Ex Novo - "Quel mostro di signorina"

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RiccioRob
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Ex Novo - "Quel mostro di signorina"

Messaggio#1 » giovedì 11 maggio 2017, 12:19

Off Topic
Salve a tutti.
Mi chiamo Roberto, spero di non aver commesso un errore presentandomi già con un racconto, ma non ho trovato thread introduttivi. Nel caso fosse una mia svista, segnalatemelo pure.
Di seguito, vi lascio un racconto comico per bambini, scritto un paio d'anni fa in occasione di un concorso.
Il titolo è provvisorio, tuttora non mi convince. (Così come non mi convince il racconto,in realtà, ma ci terrei a migliorarlo) :)


Ad ogni modo, buona lettura :)


"Quel mostro di signorina"

“Sparisci dalla mia vista, terribile creatura!” urlò la ragazza, col poco fiato che le rimaneva in gola.
Era completamente sola ed abbandonata ad un tragico destino. In quella notte di tempesta, nessuno avrebbe potuto sentire le sue grida.
All'interno di quell'oscuro castello, la sua fuga sembrava non aver fine. Le gambe iniziavano a far male. Eppure la malefica figura riusciva sempre a trovarsi al suo fianco.
“Allontanati ho detto! Lasciami stare! Ti prego!”.
Si accorse però che anche il suo inseguitore piangeva e si disperava nella stessa maniera.
Fu in quel momento che si rese conto di trovarsi nella gigantesca sala degli specchi. Fu proprio allora che capì. Era lei stessa la mostruosa creatura ricoperta di peluria e con il petto gigantesco che...

“In che senso il petto gigantesco?”
“Chicca perché devi sempre interrompermi quando racconto le storie?” sbottò Emily.
“Ma scusa, non capisco” mugugnò la bambina.
“Le poppe Chicca! Aveva le poppe giganti! Cosa c’è da capire?” gesticolò allargando le braccia sul suo petto.
“Più di quelle della maestra Viviani?” intervenne Serena.
“Ovviamente. Erano almeno il doppio di quelle della Viviani. Erano enormi e mostruose! Posso andare avanti ora?”
Emily si schiarì la voce.
“La ragazza non smetteva più di piangere. Più piangeva e più la peluria sul suo corpo cresceva a dismisura. Infine scoppiò a ridere. Una risata isterica che però durò poco, sostituita subito da una rabbia furibonda e poi di nuovo da un pianto disperato. In pratica stava impazzendo, le sue emozioni mutavano come mutava il suo corpo. Non aveva più nessun controllo né sull'uno, né sulle altre.””.
Chicca non riuscì a trattenere un brivido.
“È terribile!”
“A me sembra che tu stia esagerando, Emy. Dai, non sarà mica così tan-…”
“Invece è tutto vero Serena So Tutto Io!” disse con una voce ancor più stridula “E non avete nemmeno sentito la parte peggiore” tuonò Emily artigliando l’aria con le sue manine.
“La povera ragazza aveva subito l’intero processo di mostraz…di mostrizzaz…di trasformarsi in mostro. Ormai era evidente. Tutti i sintomi che conosceva l’avevano colpita brutalmente. Tutti eccetto uno, o almeno così sperava”.
Un ghigno malefico comparve sul volto della bambina, compiaciuta dallo sguardo di tensione che ebbe come risposta dalle sue amiche.
“All'improvviso infatti, un leggero odore di sangue arrivò alle sue narici. La ragazza urlò di nuovo e si guardò intorno, spaventata e confusa. Poi capì e con le mani tremanti di paura controllò nei pantaloni.”
“Non sarà mica che…”
“Ebbene sì, proprio laggiù sulla sua biancheria, trovò il Marchio Rosso. Firma lasciata dal Male stesso, il suo personale sigillo di sangue con cui marchiale vittime che hanno completato la loro mostruosa trasformazione. Ormai non c’era più alcuna speranza per la ragazza. O meglio… per la SIGNORA!”
Serena sbuffò, roteando gli occhi verso il cielo limpido.
“Emy, sei la solita esagerata. Vuoi sempre spaventarci con le tue storie strambe.”
Puntò un dito contro la piccola narratrice. “Le ragazze grandi non diventano mica adulte in quel modo. Altrimenti anche i nostri genitori, insegnati, bidelli…insomma tutti sarebbero mostri popputi e pelosi a quest’ora”.
Chicca, dapprima spaventata, non riuscì a trattenere un risolino alle parole di Serena.
“Oh andiamo Sere, è ovvio che il mio è solo un racconto di fantasia. Però serve a farvi capire la pericolosità di questo problema che prima o poi dovremo affrontare tutte noi”. La sua voce si fece severa e solenne. “Io so tutto ormai, l’ho visto ieri sera in un documentario che passavano in tv. Si chiama PUBERTÀ”
A Chicca tornò una leggera tremarella, mentre a Serena iniziava a farsi strada nella mente il tarlo del dubbio.
“Tu che ne pensi Claretta?” chiese alla ragazzina che era rimasta fino ad ora in disparte.
“Sì ehm…io…è una cosa tremenda. Ne avevo sentito parlare…sì.” Balbettò cercando di affondare la testa nelle spalle.
“Qualcosa non va, Clara?” chiese Emily, preoccupata per la sua amica.
In quel momento Chicca e Serena si tolsero la maglietta, esibendo i lori nuovi e coloratissimi costumi da bagno.
“Stai tranquilla. Un tuffo nel fiume e passa tutto”. Chicca sorrise mostrando il suo apparecchio scintillante per poi seguire Serena, che aveva già raggiunto la riva.
“Tu che fai?” disse Emily sfilandosi la maglietta “Non ti butti con noi?”
Clara la fissò per un attimo, il volto via via più paonazzo.
“No, Emy. No io…non credo. Insomma, devo andare a fare i compiti, ecco.”
La piccola rimase sbalordita, come se le avesse confessato di voler compiere un omicidio.
“Clara, ma siamo in piena estate!”
“Sono compiti per le vacanze, ecco. Tu non sei ancora in quinta elementare, non ne hai tantissimi come me. Non puoi sapere…”
“Capisco. Cavoli,immagina che bello schifo che saranno le scuole medie”.
Clara annuì. Inforcò la sua bicicletta gialla e andò via dimenticandosi persino di salutare.
Emily fece spallucce e raggiunse in acqua le amichette con un tuffo a bomba.

Come promesso alla mamma, Emily tornò a casa prima di cena.
Legò la sua biciclettina nel cortile e tirò fuori le chiavi di casa, opportunamente nascoste sotto lo zerbino.
“E’ talmente ovvio che nessuno ci penserebbe mai.”
Una volta in casa gettò il suo zainetto in corridoio.
“Mamma sono a casa. Cos'hai preparato per…”
La madre giaceva sul divano, sonnecchiando ed emettendo grugniti che aveva sempre negato di fare.
Il suo volto era illuminato dalla TV, dentro la quale una studentessa molto ansiosa cercava di indovinare quanti cavalli avesse avuto la prima Ferrari da corsa.
“Gli adulti sono proprio rintronati” pensò Emily “lo sanno tutti che, sulle Ferrari, di cavallo ce n’è uno solo.” Decise però che se un giorno ne avesse mai comprata una, al suo posto avrebbe fatto mettere uno splendido unicorno.
Emily spense la televisione e schioccò un bacio sulla fronte della mamma.
Meglio lasciarla riposare, sicuramente avrà avuto una delle sue solite giornate tremende.
Dopotutto era costretta a fare ben due lavori pur di compensare alla mancanza di papà, era un’impresa degna di Wonder Woman. Emily salì in camera sua, ridacchiando al pensiero della madre vestita con quel ridicolo costumino rosso e blu.
Quella sera andò a dormire molto presto.
La grande finale del torneo estivo di pallavolo era ormai alle porte e le Pulcine di Camposole avevano bisogno come non mai della loro migliore schiacciatrice.
Il sonno di Emily non fu certo dei più tranquilli. Da quando quello sconvolgente documentario le mostrò gli orrori della pubertà, si svegliava più volte durante la notte per controllare se fosse comparsa peluria sotto le ascelle. Oppure canticchiava una filastrocca, per scoprire eventuali cambiamenti nel timbro vocale.
Desiderò con tutte le sue forze di rimanere per sempre bambina. Diventare adulti era qualcosa che superava i limiti del disgusto.

Fu la mamma a svegliarla di prima mattina.
“Emy. Emy, tesoro alzati. Non l’hai sentita la sveglia?”
“Eh? No mamma” mormorò con una strana voce baritonale.
Emily spalancò gli occhi per poi alzarsi a sedere sul letto, in preda al panico.
Subito la madre si allarmò. “Oddio, che ti succede?”
“Fra Martino, campanaro, dormi tuuu!! Dormi tuuu!!”
“Ma che…?”
Emily tirò un sospiro di sollievo e si accasciò di nuovo sul cuscino.
“Miseria, che paura! Mi era sembrato di avere una voce profondissima”
La mamma poggiò il palmo della mano sul volto, in segno di rassegnazione.
“Emily è normale quando ci si è appena svegliati. Si può sapere che ti prende?”
“Nulla Mami, nulla. Vado a fare colazione ok?” cinguettò sgusciando fuori dalle coperte.
“Fai presto signorina, ricorda che dobbiamo ancora andare a prendere la Chicca. Alle nove devo essere al lavoro io!”
Felice di non essersi ancora svegliata donna, Emily corse di sotto a mangiare e prepararsi.
La pubertà non avrebbe vinto facilmente contro la pulcina col maggior record di punti in campionato.
La mamma lasciò Emily e Chicca di fronte alla palestra, le abbracciò entrambe per incoraggiarle e schizzò via con la sua Punto sgangherata.
“Tua mamma non è niente male per essere un adulto. La sua pelle è un sacco liscia e profuma di lavanda. Sei sicura che prima fosse anche lei un mostro peloso?”
“È ovvio Chicca. La mamma sarà diventata così bella solo dopo una lunga visita dall'estetista. Magari tutti gli adulti sono obbligati ad andare da loro per togliere la pelliccia e migliorare il loro aspetto. Magari lo fanno per non spaventare noi bambini.”
“Allora mi sa che il nostro allenatore non ha trovato un estetista bravo.”
“Probabilmente lui è andato da un estetista per orsi bruni.”
Risero di gusto entrambe mentre arrivarono di fronte agli spogliatoi, dai quali uscì Serena.
“Ciao ragazze! Come mai ridete?” chiese la bimba radiosa.
“Io… Noi… Ah no niente. Pensavamo a una cosa buffa che abbiamo visto in macchina.”
“Sì, sai… Cani buffi e cose del genere.” Aggiunse Chicca, che in realtà dei cani aveva una fifa blu.
Era meglio non dirle la verità. Il signor Belardi, oltre che loro allenatore, era anche il papà di Serena.
“Ok… Comunque sbrigatevi. Clara è già dentro da più di venti minuti eppure non si è ancora cambiata.”
Decisero di entrare ad indagare mentre Serena raccolse i suoi pompon e si posizionò a bordo campo. Era pronta per coordinare le altre ballerine e sostenere insieme le sue amiche.
Trovarono Clara che stava seduta a mangiarsi le unghie, appoggiata sul suo borsone ancora chiuso.
“Claretta?” sussurrò Chicca.
“C’è nessuno??” sbottò Emily tamburellando la testa della ragazzina.
Clara sembrò come svegliarsi da un sonno profondo.
“Ciao...ciao ragazze. Siete pronte per…” gesticolò verso l’uscita degli spogliatoi, come se non trovasse la parola adatta. “Si insomma, per la partita ecco.”
Le altre bambine nel frattempo avevano quasi tutte finito di cambiarsi, tese come non mai per la finale del torneo.
“Sei davvero molto strana Clara. E poi perché non ti sei ancora cambiata?”
“Esatto. Sere dice che sei qui dentro da venti minuti e quello non lo hai nemmeno aperto!” esclamò Chicca indicando il borsone con sdegno.
Clara guardò la sua borsa contenente la divisa, come se l’avesse vista per la prima volta in vita sua.
“Questa? No io… Adesso mi cambio, ho solo bisogno di riflettere”.
Emily e Chicca si lanciarono uno sguardo a dir poco perplesso, cosa che non sfuggì a Clara.
“Siete troppo piccole per capire”.
“Hai solo tre anni in più di noi” sibilò Chicca inviperita.
Fu Emily ad interrompere la questione.
“Lasciamo stare Clara, probabilmente è tesa per la partita”.
Occhiolino a Chicca.
“Dobbiamo comprenderla”.
Altro occhiolino a Chicca.
Chicca si chiese se non fosse entrato qualcosa nell'occhio di Emy.
Le due bambine si allontanarono e andarono a cambiarsi in un angolo.
“Clara ci nasconde qualcosa”.
“Ma non avevi detto che era tesa e che dovevamo…”
Emily roteò gli occhi sbuffando.
“Lascia perdere. E’ da ieri pomeriggio, quando eravamo al fiume, che si comporta in modo strano. Sembra che ci sia qualcosa che la preoccupi particolarmente.”
“Dici che dovremmo indagare?”
“Ora pensiamo a vincere la partita. Dopodiché mi farò venire in mente un piano” ghignò malevolmente.
Le due misero divisa e protezioni in pochi minuti. Clara nel frattempo aveva finito le unghie da mangiare, eppure non accennava a volersi mettere la maglietta della squadra. La ragazzina era rimasta sola, seduta sulla sua panchina.
“Clara noi entriamo dentro, faresti meglio a sbrigarti”.
“Esatto, io non voglio mica stare a sentire le urla del papà di Serena”.
“Arrivo ragazze, arrivo. Voi andate pure che io vi raggiungo in campo”.
Chicca ed Emily si scambiarono un’ultima occhiata di rassegnazione prima di varcare l’uscita degli spogliatoi.

Il loro allenatore aveva già radunato tutta la squadra per gli ultimi consigli ed il discorso di incoraggiamento finale.
Ad Emily quei discorsi facevano sempre sorridere, perché nel farlo il signor Belardi ci metteva tanta di quella passione da fare invidia ai migliori monologhi hollywoodiani. A volte tanto da sfociare nel ridicolo.
“…perciò ricordate cosa vi ho detto ragazze! Io credo in voi. Queste sono le prime sfide che formeranno il carattere delle donne tenaci, che presto diventerete.”
Emily e Chicca ebbero un sussulto a quelle parole.
“E ora tutte in campo! Forza forza forza! Clara alla battuta e… dov'è finita Clara?”
“Sono qui Mister!”
Tutte quante si voltarono nello stesso istante verso una Clara visibilmente imbarazzata, il cui sguardo avrebbe scavato persino sotto al pavimento.
“Che ci fai con quella addosso??” squittì Chicca.
Il signor Belardi si grattò la testa confuso.
“Clara, è la felpa invernale della squadra quella che hai indossato? Siamo quasi ad agosto”
Clara chinò così tanto la testa che Emily temette si sarebbe presto rotta il collo.
“No no io… Credo di aver preso freddo al fiume ieri. Mi sarò ammalata” bofonchiò con un certo disagio.
Serena la sentì e lanciò uno sguardo di sottecchi alle due amiche. Tutte e tre sapevano che stava mentendo. Clara non ci si era nemmeno avvicinata al fiume.
“Non sei costretta a giocare. Non è meglio se vai a casa a riposarti?”
“Sto bene Mister, davvero. Cominciamo ok? Vado io alla battuta?”
Belardi annuì con una certa preoccupazione.
Chicca rimase in panchina mentre Emily andò sotto la rete, senza mai staccare il suo sguardo indagatore da Clara.
La ragazzina le stava nascondendo qualcosa, qualcosa di molto scottante.
Dall'altra parte del campo, le pulcine di Borgo Bagella avevano la stessa vitalità di un gruppo di bradipi sotto l’effetto delle più potenti camomille.
Emily era troppo concentrata sulla sua amica, per chiedersi come accidenti avessero fatto ad arrivare in finale le avversarie.
L’arbitrò nel frattempo svuotò i polmoni nel suo fischietto, dando così inizio al tanto atteso match.
Clara prese fiato. Non era più il momento di sentirsi a disagio con la sua squadra o di farsi distrarre dai propri problemi.
Era il momento di tirare quella palla bianca e rossa con forza e precisione.
Era il momento di portarsi un trofeo a casa.
Distese il braccio destro all'indietro per caricare il colpo. Quando il pugno colpì il pallone dal basso verso l’alto, questo superò la rete di metà campo a gran velocità.
Nelle battute, Clara era una specie di cecchino. Anche il Mister lo pensava ed annuì soddisfatto.
Purtroppo una delle ragazzine-zombie di Borgo Bagella tornò nel mondo dei vivi, tuffandosi in avanti e riuscendo ad intercettare il tiro.
La palla tornò nel lato delle pulcine e ad attenderla ci fu la prontezza di riflessi di Valeria, la più “anziana” della squadra insieme a Clara.
Valeria la proiettò con un passaggio preciso verso Emily, pronta per alzare.
Così fece Emy, con la sua solita grinta da leoncina, alzandola perfettamente verso il centro.
“Clara, tua!!!” esclamò.
Claretta si portò con uno scatto verso il centro. Una schiacciata di quelle potenti e avrebbero portato un punto sicuro nel sacco.
La posizione era perfetta, Clara piegò le gambe per saltare fino a che non si rese conto di ciò che stava facendo.
Piantò i piedi per terra, occhi spalancati come due fari e braccia incrociate con forza sul torace.
Il suo volto diventò rosso per l’imbarazzo, quello di Emily per la rabbia.
Ovviamente la palla rimbalzò per terra, rotolando via indisturbata mentre tutti i presenti fissarono gli occhi sulla ragazza, ora chiusa in sé stessa come un armadillo.
Il Mister accorse subito, più preoccupato che mai.
“Claretta che ti succede? Ti senti bene?”.
A Clara iniziò a tremare il labbro, ma riprese quasi subito il controllo.
“Sì, Mister ho avuto un attimo di confusione. Scusatemi tutti”.
Emily guardò prima Chicca, ancora seduta in panchina e poi Serena sugli spalti con le altre ballerine.
I loro sguardi oscillavano tra il furioso ed il preoccupato. Non avevano la minima idea di che problema potesse avere la loro amica e in che modo avrebbero potuto aiutarla.
Il Mister la mandò a sedersi in panchina, suggerendole più volte di togliere il felpone invernale. Causa, secondo lui, del colorito rosso della ragazzina. Clara ovviamente non volle sentire ragioni.
Al suo posto entrò in campo Chicca, la quale si avvicinò ad Emily prima che i giochi riprendessero.
“Dobbiamo scoprire che le prende, inizio ad avere delle brutte sensazioni, Emy.”
“Ci penso io, ho alcuni sospetti ed un piano per verificarli” mormorò la bimba.
La partita da quel momento in poi riprese tranquillamente. Di tanto in tanto anche Clara tornò in campo facendo ottime battute e dei buoni passaggi. Nemmeno per una volta però accennò a saltare, cosa che fece perdere qualche altro punto alla squadra.
“Mister non mi sento molto bene, posso tornare in panchina?”
“Ma certo Emily, sei l’unica a non avere ancora fatto un cambio. Ilaria, tocca a te allora! Fai vedere chi sei.”
Emily diede un cinque di incoraggiamento alla sua compagna ed andò a sedersi in panchina.
Serena strisciò alle sue spalle, sibilando come una viperetta con le trecce.
“Chicca prima è venuta a dirmi che tu hai un piano per la Missione Clara”.
“Proprio così Sere, ed inizia ora”.
Fischiettando a bassa voce il tema musicale di Mission Impossible, Emily si allontanò dalla panchina. Serena la aiutò a controllare che nessuno l’avesse notata.

“Vai vai vai. Ora. Sbrigati, stupida!”
“Tan tan. Tada dan dan, da da, nu nu nuuuuuu!”
Con la destrezza di un felino randagio, Emily riuscì a sgattaiolare negli spogliatoi.
Una volta varcato l’ingresso però, il gatto si sarebbe trasformato in una feroce tigre in agguato.
Nessuno fortunatamente si accorse della fuga di Emily. Mancavano meno di dieci minuti al fischio di fine.
Le pulcine di Borgo Bagella avevano fatto pentire la squadra locale per averle sottovalutate. Ora, da entrambe le parti, si respirava un clima di tensione e grinta che si poteva tagliare con delle forbici. Dalla punta arrotondata, ovviamente.
Qualche passaggio deciso, alcuni sorprendenti salvataggi ed una buona difesa da parte di Ilaria e Valeria riuscivano a mantenere il controllo su quel vantaggio di un solo punto, guadagnato dalla squadra di Emily.
Tutte le ballerine erano ormai stanche. Serena era l’unica che ancora riusciva a reggersi in piedi e tifare a gran voce per le sue amiche. Sentiva come se non ce l’avessero mai potuta fare senza le sue coreografie.
Fortunatamente oltre ai pompon di Serena, anche un portentoso bagher della piccola Chicca confermò il vantaggio di un ulteriore punto.
Pochi istanti dopo, l’arbitro fischiò. Le pulcine di Camposole avevano vinto e Chicca fu sollevata più e più volte in segno di trionfo.
Nel frattempo anche Clara approfittò della distrazione generale per scappare velocemente negli spogliatoi.
Serena se ne accorse.
“Bingo!”
La porta degli spogliatoi si aprì con un cigolio che fece tendere la povera Clara come una corda di violino.
Diede uno sguardo alle sue spalle prima di intrufolarsi dentro.
Chicca svolazzava ancora sopra una folla urlante e festosa, nessuno si accorse di niente.
Scivolò come un’ombra all'interno, avendo cura di chiudere la porta dolcemente, per poi ritrovarsi negli spogliatoi completamente bui. Aleggiava un’atmosfera più tetra del solito, quel buio rendeva il tutto talmente spettrale che…

CLICK

“Oh, così va meglio”.
Clara accese la luce e tutto tornò come prima. L’unica cosa da temere ora era l'enormità dei batuffoli di polvere sotto alcune panchine.
Clara ricordò di non avere un singolo istante da perdere.
Aprì il borsone. Tirò fuori shampoo, bagnoschiuma e vestiti di ricambio per poi correre subito alle docce prima che arrivasse qualcuna delle sue compagne.
Prima di togliere il suo felpone sudato diede un’ultima controllata verso l’ingresso. Ancora nessun segno di vita. Ottimo
Finalmente Clara tornò a respirare decentemente. Le sembrava di avere appena concluso una partita in pieno deserto del Gobi.
Si prese qualche secondo, giusto per apprezzare il piacere di trovarsi al fresco e con indosso soltanto una canottiera.
Sospirò appoggiandosi al cestino con i palloni. Per fortuna non avrebbe più giocato fino agli inizi della stagione autunnale.
“HA HA!!!” strillò una sagoma oscura, che emerse con uno scatto felino dal cesto. Clara non fece in tempo a chiedersi cosa diamine ci facessero i palloni dentro lo stanzino delle docce.
“Ti ho beccata!! Ora devi dirmi che cosa stai…”
Emily non finì la frase che subito Clara portò istintivamente le braccia sul torace. Proprio come fece durante la partita.
La bimba, sconvolta, cercò di balbettare qualcosa mentre una Clara totalmente sbiancata corse dentro una delle docce per chiudersi dentro a chiave.
“Non ci posso credere”.
Rapidamente uscì dal cesto e si precipitò di fronte alla porta sgangherata della doccia.
La povera Clara purtroppo scelse l’unica con una crepa al centro, alla quale Emily si affacciò per parlare.
“Clara? Clara?? Su, apri la porta. Devo aprirla io? Non sono il lupo cattivo!”
“Vattene via Emily” piagnucolò la ragazzina.
La bambina portò l’occhio sulla crepa, vedendo la sua povera amichetta rannicchiata in un angolo con ancora le braccia sul petto.
“Da quando ti sono cresciute quelle…cose??”
“Non so di cosa tu stia parlando!”
“Ti stai trasformando in un’adulta Clara. Ormai è arrivata anche la tua ora.”
“Lo so!” scoppiò Clara “Lo so benissimo! Io voglio continuare a essere una bambina però. Voglio essere come voi”.
Emily non seppe cosa dire mentre il cuore le si strinse in una morsa.
Fortuna volle che in quel momento entrò Serena.
“Ma che succede?? Dov'è Clara?”.
“Sere, so che la cosa ti spaventerà ma dobbiamo stare calme. Clara si è chiusa dentro la doccia e non vuole uscire.”
“Oh cavoli. Claretta che succede?? Stai bene?”.
Emily prese la sua amica per le spalle.
“No, Clara non sta bene. Lei ha… insomma…”.
“Non ho niente, andatevene via!” sentirono oltre la porta.
“Clara ha le poppe! Le sono comparse delle vere poppe Sere, si sta trasformando.”
Serena si coprì la bocca con la mano, gli occhi spalancati per la paura, mentre Emily fece silenziosamente cenno di andare a controllare dalla crepa.
Clara se ne accorse e spalancò la porta della cabina. Serena si scansò per un pelo.
“Si, nelle ultime settimane mi sono cresciute queste cose! E ho anche due peli sotto l’ascella destra va bene??” gridò furibonda.
Serena inarcò un sopracciglio.
“A me quelle non sembrano poppe”.
“Ma sì Sere, se ti metti qui e la guardi di profilo riesci a vedere una leggera…”.
“Ho detto basta!! Basta, lasciatemi stare! Tanto lo so che ora non mi volete più come amica” strillò Clara tra le lacrime mentre raccolse la sua roba di fretta. Nel frattempo il resto della squadra entrò negli spogliatoi, vedendosi correre incontro la disperata ragazzina, che le travolse per uscire.
“Che diamine le è preso?” squittì Chicca.
“Sta avendo il suo primo sbalzo d’umore.” Annunciò Emily con solenne rammarico.

Quella sera Emily tornò a casa con Serena e il Mister Belardi.
Nessuna osò dire una sola parola, troppo spaventate da quella terrificante scoperta.
Una volta varcato l’uscio di casa, Emily trovò la mamma in piedi ad attenderla.
Braccia conserte e sguardo severo accentuato da quella frangia tagliata male.
“Buonasera cara pallavolista.” Bofonchiò con sguardo imperioso, degno di un Cesare. “Spero che la partita sia andata bene.”
Ad Emily si rizzarono i peli, anche se le sarebbero cresciuti tra qualche anno.
“Certo, ehm… molto bene, cara mammina.”
La bimba avvertì la sensazione di un imminente pericolo. Decise di tentare la fuga correndo al piano di sopra.
“Scusa Mami. Sono stanchissima. Vado a letto. Ciao. Baci.”
La madre non fece in tempo a fermarla. La piccola, troppo agile e scaltra, riuscì a correre di sopra per andare a nascondersi nella sua tana.
Mentre Emily guardava il suo mappamondo, pensando se fosse stato meglio scappare al Polo Nord o Sud, la mamma salì le scale a grandi passi. Entrata in camera, lanciò uno sguardo talmente fulminante alla bambina che Emily si sentiva quasi la pelle bruciare. Istintivamente si nascose sotto le lenzuola del suo lettino a pois.
“Non devi forse raccontarmi qualcosa signorinella?”
Era una domanda trabocchetto, Emily lo sapeva.
“Oggi mi sono distratta durante la partita. Perché sentivo tanto la tua mancanza mammina.”
“Bel tentativo pulce, ma la tua “mammina” ha ricevuto una telefonata da quella di Clara.”
Emily emerse con la testolina dalle lenzuola, sembrava una piccola talpa mortificata.
“Ma mamma…” mormorò con gli occhi lucidi.
“Hai messo in imbarazzo la povera Clara, te ne rendi conto? Non puoi comportarti così, è tua amica.”
“Lo so mamma, però ho avuto paura. Insomma, lei è diventata adulta.”
La mamma si sedette sul letto, sospirando.
“Fa solo la prima media, Emily. È tutto meno che adulta.”
“E allora come le spieghi quelle... quelle COSE che ha ora?” balbettò indicando il petto della madre.
La donna disperata, alzò lo sguardo verso il soffitto, borbottando qualcosa tra sé prima di rivolgersi alla piccola.
“Emily, è normale. Prima o poi a tutte, a chi prima e a chi dopo, vengono fuori. Si cresce e si cambia. È il corso della vita. Non è comunque un buon motivo per umiliare così le ragazze che iniziano a mostrare i primi segni di sviluppo”.
Fu allora che Emily sentì quanto di più allarmante le fu detto nella sua breve vita.
“Anche io i primissimi segni della crescita li ho avuti all'ultimo anno delle elementari”.

La bimba ebbe un sussulto, il cuore iniziò a martellarle violentemente il petto.
“Quindi vuol dire che molto probabilmente anche io mi trasformerò tra un paio d’anni. È questo che vuoi dirmi?”
“Veramente non è detto che…” fu interrotta dalle lacrime della figlia.
“Io non voglio diventare adulta mamma. È orribile, è disgustoso e mi fa paura.”
Tastò con le mani sotto le sue ascelle, visibilmente preoccupata.
“Diventerò adulta da un momento all'altro. Sento il peso dell’ipoteca sulla mia casa”.
“Non sai nemmeno cosa sia un’ipoteca”.
“Io… Beh…Sai una volta giocavo a Monopoly con la nonna e allora…”.
“Emily.” La mamma la fermò con un cenno della mano. “Non sei adulta e nemmeno Clara lo è, perciò cosa farai domani?”
“Le chiederò scusa.”
“…e?”
“E torneremo amiche come prima, promesso”. Sospirò Emily con rassegnazione.
La mamma arruffò i capelli della sua bambina, per poi baciarle la piccola fronte.
“Brava la mia Emy. Ora riposati e stai tranquilla. Anche quando avrai quarant’anni, tu resterai sempre la mia bambina.”
“Anche con un’ipoteca sulla casa?”
“Anche con un’ipoteca sulla casa. Buonanotte piccola.”


"In un mondo che ci obbliga all'eccellenza, fare schifo è un gesto rivoluzionario."

alexandra.fischer
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Re: Ex Novo - "Quel mostro di signorina"

Messaggio#2 » lunedì 15 maggio 2017, 20:58

Storia carina, mischia pallavolo e terrore della crescita. La forma deve molto al parlato, ma va bene così, visto il tipo di pubblico per la quale è stata pensata.
Il personaggio di Emily che racconta la favola della ragazza che diventa Signora mostrando la pubertà come una mostrificazione è bizzarro, mi ricorda Dennis la Peste. Quello di Claretta fa tenerezza (maschera la sua trasformazione sotto una felpa pesante e non gioca più bene a pallavolo come prima e non va nemmeno più a nuotare con le amiche per non far vedere loro di essere entrata nel gruppo dei mostri). La spiegazione della madre (wonder woman dai due lavori) a Emily dell’ineluttabilità del fenomeno (visto dalla ragazzina come un’ipoteca sulla casa, nello spirito del Monopoli, è interessante, perché glielo fa vedere come un gioco).

Attenzione a Monopoly si scrive Monopoli.

Chiedo l’ammissione alla Vetrina

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angelo.frascella
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Re: Ex Novo - "Quel mostro di signorina"

Messaggio#3 » martedì 16 maggio 2017, 23:01

Ciao RiccioRob.

Il racconto è carino.
Sono un po' in dubbio sul tuo target: immagino che siano le bimbe fra i 10 e i 12 anni. Il racconto si gioca molto sulla "suspense": cosa sarà accaduto a Clara?
Se sei adulto non hai dubbi, se sei troppo piccolo probabilmente non capisci il problema nemmeno quando viene spiegato.
Se sei nei dintorni della pubertà/adolescenza? Forse sei già abbastanza preparata all'evento e allora il racconto non ti tiene in tensione e forse non capisci nemmeno il problema. Su questo faccio un po' fatica a capire se sia credibile, non essendo mai stato una ragazzina (ho una sorella minore, ma non mi pare abbia avuto troppe angosce in quel periodo) e non so nemmeno se le ragazzine di oggi affrontino la cosa in modo così problematico o, piuttosto, non vedano l'ora di crescere: insomma ci vorrebbe il parere di una donna.
Per quello che riguarda me, mi sono divertito a leggerlo.

Dal punto di vista tecnico ti segnalo due errorini:
- l'uso delle d eufoniche, da evitare se non davanti a vocale uguale
- il punto di vista ballerino, soprattutto nella scena della partita, fra Clare ed Emily, che può mandare in confusione il lettore.

Risolte queste due cosette chiederò l'ammissione.

Ciao,
Angelo

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Re: Ex Novo - "Quel mostro di signorina"

Messaggio#4 » domenica 23 luglio 2017, 22:50

Ciao, RiccioRob e benvenuto.

Vedo che dopo aver postato il racconto, non hai mai interagito con chi lo ha commentato, né con gli altri racconti presenti.
Per tale ragione mi chiedevo: sei sempre interessato a lavorare sul racconto, qui nel Laboratorio? Se non mi fai sapere entro pochi giorni, sposterò il racconto nell'archivio (come prevede il regolamento, essendo passato più di un mese dalla tua ultima azione).

PS Per presentarti alla community, puoi farlo nella sezione salotto del FORUM
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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Re: Ex Novo - "Quel mostro di signorina"

Messaggio#5 » martedì 1 agosto 2017, 16:28

Ciao, RiccoRob.

Visto che non ti sei fatto vivo, a breve provvederò a spostare il racconto nell'archivio
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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Re: Ex Novo - "Quel mostro di signorina"

Messaggio#6 » mercoledì 2 agosto 2017, 17:39

Su segnalazione del Dottore, provvedo a disattivare questo racconto.

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