Un angelo alla fermata

Amore, un concetto duro da mettere in pratica. Finalista nella Sesta Edizione della Quinta Era con Eliselle nelle vesti di guest star, un racconto di Angelo Frascella.

Quando era arrivato alla fermata del bus, con quelle ridicole ali di ovatta sulla schiena, Nico si era vergognato. Ma nel corso della serata aveva rassicurato una ragazza sola, nel buio di quella notte invernale e nebbiosa, aiutato un’anziana signora con una borsa troppo pesante e dato indicazioni a un turista sperso.
Non era così male fare l’angelo alla fermata, si stava dicendo, quando una zaffata di alcol lo investì, annunciando l’arrivo di un barbone con un cappotto troppo grande.
«Che hai lì? Fammi vedere» disse il tipo, strappandogli di mano un volantino.
Nico si guardò attorno: nessuno avrebbe potuto aiutarlo in caso di guai.
«Mentre aspetti il bus, non sei solo. Un angelo è al tuo fianco» lesse il barbone e scoppiò a ridere. «Dimmi, giovane uomo, davvero vorresti essere un angelo?»
Con un impeto di orgoglio, Nico si sentì dire: «Cosa potrebbe essere più bello che divenire Amore Puro al servizio di Dio?»
«Avrai ciò che desideri, ma ricorda che indietro non si torna.»
Un fuoco gelido avvolse Nico, che vide i propri peccati bruciare in una fiammata candida.
«Ora sei come Noi.» Il vecchio era scomparso ma continuava a sentirne la voce.
Era vero: poteva muovere le ali. Un’immane felicità lo pervase: finalmente la sua esistenza aveva un senso.

Era di certo colpa dell’inesperienza: era un angelo da troppo poco. La prossima volta non avrebbe sbagliato. Si levò in volo in cerca di qualcuno bisognoso di aiuto.
Eccolo: un ragazzino veniva picchiato da quattro bulli, uno dei quali brandiva una mazza da baseball.
Atterrò, si rese visibile e, con un gesto, immobilizzò i cattivi.
Il ragazzino si alzò incerto e lo guardò.
«Finché terrò le mani alzate, non potranno muoversi. Ma ti ascoltano e ti vedono. Parla loro, spiega perché era sbagliato ciò che stavano facendo e perché dovrebbero mettere via l’odio.»
Il ragazzino annuì, poi prese la mazza dalle mani del carnefice e iniziò a colpirlo violentemente, ridendo come un matto.
Nico capì di aver sbagliato ancora una volta: se avesse liberato ora i quattro, lo avrebbero ucciso. Poteva solo lasciare che lui si sfogasse, fino a quando i cattivi non avessero perso i sensi.

Nico se ne stava seduto con le gambe penzoloni sul molo, con indosso un vecchio cappotto troppo largo, per nascondere le ali. Beveva a canna da una bottiglia di whiskey, ma non riusciva a dimenticare ciò che era diventato e che odiava con tutto il cuore.
Sentì il vecchio sedersi al suo fianco.
«Sei ancora convinto che sia così bello essere Amore Puro?»
Scosse la testa. «Ogni volta che do a qualcuno la possibilità di amare il prossimo, quello tira fuori solo odio. Eppure, a parole, tutti amano l’Amore.»
«La verità è che giochiamo nel campo sbagliato. Io sto per passare dall’altra parte. I Caduti sono sempre in cerca di nuove leve. Vieni giù con me.»
Nico ci pensò un attimo. «No» disse, infine.
Il vecchio si alzò: «Ti concedo un altro paio di secoli immerso nell’odio umano e vedrai che sarai tu a cercarmi per diventare Odio Puro.»