Tutte le notti, Demoni e Cazzotti

Finisce di girare la sigaretta. Dita callose che tremano appena mentre la poggia sul tavolo con le altre. Il suo premio a fine nottata, se ci fosse arrivato. Il bastone, già in mano, ticchetta sul pavimento. Attende, seduto nella sua cucina, il sole pronto a calare. Loro pronti a farsi vivi. Le pecore lo sanno, si lamentano chiuse nel retro, uno spesso portone tra loro e la notte, riesce ancora a vedere gli occhi di Betty Lou fissi nei suoi quando le avevano staccato un pezzo a morsi. Per favore, non farmi prendere sembravano dire, e lui le rispondeva Beata Vergine, sei una pecora, non puoi parlare! Sta ancora sorridendo quando la luce sparisce dietro le montagne. In silenzio, il Vecchio raggiunge la finestra. Cala il buio.
Arrivano.
La terra si solleva.
 
Si arrampicano lungo la casa guidati dal suo odore. Zampe artigliate ticchettano sulle pareti, ombre sbiadite strisciano nel campo. Sanno dov’è, aspettano solo il segnale, il primo di loro che si decida ad attaccare. E il Vecchio aspetta con loro. Inspira. Espira.
Inspira.
Il primo colpo alla porta rimbomba nella stanza, non riesce a coprire il suono dei vetri infranti mentre i più piccoli irrompono dalle finestre. Masse brulicanti di zampe e denti, assomiglierebbero a dei ragni, se si prendessero i peggiori mai visti e li si facesse violentare dall’Anticristo. Non perde tempo a guardarli, il bastone si abbatte sul primo, schianto di budella e urla stridule ad accompagnare il colpo successivo. Schizzi di sangue rancido lo sfiorano mentre l’arma striscia a terra e ne scaglia un altro fuori dalla finestra. Non perde tempo a contarli, tanto sono troppi e lui è troppo incazzato per pensarci, colpisce e basta finché il pavimento non è imbrattato di cervella.
Espira.
Solo un attimo di pausa, hanno appena cominciato, non allenta la presa sul bastone mentre annusa l’odore della notte. Poi torna il boato e la porta viene sradicata quando alcuni dei più grossi, quelli che sembrano lupi smagriti, entrano ringhiando. Inspira, e torna a colpire.
 
Cara Magda, se nel luminoso aldilà in cui ti trovi non ti è concesso sbirciare di sotto, sappi che qui va tutto bene. Dopo la tua morte è stata dura, ma sopravvivo. Se avevi paura tornassi in guerra nonostante l’età, puoi stare tranquilla: abito e custodisco ancora la nostra casa tra le montagne, e ancora mi occupo del campo che tanto amavi e del tuo gregge. Neanche lo spalancarsi di un varco per l’inferno gonfio di demoni proprio qua fuori mi ha fatto rompere la promessa, sul serio, non devi sentirti in colpa perché sono qui ogni notte a prenderli a calci in culo per evitare si mangino le tue pecore, sta tranquilla a goderti la pace e gioia che meriti. Certo, nel Remoto caso in cui io potessi finalmente andarmene di qua e chi se ne fotte del campo fangoso di merda e delle tue pecore senza latte… mandamelo un segno, Magda del mio cuore. Sempre Tuo.
 
Inizia a sudare, e la doppietta continua a cantare. Bam bam, ricarica, bam bam, musica nelle orecchie, quasi meglio delle loro urla mentre cadono. Arma per le grandi occasioni, la vecchia SparaFuoco, dovrebbe contare i colpi ma gli stronzi non si trattengono stasera, prima gli SchifoRagni, poi i SembranoLupi, adesso i CheCazzoSieteBestioni? e se loro sparano tutto quel che hanno lui non sarà da meno. Quando sente il clic a vuoto e non trova altri colpi nelle tasche gli viene il dubbio che forse avrebbe dovuto starci attento, ma adesso ha l’ultimo di quei cosi davanti e il bastone ancora conficcato nel torace di un SembraLupo per stare a pensarci. Improvvisa, vecchio stronzo! Inspira. La doppietta traccia un arco mentre la impugna come una mazza e il calcio si conficca tra le palle di quella cosa. Quando si abbassa guaendo il suo pugno è già partito e l’impatto contro il muso scuro gli riscalda le giunture. Le vecchie ossa scricchiolano ma non cedono e si prende il suo tempo per frantumargli il cranio un cazzotto dopo l’altro.
Espira.
La notte è silenziosa ora, nell’aria solo l’odore di budella. Ha le braccia lorde di sangue fino ai gomiti ma non se ne cura mentre, finalmente, afferra una sigaretta. Fa in tempo ad inspirare una boccata, prima che il belato di Betty Lou lo raggiunga. E no cazzo!
 
Quando corre fuori, il portone del suo ovile è sradicato dall’interno. Betty Lou gli viene contro, ora ben più alta di lui, dritta su zampe artigliate, muscoli neri tesi sotto la lana, zanne bianche che colano bava mentre la carne attorno al segno del morso si torce e pulsa, infetta.
Oh Betty Lou, che ti hanno fatto…
Ha sparato tutto quel che aveva, ma lo hanno fatto anche loro, e nascondevano un ultimo colpo che non conosceva. A saperlo che un morso di demone ti riduce così, le avrebbe dato pace prima. Poco male, può ancora farlo adesso. Fa scrocchiare le nocche mentre si lancia contro la PecoraDemonizzata con un grido roco.
All’orizzonte, il sole sorge. Un’altra alba come tante, nelle montagne più dimenticate da Dio che si siano mai viste.