La bestia del Gévaudan (di Francesco D'Amore)

La 64ª Edizione (la 63ª è il Contest Best - non te la sarai mica perso, vero?) è denominata Contest Live. Questa edizione speciale si è tenuta il 28 febbraio 2015 alla Biblioteca Ginzburg di Torino. Quindici scrittori selezionati hanno partecipato alla sfida sul tema: Il passato è una bestia feroce, il titolo del primo thriller di Massimo Polidoro, Edizioni Piemme.
francesco.damore
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La bestia del Gévaudan (di Francesco D'Amore)

Messaggio#1 » sabato 28 febbraio 2015, 16:52

Ero con mio nipote quando vidi la bestia per la prima volta. Eravamo nel bosco, cercavamo di costruire un arco con i rami degli alberi. Lei apparve davanti a me, aveva un colore rosso acceso, dei denti a sciabola, puzzava di putrido. Sembrava un qualcosa di antico, una bestia estinta, qualcosa di veramente unico e raro. Una parte di me era spaventato, l’altra provava ammirazione. Mi sfidò con lo sguardo e per la prima volta nella mia vita ricambiai la sfida, non abbassai la testa.
Credo che mi abbia visto per quel che ero in quel preciso momento. La bestia mi lasciò vivere. Mio nipote non la vide, io non dissi nulla.
 
La sera stessa, nei notiziari si parlò di una terribile tragedia, tutti davano la colpa alla bestia del Gévaudan per la morte di bambini e uomini sbranati proprio nei pressi del bosco dove ero quella mattina con mio nipote. La chiamavano così, proprio perché dalle testimonianze, somigliava proprio a quella bestia descritta dai francesi. Mio fratello Dario e la sua quasi moglie Elena, erano spaventati: e se la bestia avesse incontrato voi? Io non dissi nulla.
Quando succedono delle tragedie che abbiano un pizzico di mistero, la gente tende a esagerare la versione dei fatti.
La storia dice che gli abitanti del Gévaudan videro una iena sbranare dei bambini, poi i racconti trasformarono quella iena in una bestia uscita dagli inferi. Ovvero la bestia del Gévaudan.
Se ti avvicini e guardi meglio, la iena resta sempre una iena.
Quell’essere che ho visto io invece, non era affatto una iena, era davvero la bestia narrata da quelle storie.
Ho sempre ascoltato le storie della gente sulle persone più note del mio piccolo paese di provincia. “Creolina” era il nome del ragazzo più temuto del mio paese. I ragazzi del liceo si rivolgevano sempre a lui per spargere la creolina in tutta la scuola, rendendola inagibile.
Il tipo è un vero pezzo di merda, uno di quelli che si diverte a infilare i miniciccioli nel culo dei gatti, uno di quegli scoppiati di cervello che potrebbe alzarti le mani a dosso da un momento all’altro, senza un motivo preciso.
“Ti conviene abbassare la testa quando lo vedi e non ricambiare mai il suo sguardo”. Questo era quello che diceva la gente del mio paese.
Giravano storie su quegli studenti pieni di se, che prendono voti altissimi e l’unica spiegazione possibile è che siano dei geni. Io li ho visti, riesco a riconoscere una bestia del Gévaudan quando la vedo e loro non sono delle bestie o dei geni, loro, a confronto, sono degli animali domestici; dei cuccioli disposti a seguire gli ordini dei loro padroni per ricevere un biscotto alla fine delle loro fatiche. Una bestia del Gévaudan non può avere padroni. Tutti vorrebbero essere narrati con grandi storie, ma nessuno di loro se lo merita veramente.
Vorrei vederli sfidare lo sguardo della bestia. Vorrei tanto che si mostrassero per quello che sono.
“Dove vai?” mi disse Dario
“Mi chiudo in gabbia” gli risposi.
“quanto pensi di durare se continui così? devi trovarti un lavoro, un lavoro vero!”
“Pensa ai preparativi per il tuo matrimonio, io non ci divento un cane ammaestrato!”
Me ne andai. Mio fratello non disse più nulla.
 
La gabbia è il mio mondo, se riesci, puoi dominarlo oppure finisci al tappeto.
Creolina quella notte partecipò ai giochi. Ho avuto un’occasione per scoprire se fosse davvero una bestia, come quella del Gévaudan. Non ho mai voluto sfidarlo.
Mi offrii volontario.
Mi sfidò con lo sguardo, non era come quello della bestia, lui mi vedeva già sanguinante al tappeto. Mi dimenticai di tutto quello che sono stato, di tutto quello che è stato lui.
Mi colpì, e io andai incontro ai suoi colpi incurante del male che mi avrebbero fatto.
Gli diedi una testata sul labbro, poi lo colpii al fianco e lo feci piegare. Lo mandai al tappeto con una ginocchiata sul naso. Non era un Gévaudan, Creolina era solo un essere plasmato dalla società, se solo lo avessi saputo prima, non si sarebbe dato tante arie per tutti questi anni.
Vidi quella folla di persone e nessuno di loro mi bastava, non erano al pari della bestia.
Ho sfidato quello che più di tutti mi ha dato il tormento nella mia vita e l’ho messo al tappeto senza troppa fatica.
Tornai a casa, presi il coltello che il mio migliore amico mi regalò quando feci quindici anni e andai nel bosco, alla ricerca di quella bestia preistorica.
Non è stata una grande idea entrare di notte nel bosco, non riuscivo a vedere granché, avrebbe potuto prendermi alle spalle e staccarmi la testa con un morso, ma non dimentico il suo fetore, forse l’avrei sentito comunque arrivare.
Arrivai al fiume, vidi la bestia dissetarsi. Rimasi immobile ad ammirare il suo colore rosso come la rabbia, la stessa che ho soffocato per anni.
La bestia sentì il mio sguardo su di lei, si voltò; non mi lascerà andare, ha subito capito quali fossero le mie intenzioni.
Lei mi azzannò alla gamba, sentii le sue sciabole entrare ferocemente nella mia carne, ma lasciai perdere. Non c’era tempo per il dolore.
Le diedi un calcio, ma non lasciò la presa. La accoltellai in un occhio, questo la fece infuriare ancora di più. Tentò di azzannarmi alla gola, sentii il fetore del suo alito putrido. Cercai di proteggermi con la mano sinistra.
La accoltellai al collo e lei mi staccò la mano dal polso. Divenne più lenta e io la colpì alla testa, lasciai il coltello affondato nel suo cranio mentre si accasciò al terreno tenendo tra le fauci la mia mano mutilata.
Il dolore era fortissimo, forse sarei morto anch’io se mio fratello non mi avesse risposto.
Nelle prime pagine dei giornali si parlò del mio atto eroico. Tutti mi chiamarono il cacciatore del Gévaudan. Adesso girano storie su di me e sulla mia grandezza. Un eroe che ha riportato la serenità nel paese fermando la bestia che ha scannato intere famiglie.
Chiesi di vedere il corpo dell’animale. Volli guardare il mio trofeo. Mi accontentarono.
La guardai da più vicino. Era una iena scappata dallo zoo.
Una iena resta sempre una iena.
Fine.



cristina.danini
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Messaggio#2 » domenica 1 marzo 2015, 12:21

Felice di aver trovato qualcun altro che conosce la leggenda del Gévaudan, davvero. Dove sia la bestia feroce in questa storia è chiaro, sia una iena, una creatura mitologica che ammazza bambini o Creolina. Anche dopo averlo riletto però non mi è ben chiaro dove sia il passato. Ti riferisci al passato cui appartiene la leggenda originale? O solo al passato recente quando il protagonista vede la bestia col nipote? Detto questo molto originale!

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ceranu
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Messaggio#3 » martedì 3 marzo 2015, 0:58

Ciao Francesco, ho trovato il racconto abbastanza scorrevole, ma con alcuni problemi.

Stile:
Prima di tutto un appunto che riguarda il mio gusto personale. Non adoro le storie completamente raccontate. Le trovo troppo fredde.
purtroppo ci sono troppe ripetizioni, sia di singole parole che di concetti ripetuti almeno un paio di volte di troppo. Cose come Lo sfidò e lui accettò la sfida vanno evitate. Occhio anche a chiudere e aprire due frasi attaccate con la stessa parole. C'è anche qualche errore più banale, ma niente di che. Occhio ai dialoghi, ogni nuova voce è maiuscola. In alcuni punti ho avuto anche l'impressione che il tempo verbale sia vacillato.

Trama:
poco originale, ma funzionale. Bambini morti, bestia feroce sia fisica che immaginaria. Lo scontro il ragazzo che picchia (penso fosse quella la bestia del passato). Lui fallito che trova la rivalsa. C'è tutto perché sia un buon intreccio, ma manca di sentimento.

Conclusione:
può essere un buono spunto, ma va rivisto.
Ciao

francesco.damore
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Messaggio#4 » martedì 3 marzo 2015, 22:06

Ciao a tutti e due, grazie per i commenti.
Rispondo prima a Cristina: l'idea del passato che avevo in mente era quella di una mentalità provinciale che col tempo ha plasmato le persone come Creolina nella società e che ha fatto crescere la rabbia e la frustrazione del protagonista che poi ha incarnato nella bestia del Gévaudan. Forse non sono stato in grado di renderla nel racconto. Comunque sono contento che l'hai trovata originale.

Rispondo a Ceranu: Concordo con te, mi rendo conto delle ripetizioni e dei possibili tempi verbali vacillanti anche perché l'ho corretto all'ultimo minuto, di solito ho bisogno di farlo riposare almeno due giorni prima di accorgermi di tutte le ripetizioni che tendo a mettere quando scrivo.
Non credo che il testo sia privo di sentimento, il protagonista che ho scelto è una persona fredda e molto razionale, rabbiosa e frustrata, che aspetta da tempo un riscatto; nel testo, come hai detto, c'è sempre e solo lui che parla, quindi credo sia plausibile che si noti freddezza nelle sue parole e nel modo di agire.
Comunque grazie mille dei consigli, ne terrò a mente la prossima volta che scriverò un racconto.

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Filippo Santaniello
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Messaggio#5 » giovedì 5 marzo 2015, 23:59

Ciao Francesco,
sarò sincero: ho avuto non pochi problemi a trovare un senso nel tuo racconto.
Le sfere presente/passato non sono ben distinte e la faccenda della bestia del Gévaudan rimane per me ancora un mistero, per non parlare di Creolina.
Non odiarmi, quasi sicuramente il problema è mio. Sono un lettore che ha bisogno di essere guidato con precisione. Mi piacciono storie più nitide.
Poi ti faccio notare che "cercavamo di costruire un arco con i rami degli alberi" suona strano perché non so come si possano usare dei rami per ricavare un arco.
"Una parte di me era spaventato", c'è una o al posto della a. "pieni di se" va con l'accento. Basta così! Alla prossima!

sharon.galano
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Messaggio#6 » venerdì 6 marzo 2015, 11:15

Ciao Francesco,

hai una buona storia, classica per certi versi, ma che non hai sfruttato al meglio. Per i salti temporali devi fare più attenzione all'uso dei tempi verbali: per es. <span style="color: #282828; font-family: 'Open Sans'; font-size: 14px; line-height: 22.3999996185303px; background-color: #fbfbfb;"> "</span><span style="color: #282828; font-family: 'Open Sans'; font-size: 14px; line-height: 22.3999996185303px; background-color: #fbfbfb;">uomini sbranati proprio nei pressi del bosco dove ero quella mattina con mio nipote.", bastava mettere "ero stato". Ci sono delle frasi cacofoniche come "incontro ai suoi colpi incurante". Era un ottimo spunto, mi ha fatto piacere leggerti.</span>

jacqueline.nieder
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Messaggio#7 » sabato 7 marzo 2015, 15:22

Ciao Francesco,

mi piace molto come si chiude il racconto, la bestia altro non è che una iena scappata dallo zoo. Non so quali fossero effettivamente le tue intenzioni ma la storia ha un che di mistico, di onirico e poco si sposa con la realtà. E' una serie di eventi che sembrano accadere nella testa del protagonista. Manca di realtà, di tridimensionalità secondo me.

Altra nota che ti faccio: alcuni concetti vengono ripetuti all'interno della stessa frase e la rendono ridondante. Es. <span style="color: #282828; font-family: 'Open Sans'; font-size: 14px; line-height: 22px; background-color: #fbfbfb;">Mio fratello Dario e la sua quasi moglie Elena, erano spaventati: e se la bestia avesse incontrato voi? (è già implicito che siano preoccupati per questo).
Alla prossima!
J</span>

viviana.tenga
Messaggi: 560

Messaggio#8 » sabato 7 marzo 2015, 16:56

Ciao Francesco,

Secondo me hai impostato il tema della bestia allo stesso tempo reale e metaforica in modo interessante, ma il racconto è un po' rovinato da uno stile da rivedere a livello di ripetizioni, punteggiatura e tempi verbali. Inoltre, ho trovato tutta la narrazione un po' fumosa, anche perché è tutto molto raccontato e poco mostrato. Anche il personaggio di Creolina è interessante, ma le dinamiche che lo coinvolgono non vengono sviluppate del tutto. In ogni caso, credo che il racconto abbia delle ottime potenzialità, ma c'è bisogno di lavorarci su un po'.

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marco.roncaccia
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Messaggio#9 » lunedì 9 marzo 2015, 12:47

Ciao Francesco,
del tuo racconto trovo interessante e la voce narrante e anche le continue digressioni ed i salti che proponi ci potrebbero stare se, a mio avviso, non perdessi il controllo del testo.
Dalla comparsa di Creolina in poi, ho faticato a seguire gli eventi ed a collocarli nella scala temporale. “Scemo chi legge”. Questa frase, che sicuramente ti sarà capitato di vedere scritta in qualche bagno, è, secondo me, la prima regola che chi scrive dovrebbe rispettare. Se in una eventuale riscrittura ne tenessi conto ne uscirebbe fuori un ottimo racconto.

enrico.nottoli
Messaggi: 82

Messaggio#10 » lunedì 9 marzo 2015, 20:41

Ciao Francesco.

Allora la storia del tuo racconto mi è piaciuta, bella la storia di questa caccia a una bestia mitica. Anche con il tema della sfida si incastra a pennello, c'è sia il passato che la bestia feroce. Ho trovato anche quel pizzico di ironia (specie nella frase finale) che ci stava bene. Il grosso problema, per me, è la lingua con cui hai narrato. Ci sono diverse imprecisioni e errori grammaticali e temporali, andrebbe editato e rivisto un po' da questo punto di vista.

Nel complesso, però, sei uscito bene.

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eleonora.rossetti
Messaggi: 553

Messaggio#11 » martedì 10 marzo 2015, 10:48

Ciao Francesco,

l’idea è interessante e quando si parla di leggende rimango subito affascinata. Tuttavia, verso la metà, ho cominciato a perdere il focus della narrazione. Non riuscivo a capire, d’un tratto, cos’era presente e cos’era futuro. Il modus narrandi in raccontato, inoltre, me lo ha appesantito un po’, mentre invece la prima parte, coi dialoghi, filava meglio. Occhio alle ripetizioni (sfida-sfidò, qualcosa-qualcosa). In sostanza, giudizio positivo anche se può migliorare.

 
Uccidi scrivendo.

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#12 » mercoledì 11 marzo 2015, 18:52

Ciao Francesco. Leggendo il tuo racconto ho avuto la sensazione che per il tuo protagonista fosse tutto una grande illusione: Creolina non è poi così forte come ha creduta, quella iena era solo una iena, niente di più, questo dà un'aria quasi fallimentare a tutta la sua vita, nonostante la gente lo chiami 'eroe'. Non sei caduto nel banale, così facendo. La scena della lotta con la iena è ben descritta, crea suspense e funziona. Hai fatto un buon lavoro!

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patty.barale
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Messaggio#13 » giovedì 12 marzo 2015, 11:48

Racconto che parte da un'idea intrigante, cioè un mito che svolge realmente la sua funzione: la catarsi.

Purtroppo, però, secondo me, la storia è narrata in maniera troppo confusa, nel senso che, i miei limiti di lettrice (che mi portano ad amare storie meno sfocate), non mi hanno permesso di goderne appieno.

Ti segnalo, poi, parecchie ripetizioni di termini che appesantiscono la lettura, come pure alcune confusioni nell'uso dei tempi verbali.

Di certo i limiti di tempo e di battute non aiutano a dare la giusta forma alle idee che sovraffollano la fantasia: sicuramente una buona revisione del tutto potrà rendere questo racconto molto interessante.

Alla prossima!

beppe
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Messaggio#14 » lunedì 16 marzo 2015, 15:38

Ciao Francesco, benvenuto a Minuti Contati. :-)
 
Mi lascia un po’ perplesso l’anticlimax della tua storia:
Una iena resta sempre una iena.

Per il resto, tu hai scelto una storia di avventura e una scena di lotta. La “battaglia finale” dell’eroe è una vera e propria battaglia e il genere del racconto è il pulp. Non è un noir, solo per l’ambientazione avventurosa, per il resto la “voce” del tuo personaggio è come quella di Humphrey Bogart ne Il Falcone Maltese.
Non mi convince molto. Soprattutto per le esagerazioni come:
mi staccò la mano dal polso

Che cosa ci volevi comunicare veramente? Che un eroe è un eroe solo per fama e un mostro è un mostro solo per spaventata credenza e non nella realtà.
Forse dovevi scegliere un'altra “voce”, un altro “punto di vista” per farlo (e magari anche un altro genere).
Alla prossima!
 
Virgola mancante: “perché dalle testimonianze, somigliava” dopo “perché”.
Virgola fra soggetto e verbo: “Mio fratello Dario e la sua quasi moglie Elena, erano spaventati”, probabilmente causata dalla caduta di un’altra virgola prima di “Elena”.
Altra virgola fra soggetto e verbo per virgola mancante: “Quell’essere che ho visto io invece, non era affatto una iena,” mettere virgola prima di “invece”.
Manca accento su “sé”: “Giravano storie su quegli studenti pieni di se”.
Manca la maiuscola: “quanto pensi di durare se continui così?”
“cane ammaestrato” mi suona male, idiomatico sarebbe “cane al guinzaglio” o “scimmia ammaestrata”.
Consecutio temporum: “Tornai a casa, presi il coltello che il mio migliore amico mi regalò” ci vorrebbe “che il mio migliore amico mi aveva regalato”.
Qui non ci vuole né il congiuntivo né il tempo imperfetto: “non mi lascerà andare, ha subito capito quali fossero le mie intenzioni.” Bensì, visto che non c’è incertezza: “ha subito capito quali sono le mie intenzioni”.

viviana.spagnolo
Messaggi: 20

Messaggio#15 » lunedì 16 marzo 2015, 21:37

Ciao Francesco! All'inizio la tua storia incuriosisce e sembra avviarsi verso una rielaborazione del tema promettente. Poi, però, qualcosa si incrina e le cose si fanno confuse... complice anche l'aspetto formale della tua scrittura che, qua e là, possiede qualche pecca. Il finale mi è piaciuto molto. In generale, non è male comunque... complimenti!

diego.ducoli
Messaggi: 265

Messaggio#16 » lunedì 16 marzo 2015, 22:47

L'idea non è male, il problema principale è che racconti troppo invece di far vivere le immagini.

Il brano meriterebbe un taglio molto più ampio, e potrebbe venirne fuori qualcosa di molto buono.

Ristretto in poche battute non riesce ad avere il giusto mordente e alcuni passaggi rimangono un po' nebulosi. Inizialmente credevo che fosse una metafora e che la vera bestia fosse il protagonista.

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Peter7413
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Messaggio#17 » venerdì 20 marzo 2015, 9:57

Mi piace il tema del racconto: i mostri sono solo nella mente e la loro creazione è un'opera collettiva, tipico caso di memoria dovuta a narrazione orale, modificata di bocca in bocca fino a divenire altro. Il percorso del protagonista diventa allora quello di colui che si oppone, che pensa di vedere oltre, ma che solo dopo aver toccato con mano (e averla anche persa) capisce di essere caduto egli stesso nel tranello. Una iena è una iena, un ragazzo è un ragazzo, una leggenda è una leggenda. Detto questo, devo sottolineare a mia volta come i piani temporali tendano a confondersi dal dialogo del protagonista con il fratello in avanti. Personalmente ho sentito la necessità di una migliore definizione del protagonista, parti sottolineando che è in giro con il nipote e subito si pensa a un nonno. Più avanti lasci intendere che in verità sia ancora giovane e il nipote sia il figlio del fratello. Credo che lì stiano molti dei problemi legati ai piani temporali, va specificato meglio da subito. Riprendilo assolutamente perché se riesci a chiudere più efficacemente le fila intorno al discorso della tradizione orale e della creazione di conoscenza collettiva può uscirne un lavoro davvero valido.

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