Timbuctù sta lassù

Lorenzo Diddi
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Timbuctù sta lassù

Messaggio#1 » lunedì 23 aprile 2018, 18:15

Buonasera a tutti. Sotto consiglio di alcuni partecipanti, propongo qui nel Laboratorio, il mio racconto che ha partecipato, senza classificarsi, alla Guerri Edition (marzo 2018). Partecipo per la prima volta al Laboratorio e sono pronto a ricevere i vostri suggerimenti. Farò del mio meglio per leggere e commentare più racconti possibili. Un saluto e un ringraziamento.

Lorenzo



Timbuctù sta lassù




Timbuctù era un bambino che viveva da solo e da sempre su una mongolfiera. Questa grande mongolfiera era in realtà microscopica e, quindi, si poteva notare ovunque essa capitasse. Ogni qual volta Timbuctù decideva di sostare su qualche stella inventata sul momento, recuperava da una scatolina inesistente un nastro rosso da utilizzare come esca per attrarre sogni.
Timbuctù aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle, del suo piccolo pezzo di cielo, quel nastro rosso che da sempre lo affascinava e lo aveva nascosto nella scatolina inesistente per proteggerlo dalla realtà. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su di una stella turchese che da sempre faceva visita ai suoi pensieri ma che egli amava, per uno strano motivo, immaginare senza convinzione.
Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossa come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica.
La principale caratteristica del nastro rosso era quella di essere costituito da piccoli orologi che avevano un ruolo molto sorprendente: quello di fermare ogni tipo di sogno.
Un giorno, il vento si travestì da acquarellista e compose sulla sua tela una grande e impetuosa tormenta che tinse il cielo di milleuno colori così, questi, si mischiarono con le milleuno stelle e il viaggio di Timbuctù, reso impervio da questo gioco cromatico, condusse la mongolfiera proprio su quella stella turchese che da sempre, il bambino, aveva immaginato ma mai ritenuto che potesse esistere davvero.
Meravigliati da quella visita da sempre attesa e che ormai sembrava non potersi mai più manifestare, tutti i bambini che popolavano quel luogo, quasi inaccessibile, accolsero Timbuctù spargendo cristalli cobalto e chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un’energia misteriosa aveva privato loro di quel piacere.
Timbuctù si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare ai viaggiatori che facevano loro visita. “Dove siamo?” gridò Timbuctù, “Sulla stella turchese” risposero i bambini, “Impossibile” esclamò il bambino del cielo. Poi disse loro di raggiungerlo sulla sua mongolfiera che oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese.
I bambini, eccitati dalla novità, tosto si precipitarono a seguire Timbuctù.
Ad un tratto il bambino della mongolfiera si accorse di non vedere la scatolina inesistente e fu soltanto allora che, Timbuctù, capì che tutte le immagini che era solito catturare, di stella in stella, non fossero altro che i sogni di tutti quei piccoli abitanti.
Timbuctù pensava che la scatolina inesistente, non essendoci, non potesse esistere davvero se non nella sua mente e invece non solo era da sempre stata la sua compagna di viaggio ma conteneva anche quel nastro rosso che raccoglieva qualsiasi sogno, di cui la razionalità di Timbuctù aveva oscurato i colori, e che lo aveva condotto su quella superficie turchese. Provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di non credere a un qualcosa di immaginabile affinché potessero ridare vita alla loro fantasia. Ecco che i bambini iniziarono a fantasticare figure impossibili dando sfogo alla loro immaginazione. Tutti quanti invitarono Timbuctù, che nel frattempo si divertiva a dirigere quella strana orchestra colorata, a fare altrettanto e solo quando anche il bambino della mongolfiera iniziò a liberare i suoi di sogni ecco che, così magicamente, apparve il nastro rosso in tutto il suo splendore e, con quello, pure la scatolina inesistente.
I bambini si stupirono dalla bellezza di quella scatolina e non seppero attribuirle una forma.
Il nastro rosso si fece grande come mai era stato, si arricchì di sfumature che crearono colori mai visti prima che tinsero il cielo e il vento acquarellista si dette alla musica. Gli orologi, che incatenavano i sogni che un tempo appartenevano a tutti quei bambini, compresi quelli di Timbuctù, si spezzarono, liberandoli.
Grandi festeggiamenti ci furono quella sera sulla stella turchese e tante storie furono raccontate, ma di Timbuctù e della sua mongolfiera non vi fu traccia alcuna. Infatti, dopo che ebbe liberato il suo ultimo sogno dalla sua mente, la cui forma ricordava quella di una clessidra ma da dove il tempo era scappato, la sua immagine scomparve assieme a quella della sua mongolfiera dall’involucro color del cielo.
Il nastro rosso aveva assunto le sembianze di un fiume il cui percorso variava ogni istante e che produceva sogni di ogni tipo e ai tanti bambini piaceva pensare che prima o poi, da quel nastro magico, sarebbe spuntato Timbuctù, che viaggiava da solo alla ricerca di sogni che, però, non riusciva ad ascoltare.

Lorenzo Diddi (Guerri Edition, 19/03/2018).



Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#2 » lunedì 23 aprile 2018, 18:15

Ho già aggiustato alcuni passaggi*

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#3 » lunedì 23 aprile 2018, 21:56

Ciao, Lorenzo e benvenuto nel laboratorio!
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#4 » mercoledì 25 aprile 2018, 15:56

Il racconto è molto poetico (mi ha fatta pensare al “Piccolo Principe”). Timbuctù è davvero affascinante come figura: viaggia su una mongolfiera microscopica eppure gigantesca ed è un sognatore (per quanto inquieto, visto il rapporto con la stella turchese e i suoi piccoli abitanti…prima li spiazza con la razionalità e poi ridona loro una capacità di sognare potenziata). Lo stile è interessante, con gli ossimori, i paradossi e il milleuno che ricorre come numero magico della storia. Mi è piaciuta anche l’immagine del vento suonatore di fisarmonica e acquarellista impazzito. L’alone indefinito riguardo alle figure “inimmaginabili” pensate dagli abitanti della stella mi è piaciuto (le vedo come figure create da nuvole colorate, ma attenzione al Lettore Medio: io al tuo posto mostrerei questo “inimmaginabile”, magari ricorrendo a figure astratte alla Modrian o a quelle del romanzo “Flatlandia” di Abbott). Il nastro rosso e la scatolina dalla forma sfuggente si inseriscono bene nella trama.
Attenzione a:
Timbuctù aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle, del suo piccolo pezzo di cielo, quel nastro rosso (toglierei la virgola dopo stelle e anche la virgola dopo cielo)

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#5 » mercoledì 25 aprile 2018, 18:09

Ciao Alexandra! Grazie del commento! Toglierò le virgole. In effetti non ci stanno bene! Grazie dell'avviso. Cercherò di riflettere sulle figure "inimmaginabili", mi hai dato proprio un bel suggerimento! Lo svilupperò! Grazie e a risentirci !!

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maria rosaria
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#6 » giovedì 26 aprile 2018, 9:11

Ciao Lorenzo.
Complimenti per la favola, estremamente fantasiosa che hai realizzato.
Non so perchè ma le atmosfere create mi hanno fatto venire in mente il Piccolo principe.
Però ci sono delle cose da rivedere.
Forse sono io che son troppo cruda e realista, ma alcune cose non mi hanno convinta.
Si tratta di una favola, okay, però, almeno credo io, ci deve sempre essere un riferimento a qualcosa di vero: una metafora, diciamo, della realtà. E io ho fatto un po' fatica a trovarla.
Ti segnalo velocemente alcune cose che non ho capito.

Lorenzo Diddi ha scritto:Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossa come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica.
La principale caratteristica del nastro rosso era quella di essere costituito da piccoli orologi che avevano un ruolo molto sorprendente: quello di fermare ogni tipo di sogno.

Il nastro era fatto di pezzi di seta o da orologi?

Lorenzo Diddi ha scritto:Un giorno, il vento si travestì da acquarellista e compose sulla sua tela una grande e impetuosa tormenta che tinse il cielo di milleuno colori così, questi, si mischiarono con le milleuno stelle e il viaggio di Timbuctù, reso impervio da questo gioco cromatico, condusse la mongolfiera proprio su quella stella turchese che da sempre, il bambino, aveva immaginato ma mai ritenuto che potesse esistere davvero.

Questa frase, forse, è troppo lunga. Si perde il senso di chi sia il soggetto. E' il vento che diventa tormenta a condurre la mongolfiera sulla stella turchese, giusto? Oppure, come tu scrivi, è il viaggio?
Maria Rosaria

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#7 » giovedì 26 aprile 2018, 9:12

Leggo solo ora il commento di Alexandra.
Abbiamo avuto la stessa sensazione: l'atmosfera ricorda il Piccolo principe.
Non mi sbagliavo, quindi...
Maria Rosaria

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#8 » giovedì 26 aprile 2018, 11:48

Ciao Maria Rosaria! Grazie davvero per la segnalazione. In effetti è da rivedere quel passaggio che, dopo che me lo hai fatto notare, risulta poco chiaro. Anche la composizione del nastro rosso (che sarebbe fatto sia di seta che di orologi) vedrò di renderla più nitida. Grazie per i suggerimenti. A rileggerci !

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#9 » giovedì 26 aprile 2018, 16:44

Ecco il racconto arricchito dai suggerimenti arrivati da parte di Alexandra e Maria Rosaria che, ringrazio moltissimo.
Spero che adesso possa essere più nitido.

Timbuctù sta lassù




Timbuctù era un bambino che viveva da solo e da sempre su una mongolfiera. Questa grande mongolfiera era in realtà microscopica e, quindi, si poteva notare ovunque essa capitasse. Ogni qual volta Timbuctù decideva di sostare su qualche stella inventata sul momento, recuperava da una scatolina inesistente un nastro rosso da utilizzare come esca per attrarre sogni.
Timbuctù aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle del suo piccolo pezzo di cielo quel nastro rosso che da sempre lo affascinava e lo aveva nascosto nella scatolina inesistente per proteggerlo dalla realtà. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su di una stella turchese che da sempre faceva visita ai suoi pensieri ma che egli amava, per uno strano motivo, immaginare senza convinzione.
Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossa come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica. Questi pezzettini di seta erano uniti tra loro da tanti orologi di varie dimensioni la cui
principale caratteristica era quella di fermare ogni tipo di sogno.
Un giorno, il vento si travestì da acquarellista e compose sulla sua tela una grande e impetuosa tormenta che tinse il cielo di milleuno colori così, questi, si mischiarono con le milleuno stelle.
Questa improvvisa tormenta colorata condusse la mongolfiera proprio su quella stella turchese che da sempre, il bambino, aveva immaginato ma mai ritenuto che potesse esistere davvero.
Meravigliati da quella visita da sempre attesa e che ormai sembrava non potersi mai più manifestare, tutti i bambini che popolavano quel luogo, quasi inaccessibile, accolsero Timbuctù spargendo cristalli cobalto e chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un’energia misteriosa aveva privato loro di quel piacere.
Timbuctù si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare ai viaggiatori che facevano loro visita. “Dove siamo?” gridò Timbuctù, “Sulla stella turchese” risposero i bambini, “Impossibile” esclamò il bambino del cielo. Poi disse loro di raggiungerlo sulla sua mongolfiera che oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese.
I bambini, eccitati dalla novità, tosto si precipitarono a seguire Timbuctù.
Ad un tratto il bambino della mongolfiera si accorse di non vedere la scatolina inesistente e fu soltanto allora che, Timbuctù, capì che tutte le immagini che era solito catturare, di stella in stella, non fossero altro che i sogni di tutti quei piccoli abitanti.
Timbuctù pensava che la scatolina inesistente, non essendoci, non potesse esistere davvero se non nella sua mente e, invece, non solo era da sempre stata la sua compagna di viaggio ma conteneva anche quel nastro rosso che raccoglieva qualsiasi sogno, di cui la razionalità di Timbuctù aveva oscurato i colori, e che lo aveva condotto su quella superficie turchese.
Provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di non credere a un qualcosa di immaginabile affinché potessero ridare vita alla loro fantasia. Ecco che i bambini iniziarono a fantasticare figure impossibili dando sfogo alla loro immaginazione. Qualcuno pensò stelle a forma di lune, altri tamburi a forma di clarinetti, qualcuno persino se stesso travestito da lente di ingrandimento.
Tutti quanti invitarono Timbuctù, che nel frattempo si divertiva a dirigere quella strana orchestra colorata, a fare altrettanto e solo quando anche il bambino della mongolfiera iniziò a liberare i suoi di sogni ecco che, così magicamente, apparve il nastro rosso in tutto il suo splendore e, con quello, pure la scatolina inesistente.
I bambini si stupirono dalla bellezza di quella scatolina e non seppero attribuirle una forma.
Il nastro rosso si fece grande come mai era stato, si arricchì di sfumature che crearono colori mai visti prima che tinsero il cielo e il vento acquarellista si dette alla musica. Gli orologi, che incatenavano i sogni che un tempo appartenevano a tutti quei bambini, compresi quelli di Timbuctù, si spezzarono, liberandoli.
Grandi festeggiamenti ci furono quella sera sulla stella turchese, ormai variopinta, e tante storie furono raccontate, ma di Timbuctù e della sua mongolfiera non vi fu traccia alcuna. Infatti, dopo che ebbe liberato il suo ultimo sogno dalla sua mente, la cui forma ricordava quella di una clessidra ma da dove il tempo era scappato, la sua immagine scomparve assieme a quella della sua mongolfiera dall’involucro color del cielo.
Il nastro rosso aveva assunto le sembianze di un fiume il cui percorso variava ogni istante e che produceva sogni di ogni tipo e ai tanti bambini piaceva pensare che prima o poi, da quel nastro magico, sarebbe spuntato Timbuctù, che viaggiava da solo alla ricerca di sogni che, però, non riusciva ad ascoltare.

Lorenzo Diddi (Guerri Edition, 19/03/2018).

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maria rosaria
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#10 » venerdì 27 aprile 2018, 13:11

Ciao Lorenzo.
Benissimo, vedo che hai aggiustato alcune cose.
Siccome però sono un po' sadica (scherzo) vorrei alzare leggermente l'asticella e suggerirti alcune cose che, se ti va, potresti applicare al tuo racconto (si tratta, sempre, di considerzioni molto personali).


Lorenzo Diddi ha scritto:Timbuctù era un bambino che viveva da solo e da sempre su una mongolfiera. Questa grande mongolfiera era in realtà microscopica e, quindi, si poteva notare ovunque essa capitasse (qui bisognerebbe decidere: o è grande o è microscopica. E se è microscopica come fa a notarsi dappertutto?). Ogni qual volta Timbuctù decideva di sostare su qualche stella inventata sul momento, recuperava da una scatolina inesistente un nastro rosso da utilizzare come esca per attrarre sogni.
Timbuctù aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle del suo piccolo pezzo di cielo quel nastro rosso che da sempre lo affascinava e lo aveva nascosto nella scatolina inesistente per proteggerlo dalla realtà. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su di una stella turchese (scriverei: su una stella turchese) che da sempre faceva visita ai suoi pensieri ma che egli amava, per uno strano motivo, immaginare senza convinzione.
Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossa come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica. Questi pezzettini di seta erano uniti tra loro da tanti orologi di varie dimensioni la cui
principale caratteristica era quella di fermare ogni tipo di sogno.
Un giorno, il vento si travestì da acquarellista e compose sulla sua tela una grande e impetuosa tormenta che tinse il cielo di milleuno colori così, questi, si mischiarono con le milleuno stelle.
Questa improvvisa tormenta colorata condusse la mongolfiera proprio su quella stella turchese che da sempre, il bambino, aveva immaginato ma mai ritenuto che potesse esistere davvero.
Meravigliati da quella visita da sempre attesa e che ormai sembrava non potersi mai più manifestare, tutti i bambini che popolavano quel luogo, quasi inaccessibile, accolsero Timbuctù spargendo cristalli cobalto e chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un’energia misteriosa aveva privato loro di quel piacere.
Timbuctù si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare ai viaggiatori che facevano loro visita. “Dove siamo?” gridò Timbuctù, “Sulla stella turchese” risposero i bambini, “Impossibile” esclamò il bambino del cielo. Poi disse loro di raggiungerlo sulla sua mongolfiera che oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese.
I bambini, eccitati dalla novità, tosto si precipitarono a seguire Timbuctù.
Ad un tratto il bambino della mongolfiera si accorse di non vedere la scatolina inesistente e fu soltanto allora che, Timbuctù, capì che tutte le immagini che era solito catturare, di stella in stella, non fossero altro che i sogni di tutti quei piccoli abitanti.
Timbuctù pensava che la scatolina inesistente, non essendoci, non potesse esistere davvero se non nella sua mente e, invece, non solo era da sempre stata la sua compagna di viaggio ma conteneva anche quel nastro rosso che raccoglieva qualsiasi sogno, di cui la razionalità di Timbuctù aveva oscurato i colori, e che lo aveva condotto su quella superficie turchese.
Provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di non credere a un qualcosa di immaginabile affinché potessero ridare vita alla loro fantasia. Ecco che i bambini iniziarono a fantasticare figure impossibili dando sfogo alla loro immaginazione. Qualcuno pensò stelle a forma di lune, altri tamburi a forma di clarinetti, qualcuno persino se stesso travestito da lente di ingrandimento.


Le parti che ti ho segnato in blu, secondo me, potresti riscriverle sotto forma di dialogo dei bambin con Timbuctù, in modo da dare più dinamismo alla storia.
Ovvio che tutto quello che ti ho segnalato segue semplicemente i miei gusti di lettura e di scrittura.
A presto
Maria Rosaria

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#11 » venerdì 27 aprile 2018, 18:41

Ciao Maria Rosaria! Grazie vedrò come poter sfruttare i tuoi suggerimenti. Personalmente, l'idea della mongolfiera che è grande e piccola allo stesso tempo mi diverte molto e credo che consenta, un po', alla storia, di emanare quel qualcosa di onirico e irrazionale che un po' appartiene ai sogni. Quindi mi piace mantenere questo aspetto contraddittorio ;).

Per quanto riguarda i dialoghi, vedrò, nei prossimi giorni, di rifletterci su. Grazie dell'interesse nel proporre consigli e a presto !

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#12 » lunedì 30 aprile 2018, 16:23

Ciao a tutti, in questi giorni non ho modificato il testo perché pensavo di aspettare altri pareri su come è al momento.
Sperando che ve ne siano, nel frattempo, mi dedicherò a leggere e a commentare alcuni degli altri racconti del laboratorio.

Grazie,

Lorenzo

alexandra.fischer
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#13 » domenica 6 maggio 2018, 10:15

Ciao Lorenzo, trovo la tua storia enormemente migliorata: così hai mostrato ancora di più la sua stupefacente immaginazione. Rimane da aggiustare la frase sulla mongolfiera, che io renderei così: "questa grande mongolfiera, poteva anche diventare microscopica e si notava comunque in qualsiasi posto capitasse" (il mio è soltanto un parere).
"Chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un'energia misteriosa aveva privato loro di quel piacere" la riscriverei: "Chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un'energia misteriosa li aveva privati di quel piacere" (il mio è soltanto un parere).

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#14 » domenica 6 maggio 2018, 15:48

Eccomi "tornato". Voglio particolarmente ringraziare Alexandra e Maria Rosaria per i suggerimenti molto interessanti che mi hanno dato in questi giorni. Mi siete state davvero utili e devo dire che, grazie alle vostre osservazioni, sono riuscito a lavorare sul testo con molta spontaneità e uno sguardo diverso.
Mi avete presentato le criticità del testo e mi avete guidato, con molto interesse, nel lavorarle. Per questo vi ringrazio.

A leggerci.




Timbuctù sta lassù




Timbuctù era un bambino che viveva da solo e da sempre su una mongolfiera. Questa grande mongolfiera poteva anche diventare microscopica ma si notava comunque in qualsiasi luogo capitasse.
Ogni qual volta Timbuctù decideva di sostare su qualche stella inventata sul momento, recuperava da una scatolina inesistente un nastro rosso da utilizzare come esca per attrarre sogni.
Timbuctù aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle del suo piccolo pezzo di cielo quel nastro rosso che da sempre lo affascinava e lo aveva nascosto nella scatolina inesistente per proteggerlo dalla realtà. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su di una stella turchese che da sempre faceva visita ai suoi pensieri ma che egli amava, per uno strano motivo, immaginare senza convinzione.
Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossa come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica. Questi pezzettini di seta erano uniti tra loro da tanti orologi di varie dimensioni la cui
principale caratteristica era quella di fermare ogni tipo di sogno.
Un giorno, il vento si travestì da acquarellista e compose sulla sua tela una grande e impetuosa tormenta che tinse il cielo di milleuno colori così, questi, si mischiarono con le milleuno stelle.
Questa improvvisa tormenta colorata condusse la mongolfiera proprio su quella stella turchese che da sempre, il bambino, aveva immaginato ma mai ritenuto che potesse esistere davvero.
Meravigliati da quella visita da sempre attesa e che ormai sembrava non potersi mai più manifestare, tutti i bambini che popolavano quel luogo, quasi inaccessibile, accolsero Timbuctù spargendo cristalli cobalto e chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un’energia misteriosa li aveva privati di quel piacere.
Timbuctù si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare ai viaggiatori che facevano loro visita. “Dove siamo?” gridò Timbuctù, “Sulla stella turchese” risposero i bambini, “Impossibile” esclamò il bambino del cielo. Poi disse loro di raggiungerlo sulla sua mongolfiera che oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese.
I bambini, eccitati dalla novità, tosto si precipitarono a seguire Timbuctù.
Ad un tratto il bambino della mongolfiera si accorse di non vedere la scatolina inesistente e fu soltanto allora che, Timbuctù, capì che tutte le immagini che era solito catturare, di stella in stella, non fossero altro che i sogni di tutti quei piccoli abitanti.
Timbuctù pensava che la scatolina inesistente, non essendoci, non potesse esistere davvero se non nella sua mente e, invece, non solo era da sempre stata la sua compagna di viaggio ma conteneva anche quel nastro rosso che raccoglieva qualsiasi sogno, di cui la razionalità di Timbuctù aveva oscurato i colori, e che lo aveva condotto su quella superficie turchese.
Provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di non credere a un qualcosa di immaginabile affinché potessero ridare vita alla loro fantasia. Ecco che i bambini iniziarono a fantasticare figure impossibili dando sfogo alla loro immaginazione. Qualcuno pensò stelle a forma di lune, altri tamburi a forma di clarinetti, qualcuno persino se stesso travestito da lente di ingrandimento.
Tutti quanti invitarono Timbuctù, che nel frattempo si divertiva a dirigere quella strana orchestra colorata, a fare altrettanto e solo quando anche il bambino della mongolfiera iniziò a liberare i suoi di sogni ecco che, così magicamente, apparve il nastro rosso in tutto il suo splendore e, con quello, pure la scatolina inesistente.
I bambini si stupirono dalla bellezza di quella scatolina e non seppero attribuirle una forma.
Il nastro rosso si fece grande come mai era stato, si arricchì di sfumature che crearono colori mai visti prima che tinsero il cielo e il vento acquarellista si dette alla musica. Gli orologi, che incatenavano i sogni che un tempo appartenevano a tutti quei bambini, compresi quelli di Timbuctù, si spezzarono, liberandoli.
Grandi festeggiamenti ci furono quella sera sulla stella turchese, ormai variopinta, e tante storie furono raccontate, ma di Timbuctù e della sua mongolfiera non vi fu traccia alcuna. Infatti, dopo che ebbe liberato il suo ultimo sogno dalla sua mente, la cui forma ricordava quella di una clessidra ma da dove il tempo era scappato, la sua immagine scomparve assieme a quella della sua mongolfiera dall’involucro color del cielo.
Il nastro rosso aveva assunto le sembianze di un fiume il cui percorso variava ogni istante e che produceva sogni di ogni tipo e ai tanti bambini piaceva pensare che prima o poi, da quel nastro magico, sarebbe spuntato Timbuctù, che viaggiava da solo alla ricerca di sogni che, però, non riusciva ad ascoltare.

Lorenzo Diddi (Guerri Edition, 19/03/2018).

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#15 » mercoledì 23 maggio 2018, 9:09

Buongiorno Dottore,

E' passato un mese esatto dall'ingresso nel Laboratorio del mio racconto e nonostante non abbia ricevuto richieste di grazie, mi sono arrivati alcuni commenti positivi sul testo e suggerimenti che ho accolto inserendoli in nuove stesure.

Durante questo mese ho letto e commentato diversi racconti presenti nel laboratorio.

Ritenendo il mio racconto meritevole del suo parere, le chiedo di concedermi la Grazia o, per lo meno, una lettura ;).

Grazie per la disponibilità.

Lorenzo

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#16 » mercoledì 23 maggio 2018, 23:31

Ciao, Lorenzo.

L'idea c'è, ma lo stile ha bisogno di essere rifinito per dare a tale idea la forma migliore possibile.
Il difetto maggiore è il fatto che la storia risulti eccessivamente narrata. D'accordo, è una fiaba, ma quella sensazione persistente di uno che mi sta parlando e mi dice: "poi successe questo, poi lui fece quest'altro e gli altri quest'altro ancora..." rende il testo troppo lontano il testo dal lettore.

Ti faccio un esempio di come io modificherei l'incipit (questa è la mia modifica, ma tu sei libero di provarci in modo diverso):

Tu scrivi:
Timbuctù era un bambino che viveva da solo e da sempre su una mongolfiera. Questa grande mongolfiera poteva anche diventare microscopica ma si notava comunque in qualsiasi luogo capitasse.


Io trasformerei in:
Timbuctù era un bambino e viveva da solo su una mongolfiera. Non un qualunque pallone pieno d'aria, ma una mongolfiera speciale, capace di diventare microscopica eppure di essere notata ovunque capitasse.


Ti spiego i cambiamenti:
- il che dopo quattro parole mi dava un'asperità nella lettura, ma metteva anche in secondo piano l'idea centrale (il suo vivere sulla mongolfiera) => In questo senso ti suggerisco di leggere il racconto più volte ad alta voce, man mano che lo modifichi, fino a ottenere un effetto musicale e armonico
- da sempre: la doppia ripetizione da - da era cacofonica, inoltre dimezzando il concetto portiamo più in evidenza. Se proprio il suo vivere lì da sempre non vuoi perderlo potresti spostarlo in qualche altro punto (ma ti serve davvero?)
- La ripetizione di "questa grande mongolfiera", di nuovo, è cacofonica. Inoltre il passaggio mi sembra stilisticamente piatto e mette troppo in evidenza la voce del narratore. Prova a rendere un po' meno piatto tutto il testo e a cambiare tutti i passaggi che danno l'impressione di un voce che ti stia parlando.
- ovunque: accorciando l'espressione diventa più efficace la frase intera (ma in qualsiasi luogo poteva andare)

Ti faccio un altro esempio con la seconda frase (poi continua tu su tutto il racconto):
Ogni qual volta Timbuctù decideva di sostare su qualche stella inventata sul momento, recuperava da una scatolina inesistente un nastro rosso da utilizzare come esca per attrarre sogni.


Semplificherei in:
Quando Timbuctù decideva di sostare su stella, inventata sul momento, recuperava, da una scatolina inesistente, un nastro rosso e lo usava come esca per attrarre sogni.

(NOTA: il passaggio fra "da utilizzare come esca" a "lo usava come esca" trasforma un'idea in un'azione rendendo più coinvolgente il testo)

Altre tipologie di cambiamenti suggeriti:
- rendere meno generici alcune descrizioni (alcuni esempi:
    un'energia misteriosa... non potresti invece inventarti qualcosa di più concreto e tangibile?
    I colori mai visti... dammi invece qualcosa che possa vedere e immaginare, come fai quando descrivi le figure impossibili dei bambini...
    la strana orchestra
    strana non aggiunge niente. Non riusciamo a trovare un aggettivo (o un'immagine) più efficace?

- Se alcune ripetizioni servono ho la sensazione che ce ne siano un po' troppe in giro. Prova a fare una verifica in tal senso.

Insomma, cerchiamo di raffinare il minerale grezzo, per tirarne fuori una pietra preziosa.

Aspetto tuo nuove, dunque.
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#17 » giovedì 24 maggio 2018, 18:51

Grazie Dottore,

Mi sembrano delle osservazioni interessanti. Certo, sono qui apposta per lavorare al testo e, se può migliorare di volta in volta, è bene approfittarne.

Vedrò nei prossimi giorni di ripresentare il testo arricchito delle osservazioni ricevute.

Alla prossima e grazie,

Lorenzo.

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#18 » sabato 26 maggio 2018, 18:26

Ciao Dottore,

Ripresento il racconto, arricchito dai suoi suggerimenti e da alcuni piccoli inserimenti che, lavorandoci, mi sono venuti in mente.
Sperando che questa nuova versione possieda più elementi della precedente, aspetto, con piacere nuove impressioni.

Grazie,

Lorenzo


Timbuctù sta lassù




Timbuctù era un bambino e viveva da solo su una mongolfiera. Non un qualunque pallone pieno d’aria, ma una mongolfiera speciale, capace di diventare microscopica eppure di essere notata ovunque essa capitasse.
Quando Timbuctù decideva di sostare su una stella, inventata sul momento, recuperava, da una scatolina inesistente, un nastro rosso e lo usava come esca per attrarre sogni.
Questo piccolo oggetto lo aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle del suo piccolo pezzo di cielo che, da sempre, lo affascinava e lo aveva nascosto nella scatolina inesistente per proteggerlo dalla realtà. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su una stella turchese che spesso faceva visita ai suoi pensieri ma che egli amava, per uno strano motivo, immaginare senza convinzione.
Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossa come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica.
I pezzettini di seta erano uniti tra loro da tanti orologi di varie dimensioni la cui principale caratteristica era quella di fermare ogni tipo di sogno.
Un giorno, il vento si travestì da acquarellista e compose sulla sua tela una grande e impetuosa tormenta che tinse il cielo di milleuno colori così, questi, si mischiarono con le milleuno stelle; inoltre condusse la mongolfiera proprio su quella stella turchese.
Meravigliati da quella visita inaspettata tutti i bambini che popolavano quel luogo, quasi inaccessibile, accolsero Timbuctù spargendo cristalli cobalto e chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un’energia a forma di campanaro li aveva privati di quel piacere.
Il viaggiatore del cielo si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare a chi faceva loro visita. “Dove siamo?” gridò Timbuctù, “Sulla stella turchese” risposero i bambini, “Impossibile” esclamò l’esploratore smarrito.
Quando disse loro di raggiungerlo sulla sua casa volante che, oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese, i bambini, eccitati dalla novità, tosto si precipitarono a seguirlo.
Ad un tratto il bambino della mongolfiera si accorse di non vedere la scatolina inesistente e fu soltanto allora che, Timbuctù, capì che tutte le immagini che era solito catturare, di stella in stella, non fossero altro che i sogni di quei piccoli abitanti.
Aveva sempre pensato che la scatolina inesistente, non essendoci, non potesse esistere davvero se non nella sua mente.
Non solo, in realtà, era da sempre stata la sua compagna di viaggio ma conteneva anche quel nastro rosso che raccoglieva qualsiasi sogno, di cui la sua razionalità di Timbuctù aveva oscurato i colori, e che lo aveva condotto su quella superficie turchese.
Provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di non credere a un qualcosa di immaginabile affinché potessero ridare vita alla loro fantasia. Ecco che quelle piccole creature iniziarono a fantasticare figure impossibili dando sfogo alla loro immaginazione. Qualcuno pensò stelle a forma di lune, altri tamburi a forma di clarinetti, qualcuno persino se stesso travestito da lente di ingrandimento.
Tutti quanti invitarono Timbuctù, che nel frattempo si divertiva a dirigere quella ingestibile orchestra colorata, a fare altrettanto.
Solo quando anche il bambino della mongolfiera iniziò a liberare i suoi sogni ecco che si scatenò una seconda tormenta che creò vortici cromatici diretti da quel campanaro che, nel frattempo, era riapparso balzando fuori proprio dal sogno di Timbuctù.
Al termine di quei giochi di colore, apparve il nastro rosso in tutto il suo splendore e, con quello, anche la scatolina inesistente.
I bambini si stupirono dalla bellezza di quella figura e non seppero attribuirle una forma.
Il nastro rosso si fece grande come mai era stato, si arricchì di sfumature che tinsero, nuovamente, il cielo e il vento acquarellista si dette alla musica. Gli orologi, che incatenavano i sogni che un tempo appartenevano a tutti quei bambini, compresi quelli di Timbuctù, si spezzarono, liberandoli.
Grandi festeggiamenti ci furono quella sera sulla stella turchese, ormai variopinta, e tante storie furono raccontate, ma di Timbuctù e della sua mongolfiera non vi fu traccia alcuna. Infatti, dopo che ebbe liberato il suo ultimo sogno dalla propria mente, la cui forma ricordava quella di una clessidra ma da dove il tempo era scappato, il bambino scomparve.
L’ultima immagine che i piccoli abitanti videro fu quella del campanaro che si allontanava, dalla loro stella, con mongolfiera dall’involucro color del cielo.
Il nastro rosso aveva assunto le sembianze di un fiume il cui percorso variava ogni istante e che produceva sogni di ogni tipo e ai tanti bambini piaceva pensare che prima o poi, da quell’oggetto magico, sarebbe spuntato Timbuctù, che viaggiava da solo alla ricerca di immagini che, però, non riusciva ad ascoltare.

Lorenzo Diddi (Guerri Edition, 19/03/2018).

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#19 » sabato 2 giugno 2018, 19:11

Ciao Dottore,

Ripresento il racconto, arricchito dai suoi suggerimenti e da alcuni piccoli inserimenti che, lavorandoci, mi sono venuti in mente.
Sperando che questa nuova versione possieda più elementi della precedente, aspetto, con piacere nuove impressioni.

* Ho, rileggendo il testo in questi giorni, corretto alcuni refusi.

Grazie,

Lorenzo


Timbuctù sta lassù




Timbuctù era un bambino e viveva da solo su una mongolfiera. Non un qualunque pallone pieno d’aria, ma una mongolfiera speciale, capace di diventare microscopica eppure di essere notata ovunque essa capitasse.
Quando Timbuctù decideva di sostare su una stella, inventata sul momento, recuperava, da una scatolina inesistente, un nastro rosso e lo usava come esca per attrarre sogni.
Questo piccolo oggetto lo aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle del suo piccolo pezzo di cielo che, da sempre, lo affascinava e lo aveva nascosto nella scatolina inesistente per proteggerlo dalla realtà. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su una stella turchese che spesso faceva visita ai suoi pensieri ma che egli amava, per uno strano motivo, immaginare senza convinzione.
Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossa come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica.
I pezzettini di seta erano uniti tra loro da tanti orologi di varie dimensioni la cui principale caratteristica era quella di fermare ogni tipo di sogno.
Un giorno, il vento si travestì da acquarellista e compose sulla sua tela una grande e impetuosa tormenta che tinse il cielo di milleuno colori così, questi, si mischiarono con le milleuno stelle; inoltre condusse la mongolfiera proprio su quella stella turchese.
Meravigliati da quella visita inaspettata tutti i bambini che popolavano quel luogo, quasi inaccessibile, accolsero Timbuctù spargendo cristalli cobalto e chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un’energia a forma di campanaro li aveva privati di quel piacere.
Il viaggiatore del cielo si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare a chi faceva loro visita. “Dove siamo?” gridò Timbuctù, “Sulla stella turchese” risposero i bambini, “Impossibile” esclamò l’esploratore smarrito.
Quando disse loro di raggiungerlo sulla sua casa volante che, oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese, i bambini, eccitati dalla novità, tosto si precipitarono a seguirlo.
Ad un tratto il bambino della mongolfiera si accorse di non vedere la scatolina inesistente e fu soltanto allora che, Timbuctù, capì che tutte le immagini che era solito catturare, di stella in stella, non fossero altro che i sogni di quei piccoli abitanti.
Aveva sempre pensato che la scatolina inesistente, non essendoci, non potesse esistere davvero se non nella sua mente.
In realtà, non solo era sempre stata la sua compagna di viaggio ma conteneva anche quel nastro rosso che raccoglieva qualsiasi sogno, di cui la razionalità di Timbuctù aveva oscurato i colori, e che lo aveva condotto su quella superficie turchese.
Provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di non credere a un qualcosa di immaginabile affinché potessero ridare vita alla loro fantasia. Ecco che quelle piccole creature iniziarono a fantasticare figure impossibili dando sfogo alla loro immaginazione. Qualcuno pensò stelle a forma di lune, altri tamburi a forma di clarinetti, qualcuno persino sé stesso travestito da lente di ingrandimento.
Tutti quanti invitarono Timbuctù, che nel frattempo si divertiva a dirigere quella ingestibile orchestra colorata, a fare altrettanto.
Solo quando anche il bambino della mongolfiera iniziò a liberare i suoi sogni ecco che si scatenò una seconda tormenta che creò vortici cromatici diretti da quel campanaro che, nel frattempo, era riapparso balzando fuori proprio dal sogno di Timbuctù.
Al termine di quei giochi di colore, apparve il nastro rosso in tutto il suo splendore e, con quello, anche la scatolina inesistente.
I bambini si stupirono dalla bellezza di quella figura e non seppero attribuirle una forma.
Il nastro rosso si fece grande come mai era stato, si arricchì di sfumature che tinsero, nuovamente, il cielo e il vento acquarellista si dette alla musica. Gli orologi, che incatenavano i sogni che un tempo appartenevano a tutti quei bambini, compresi quelli di Timbuctù, si spezzarono, liberandoli.
Grandi festeggiamenti ci furono quella sera sulla stella turchese, ormai variopinta, e tante storie furono raccontate, ma di Timbuctù e della sua mongolfiera non vi fu traccia alcuna. Infatti, dopo che ebbe liberato il suo ultimo sogno dalla propria mente, la cui forma ricordava quella di una clessidra ma da dove il tempo era scappato, il bambino scomparve.
L’ultima immagine che i piccoli abitanti videro fu quella del campanaro che si allontanava, dalla loro stella, con mongolfiera dall’involucro color del cielo.
Il nastro rosso aveva assunto le sembianze di un fiume il cui percorso variava ogni istante e che produceva sogni di ogni tipo e ai tanti bambini piaceva pensare che prima o poi, da quell’oggetto magico, sarebbe spuntato Timbuctù, che viaggiava da solo alla ricerca di immagini che, però, non riusciva ad ascoltare.

Lorenzo Diddi (Guerri Edition, 19/03/2018).

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#20 » sabato 2 giugno 2018, 23:42

Ciao, Lorenzo.

Il racconto sta migliorando.
Ti propongo qualche altro miglioramento (principalmente si tratta di sottrarre elementi o inutili o che indeboliscono delle frasi o che, talvolta, sono addirittura d'inciampo):

- Eliminare: “che, da sempre, lo affascinava” dalla frase "su una delle milleuno stelle del suo piccolo pezzo di cielo che, da sempre, lo affascinava e lo aveva nascosto nella scatolina inesistente per proteggerlo dalla realtà"

- Eliminare “per uno strano motivo” dalla frase "faceva visita ai suoi pensieri ma che egli amava, per uno strano motivo, immaginare senza convinzione."

- cambiare "I pezzettini di seta erano uniti tra loro da tanti orologi di varie dimensioni la cui principale caratteristica era quella di fermare ogni tipo di sogno.
IN
"I pezzettini di seta erano uniti tra loro da tanti orologi di varie dimensione capaci di fermare ogni tipo di sogno."

- cambiare "quel luogo, quasi inaccessibile," => "quel luogo inaccessibile"

- mi piace l'idea del campanaro. Ma se invece di "un’energia a forma di campanaro" scrivessi qualcosa del tipo "un malvagio campanaro che li teneva sempre svegli"

- "tosto si precipitarono a seguirlo" Tosto è troppo antiquato e suona ridicolo. Inoltre tosto + si precipitarono è ridondante. Potrebbe diventare "subito lo seguirono" o "senza indugio lo seguirono" o semplicemente eliminando il tosto "si precipitarono a seguirlo"

- "non fossero altro che i sogni": quel fossero lì non mi convince. Suona meglio "non erano altro che i sogni"

- questa lunga frase che segue mi sembra involuta e inutile ai fini del racconto. Secondo me sarebbe da cancellare completamente:
Aveva sempre pensato che la scatolina inesistente, non essendoci, non potesse esistere davvero se non nella sua mente.
Non solo, in realtà, era da sempre stata la sua compagna di viaggio ma conteneva anche quel nastro rosso che raccoglieva qualsiasi sogno, di cui la sua razionalità di Timbuctù aveva oscurato i colori, e che lo aveva condotto su quella superficie turchese. 


- Quest'altra frase non riesco a capirla:
Provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di non credere a un qualcosa di immaginabile 

Sarebbe da riscrivere in modo più chiaro e semplice.

Ti suggerisco inoltre di aggiungere qualche altro dialogo con i bambini (magari ce ne potrebbe stare pure uno col campanaro... ma vedi tu) per vivacizzare il racconto e renderne meno monotono ritmo e stile.

Ci rileggiamo presto.
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#21 » domenica 3 giugno 2018, 8:18

Ciao Dottore!

Grazie !! Certo, mi ci metto in questi giorni,

A rileggerci

Lorenzo Diddi
Messaggi: 88

Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#22 » domenica 3 giugno 2018, 17:39

Ecco Dottore l'ultima versione aggiornata dei suggerimenti ricevuti,

Grazie per la disponibilità e interesse.


Timbuctù sta lassù




Timbuctù era un bambino e viveva da solo su una mongolfiera. Non un qualunque pallone pieno d’aria, ma una mongolfiera speciale, capace di diventare microscopica eppure di essere notata ovunque essa capitasse.
Quando Timbuctù decideva di sostare su una stella, inventata sul momento, recuperava, da una scatolina inesistente, un nastro rosso e lo usava come esca per attrarre sogni.
Questo piccolo oggetto lo aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle del suo piccolo pezzo di cielo: lo affascinava e lo aveva nascosto nella scatolina inesistente per proteggerlo dalla realtà. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su una stella turchese che spesso faceva visita ai suoi pensieri ma che egli amava immaginare senza convinzione.
Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossa come il vento che là su, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica.
I pezzettini di seta erano uniti tra loro da tanti orologi di varie dimensioni capaci di fermare ogni tipo di sogno.
Un giorno, il vento si travestì da acquarellista e compose sulla sua tela una grande e impetuosa tormenta che tinse il cielo di milleuno colori così, questi, si mischiarono con le milleuno stelle; inoltre condusse la mongolfiera proprio su quella stella turchese.
Meravigliati da quella visita inaspettata tutti i bambini che popolavano quel luogo inaccessibile accolsero Timbuctù spargendo cristalli cobalto e chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un malvagio campanaro, tenendoli sempre svegli, li aveva privati di quel piacere.
Il viaggiatore del cielo si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare a chi faceva loro visita. “Dove siamo?” gridò Timbuctù, “Sulla stella turchese” risposero i bambini, “Impossibile” esclamò l’esploratore smarrito.
Quando disse loro di raggiungerlo sulla sua casa volante che, oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese, i bambini, eccitati dalla novità, senza indugio si precipitarono a seguirlo. “Che bella la tua dimora così colorata” esclamarono quei piccoli esseri curiosi “Povero me, la mia mongolfiera è ridotta in milleuno pezzi più colorati che mai” disse Timbuctù.
Ad un tratto il bambino del cielo si accorse di non vedere la scatolina inesistente e fu soltanto allora che capì che tutte le immagini che era solito catturare, di stella in stella, non erano altro che i sogni di quei piccoli abitanti.
Provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di ridare vita alla loro fantasia: “Avete mai visto una zucca a forma di lenticchia? Un quadrato a forma di ottagono?”.
Ecco che quelle piccole creature iniziarono a fantasticare figure impossibili dando sfogo alla loro immaginazione: qualcuno pensò stelle a forma di lune, altri tamburi a forma di clarinetti, qualcuno persino sé stesso travestito da lente di ingrandimento.
Tutti quanti invitarono Timbuctù, che nel frattempo si divertiva a dirigere quella ingestibile orchestra colorata, a fare altrettanto.
Solo quando anche il bambino della mongolfiera iniziò a liberare i suoi sogni ecco che si scatenò una seconda tormenta che creò vortici cromatici diretti da quel campanaro che, nel frattempo, era riapparso balzando fuori proprio dal sogno di Timbuctù.
Al termine di quei giochi di colore, apparve il nastro rosso in tutto il suo splendore e, con quello, anche la scatolina inesistente.
I bambini si stupirono dalla bellezza di quella figura e non seppero attribuirle una forma.
Il nastro rosso si fece grande come mai era stato, si arricchì di sfumature che tinsero, nuovamente, il cielo e il vento acquarellista si dette alla musica. Gli orologi, che incatenavano i sogni che un tempo appartenevano a tutti quei bambini, compresi quelli di Timbuctù, si spezzarono, liberandoli.
Grandi festeggiamenti ci furono quella sera sulla stella turchese, ormai variopinta, e tante storie furono raccontate, ma di Timbuctù e della sua mongolfiera non vi fu traccia alcuna. Infatti, dopo che ebbe liberato il suo ultimo sogno dalla propria mente, la cui forma ricordava quella di una clessidra ma da dove il tempo era scappato, il bambino scomparve.
L’ultima immagine che i piccoli abitanti videro fu quella del campanaro che si allontanava, dalla loro stella, con la mongolfiera dall’involucro color del cielo.
Il nastro rosso aveva assunto le sembianze di un fiume il cui percorso variava ogni istante e che produceva sogni di ogni tipo e ai tanti bambini piaceva pensare che prima o poi, da quell’oggetto magico, sarebbe spuntato Timbuctù, che viaggiava da solo alla ricerca di immagini che, però, non riusciva ad ascoltare.

Lorenzo Diddi (Guerri Edition, 19/03/2018).

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#23 » mercoledì 6 giugno 2018, 16:59

Ciao, Lorenzo.

Ci siamo quasi.
Ti chiedo di

- Sostituire, nei dialoghi, le apicette ("") con i caporali («»).

- Sostituire, nel testo, la sù, oggi raro, con lassù. Su questo, però, decidi liberamente.

- Sostituire Ad un tratto con A un tratto
(attento, le D eufoniche davanti a vocale uguale, per gli editori sono il marchio del dilettante.
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

Lorenzo Diddi
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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#24 » mercoledì 6 giugno 2018, 17:59

Grazie Dottore per tutte le correzioni e i suggerimenti offerti durante queste interessanti occasioni di scambio,

ecco l'ultima versione del testo.


Timbuctù sta lassù




Timbuctù era un bambino e viveva da solo su una mongolfiera. Non un qualunque pallone pieno d’aria, ma una mongolfiera speciale, capace di diventare microscopica eppure di essere notata ovunque essa capitasse.
Quando Timbuctù decideva di sostare su una stella, inventata sul momento, recuperava, da una scatolina inesistente, un nastro rosso e lo usava come esca per attrarre sogni.
Questo piccolo oggetto lo aveva trovato proprio su una delle milleuno stelle del suo piccolo pezzo di cielo: lo affascinava e lo aveva nascosto nella scatolina inesistente per proteggerlo dalla realtà. Era convinto che un giorno gli avrebbe permesso di ancorare la sua mongolfiera su una stella turchese che spesso faceva visita ai suoi pensieri ma che egli amava immaginare senza convinzione.
Il nastro rosso era fatto da minuscoli pezzettini di seta rossa come il vento che lassù, nel cielo, scorreva veloce e quando incontrava la mongolfiera salutava Timbuctù suonando la fisarmonica.
I pezzettini di seta erano uniti tra loro da tanti orologi di varie dimensioni capaci di fermare ogni tipo di sogno.
Un giorno, il vento si travestì da acquarellista e compose sulla sua tela una grande e impetuosa tormenta che tinse il cielo di milleuno colori così, questi, si mischiarono con le milleuno stelle; inoltre condusse la mongolfiera proprio su quella stella turchese.
Meravigliati da quella visita inaspettata tutti i bambini che popolavano quel luogo inaccessibile accolsero Timbuctù spargendo cristalli cobalto e chiedendogli di raccontare loro milleuno sogni perché un malvagio campanaro, tenendoli sempre svegli, li aveva privati di quel piacere.
Il viaggiatore del cielo si fece triste perché mai avrebbe pensato che quei piccoli abitanti non avessero storie da narrare a chi faceva loro visita. «Dove siamo?» gridò Timbuctù, «Sulla stella turchese» risposero i bambini, «Impossibile» esclamò l’esploratore smarrito.
Quando disse loro di raggiungerlo sulla sua casa volante che, oramai in mille pezzi, si era accasciata su di un lato della stella turchese, i bambini, eccitati dalla novità, senza indugio si precipitarono a seguirlo. «Che bella la tua dimora così colorata» esclamarono quei piccoli esseri curiosi «Povero me, la mia mongolfiera è ridotta in milleuno pezzi più colorati che mai» disse Timbuctù.
A un tratto il bambino del cielo si accorse di non vedere la scatolina inesistente e fu soltanto allora che capì che tutte le immagini che era solito catturare, di stella in stella, non erano altro che i sogni di quei piccoli abitanti.
Provò, quindi, a chiedere a ciascuno di quei bambini di ridare vita alla loro fantasia: «Avete mai visto una zucca a forma di lenticchia? Un quadrato a forma di ottagono?».
Ecco che quelle piccole creature iniziarono a fantasticare figure impossibili dando sfogo alla loro immaginazione: qualcuno pensò stelle a forma di lune, altri tamburi a forma di clarinetti, qualcuno persino sé stesso travestito da lente di ingrandimento.
Tutti quanti invitarono Timbuctù, che nel frattempo si divertiva a dirigere quella ingestibile orchestra colorata, a fare altrettanto.
Solo quando anche il bambino della mongolfiera iniziò a liberare i suoi sogni ecco che si scatenò una seconda tormenta che creò vortici cromatici diretti da quel campanaro che, nel frattempo, era riapparso balzando fuori proprio dal sogno di Timbuctù.
Al termine di quei giochi di colore, apparve il nastro rosso in tutto il suo splendore e, con quello, anche la scatolina inesistente.
I bambini si stupirono dalla bellezza di quella figura e non seppero attribuirle una forma.
Il nastro rosso si fece grande come mai era stato, si arricchì di sfumature che tinsero, nuovamente, il cielo e il vento acquarellista si dette alla musica. Gli orologi, che incatenavano i sogni che un tempo appartenevano a tutti quei bambini, compresi quelli di Timbuctù, si spezzarono, liberandoli.
Grandi festeggiamenti ci furono quella sera sulla stella turchese, ormai variopinta, e tante storie furono raccontate, ma di Timbuctù e della sua mongolfiera non vi fu traccia alcuna. Infatti, dopo che ebbe liberato il suo ultimo sogno dalla propria mente, la cui forma ricordava quella di una clessidra ma da dove il tempo era scappato, il bambino scomparve.
L’ultima immagine che i piccoli abitanti videro fu quella del campanaro che si allontanava, dalla loro stella, con la mongolfiera dall’involucro color del cielo.
Il nastro rosso aveva assunto le sembianze di un fiume il cui percorso variava ogni istante e che produceva sogni di ogni tipo e ai tanti bambini piaceva pensare che prima o poi, da quell’oggetto magico, sarebbe spuntato Timbuctù, che viaggiava da solo alla ricerca di immagini che, però, non riusciva ad ascoltare.

Lorenzo Diddi (Guerri Edition, 19/03/2018).

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#25 » sabato 9 giugno 2018, 10:02

Ciao, Lorenzo.

A questo punto, Timbuctù, oltre che lassù lo mandiamo in Vetrina.

Buona giornata
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#26 » sabato 9 giugno 2018, 18:07

Grazie mille Dottore !!! e grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato il racconto!

Bella esperienza nel Laboratorio di MC che, consiglio a tutti oltre che a rivivere come esperienza!!

Un caro proseguimento a tutti e...continuerò a leggere i vari brani

Lorenzo

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#27 » martedì 3 luglio 2018, 14:38

Buonasera Dottore,

Sono a conoscenza dei tempi tecnici prima che un racconto dal Laboratorio passi in Vetrina. Mi chiedevo solo (a distanza di quasi un mese) se non fosse stato dimenticato.

La ringrazio e colgo l'occasione per ringraziarla, anche, per il commento al mio racconto dell'ultima Edition (farò tesoro delle osservazioni utili ricevute).

Attendo, allora

A presto

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Re: Timbuctù sta lassù

Messaggio#28 » giovedì 5 luglio 2018, 9:35

Ciao, Lorenzo.

Purtroppo questa parte la gestisce l'Antico. Fai bene a chiedere: farò un incantesimo per evocarlo e ricordargli la cosa :D
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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