Zuppa di caos

Situazioni straordinarie per esseri ordinari. Un racconto di Flavia Imperi.

 
Leo si palpava le tette con aria incredula.
«Come fanno a non toccarsele per tutto il santo giorno?»
«Concentrati, idiota!» zio Omero gli porse delle ciotole di zuppa fumante. «Ai tre tavoli in fondo.»
Sbuffando, Leo uscì dalla cucina, sotto agli sguardi viscidi degli avventori dell’“Ostrica d’Oro”. Capì subito perché: aveva curve che avrebbero fatto deragliare qualunque treno, una morbida chioma rosso fuoco e… altro a cui non poteva neanche pensare. Se avesse avuto ancora i vecchi attributi, gli si sarebbe già drizzato.
«Che delizia, cos’è?» chiese un forestiero.
«Ostriche. Si trovano solo qui ormai» si vantò uno dei clienti abituali.
Appena rientrò in cucina, zio Omero lo riprese.
«E finiscila di grattartela, le femmine non le fanno quelle cose.»
«Insomma, mi aiuterai o vuoi sfruttarmi a vita per attirare i clienti? Uno mi ha appena palpato il culo.»
«Ne riparliamo alla chiusura.»
 
La puzza di pesce aleggiava ancora nel ristorante quando l’ultima coppia di clienti uscì dalla baracca che era di famiglia da generazioni.
«E ora che so dov’è finito?»
Quel pomeriggio aveva finalmente ritrovato se stesso: il suo corpo camminava in modo ridicolo per il mercato giù al molo. L’aveva preso da parte nel vicolo per scoprire che la “proprietaria” di quelle tette era finita al posto suo.
«Si è svegliata nel mio corpo all’improvviso, proprio com’è successo a me.»
Lo zio si allisciò i lunghi baffi, che lo facevano somigliare a un pesce gatto obeso.
«Uhm… potete provare alla vecchia maniera.»
 
«Fare sesso? Nel mare? Io col tuo…»
«Sì.»
«Tu con la mia… e le mie…»
Il rumore delle onde li circondava nel buio quasi totale della spiaggia.
«È pazzesco, lo so. Ma secondo zio è l’unico modo per liberarci della maledizione.»
Caterina lo fissava sbigottita.
«Ti prego! All’inizio è stato divertente…»
«Non voglio neanche saperlo.»
«…ma sono stanco di pisciare seduto e farmi palpeggiare.»
«Credi che per me sia una passeggiata?» sospirò lei. «Non capisco com’è possibile ritrovarsi con i corpi scambiati.»
«Zio dice che potremmo aver offeso qualcuno: zingari, sacerdoti negri o forse streghe… ma non ho mai fatto male a una mosca, io.»
«Va bene, ma facciamo in fretta. E basta palparti le mie tette.»
Leo tolse il vestitino con malagrazia, litigando con l’infernale reggiseno, mentre Caterina sfilava delicatamente i jeans e la camicia a quadri. Entrarono nell’acqua calda e buia e si abbracciarono in modo goffo.
 
«Non funzionerà, stupidi umani.»
«Che hai da ridere, Arzeg?»
I due esseri bivalvi osservavano la scena dallo schermo dell’astronave.
«Ho dato una lezione di ecologia agli idioti di questo pianeta. Hanno quasi sterminato la maestosa specie delle ostriche e non sapevano niente su di lei, neppure della pansessualità, pensa!»
«Quante volte ti devo ricordare dei protocolli galattici?»
«Ma io…»
«“Primo: non interferire”.»
«Va bene, va bene, poi li risistemo. Tanto la possibilità di cambiare sesso è sprecata con loro, non sanno divertirsi!»

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