IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Quella di aprile sarà un’edizione nella formula della Two Days Edition e, come dice il nome, si svolgerà in due date: lunedì 17 e martedì 18 aprile.
Alessandro Forlani sceglierà due Temi diversi.
Alle 21:00 del lunedì verrà svelato sul forum il primo Tema e i partecipanti avranno tempo fino all’una per postare un racconto di massimo 3000 battute spazi inclusi.
Il giorno seguente, sempre alle 21:00, verrà svelato il secondo tema e, di nuovo, i partecipanti avranno tempo fino all’una per postare un racconto di massimo 3000 battute spazi inclusi.
Sarà possibile, per chi avrà già partecipato il lunedì, partecipare anche il giorno seguente gareggiando, così, con due diversi racconti.
Come nella migliore tradizione del contest, i racconti verranno divisi in più gironi. I primi di ogni girone entreranno in finale e saranno giudicati da Alessandro Forlani che deciderà quali saranno i migliori sette dell'Edizione.
Tutti i finalisti verranno pubblicati sulla Vetrina di Minuti Contati.
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marco.roncaccia
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IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#1 » martedì 18 aprile 2017, 0:34

«Glenn ha preso la decisione, io stavo solo seguendo il suo esempio»
Musica, titoli di coda.
La settima stagione di The Walking Dead, finisce così.
Sei deluso.
Colpa di quei ragazzetti.
Passavano vicino al portico dove dormi.
«The Walking Dead è la base per ogni fan dei morti viventi» diceva uno all’altro.
In 10 giorni ti sei sparato 7 stagioni, ma non hai imparato niente.
Ti alzi dal computer e vai al deposito borse della biblioteca pubblica.
Prendi la chiave, apri lo sportello ed estrai la tua scatola di scarpe.
Appena in strada, non resisti.
Poggi la scatola sul cofano di una macchina, sollevi il coperchio quel tanto che basta per poter sbirciare.
Quello che vedi ti riempie il cuore.

Te lo sei ritrovato in una mano mentre rovistavi in un cassonetto, ci entrava perfettamente.
Era rigido, freddo, rossastro. Occhi non ancora formati. Braccia esili, mani e piedi microscopici. La testa enorme.
Un lungo verme rosa pendeva per poco meno di mezzo metro dalla pancia.
Chiunque sarebbe saltato dallo schifo.
Tu hai provato empatia. Quel feto morto era come te
Inconcluso, abbandonato e solo.

Hai preso una scatola di scarpe dall’immondizia e ci hai sistemato il piccolo.
Avresti voluto seppellirlo, ma a metà strada tra il cassonetto e il prato hai incontrato Mario.

Gli mancavano 40 centesimi per un brik di vino del discount.
Ti sei frugato e sono uscite fuori monete per 4 litri.
Hai pensato che un brindisi avrebbe reso più solenne il funerale.
Ti sei risvegliato sotto una panchina, ancora sbronzo, abbracciato alla scatola di scarpe.
«Ehi Mario, piantala di russare!» hai detto. Ma Mario era sparito con il vino avanzato e quello strano gorgoglio veniva dalla scatola.

Ti sei alzato di scatto dando una craniata alla panchina. Il dolore ti ha restituito lucidità. Hai sollevato il coperchio e hai visto che il feto si dimenava ruotando testa, gambe e braccia in modo disarticolato.
Apriva e chiudeva la piccola bocca.
Hai provato a inserirci il tuo mignolo, e hai sentito una debole pressione.
Ha fame, serve del latte, ti sei detto.
Presto ti saresti reso conto che un feto morto che si rianima non ha certo bisogno di essere allattato.

Latte, bolo di gallette, pezzetti di carne. Qualsiasi cibo lo ha rigettato.
Dopo la visione di The Walking Dead hai provato a dargli delle formiche e altri insetti che potessero entrare in quella boccuccia, ma il feto ha dimostrato completa indifferenza.

Sei seduto su un marciapiede e lui è nella scatola aperta davanti a te.
Ti alzi e vai a pisciare dietro una siepe. Vedi un gabbiano che si posa sulla scatola. China il capo dentro e riemerge con un pezzo di carne nel becco.
Non fai in tempo a muoverti.
Vedi il cordone ombelicale spuntare roteando e avvolgersi intorno al collo del pennuto. L’uccello si dimena ma è intrappolato tra le spire. Le piume si macchiano di rosso e il materiale organico viene risucchiato con violenza in quel tubo.
Sei estasiato.
Poi suono rauco, una specie di rutto.
Sorridi e pensi, il mio zombie è differente.
Ultima modifica di marco.roncaccia il martedì 18 aprile 2017, 0:56, modificato 5 volte in totale.



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antico
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia

Messaggio#2 » martedì 18 aprile 2017, 0:40

Ed ecco l'attuale leader del Rank della Quinta Era! Ciao Marco! Tutto ok con caratteri e tempo, buona Forlani Edition!

Ps: se domani sera vorrai scrivere un secondo racconto sul nuovo tema che svelerò alle 21 in punto potrai partecipare sia con questo che con quell'altro!

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marco.roncaccia
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia

Messaggio#3 » martedì 18 aprile 2017, 1:06

Grazie Antico! Domani ... è un altro giorno :D

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patty.barale
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#4 » giovedì 20 aprile 2017, 15:36

“Lo strano caso del dottor Roncaccia e del signor Zombie”…

Ebbene sì, inizio a credere che questa sia la realtà, e la scrittura in seconda persona, così frequente nei tuoi racconti, mi porta a ipotizzare una sorta di disturbo dissociativo dell’identità, con Marco Roncaccia che racconta al suo alter ego zombie le prodezze di cui si è reso protagonista!
A parte queste divagazioni, questo racconto è ben strutturato e ambientato, il protagonista è quanto mai realistico (hai perfettamente descritto uno dei tre homeless che frequentano la biblioteca civica della mia città!) e la storia rappresenta una buona interpretazione del tema.
Quindi nessun appunto tranne… quel “rigettato”: rigettare indica l’azione del rimandare indietro qualcosa, anche nell’accezione di vomitare (almeno… in piemontese ha tale significato!) ma da parte del feto vedrei più indicato un “rifiutato”, anche perché, come ogni feto che si rispetti (e come ci dimostri) la sua via di nutrizione è rappresentata dal cordone ombelicale (ma forse questa è solo una mia “pippa mentale”)

a rileggerti… tra pochissimo, visto che ora passerò al tuo secondo racconto!

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marco.roncaccia
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#5 » giovedì 20 aprile 2017, 19:43

Ciao Patty e, per la seconda volta, grazie del commento e per il gradimento.
Secondo il Devoto Oli alla 4 definizione di "rigettare" c'è "rifiutare con decisione". Concordo comunque con te che per evitare fraintendimenti con il "vomitare" (definizione numero 5) sarebbe stato più opportuno rifiutare. Da assiduo frequentatore di biblioteche e di homeless ho cercato di dare un quadro realistico a un racconto fantastico

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Andrea Partiti
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#6 » giovedì 20 aprile 2017, 21:14

Il tema c'è senza discussioni.
Il racconto è scritto benissimo, si legge che è una meraviglia e la seconda persona quasi non si nota. E' strana ma funziona in maniera naturale per ragioni che non capisco.
Quello che mi piace meno è che il racconto sembra non avere una direzione precisa, come un robottino che pulisce i pavimenti, sbatte contro un ostacolo e ruota a caso. Forse è una mia impressione e c'è un filo conduttore che non vedo.
Parti da TWD, va bene, mi aspetto una qualche parodia o racconto con delle analogie. Magari non è grande idea per chi non conosce la serie, ma ci può stare come modo per introdurre l'idea degli zombie, da qualche parte nel tuo universo.
Passi alla scena del funerale, delle monete, del vino. Presenti un nuovo personaggio a metà storia, sicuramente è rilevante... o no? Non credo sia stato divorato dal feto-zombie per ragioni di massa.
I tentativi di nutrire la creatura sono divertenti per attivare il tentacolo-cordone ombelicale. Quello l'ho trovato geniale perché il feto continua ad alimentarsi nel modo che gli è naturale. Il tentacolo chiude il cerchio con il titolo, ma mi resta comunque la sensazione che la storia, riguardo a quello che ci vuoi dire (Il feto era morto. Il feto è un zombie. Ha un tentacolo mangione) sia allo stesso tempo poco focalizzata per via delle deviazioni e troppo lineare per gli eventi davvero rilevanti.

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marco.roncaccia
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#7 » giovedì 20 aprile 2017, 23:30

Ciao Andrea,
ti ringrazio per il commento e per gli appunti che fai.
Ti chiarisco che il racconto di per se non ha alcun messaggio da trasmettere. Si pone (e a modo suo risolve) il problema di come si possa nutrire un feto zombizzato. Per il resto, cerca di creare un parallelo tra il protagonista senior (l'homeless) e quello junior (il feto zombie). Il personaggio introdotto a metà racconto (Mario) è semplicemente un compagno di sbronze, un altro homeless. La sua importanza è tutta nel mostrare il contesto sociale di riferimento del protagonista senior. La fine che fa è dichiarata nel racconto: Se ne va con il vino avanzato (tipico di chi ha una dipendenza da alcool). Il robottino che pulisce i pavimenti mi piace come metafora di un racconto fermo restando che deve riuscire, con il suo andamento casuale a raggiungere la finalità che si prefigge e cioè pulire i pavimenti.

mezzomatto
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#8 » martedì 25 aprile 2017, 11:03

Quasi profetico. Il tema del racconto potrebbe andar bene anche per DAY TWO! Originale lo zombie-feto. non ho dimestichezza con il genere, ma credo che non sia un tema molto trattato. Interessante l'uso della seconda persona: il narratore non si rivolge al lettore (che è un uso molto scontato della seconda persona), ma al protagonista. Mi ricorda Ray Bradbury di "Sera".
Sono un po' meno d'accordo sull'uso del presente e dei punto e a capo. Danno un tono concitato alla narrazione, mentre lo sviluppo del testo appare più disteso e riflessivo. Ovviamente è una questione di gusti (del mio gusto). Indovinata la scelta delle scene attraverso cui sviluppare la narrazione, con perfetto dosaggio, direi raffinato, degli elementi di azione con quelli di ambientazione. Un solo appunto: nel flash back del ritrovamento del feto il passato dovrebbe imporsi ("Te lo eri ritrovato...", o, meglio ancora "Te lo trovasti...").
Giudizio complessivo: molto OK.

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giancarmine trotta
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#9 » martedì 25 aprile 2017, 19:31

Ciao Marco,
ho letto il tuo racconto due volte. La prima subito dopo la pubblicazione, con una sensazione orripilante.
Poi stasera, come ultimo racconto da commentare: il testo è ben bilanciato, aderente al tema. Ugualmente raccapricciante, ma credo sia un merito in questo caso e non un problema.
Il rutto poi è una chicca. Senza nemmeno battere le manine sulla schiena come di solito sui neonati.
Per me un bel lavoro, tra i migliori del gruppo.
Nient'altro da aggiungere, alla prossima lettura,
G.

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marco.roncaccia
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#10 » martedì 25 aprile 2017, 19:37

@Mezzomatto Grazie, soprattutto per il paragone con Bradbury :D
@Giancarmine Trotta: Grazie, senza altro aggiungere!

Carolina P.
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#11 » mercoledì 26 aprile 2017, 18:00

Ciao Marco!
Anche io ho letto il racconto due volte, tutt'e due le volte la sensazione è stata la stessa: quasi adrenalinico. Parte con tristezza, un feto morto abbandonato in un cassonetto non ha mai reso felice nessuno e per altro si porta dietro chissà quale altra brutta storia. Però poi e il vino e la craniata e il risveglio e i tentativi inutili di nutrirlo hanno creato in me una sensazione d'ansia, cioè mi sono domandata proprio "cazzo, e ora?", e poi bum... il feto si nutre da solo a modo suo. Col ruttino finale ha pure evidenziato la sua totale indipendenza :D
Mi è piaciuto, originale!

alla prossima

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antico
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Re: IL MIO ZOMBIE E' DIFFERENTE di Marco Roncaccia - DAY ONE

Messaggio#12 » martedì 2 maggio 2017, 22:11

Un racconto decisamente malato, e lo dico in senso buono. Riesci a immergere il lettore in una realtà marcia, tanto marcia che forse, ed è un difetto, questo, avresti potuto sporcare anche un po' di più il tuo protagonista. Coerente dall'inizio alla fine, tema colpito e affondato, la tua solita seconda persona "che eppure funziona!". Direi un pollice quasi su per il piccolo appunto che ti ho fatto.

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