddo è più sopportabile di quanto temessi, ma il sole che tramonta alle tre del pomeriggio mi fa impazzire. Non vedo l’ora di tornare in Italia per le vacanze.
Terry si congratula con Kai perché ha preparato un vero caffè americano. Socchiudo gli occhi mentre butto giù questa brodaglia immonda.
 
Rivedo per un attimo il giorno della mia discussione di laurea, lo scorso marzo. I parenti in prima fila, i compagni di corso più indietro. Io che comincio a parlare del problema del commesso viaggiatore, per poi passare a questioni sempre più complicate di teoria dei grafi, ottimizzazione e ricerca operativa. Il tizio in fondo all’aula che mi guarda, un ometto strano, basso, magrissimo e un po’ gobbo, con indosso un buffo completo verde. Il centodieci e lode, le foto con la corona di alloro. Il tizio sconosciuto che si avvicina, mi fa i complimenti e inizia a parlarmi.
 
All’inizio, non mi sembrava vero.
Un’offerta di lavoro, così, subito dopo la discussione, in un team internazionale con sede a Helsinki, a risolvere esattamente il tipo di problemi trattati nella mia tesi. E lo stipendio… beh, cavoli, un’offerta davvero difficile da rifiutare.
 
«Allora, ragioniamo ancora un attimo sull’ultima simulazione» dice Jacques. «Con questa modifica, riduciamo dello 0.01% lo spostamento medio per tappa di ogni veicolo lungo l’asse w, senza aumenti sostanziali nelle altre direzioni e per un risparmio complessivo di quasi trenta minuti sul tempo totale delle consegne…»
«Non ce la faremo lo stesso!» sbotta Terry. «Non ce la faremo lo stesso a coprire tutti i nodi nel tempo di una notte!»
«Secondo me abbiamo dei margini per sfruttare meglio i diversi fusi orari» borbotto io, senza convinzione. «E forse se andiamo più in profondità nella sesta dimensione…»
«No, no!» mi interrompe Kai. «Andare in profondità nella sesta dimensione era roba che si faceva quindici anni fa! Il rischio di danneggiare i veicoli è troppo alto. Se ne sono ritrovati tre guasti perché è da chissà quanto che non fanno manutenzione. Già così sarà un miracolo se arriveranno tutti integri alla mattina.»
 
Ottimizzazione multidimensionale.
Ben inteso, durante il mio percorso universitario ho affrontato problemi che coinvolgevano ben più delle otto dimensioni con cui ho a che fare adesso. Ma quelle erano astrazioni, modellizzazioni di variabile di natura diversa. Mai mi sarei aspettato di avere a che fare coi veicoli che si muovevano davvero in otto dimensioni. E ancora meno che quei veicoli somigliassero a slitte. O che ad avere il potere di muoversi attraverso dimensioni diverse dalle tre che conosciamo fosse una particolare razza di renne.
 
Quella dell’uomo vestito di rosso che in una notte gira le case di tutti i bambini del mondo è una balla. Ci sono più conducenti, più slitte. Ma poche, perché costruire slitte che si muovono in otto dimensioni è tutto fuorché semplice o economico. E nelle tre canoniche bisogna starci il meno possibile, per non farsi vedere. Non chiedetemi perché tutta questa segretezza, non è chiaro nemmeno a me. In ogni caso, a loro conviene pagare profumatamente un team di matematici e fisici che ogni anno perfezioni l’algoritmo per calcolare la rotta perfetta. Quella che permette di visitare tutti i bambini del mondo in una notte. Quella per cui dovremo dannarci fino al pomeriggio del 24, perché siamo in ritardo sui tempi.