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Un figlio, zombie o no, lo si deve fare lavorare. Il racconto di Marco Migliori classificatosi al QUARTO POSTO nella BEST 13 delle prime tre Ere di Minuti Contati.

 
Papà e lo zio Giuseppe sono molto bravi a proteggere la nostra terra. Hanno messo un recinto alto intorno ai campi e ai frutteti, così gli zombie non possono entrare. I pali sono così grandi che non riescono a buttarli giù nemmeno se spingono in tanti. Papà dice che sono pericolosi, ma non sono capaci di arrampicarsi, per cui non ha paura quando va ad arare il terreno vicino al recinto. Però noi bambini dobbiamo stare lontani, perché un giorno potrebbero riuscire a passare sotto la rete. Ma io mi ricordo che lui e zio Giuseppe l’avevano messa anche sottoterra. Secondo me lo dice perché non vuole che facciamo più quel gioco di correre lungo la rete così gli zombie dall’altra parte ci inseguivano.
Poi c’è un’altra cosa che ha fatto papà per proteggere la terra.
Lo zio Giuseppe non era d’accordo, ma alla fine ha visto pure lui che era utile e non ha più detto niente. Non ne parla da un sacco, e penso che abbia capito che papà aveva ragione.
È stato quando mio fratello grande Daniele è tornato. Lui non era a casa quando sono arrivati gli zombie, e così mamma ha pianto tanto pensando che fosse morto. Invece un giorno l’ho visto oltre la rete. Sono corso a dirlo a mamma e papà e zio. Pensavo che sarebbero stati contenti, invece hanno litigato. Alla fine papà ha detto: «è mio figlio, porca miseriaccia, e questa è la mia terra.»
Adesso Daniele sta in mezzo al campo, e anche lui protegge la terra mandando via gli uccelli. Ha una rete di ferro intorno alla testa, così non ci può mordere, e una corda al piede. Ogni tanto mamma gli porta un po’ di carne tritata e per fargliela mangiare si fa un taglietto e ci fa cadere dentro una goccia di sangue.
 

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