Un mondo alla rovescia

Settimo classificato nella 149° Edizione di Minuti Contati con il Team di Specularia come guest stars, un racconto di Gabriele Dolzadelli.

 
Il vecchio remava. Ricky avrebbe voluto dargli il cambio, ma lui aveva insistito. La luna schiariva il lago, rendendo la superficie come una pellicola lucida e leggermente increspata.
«Dillo che mi stai prendendo in giro» disse il giovane. Spostò la canna da pesca, togliendosela dai piedi. C’era anche un asciugamano e un secchio. Se quest’ultimo poteva servire per metterci il pesce, del primo non ne aveva compreso l’utilizzo.
«Non ti dico nulla. Vedrai con i tuoi occhi» rispose il vecchio.
«E succederebbe soltanto ogni tre lune piene?»
«Ogni tre lune piene.»
«E soltanto qui, in questo lago?»
«Soltanto qui, in questo lago.»
«Mah.»
Il vecchio smise di remare e gettò delle zavorre.
Ricky si lasciò sfuggire un sospiro. Si guardò attorno e ammirò lo spettacolo del cielo che si rifletteva su tutto il tappeto acquoso. La luna era una grossa palla luminosa e deformata, come un grosso pesce. Attorno a lei tanti minuscoli puntini, stelle somiglianti a tanti cuccioli di medusa.
Il vecchio gli porse la canna da pesca.
«Puoi lanciare l’amo laggiù.»
La direzione era quella di un gruppo di stelle ammassate come sardine.
«Mi sembrano lontane.»
Il vecchio sputò in acqua, poi rise.
«Vedrai che sono più vicine di quanto sembrino.»
Ricky inclinò indietro la canna e con un colpo di polso scagliò l’amo nel banco luminoso.
«Non abbiamo esche. Perché dovrebbero abboccare?»
Il vecchio scosse il capo, ridendo di nuovo.
«Non servono esche. Il mondo reale è già di per sé una bella attrattiva. L’amo, per loro, è solo l’occasione di una vita.»
Ricky non ne era del tutto convinto. Non sapeva fino a che punto dargli corda perché, nel caso fosse stato davvero uno scherzo, sarebbe stata la fine della sua reputazione.
«Tu sei folle» gli disse, mettendosi ad attendere.
Non servì farlo. Pochi secondi e il filo si tese. Ricky si agitò come un bambino e iniziò ad avvolgere il filo col mulinello. Quello che sembrava a tutti gli effetti un pesce luminoso, non si opponeva, seguendo la strada che l’avrebbe portato da lui.
«Ci siamo! Ci siamo!»
Ricky vide il pesce ormai prossimo alla barca. Diede un colpo secco per poterlo tirare su. Quando emerse, vide che era davvero il riflesso di una stella, un insieme di luce concentrato in una massa dai bordi sfumati. Non osò toccarla. Si limitò a farla penzolare sopra il secchio. Si staccò da sola, cadendovi dentro con un suono metallico.
«Adesso ci credi?»
«Beh, sì, ma è assurdo. Cioè… succede con tutto quello che si specchia? Anche con la luna?»
Il vecchio annuì.
«Quello, però, è un pezzo grosso. Devi prima prenderci la mano. Raccogline ancora un paio.»
Ricky era euforico. Riprese posizione con la canna e ripeté il rituale, arrivando a pescarne altre tre, poi cinque, infine undici. Il secchio era pieno di massa luminosa. Ricky si ritenne soddisfatto ma, guardandosi intorno, vide che il riflesso della luna era sparito.
«Dove si è cacciata?»
Il vecchio indicò sotto la loro barca.
«La luna si sposta, mio caro. E con lei anche la sua immagine.» Mise una mano rugosa nella tasca dei pantaloni e tirò fuori dei piombini. «Devi far scendere l’amo in verticale, mettigli questi pesi. Poi sporgiti e cerca di vedere bene dove si trovi.»
Ricky seguì le istruzioni e guardò giù. Non riusciva a vedere nulla. Eppure, una sfera così grossa e luminosa doveva lasciare traccia.
«Ma se si tratta di un riflesso, come può essere giù…»
I suoi dubbi gli morirono in gola, quando il suo sguardo si concentrò di più su quello che realmente era specchiato: il suo viso contratto. Guardava la sua faccia tremolante, come quella di una sirena attratta dal cielo. Poi il braccio emerse dall’acqua, lo afferrò per il colletto e lo tirò giù in un tuffo rumoroso.
 
Il vecchio si piegò, prese l’asciugamano e lo gettò addosso al ragazzo bagnato. Questi lo afferrò e iniziò a sfregarsi i capelli, scompigliandoli. I vestiti gli erano tutti appiccicati alla pelle.
«Grazie!»
Il vecchio non rispose. Prese il secchio colmo di stelle e lo riversò in acqua.
«Ehi, perché lo fai?»
Il vecchio alzò le spalle.
«Non ho niente da dare in cambio, per queste. Deve esserci sempre un riflesso.»
Il ragazzo annuì e iniziò a tamponarsi anche il petto.
«Allora che ci guadagni?»
Il vecchio si rimise ai remi.
«Un’umanità specchiata.» Sputò. «Un dannato mondo alla rovescia.»