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A volte si cercano le risposte nell’irrazionale, anche quando sono già presenti dentro di noi. Il racconto di Riccardo Rossi, vincitore della LORENZO MARONE EDITION.

 
Notte fonda. La bottiglia della madre di Ernesto è mezza piena del nocino che io e lui abbiamo fatto in casa l’anno scorso. Agguato, il gatto dei vicini, caccia insetti in cortile. Spengo la sigaretta nel mio posacenere a forma di dado. Tutto è confortevolmente normale.
E davanti a me c’è una strega. Si chiama Ash; giovane, coi capelli castani corti e più occhiaie di me; gira con uno spolverino nero da film.
Non ho mai creduto a questa roba. Marco mi ha detto che lei gli ha fatto sparire una dozzina di multe ingiuste con un incantesimo. Truffe di bassa lega, buone per idioti e disperati, ho replicato.
Ora sono alquanto disperata.
Guardo Ash rovinarmi il pavimento con una spada: traccia e ripercorre una linea sull’uscio. Sugli stipiti ha disegnato dei simboli a gessetto; sono certa che uno sia un’emoticon mal dissimulata. Mi sta fregando come un’idiota.
Mi chiede se ricordo quanto devo fare; annuisco. Ormai sono in ballo.
Il campanello suona poco dopo, insistente come sempre.
«Apri, ti devo parlare» abbaia Ernesto al citofono, lasciando trapelare l’ubriachezza. In sei mesi le sue visite per parlare sono aumentate fino a diventare settimanali. Due visite fa Ernesto mi ha urlato contro. Nella scorsa, ha rotto la TV a calci; ho tremato mezz’ora dopo che se n’è andato. Stanotte sembra controllato. La cosa non mi rassicura, ma premo il pulsante e apro la porta.
Ash è ferma al mio fianco con la spada in mano. Per un attimo temo possa assalirlo. Per un attimo lo spero.
Ernesto si ferma appena entrato. Ha la camicia abbottonata male e sporca di qualcosa e gli occhi spiritati.
«Adesso mi ascolti, e stavolta non mi mandi via a parole.»
«Sì, invece» replico. La mia sicurezza mi sorprende. «Il vetro, il liquore: l’ultimo tuo dono.» Alzo la bottiglia, faccio due passi in avanti, e inizio a versarne il contenuto sulle sue scarpe. Cazzo ora mi attacca. Ma lui non si muove, forse perché troppo sbalordito, o sbronzo. «L’ultimo credito che hai con me.» Cadendo, il nocino riempie il solco tracciato dalla strega. Ernesto starà pensando che ho finalmente dato di matto, come ha sempre detto che avrei fatto. «Ora il vetro è l’ultimo nodo.» Scaglio la bottiglia ai suoi piedi: si spacca all’istante. La pensavo più resistente. Ernesto salta all’indietro per evitare le schegge, mentre io ne sento un paio conficcate in una caviglia. Me la caverò. «Ora è sciolto. Non ritornerai. Ti è chiaro?»
«Sei matta» biascica. E indietreggia.
«Chiaro?»
«Chiaro» mormora, come se la sua bocca non gli appartenesse. Fa quasi ridere vederlo saltellare verso l’uscita.
Chiudo la porta.
«Ha funzionato!»
«Suoni sorpresa» replica Ash con un sorriso. «E comunque, non ho fatto nessun abracadabra stanotte» precisa mentre esce. «Brava ragazza.»
Nessuna magia. Mi sono fatta truffare da una pseudopsicologa d’avanguardia. E non è andata male.
Poi mi rendo conto che Ernesto, per tutto il tempo in cui abbiamo parlato, non ha degnato la ragazza armata di spada di uno sguardo.
Oh, non importa.
Comincio a radunare i cocci.

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