Se nessuno preme play, esisto ancora?

UNKNOWN: Ti sei mai chiesto perché i tuoi video hanno sempre 43 like nei primi 2 minuti? Invia 200.000€ in bitcoin a questo indirizzo entro 4 ore o il tuo account svanisce.
 
499.366 follower.
Ci ho messo nove anni ad arrivare a questa cifra.
Lavoro sodo, notti insonni e ora—
 
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Pagina non trovata.

 
Merda.
Il monitor riflette la mia faccia scomposta in mille pixel. Il dito resta sospeso sul mouse. Niente da cliccare.
Sento l’eco della mia voce registrata scivolare fuori dalle casse. “Buongiorno tribù! Oggi è un altro giorno per vincere-”
Silenzio.
Poi una vibrazione.
Il telefono.
 
UNKNOWN: Hai solo 4 ore.
 
Mi si secca la bocca. Cerco una mail, un bug, una falla nel router. Tutto mio, eppure non ho niente. Scorro le dita sudate sulla scrivania. Cerco un numero. Un contatto. Ma non ho amici. Solo follower e collaborazioni.
 
*
 
L’orologio mi ricorda che mancano 2 ore al time-out. Poso il telefono. Neanche Clara, il mio braccio destro, la mia unica speranza, sa nulla.
Provo a scrivere all’hacker:
IO: Come faccio a sapere che non mi ruberai comunque l’account?
 
Nessuna risposta.
Mi alzo. Vado in bagno. Mi guardo allo specchio.
Non ho un volto.
Non lo mostro mai nei video.
Solo voce, mani curate, tagli veloci.
Il mistero è potere. Il mistero è denaro, ma ora è solo nebbia.
 
*
 
Manca un’ora e mezza.
Apro l’app della banca.
Posso farcela. Posso recuperarli dopo. Sponsorizzazioni, webinar, collaborazioni.
Il conto è reale, il vuoto anche.
Sudo, il respiro accelera, il mondo si annebbia. Il messaggio resta.
UNKNOWN: Hai solo 4 ore.
Ma io non rispondo più.
 
*
 
Scade il timer. Respiro. La mano trema mentre apro l’app. Dentro… tutto è come prima. Statistiche intatte. Niente è sparito.
Devo chiamare Clara.
 
*
 
La sabbia punge come i commenti degli haters, le metriche negative sotto un cielo rosa sporco, tagliato da una nube come una cicatrice. Clara è accanto a me, le gambe distese, le caviglie incrociate, le labbra socchiuse da un sorriso che non mostra i denti. I capelli neri che sembrano bollenti.
La guardo. Non rispondo. Il vento mi graffia le guance, scompiglia i pensieri.
“Non avrei mai pensato che ti convincessi a fare una vacanza” dice gioiosa. “Non sarà stata quella storia dell’hacker a convincerti?”
Sorrido. “Clara. Sapevo perfettamente che eri tu.”
Lancia un grido. “Io, ma che dici?”
“Ci ho messo un po’, devo ammetterlo. Circa tre ore. Ma alla fine ho trovato una traccia: un indirizzo IP mascherato male, un server in affitto di una società svizzera, un nome che mi era familiare. Un errore da hacker dilettante, pensavi di essere invisibile. Ma io sono anni che sono invisibile. So meglio di te come si fa. Inutile mentire. Dimmi solo: perché l’hai fatto?”
Scuote la testa, abbattuta. “Era uno stress test. Volevo sapere se contavi più tu o i tuoi follower.”
Clara accarezza la sabbia, disegnando un pattern binario con le dita. Lo riconosco: è il codice del mio primo password manager.
Si tira su, spolverandosi i granelli dalle gambe. “Volevo che ti accorgessi di me. Davvero. Non solo come aiutante, ma anche come persona. Ho passato anni a sistemarti l’audio, a correggerti i titoli. Nemmeno un grazie. Solo ‘posta alle 11, Clara.’ Bene, tu sarai invisibile, ma io sono l’invisibile dell’invisibile.”
Le parole mi colpiscono come un’onda gelida. Nove anni a costruire un impero di follower, a nascondere il volto, a trasformare il mistero in oro. E lei, sempre lì, nell’ombra, a sostenermi, a editare, a suggerire. Ma anche a invidiarmi.
“Mi sono accorto di te” dico, piano. “Ma non così. Non con un ricatto.”
Si volta, gli occhi lucidi. “E ora? Mi denunci?”
Scuoto la testa. Il vento porta via la mia risposta, ma non la mia decisione.
“No” dico.
“Non ne hai bisogno” replica. “Hai i tuoi follower. Io ho solo te.”
Restiamo lì, immobili, come rovine che non sanno di essere cadute.
“Non è vero. Non sarei qui con te se fosse così.”
 
La luce sbiadisce sui contorni delle cose. Clara si siede accanto a me, ma non troppo vicina.
Non parliamo. Come capita spesso.
Lasciamo che il silenzio ci traduca.
Il mare è la voce che non ho mai avuto, la pelle che non ho mai mostrato.
Tutti quei follower, tutta quella attenzione, eppure… nessuno ha mai saputo chi sono.
Nemmeno io.
Clara mi guarda, ma non mi chiede nulla.
Per la prima volta, non ho bisogno di clic, di storie, di metriche. Solo il rumore del cuore che rallenta, come se finalmente potesse riposare. I follower sono come granelli di sabbia: centinaia di migliaia, ma basta un’onda per portarli via tutti.
Forse è questo il vero test. Se nessuno preme play, esisto ancora?
Mi sono abituato a esistere solo nel riflesso, a pensarmi in seconda persona, a non sapere chi sono senza gli altri, ma ora che lo so, resto in piedi. Non per i follower. I numeri mentono. I like non sono abbracci.
 
Alzo il telefono.
Clara sbuffa. “Non è servito a niente. Fai un altro post?”
“No,” rispondo. “Il telefono è spento.”
Il display lucido riflette per la prima volta un volto.
Il mio.
“Non te l’ho mai detto: grazie, Clara”.
 
(Copertina generata con ChatGPT)