Una giornata buona

Uno scherzo tira l’altro e la malattia, durante le giornate buone, è un po’ più lieve. Un racconto di Maurizio Bertino.

 
«Nonno, è ora di tirarsi su!»
Entro in casa, lui è sul divano: tv accesa, luce spenta, borbotta qualcosa, stava dormendo e l’ho svegliato. Prendo la sedia a rotelle, la posiziono a lato del divano, le stampelle sono già appoggiate al muretto.
«Nevica!», gli dico mentre lo aiuto a sedersi.
Aggrotta le sopracciglia, guarda verso la finestra, le tapparelle sono abbassate, gli infilo le ciabatte ai piedi perché non prenda freddo e mi siedo accanto a lui.
«Mi parli di nuovo del Natale del 2025?», gli chiedo. Mi guarda, lo vedo pensieroso. Prendo il telecomando della tv e la spengo, siamo soli io e lui. «Ma sì, nonno, di quando ero ancora bambino e mi regalasti l’hoverboard, lo skateboard volante, quello di quel vecchio film di cui mi parlavi, quello che doveva già essere stato inventato nel 2015 e che invece arrivò dieci anni dopo.”
«L’hoverboard?», ripete lui.
«Me lo racconti sempre: al primo giro mi andai a schiantare contro quella Panda vecchio modello del 2017 e mi ruppi i denti!»
«Ah sì, vero, e tua madre ti diede uno schiaffo quando arrivasti sdentato. Li avevi appena messi nuovi, quei canini.»
Si ricorda dei denti, sorrido e continuo. «E poi, per tirarmi su di morale, mi prendesti e mi caricasti sulla Vespa vecchia, quella che raggiungeva i 150 e che si portava a quota cento metri in cinque secondi spaccati!»
Lo vedo rimuginare, forse ho esagerato, magari è il caso di metterlo sulla sedia a rotelle e portarlo in bagno, ne avrà bisogno.
«Sicuro! Ora ricordo, sì!» ha un guizzo, gli occhi gli si illuminano. «Che Vespa che era quella, roba italiana! Peccato non le facciano più e ci sia crisi!»
«Eh sì, tempi d’oro quelli!» lo assecondo.
«Ma anche adesso non mi sembra che te la passi male: ti ho visto l’altro giorno mentre partivi sulla tua nuova Jaguar! Sembra davvero un giaguaro quella, altro che le vecchie macchine dei miei tempi, con le ruote e tutto. Ma dimmi: ci arrivi ai trecento? Ho visto in tv pubblicizzare il nuovo modello Ghepard 2050 e li ho sentiti dire che fa da zero a quattrocento in tredici secondi netti anche sui terreni nuclearizzati!»
Lo guardo preoccupato, forse ho esagerato. Mi sorride, sembra esaltato, attende una mia risposta, ma non credo sia il caso di continuare.
«Nonno, non siamo nel 2050», dico scandendo bene le parole per non confonderlo ulteriormente.
Mi tira uno scappellotto. «E neppure nel 2025 e venticinque anni fa stavamo nel 1990 e c’erano appena stati i Mondiali in Italia e tu eri un moccioso più rispettoso!», mi fa l’occhiolino.
Mi ha fregato, è una giornata di quelle buone. 
Mi sorride. «Fuori nevica sul serio?», chiede.
«Sì», gli rispondo.
«Se domani non sarà una giornata buona, dovrai inventarti una bella storia, fammi almeno ridere.»
«Ok.»
«Ma mettici più impegno! Se vuoi, infilaci un altro Natale del futuro, ma anche qualche alieno e magari un T-Rex.»
«Va bene, nonno.»
«E ora portami a pisciare che mi scappa.»
Gli sorrido e lo aiuto ad alzarsi. Oggi è lui, oggi è il mio nonno vero.

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