Tutto torna di Diego Ducoli

La 64ª Edizione (la 63ª è il Contest Best - non te la sarai mica perso, vero?) è denominata Contest Live. Questa edizione speciale si è tenuta il 28 febbraio 2015 alla Biblioteca Ginzburg di Torino. Quindici scrittori selezionati hanno partecipato alla sfida sul tema: Il passato è una bestia feroce, il titolo del primo thriller di Massimo Polidoro, Edizioni Piemme.
diego.ducoli
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Tutto torna di Diego Ducoli

Messaggio#1 » sabato 28 febbraio 2015, 16:51

Aldo correva, ogni suo passo smuoveva la nebbia formando piccole spirali che si arrampicavano sulle gambe come tentacoli. La camicia, fradicia di sudore gelido, gli aderiva al petto come una seconda pelle, il respiro si condensava in veloci nuvole di vapore.
Si fermò sfinito, da quanto correva, troppo, non sapeva neanche il perché, ma erano vicini, sentiva le zampe che raschiavano il terreno, il loro ringhiare, l'avrebbero dilaniato, ucciso, distrutto. Riprese la marcia incurante delle gambe pesanti, i muscoli bruciavano, tendini e cartilagini urlavano il loro disappunto.
La belva lo raggiunse piombandogli sulla schiena, zanne, artigli gli laceravano il corpo, una bocca troppo grande gli cinse il cranio, sentiva la testa scoppiare e le ossa incrinarsi. Buio.
 
Aldo si sentì strattonare per il bavero.
“Non provare a piangere. Un'altra insufficienza?!” la voce gli rombava nelle orecchie come se un megafono sostituisse le corde vocali.
“Lavoro, ti nutro e ti vesto, e come ringraziamento? Nulla!”.
Un fuoco gli incendio le guance facendogli spalancare gli occhi, il gigante torreggiava su di lui,
Cerco di fermare il secondo manrovescio, ma le sue braccia erano troppo piccole, deboli.
Aldo conosceva quel mostro, vedeva il suo viso ogni mattina davanti allo specchio.
La mano lo colpì, il dolore fu immediato, violento. I piedi si staccarono da terra per un istante facendolo cadere malamente sul pavimento.
“Scusa papà” farfugliò tra le lacrime.
Le nebbie lo circondarono, grigio, luce e nuovamente buio.
Era bloccato, le mani e le gambe non riuscivano a muoversi, sentiva dei tonfi leggeri come se gli stessero gettando qualcosa addosso, sentiva delle voci, erano vicine. Il legno e il velluto avrebbero dovuto attutire i suoni ma le parole arrivavano chiare.
“Era suo padre” sussurrò un voce contrita, e strascinata,
“Si”.
“È morto giovane. Condoglianze”
“Grazie”
Aldo lo riconobbe, era Nunzio, suo figlio.
“Aiutami. Mi senti? Sono io, sono bloccato. FAMMI USCIRE” urlò alla tenebra,
“Piccolo pezzo di merda, tirami fuori, ti ammazzo, giuro che ti ammazzo, te li faccio sputare i denti questa volta, lo giuro, lo giuro, lo giuro” finì la frase in un sussurro, e rendendosi conto di quello che aveva detto scoppiò il lacrime.
“La lascio così può salutarlo”
“Non si preoccupi, voglio solo accertarmi che da li sotto non riesca ad uscire”rispose Nunzio
“Addio, papà” sibilò con disprezzo
 
Aldo riprese i sensi, l'odore di erba marcia gli invase le narici, la nebbia lo copriva come un sudario, sentiva la testa scoppiare.
Si rialzò confuso, cercando di dare un senso a quello che aveva appena visto, non c'era tempo.
Non capiva, ma era vivo, ne era sicuro, la belva l'aveva risparmiato.
Un senso di urgenza lo investì, i latrati erano vicini, troppo vicini. Riprese la marcia barcollando, delle montagne emersero come in un sogno, grigi monoliti di pietra scura, non un albero, non filo d'erba solo roccia, fredda e inospitale.
Aldo si infilò in una vallata, aveva sete, la gola grattava come se fosse foderata di carta abrasiva, nella corsa vide il ruscello che gli scorreva accanto, un lento rigagnolo di acqua limacciosa.
Si inginocchiò, succhiando avidamente quella fanghiglia, alzò gli occhi e le fauci del cerbero si spalancarono davanti a lui.
 
 
La luce, che filtrava dall'enorme finestrone, illuminava dolcemente i due letti. Aldo era sdraiato su uno di questi, vicino alla finestra. Con uno sforzo quasi sovraumano riuscì ad alzare un braccio, un sottile strato di pelle diafana rivestiva le ossa, lasciando intravedere il reticolo di vene al di sotto di essa.
Era debole, ad ogni respiro rantolante sembrava che la vita gli sfuggisse via.
Aldo sentiva la voce, la sua voce e quella della dottoressa dell'ospizio, che si parlavano nel corridoio.
“La signora è peggiorata, non ne avrà per molto. Se vuole salutarla...” disse il medico.
“Non voglio vedere quel mezzo cadavere”
“Ma la signora ne sarebbe felice, ne sono sicura” ribatté Linda.
“Non sono cose che la riguardano, mi faccia solo sapere quando... Ha capito?”
Nella mente si agitavano ricordi confusi, i suoi e quelli di sua madre, si vedeva da piccolo mentre delle mani delicate lo lavavano o lo accompagnavano nei suoi primi passi, il primo giorno di scuola e l'orgoglio per quel bimbo cosi perfetto e intelligente, per poi riaprire gli occhi e ritrovarsi abbandonata da tutti e sopratutto da lui, il suo amore, il suo bambino.
Aldo sentiva la disperazione della donna, la loro disperazione, voleva urlare: “Vieni è tua madre, sta morendo” era inutile, il passato non si può cambiare, si sarebbe voltato senza neanche un ripensamento.
Aldo sospirò, un ultimo, pesante respiro, e tra l'odore di feci, che imbrattavano il letto, arrivò l'oblio.
 
L'acqua gli riempì le narici facendolo sussultare. Si rialzò di scatto riprendendo a correre,
Le bestie erano vicine, lo sapeva e lui doveva correre, le lacrime solcavano il viso, cercando di scacciare il peso che sentiva nel cuore.
L'avrebbero raggiunto era inevitabile, ed era giusto cosi.
Ricordava vagamente, l'incidente, l'odore di gomma bruciata e benzina, ma presto tutto sarebbe stato chiaro, temeva quel momento, quante belve, quanti ricordi avrebbe dovuto sopportare prima della fine.
Aldo correva, non poteva farne a meno, le fiere che lo inseguivano erano tante, le aveva crescite per tutta la vita, e adesso, adesso volevano mangiare.



cristina.danini
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Messaggio#2 » martedì 3 marzo 2015, 10:50

Spero che non te la prenda, ma trovo il racconto un po' confuso. All'inizio il protagonista sembra inseguito da una vera e propria bestia; poi capiamo che è una metafora, e fin qui tutto bene. Capiamo che la bestia è il padre, ok. Poi però si salta a Nunzio, il figlio di Aldo, che lo sta seppellendo vivo e non è chiara la ragione. Anche lui è crudele come lo è stato suo padre? E come fa a seppellirlo se è ancora vivo? Poi capiamo che era una visione, che era svenuto (presumo per un incidente d'auto, a giudicare dalla fine). Alla fine arrivano i ricordi della madre, che sembra essere stata amorevole. Nonostante questo lui l'ha abbandonata e non vuole vederla neanche in punto di morte. Ma la madre che colpe ha? Non averlo difeso dal padre è sufficiente a farsi odiare tanto? Non sembra convinto neanche lui a un certo punto. Mi rimane anche il dubbio che sia stato lui a provocare l'incidente.

Conclusione: non posso definirlo brutto, ma mi sento confusa.

francesco.damore
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Messaggio#3 » mercoledì 4 marzo 2015, 23:51

Ho trovato il testo molto confuso. Mi sono perso spesso tra i passaggi e questo mi ha portato a rileggere più volte le scene che hai descritto. Il racconto comunque è pieno di belle immagini descritte molto bene; quella che si trova nell'incipit l'ho trovata suggestiva, però, ripeto, la storia è molto confusa e fuorviante.

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Filippo Santaniello
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Messaggio#4 » venerdì 6 marzo 2015, 0:06

Ciao Diego,
confusione anche per me, dovrei rileggere tutto da capo, ma quando è così signfica che ci sono problemi d'intreccio e di continuità.
Tralasciano la storia che non saprei commentare ti faccio notare che ogni tanto perdi il controllo della punteggiatura. Una frase su tutte: "Si fermò sfinito, da quanto correva, troppo, non sapeva neanche il perché, ma erano vicini, sentiva le zampe che raschiavano il terreno, il loro ringhiare, l’avrebbero dilaniato, ucciso, distrutto." Troppe virgole, m'ha fatto venì la tachicardia.
Poi ti sei perso qualche accento: "Un fuoco gli incendio le guance". "Cerco di fermare il secondo manrovescio".
Alla prossima!

sharon.galano
Messaggi: 61

Messaggio#5 » venerdì 6 marzo 2015, 15:39

Ciao Diego,

mi sono persa in questa corsa folle di ricordi. Ci sono tante domande che non trovano una risposta. Io mi soffermerei su quelle che sono delle frasi già sentite, che per mio gusto personale taglierei. Ti faccio un paio di esempi: fradicia di sudore gelido, un sottile strato di pelle diafana. Poi risulta davvero pesante una delle frasi finali : Aldo sospirò un ultimo, pesante sospiro.

Il racconto doveva prendere un'unica direzione e seguirla per tutte le 7000 battute, come i velocisti che devono fare 100 metri e basta.

Piacere di averti letto.

viviana.tenga
Messaggi: 560

Messaggio#6 » sabato 7 marzo 2015, 11:25

Ciao Diego,

Hai scelto di rappresentare il passato come una bestia feroce in senso letterale, attraverso il sogno di un protagonista in fin di vita. L'idea del sogno-metafora è forse un po' abusata, ma avrebbe potuto funzionare con un po' più di lavoro sul testo. L'impressione che ho avuto è che tu abbia scritto tutto molto di fretta: ci sono un po' di refusi, frasi con scelte di termini non ottimali (ti faccio un esempio nelle prime righe: "Riprese la marcia incurante delle gambe pesanti, i muscoli bruciavano, tendini e cartilagini urlavano il loro disappunto". "disappunto" è un termine un po' debole rispetto alla tensione che la frase dovrebbe creare). Inoltre, si intuisce che i mostri del passato sono i vari familiari del protagonista, ma non è chiaro quale sia stato nello specifico il problema con ognuno di loro e questo lascia il lettore un po' confuso. Probabilmente era un'idea che aveva del potenziale, ma che non è riuscito a emergere.

jacqueline.nieder
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Messaggio#7 » sabato 7 marzo 2015, 15:14

Ciao Diego,

purtroppo devo condividere con gli altri la completa confusione nel leggere il tuo testo. Sento che c'è l'idea che pulsa sotto le parole, ma non ha una forma vera e propria, non è compiuta. Poi per quanto riguarda l'incipit, per esempio, è  troppo spinta la descrizione della corsa del protagonista per fuggire dalla bestia: zanne, pelle lacerata ecc ecc. Si parte subito altissimo, con una brutalità forse troppo sottolineata.

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ceranu
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Messaggio#8 » lunedì 9 marzo 2015, 22:09

Ciao Diego.
Partiamo dalla nota positiva. Sebbene l'idea di base non fosse particolarmente originale, ho apprezzato il modo in cui l'hai affrontata. Rivivere i momenti brutti della propria vita in punto di morte è abbastanza abusato, farlo dal punto di vista di chi hai fatto soffrire è decisamente interessante. Peccato che in alcune parti la lettura sia ostica, specialmente quando ci catapulti in una bara. Lì ho faticato a orientarmi.
Nel complesso un buon lavoro che necessita di essere rivisto per renderlo più comprensibile.
Ciao

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marco.roncaccia
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Messaggio#9 » martedì 10 marzo 2015, 9:41

Ciao Diego,
leggerti è stato complicato. Una riga vuota tra lo spezzone di Aldo bambino e il successivo avrebbe aiutato. Credo sia parecchio rischioso passare da una scena in cui il protagonista è figlio a una in cui è padre utilizzando le stesse parole (padre, figlio) per identificare personaggi diversi. Detto questo i flashback sono nitidi e ben descritti e sprofondano il lettore nei momenti più bui della vita del protagonista. In questi momenti la tua scrittura è molto potente. L’impressione è quella di un potenziale bel racconto ancora in una fase di scrittura intermedia.

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eleonora.rossetti
Messaggi: 553

Messaggio#10 » martedì 10 marzo 2015, 10:45

Ho dovuto rileggerlo due volte per capire bene dove volessi andare a parare.

L’idea del tormento in punto di morte è buona, un po’ meno la resa. Ci sono tanti punti di vista in cui mi sono persa, e la scena della madre non l’ho molto capita. Ho inteso che Aldo è un padre crudele e un figlio ingrato, ma ne ho perso i motivi, perché non vengono spiegati, o se l’hai fatto, non l’ho afferrato.

Occhio agli accenti mancati e all’abuso di virgole, ho intuito che volessi creare in alcuni punti una narrazione frenetica, ma troppe rischiano, IMHO, di non farmi prendere fiato mentre leggo e di disorientarmi anziché catturare la mia attenzione.
Uccidi scrivendo.

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#11 » mercoledì 11 marzo 2015, 19:01

Ciao Diego,
mi spiace, ma devo ripeterti quello che hanno scritto tutti: grande confusione. Va bene che bisogna mostrare senza dire, ma qui è esagerato, c'è un disprezzo padre-figlio e poi figlio-padre inspiegato. Inoltre è confuso anche a livello strutturale, i passaggi non sono chiari, passato e presente sono confusi. Peccato, perché l'idea è carina e poteva venirne fuori qualcosa di bello, se gestito bene.

enrico.nottoli
Messaggi: 82

Messaggio#12 » mercoledì 11 marzo 2015, 22:49

Ciao Diego.

Allora, è vero che è stata una lettura complessa e è vero anche che bisogna concentrarsi al cento per cento per arrivare fino in fondo capendo tutto. Però non mi sento di reputare la storia negativamente per questo, in fondo non c'è niente di più confuso che una valanga di ricordi che travolge ogni cosa. Ora, la domanda è questa: la confusione nell'intreccio è volutamente inserita per creare un'atmosfera onirica? Oppure in effetti non sei riuscito a tenere bene in mano la narrazione?

L'incipit mi piace molto, dà l'idea di asma quasi leggendo.

Spero di rileggerti. A presto

giulio.lepri
Messaggi: 19

Messaggio#13 » mercoledì 11 marzo 2015, 23:23

L'hai intitolato tutto torna, ma a me non è tornato molto. Sinceramente è molto confuso, non so proprio che dire.

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patty.barale
Messaggi: 349
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Messaggio#14 » venerdì 13 marzo 2015, 16:08

A dispetto del titolo, alla prima lettura di questo racconto, niente mi torna!

Mi sono servite più letture per comprendere che Aldo, in punto di morte viene aggredito dal proprio passato, o meglio, dalle disgrazie e dalle nefandezze del proprio passato, in particolare ho faticato a capire la scena della madre,a capire che lui vive quella situazione nel modo in cui, probabilmente, l'ha vissuta la vecchia mamma.

Non sto a segnalarti alcuni accenti mancanti, che sono sicuramente da attribuire alla velocità che caratterizza questo contest.

È stato un piacere conoscerti e spero di rileggerti presto.

beppe
Messaggi: 27

Messaggio#15 » venerdì 13 marzo 2015, 20:40

Caro Diego, ben ritrovato.
Troppi quadri confusi nel tuo racconto. Un uomo ha avuto un incidente d’auto e letteralmente “si vede passare tutta la vita davanti”, o meglio, solo i momenti brutti, senza un filo di speranza.
Forse eccessiva anche la caratterizzazione “dantesca” delle bestie metaforiche che gli danno la caccia.
Attenzione però. I singoli pezzi del patchwork, presi singolarmente, non sono così male… Hai un certo gusto visivo nelle tue rappresentazioni (show, don’t tell). È solo che non stanno bene assieme, non formano un tutto solido e una trama coesa.
È un peccato che tu abbia strappato le tele di tanti piccoli quadretti carini per farne un collage impreciso.
Attento anche alla punteggiatura.
Alla prossima!

viviana.spagnolo
Messaggi: 20

Messaggio#16 » lunedì 16 marzo 2015, 22:09

Ciao Diego! Purtroppo devo unirmi al coro e ripetere la parola: confusione. Il tuo racconto è difficile da seguire e si "inceppa" spesso. A rendere la situazione più complicata, c'è questo surplus di subordinate. Crei periodi troppo lunghi e troppo complessi. Il mio consiglio è di frammentare le frasi e snellirle maggiormente.

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Peter7413
Messaggi: 558

Messaggio#17 » mercoledì 18 marzo 2015, 12:30

Confusione voluta, questa è la mia idea. Semmai non è sufficientemente disordinata, vado controcorrente. Come intervenire? Quello che dev'essere più chiaro al lettore è l'incidente, arriva troppo tardi, va seminato meglio. Una volta incastonato meglio il racconto nella cornice, puoi liberare l'anarchia dei pensieri scomposti che si alternano in fase terminale e lasciare spazio al flusso apparentemente disordinato dei sensi di colpa che braccano la coscienza dilaniandola fino alla morte. Allo stato attuale appare tutto troppo "in potenza" e necessariamente da confondere con maggior controllo.

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