Studiare al Prato

Il prato di San Francesco è già pieno di universitari e liceali. Il tratto d’ombra gettato dalla chiesa è vuoto. Tutti hanno scelto il primo sole. Ci sono palloni ancora fermi, zaini ammucchiati e risate.
Resto in mezzo alla strada Nessuno mi saluta, però due della seconda D mi indicano. Si chiederanno che ci fa Landi al Prato. Già.
Tra i liceali scovo la testa riccia di Cerasi, è seduto sull’erba con le gambe incrociate e lo skate vicino. Almeno non sta rollando una canna. Non mi ha visto, potrei ancora tornare indietro, io non c’entro niente lì.
«Ehi!» Suono un po’ stridulo. Lui alza la testa, si passa una mano davanti alla faccia. Come fa a non cadere quando va sullo skate con quel ciuffo?
«Landi, pensavo avevi cambiato idea.» Agita il braccio, fa il pollice su a un tipo con i dred che passa sullo stradello.
Studiare al Prato di pomeriggio a maggio poteva venire in mente solo a Cerasi, però è per questo che ho accettato. Un po’ di macchie sui pantaloni ci stanno.
Scarico lo zaino e incrocio le gambe per sedermi.
«Ma che hai portato i libri?»
Mi fermo con le gambe piegate. «Io… cioè abbiamo detto che… come lo fai senza libri?»
«Se ci riuscivo con i libri non avevo chiesto a te, no?»
Crollo sul sedere e l’erba fa un piccolo ciaf. «Va bene, niente libri. Ti spiego io.» Cerasi allunga le gambe, lancia un sorriso a un trio del quarto. Deficit dell’attenzione, di sicuro.
Sospiro, ce la posso fare. «Cominciamo?»
Mi tiro vicino lo zaino, il tipo coi dred è passato di nuovo.
Bel razzista che sono. Rilascio le dita sullo zaino, lo spigolo del manuale attraverso la stoffa mi pungola il ginocchio come un’accusa.
«La teoria della selezione naturale.» L’argomento della temuta verifica finale non suscita reazioni. Cerasi guarda tre universitari biondi che si passano un fresbee.
Un gruppetto di ragazze spunta da via della Siepe. Trattengo il respiro. Niente, lei non c’è. Ma è presto, ancora.
Mi schiarisco la voce. «Uno studioso, Charles Darwin scrisse L’origine della specie.»
Cerasi fa un cenno alle ragazze, gonfia le guance, strizza gli occhi. È un vero giullare, ma piace a tutti. Pure i professori sorridono con lui.
Eccola! Caterina gira l’angolo della chiesa e passa vicino alle mura. Ha i pantaloni rosa, morbidi e stretti in vita, la pancia scoperta. La maglietta sfiora l’ombelico. Cammina sul marciapiede e si avvicina.
Deglutisco. «Secondo la teoria di Darwin in una specie prevalgono i soggetti che…» Che volevo dire? Lei cammina verso di noi, sale il marciapiede e attraversa il prato.
Inspiro e mi esce un rantolo. «I soggetti che sono dotati di spirito di adattamento ecco.»
«Ehi, Vittorio» Caterina sale il gradino e attraversa il prato, le scarpe sono dipinte come la notte stellata di Van Gogh.
Cerasi fa una smorfia, detesta il suo nome. «Ciao.»
«Vieni allo skatepark domani?»
«Domani no, mi vedo con Landi.» Con il mento mi indica e io alzo una mano con le dita aperte. Cretino e muto.
Cerasi da vero bomber non si scompone. «Sabato però sì»
«E tu Landi, vieni?»
Caterina parla con me al Prato. Prima volta.
Mi parla e ha questi occhi che sono verdi e mi ha chiesto… cosa mi ha chiesto? Balbetto «Sì, penso di sì. Sabato, sì.»
Lei sorride. «Allora ci vediamo sabato.» Alza una mano e inclina appena il polso, già voltata verso il fondo del prato dove si sono riunite le ragazze.
Cerasi mi dà un colpetto sul gomito. «Ma vai sullo skate, Landi?»
Ecco cosa mi ha chiesto. Come faccio? Farò una figura di merda.
Eh no, se serve a qualcosa la biologia stavolta si vedrà!
Mi sporgo un po’. Lo zaino si rovescia sul prato e lo lascio così. «Cerasi, ti faccio prendere sette, se tu mi insegni a non cadere dallo skateboard. Ci stai?»
Cerasi ride e mi spinge. Finisco con la schiena sull’erba.
«Per un sette ti insegno anche a fare un Feeble grind.»
«Cosa?»
«È una manovra che consiste in un manual grind e…»
«Sì, quello va benissimo.» Incrocio le mani dietro la nuca e resto steso con la Polo nuova che si macchierà di verde. Farò tardi, mio padre mi farà il discorso sulla responsabilità e il futuro.
Mi viene da ridere. «Dicevo?»
«Lo spirito di adattamento.»
Giusto. Si può studiare anche al Prato.