NON CAMBIA MAI di Marco Roncaccia

La 64ª Edizione (la 63ª è il Contest Best - non te la sarai mica perso, vero?) è denominata Contest Live. Questa edizione speciale si è tenuta il 28 febbraio 2015 alla Biblioteca Ginzburg di Torino. Quindici scrittori selezionati hanno partecipato alla sfida sul tema: Il passato è una bestia feroce, il titolo del primo thriller di Massimo Polidoro, Edizioni Piemme.
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marco.roncaccia
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NON CAMBIA MAI di Marco Roncaccia

Messaggio#1 » sabato 28 febbraio 2015, 16:34

Non cambia mai un cazzo, pensi. Da quando sei nato non è mai cambiato niente.
Stai assistendo ad una scena che hai già visto.
Come se tra prima ed ora non ci fosse nessuna differenza.
 
Hai solo tre colpi e, per non sprecarli, appena lo hai visto comparire all’orizzonte, hai iniziato a seguirne le mosse dal mirino in attesa che si avvicinasse.
Pelle nera. Vestiti lerci e sgargianti. Ti hanno subito fatto pensare agli addobbi ciancicati e imbrattati di vomito dopo che la festa è finita.
Improbabili pantaloni arancio e un piumino finto, verde evidenziatore, di quelli che negli anni ottanta indossavano gli adolescenti sfigati. Lo sai perché ne avevi uno simile. Almeno il tuo era blu scuro e non verde evidenziatore.
Prima di rivedere la luce un capo così assurdo deve aver stazionato in qualche centro Caritas almeno 40 anni.
Non cambia mai un cazzo.
Solo lo sfigato che a distanza di quasi mezzo secolo indossa quel piumino.
Avanzava lentamente, con quel passo strascicato tipico degli ubriachi e degli zombie.
Solo che a lui oramai non interessa più bere. Preferisce mangiare.
Hai dovuto forzarti a trattenere le tue dita sul grilletto. Era ancora troppo lontano e di questi tempi le pallottole sono oro.
Poi hai notato qualcosa di insolito.
Il tipo si è fermato.
Sembrava assorto a contemplare qualcosa per terra.
“Assorto a contemplare” è un tipo di espressione che mai avresti pensato di attribuire a uno zombie.
Eppure questa è l’impressione che ti ha fatto.
Dalla catastrofe ad oggi di zombie nei hai fatti fuori parecchi e sai per certo che quello che di solito fanno è trascinare il proprio cadavere marcescente in giro, emettere un gorgoglio disgustoso, secernere liquami scuri e, all’occorrenza, addentare carne viva.
Hai sentito dire che alcuni di loro hanno una qualche reminiscenza di quello che facevano in vita ma, di solito, si tratta di azioni semplici che ripetono meccanicamente, non certo di contemplazione.
Eppure il tipo si è chinato in modo goffo, ha afferrato qualcosa e, dopo enormi sforzi è riuscito ad alzarla.
Hai strabuzzato l’occhio nel mirino quando hai realizzato che si trattava di una bicicletta.
Una vecchia Graziella pieghevole azzurra. Senza sellino con il canotto arrugginito spezzato e appuntito, ruote storte, gomme bucate ed il filo del freno a penzoloni.
Hai supposto che in vita fosse uno di quei ragazzi africani del Centro Accoglienza per Rifugiati. Quelli che una volta giravano con la bicicletta tra i cassonetti della spazzatura alla ricerca di qualcosa da portare al mercato delle pulci e che spesso finivano all’ospedale perché qualche figlio di papà che giocava a fare il nazi aveva bisogno di un diversivo per concludere la serata.
Una bici del genere è stata la tua prima bici. Te la avevano regalata i tuoi per il tuo quinto compleanno. Aveva le ruote piccole, da 16 pollici, mentre quella che ora sta spingendo lo zombie deve essere da 20. Era una Safari Chiorda. Con le rotelle. Hai imparato con lei.
"Una volta che riesci a stare in equilibrio su due ruote non lo dimentichi più" si diceva una volta.
Deve essere per questo che lo zombie ha provato a salire sopra al rottame.
Si è poggiato con le braccia sul manubrio e ha alzato una gamba. Ha il braccio destro fratturato in più punti. Non lo ha retto. Si è sbilanciato, è caduto.
Si è rialzato maldestro e ci ha messo un’infinità di tempo per raddrizzare anche la bici.
Si è puntellato con il braccio sinistro, ha sollevato la gamba e l’ha fatta ricadere pesantemente dall’altro lato del telaio. Il tutto ha traballato un po’ ma stavolta in posizione verticale. Il tubo della sella arrugginito ha trafitto lo zombie impalandolo. Hai visto il metallo rugginoso sbucargli dalla pancia accompagnato da un fiotto nerastro.
Ha messo un piede sul pedale ma il peso ha tirato in basso il suo corpo lungo il canotto. Il ventre si è squarciato ed alcuni metri di intestino sono caduti in terra. Lo zombie si è ritrovato trafitto e seduto sul portapacchi posteriore della bici.
In questa posizione è riuscito anche a fare un paio di pedalate ma poi è caduto contro una macchina.
Si è rimesso dritto. Sempre infilzato e seduto sul portapacchi. Ha iniziato a procedere spingendosi con i piedi, camminando da seduto. Ti sei ricordato dei tuoi primi tentativi di andare sulla Safari senza rotelle. Alcune lacrime hanno dissolto l’immagine nel mirino. Quando lo hai pulito e ci hai guardato di nuovo dentro hai notato il polverone all’orizzonte.
Hai visto un puntino diventare un Hammer nero mano a mano che si avvicinava.
Dal fuoristrada devono aver visto lo zombie perché hanno deviato dalla loro traiettoria per dirigere sul ciclista. Lo hanno preso in pieno facendolo volare per una ventina di metri con tutta la bici. La ruota davanti e il braccio destro dello Zombie si sono staccati dal resto.
Dal Suv sono usciti due uomini. Uno dei due, a torso nudo, aveva tatuata una enorme svastica sul petto.
«A te stanno sul cazzo più gli zombie o i negri?» ha berciato l’altro.
«E’ una bella lotta ma qui non dobbiamo scegliere a chi fare saltare la testa per primo, guarda, abbiamo un fottuto zombie negro a rotelle»
Intanto lo zombie è riuscito, con l’aiuto di un lampione, a rialzare se stesso e la bicicletta.
Ti ha sorpreso il fatto che sembrava non essere attratto dalla carne dei due, assorto come era a far procedere in avanti, sulla sola ruota di dietro, come te quando da bambino impennavi con la Safari, quel che restava del telaio e del suo corpo.
Il tipo con la svastica lo ha raggiunto e da dietro gli ha mollato un calcio su una gamba. Lo schiocco dell’osso rotto è arrivato fino a te.
Insieme, i due, hanno preso a menare con gli anfibi indistintamente sui pezzi meccanici della Graziella e su quello che rimaneva del corpo del rifugiato.
Hai ripensato a quel momento, poco prima che il mondo finisse, in pizzeria in una sera di febbraio. Era il 2015 al governo c’era un democristiano, una escalation in Ucraina stava rendendo critici i rapporti tra USA e Russia e sullo schermo del locale trasmettevano l’esibizione di Albano e Romina al Festival di Sanremo.
Anche allora, come adesso hai detto:
«Non cambia mai un cazzo!»
Carichi, inquadri nel mirino il cranio dello Zombie e spari. Il corpo sussulta e poi rimane immobile. In pace.
I due sobbalzano e si guardano intorno spaventati.
Ti sono rimasti solo due colpi. Abbastanza.
Ricarichi, e inquadri nel mirino la testa del tipo con la svastica.



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Peter7413
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Messaggio#2 » lunedì 2 marzo 2015, 12:23

Quando leggo la parola zombie mi si rizzano le antenne e spesso vengo colto da un inizio di attacco d'orticaria, ormai è un cliché pari ai vampiri e il rischio è di leggere sempre qualcosa di riciclato o, peggio, inutilmente banale. Poi il tuo errabondo protagonista è arrivato alla bicicletta e ho capito che non sarebbe stato questo il caso. Molto bella quella scena, con le reminiscenze dal passato che emergono dando una parvenza d'umanità al mostro. Ma non ti fermi qui e, conscio del vero messaggio di cui è portatrice la letteratura zombie, introduci nel finale i mostri veri e propri: gli umani. La chiusa è perfetta: non c'è salvezza per nessuno e le tre pallottole rimaste vanno usate indistintamente. Il tema è presente, il passato si manifesta sia nei "ricordi" dello zombie che nei comportamenti reiterati degli uomini, non si sfugge, quello siamo e quello rimaniamo. Un consiglio per un'eventuale rielaborazione: fornisci, sparse qua e là, informazioni anche sul protagonista, contribuirebbero a dare maggiore respiro al testo e in generale lo miglioreresti perché un poco se ne sente la mancanza. Ed elimina le D eufoniche! ;) Detto questo, il mio giudizio è decisamente positivo: complimenti.

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marco.roncaccia
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Messaggio#3 » lunedì 2 marzo 2015, 12:38

Grazie per l'apprezzamento e per i consigli che condivido. Maledette D eufoniche ... Mi sono scappate anche stavolta!

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Filippo Santaniello
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Messaggio#4 » lunedì 2 marzo 2015, 15:41

Ciao Marco,
è stato un piacere conoscerti di persona ed è stato un gran gesto venire da Roma per la prima live di Minuti Contati, sono di Roma anch'io, anche se da qualche tempo vivo a Torino. Si vede che sei un appassionato di letteratura di genere, sai dosare gli ingredienti nel modo giusto, horror e umorismo sono gestiti bene e la scrittura scorre fluida come i liquami del tuo zombie, eppure ci sono alcune cose che mi hanno fanno riflettere, tipo l'inizio, quando dici: "Da quando sei nato non è mai cambiato niente".
Mi fa strano perché in realtà, da quando il protagonista è nato, di cose ne sono successe un sacco: una su tutte l'apocalisse zombie.
O mi sbaglio?
Poi leggendo il racconto ho avuto l'impressione che la bestia feroce non sia il passato, ma il presente. I brevi squarci che apri nella storia facendoci sbirciare nell'infanzia del protagonista non mi sono sembrati più disperati della situazione attuale.
Inoltre ho provato un senso di straniamento quando il protagonista sente parlare i due uomini. Cioé: usa il mirino per inquadrare lo zombie eppure quando i due parlano li sente senza problemi. E poi perché dopo aver ucciso lo zombie uccide anche gli umani? Mi sarei aspettato un finale diverso. A questo punto avrei dato più valore al flashback della Safari Chiorda e avrei puntato sul fatto che il protagonista uccida lo zombie solo per portargli via la bicicletta che gli ricorda un caro momento dell'infanzia, anche se questo non aggiusta il problema che il presente rimane sempre una bestia feroce più del passato.
A parte queste piccoli appunti il racconto mi è piaciuto.
Quando ci sono gli zombie mi diverto sempre!
Ciao e alla prossima!

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marco.roncaccia
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Messaggio#5 » lunedì 2 marzo 2015, 16:10

Ciao Filippo, è stato un vero piacere per me partecipare e conoscere te e tutti gli altri. Rifarei di nuovo la nottata in autobus.
Cerco di rispondere brevemente agli appunti che mi fai: nel mio racconto il concetto sotteso (o almeno quello che avevo in testa io mentre lo scrivevo) è che il passato è una bestia feroce in quanto fagocita il presente riproponendosi (un po' come Albano e Romina a Sanremo). In un contesto post apocalittico come quello descritto i nazi continuano a infierire su un immigrato anche se è uno zombie in funzione della loro identità che appartiene al passato. Lo stesso protagonista sparando loro compie un azione che ha come riferimento i suoi valori del passato (antirazzismo amore x le biciclette) e quindi eccoti spiegata la scelta del finale. Per quanto riguarda la distanza tra il mirino e il dialogo ho immaginato un campo medio (per dirla con un'inquadratura) o un campo totale. Due coatti che parlano ad alta voce per fare gli spacconi si sentono tranquillamente a 50 m di distanza se l'ambiente è silenzioso e l'unica auto in campo è spenta (parlo per esperienza diretta).
Ciao e alla prossima :)

cristina.danini
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Messaggio#6 » lunedì 2 marzo 2015, 16:57

All'inizio del racconto ero convinta (non so bene perché) che lo zombie non fosse veramente uno zombie, ma solo una metafora dell'umanità in generale. Poi ho capito che no, era effettivamente un non morto, infatti continua a camminare anche dopo che la sua bici l'ha impalato. Mi piace il rimando ai ricordi d'infanzia, ma mi trovo in parte d'accordo con Filippo: alla fine del racconto la sensazione che ho è che in realtà il presente sia una bestia feroce, mentre il passato, nonostante come dice il titolo non fosse troppo diverso, era una realtà migliore. Alla fine mi aspettavo quasi che il protagonista usasse uno dei proiettili per ammazzarsi, conscio del mondo atroce in cui vive.
Detto questo bel racconto, si vede che conosci il genere abbastanza da saperlo fare tuo, aggiungendo anche un pizzico di nostalgia, che a volte manca nella fantascienza.

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marco.roncaccia
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Messaggio#7 » lunedì 2 marzo 2015, 17:36

Ciao Cristina, sia tu che Filippo proponete un finale alternativo. A me succede quando le storie coinvolgono molto e spero che, alla fine, il motivo sia questo e non che ho toppato il finale :).
Dal mio punto di vista il presente post apocalittico del racconto è stato generato da un passato che esercita ancora il suo malefico influsso negli atteggiamenti dei personaggi.
Immagina di trovarti di fronte ad uno Zombie. Ora uno zombie è un morto vivente che vuole mangiarti.
Ragionare sul colore della pelle dello zombie è un atteggiamento del passato o del presente?
E infierire sul suo corpo lasciandolo appositamente in vita?
La svastica è un simbolo del passato o del presente?
Albano e Romina che si manifestano a Sanremo, nonostante l'episodio sia recente, ti fanno pensare al presente o al passato?
Il passato poi ha anche aspetti da "bestia feroce" proprio perchè attacca con la nostalgia e la consapevolezza che ciò che è stato non potrà mai più essere e che i momenti migliori sono dietro le spalle e non torneranno mai più.
Insomma questo era quello che mi frullava in testa quando ho scritto. Poi, una volta postato, un racconto è sempre meno tuo e sempre più di chi legge e quindi, tutto sommato è anche giusto esigere il finale che più ci sarebbe piaciuto.
Grazie, buona lettura e buona scrittura

viviana.spagnolo
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Messaggio#8 » mercoledì 4 marzo 2015, 21:09

Ciao, Marco! Io e gli zombie non andiamo troppo d'accordo... ma questo è un mio gusto personale, del quale tu non hai alcuna colpa! Quello che mi è piaciuto di più del tuo racconto non risiede nella trama, ma è riconducibile più ad un aspetto formale/ stilistico. Posso dire di aver davvero apprezzato il tuo modo di usare la punteggiatura. "Abusi" molto bene del punto (proprio come piace a me), usandolo per frammentare le frasi e renderle molto brevi. Questo conferisce al racconto un bel ritmo... quasi una musicalità. Aspetto accentuato da quel "Non cambia mai un cazzo" ripetuto più volte (quasi come fosse un ritornello). In generale, quindi, zombie a parte, il mio giudizio è positivo!

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marco.roncaccia
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Messaggio#9 » giovedì 5 marzo 2015, 1:00

Ti ringrazio molto Viviana. Zombie a parte.

jacqueline.nieder
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Messaggio#10 » giovedì 5 marzo 2015, 14:36

Ciao Marco,

ho letto il tuo racconto e per qualche paragrafo ho pensato che non si trattasse di uno zombie vero e proprio ma di una metafora! L'immagine mi piace davvero molto, descritta in modo tale che riuscissi a immaginare senza inciampi la scena, i movimenti del personaggio. Hai scelto una storia della misura giusta per le battute che avevamo a disposizione. In questo racconto non si sente la "metratura", è ben distribuito e costruito. Quindi complimenti!

francesco.damore
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Messaggio#11 » giovedì 5 marzo 2015, 15:19

Il racconto  mi è piaciuto molto. L'ho trovato scorrevole, divertente e originale, almeno nel modo di trattare lo zombie. Anche io, seguendo la storia, avrei scelto di fare lo stesso finale; quindi non concordo con il commento precedente di Filippo. L'unica scelta possibile era di eliminare anche quei nazisti. Il tema è chiaro ed è inserito bene nella struttura della storia. L'unica cosa è che, come ha detto Filippo, forse potrebbe disturbare il fatto che il protagonista senta i due uomini parlare, magari specificherei il perché riesce a sentirli, così che il lettore non si faccia alcuna domanda. Detto questo, davvero un bel racconto.

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marco.roncaccia
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Messaggio#12 » giovedì 5 marzo 2015, 19:32

Ciao Jaqueline,

non ci sei andata lontana. Nel senso che gli zombie sono quasi sempre una metafora .

Grazie per i complimenti :)

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marco.roncaccia
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Messaggio#13 » giovedì 5 marzo 2015, 19:33

Ciao Francesco,

forse hai ragione sulle maggiori specifiche.

In ogni caso grazie.

sharon.galano
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Messaggio#14 » giovedì 5 marzo 2015, 21:48

Ciao Marco,

bella prova. Coraggiosa la scelta della seconda persona singolare. Tu, tu, lettore, quasi zombizzato, da tecnologie varie e tv... scusa ma mi sono presa la libertà di divagare un po'. Ti dico dove ho sentito il brivido: il momento della bicicletta è stato epico. Quasi mi aspettavo che prendesse il volo come in E.T. Ci sono delle cose su cui puoi ancora lavorare, come ti hanno fatto notare gli altri partecipanti, ma credo che il racconto funzioni.

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Messaggio#15 » giovedì 5 marzo 2015, 22:08

Ciao Sharon,

grazie per l'apprezzamento.  Sono d'accordo con te. Il tempo di lavorazione di un racconto è decisamente più lungo da quello che Minuti Contati ci concede. Resta del lavoro da fare e la soddisfazione di aver partecipato :)

viviana.tenga
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Messaggio#16 » venerdì 6 marzo 2015, 11:25

Ciao Marco,

Sono sempre stata un po' prevenuta riguardo agli zombie, e mai mi sarei aspettata che un racconto sul tema potesse far commuovere. Invece, è stato proprio questo l'effetto del tuo racconto, che quindi si è rivelato per me una piacevole sorpresa (anche se sapevo già della tua fissa per zombie e biciclette XD). L'idea è davvero molto bella, non ho niente da dire al riguardo. Non mi ha convinto solo la digressione sul 2015, mi è sembrato un po' una forzatura del tipo "voglio fare questa riflessione sul presente e ce la butto qui dentro".  Dal punto di vista stilistico, ho notato anch'io una certa quantità di D eufoniche di troppo e "un Hammer" invece che "uno Hammer", ma niente che non si sistemi con una revisione in più.

beppe
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Messaggio#17 » domenica 8 marzo 2015, 14:49

Ciao Marco, ben approdato al nuovo forum! :)
È stato un piacere leggere il tuo racconto e non voglio trovare il pelo nell'uovo. Il ribaltamento su chi sia il mostro fra lo zombie e il neo-nazi è un tocco davvero di classe, degno della migliore letteratura non-morta.
Il tema della tua storia si evince dalla battuta razzista che metti in bocca al tizio con la svastica quasi perfettamente a metà della storia:

«A te stanno sul cazzo più gli zombie o i negri?»


La tua risposta - con efficace schioppetta finale - è già nel titolo e nell'anafora che accompagna in tre battute il dipanarsi del testo:

«Non cambia mai un cazzo!»


La tesi pessimistica ci sta. La vendetta e rivendicazione, a suo modo ugualmente "razzista", del protagonista, pure. Come se dicesse: a me non stanno sul cazzo né gli zombie né i negri, a me stanno sul cazzo i fottuti nazisti razzisti del cazzo.
Ecco, forse solo questa morale abbastanza terra-terra, da occhio per occhio e dente per dente, è l'unico punto un po' debole della trama.
Per il resto storia molto bella e magistralmente narrata. Avrei tagliato l'ultima frase. Il vero explicit del racconto è il tuo:

«Abbastanza.»


Che contiene la parola "BASTA!" - che io interpreto essere l'urlo mentale del protagonista davanti a cotanta malsana sopravvivenza di un razzismo che nemmeno la "fine del mondo" è riuscita a sradicare.
Complimenti. :)

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marco.roncaccia
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Messaggio#18 » domenica 8 marzo 2015, 15:21

Ciao Beps,
ti ringrazio per i complimenti e per il commento. In particolare la tua ultima frase esprime perfettamente quello che volevo trasmettere con il mio racconti.

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ceranu
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Messaggio#19 » lunedì 9 marzo 2015, 11:29

Ciao Marco, ben ritrovato.
Bel racconto, delicato e intelligente. Usi il mondo zombie in maniera perfetta. Forse è un po' lento, ma rende benissimo.
Ammetto di faticare parecchio a trovare dei difetti nel racconto, ma sono qui per giudicare, quindi lo farò :P
I tre uomini, nonostante siano in un mondo che dovrebbe livellare tutti, mantengono le caratteristiche precedenti alla catastrofe. Forse ci sei andato un po' troppo sul pesante con gli stereotipi. La svastica è un particolare che avresti potuto omettere, la scena avrebbe mantenuto la stessa forza e avrebbe trasmesso la stessa idea. Anzi, probabilmente sarebbe stata più forte.
Mi piace molto lo zombie, il suo tentativo di normalità. Buona anche l'intuizione finale.
Però non ho capito quale sia la bestia del passato, il nazismo?
Nel complesso un ottimo racconto. Complimenti.

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marco.roncaccia
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Messaggio#20 » lunedì 9 marzo 2015, 12:03

Ciao Ceranu e grazie per i complimenti.
Veniamo ai tuoi appunti:
sugli stereotipi: hai ragione.
il tema: il passato è una bestia feroce su due livelli: tiene sotto scacco il presente e impedisce agli attori di oggi di sviluppare nuove regole del gioco adeguate alle mutate condizioni, ti azzanna sotto forma di nostalgia e i suoi morsi sono quanto di più doloroso esista. Questo, almeno, era quello che avevo in testa mentre scrivevo e a cui ho cercato di dare la forma dei due "bestioni" nazi nel primo caso e dei tentativi di pedalare dello zombie che scatenano flashback nella mente del protagonista nel secondo.

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eleonora.rossetti
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Messaggio#21 » martedì 10 marzo 2015, 10:52

Niente male davvero! Mi piace il tuo stile, fresco, che va diretto al punto. Ho notato una certa familiarità col tema che, da quanto ho capito, riappare in altri tuoi lavori: lo zombie in primis e il dettaglio della bicicletta ;) Se proprio devo fare un neo, è che a mio avviso ti sei concentrato tantissimo sulla situazione presente e poco sul passato, che appare solo nel dettaglio dei due che appaiono per sfogare la loro ferocia sullo zombie. Gran parte del racconto, infatti, si concentra sul protagonista che si “gode” lo spettacolino dello zombie, che instilla quasi tenerezza anziché paura.

In ogni caso, un ottimo lavoro, complimenti ^_^

 
Uccidi scrivendo.

carolina.pelosi
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Messaggio#22 » mercoledì 11 marzo 2015, 18:00

Ciao Marco.
Io, al contrario, quando leggo storie così mi entusiasmo! Sei stato bravo, bravo con le descrizioni, bravo con la punteggiatura, bravo con la scelta del tono della voce narrante. Bravo, insomma. Mi ha quasi rattristata la morte dello zombie, per via della scena che hai descritto in precedenza: lui e una bicicletta. Non c'è da aspettarselo da un mostro del genere, intento solo a cercare da mangiare, che si metta a perdere tempo con una bici arrugginita, è stato sorprendente. Anche il finale lo è stato, perché (come ha già scritto Peter) i veri mostri sono altri. Sai cosa non mi ha convinto troppo? Il motivo. Insomma, non sono riuscita a trovare questo passato feroce, io piuttosto vedo un PRESENTE feroce.
Per il resto però hai fatto un buon lavoro... ah, mi è piaciuta tanto l'immagine a cui hai rimandato quando ci fai vedere lo zombie per la prima volta, "Ti hanno subito fatto pensare agli addobbi ciancicati e imbrattati di vomito dopo che la festa è finita", molto efficace!

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patty.barale
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Messaggio#23 » mercoledì 11 marzo 2015, 18:55

Ti piace vincere facile! Bonzi bonzi bon bon bon!

Si vede che hai dimestichezza col genere zombi e soprattutto sai affrontarlo con originalità.

All'inizio ero un po' prevenuta sia nei confronti dell'uso della seconda persona (che non amo) sia delle apocalissi zombie, ma sei riuscito a spiazzarmi con una scrittura ineccepibile (con l'esclusione delle d eufoniche!) e una storia originale e cinematografica (il pezzo della bicicletta che impala lo zombie e fuoriesce all'addome, beh nella mia testa la sequenza ha preso forma sulle tue parole!)

Non posso fare altro che farti i miei complimenti!

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marco.roncaccia
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Messaggio#24 » mercoledì 11 marzo 2015, 19:46

Ciao Carolina,
ti ringrazio per il tuo commento, si vede che hai vissuto il racconto da un punto di vista emotivo ed è una grande gioia per me. Anche per questo ci tengo a comunicarti il mio punto di vista sul passato a prescindere da quanto sia riuscito io a trasmetterlo nel racconto.
Lasciamo stare gli zombie e le biciclette. Ieri, mentre cercavo una foto di un documento sul telefonino ad un certo punto mi è passata davanti un'immagine di qualche anno fa. Niente di particolare, un paesaggio della Cornovaglia, uno scatto durante un viaggio con lo zaino in spalla. Ho avuto l'esatta percezione di quel momento. Ero felice, avevo qualche anno di meno e stavo facendo una cosa che desideravo. Poi sono tornato al presente e mi sono reso conto in un attimo che quel momento era un cadavere, che non sarebbe più tornato, che sarei potuto morire senza provare mai più una simile sensazione di libertà. Ho sentito qualcosa allo stomaco, come degli artigli, una sofferenza irriducibile. Il protagonista del racconto vive un momento così. Il passato è una bestia feroce soprattutto quando ci raggiunge all'improvviso e ci morde nel presente. Peggiore è il presente e più doloroso è il morso.

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Messaggio#25 » mercoledì 11 marzo 2015, 19:54

Ciao Patty,
fa piacere ricevere un commento come il tuo. Per le d eufoniche mi sto convincendo che non c'è rimedio, non escono da questo corpo nemmeno con l'esorcista, un po' come il canotto della sella della bici dal corpo dello Zombie.
Grazie e buona scrittura

enrico.nottoli
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Messaggio#26 » venerdì 13 marzo 2015, 14:30

Ciao Marco.

Il tuo è proprio un bel racconto, nonostante io non ami particolarmente le storie di zombie e di nazisti, forse perché ne ho lette fin troppe. Però la tua ha quel tocco di classe in più che molte non hanno, come il particolare della bicicletta. Non so, ha dato spessore a un personaggio che nei luoghi comuni pensa solo a mangiucchiare i cervelli. Quindi bravo! Molto particolare anche il tipo di interlocutore in seconda persona.

Non ho amato particolarmente la metafora su Albano però. Comunque speriamo che con l'ultima apparizione a Sanremo esca dalle scene una volta per sempre :)

Scherzi a parte hai fatto proprio un buon lavoro! Alla prossima.

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Messaggio#27 » lunedì 16 marzo 2015, 19:56

Ciao Enrico,
apprezzo il tuo commento proprio perchè non ami il genere e quindi vale doppio.
Quanto ad Albano, se c'è un'entità superiore, spero che legga quanto ti auguri e provveda :)
Saluti,
Marco

diego.ducoli
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Messaggio#28 » lunedì 16 marzo 2015, 22:43

Lo zombie va bene in tutte le salse e anche qui ci sta bene.

Nulla da dire, la seconda persona è una scelta intrigante, mi hai fatto quasi venir voglia di provarci, il racconto fila molto bene, ero curioso di capire come avresti infilato la bicicletta e ammetto che il risultato è molto divertente, a tratti il tuo zombie mi ha ricordato i “cellulati” di King.

L'ambientazione è rimasta un po' dubbia, siamo in america o in italia? Il nazi con la svastica e molto americano, anche l'hummer ma altri particolari(San Remo in primis) molto italiani.

Un ottima prova.

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Messaggio#29 » martedì 17 marzo 2015, 1:04

Ciao Diego,
grazie per i complimenti.
L'ambientazione è decisamente italiana come del resto lo sono i riferimenti agli anni '80.
Hammer e svastiche purtroppo ci sono anche qui.


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