"Digestione" di Adriano Muzzi - DAY TWO
Inviato: mercoledì 19 aprile 2017, 0:28
Brutto bastardo! Finalmente te ne sei andato, tu e la tua famigliola schifosa; un bel weekend in montagna, nella tua baita di lusso, e io qui al caldo. Tu con i tuoi occhiali di corno di rinoceronte, la mogliettina che addosso ha più silicone che pelle, i figli perfetti con il ciuffo gelatinato biondo slavato e la giacchetta di tweed anche con quaranta gradi all’ombra. Ma la cosa che non sopporto proprio, a parte la tua erba verde smeraldo tagliata all’inglese e l’odore di fiori anche in inverno, è la puzza costante del tuo barbecue serale; sempre acceso con bistecche formato dinosauro, e con contorno la famiglia perfetta da telefilm per casalinghe.
E adesso mi vendico, come è giusto. E’ il mio momento.
Mi guardo attorno: non c’è nessuno, bene. Scavalco la staccionata di rovere. L’erba è più soffice e perfetta di quello che sembra dal mio giardino pieno di buche e piante secche. Ecco il barbecue. Zac, con la tronchesina taglio il tubo del gas. Fiuu, apro la manopola della bombola. Puah, sputo sulla griglia tirata a lucido della tua stupida e puzzolente graticola. Operazione compiuta, amico mio. Si ritorna a casa.
Calpesto il più possibile la tua erbetta da frocetto, ci salto sopra anche a piè pari. OK, ora posso andare e… ehi! Mi sta girando la testa, ho la nausea. Bong, cado con la faccia sul prato. Buio.
Caldo, prurito. Apro un occhio e vedo un’enorme formica che trascina un insetto morto. Cerco di muovermi, niente. Ho le gambe interrate fino al ginocchio. Come è possibile? Chi mi ha fatto questo? Grido aiuto. Non c’è nessuno, ma allora chi può essere stato? Sento che dei piccoli denti, tanti piccoli denti, mi stanno mordendo i polpacci. Maledizione, faccio forza con le braccia per tirarmi fuori. Mi gira la testa. Svengo.
Caldo, dolore. Apro gli occhi e vedo che il prato mi ha assorbito fino alla vita. C’è qualcosa di viscido che sta strisciando dentro i miei pantaloni. Ahi! Mi azzanna un gluteo, che cavolo! Urlo, ma nessuno accorre. Quel bastardo tornerà solo in serata. Ma è già passato un intero giorno? Svengo.
Caldo, mal di testa lancinante. Apro gli occhi e vedo l’erba plastificata all’altezza del mio mento. Il prato sta continuando la sua inesorabile opera. Ecco perché è così verde! Si nutre di tutto quello che gli capita a tiro. Bastardo, carogna! Un coleottero si arrampica sulla mia guancia, scuoto la testa, ma lui se ne frega. Quando arriva sulle mie labbra, tiro fuori la lingua e me lo pappo. Muori, bastardo!
Ho come la sensazione che qualcosa si stia insinuando nel mio ombelico, e non è una sensazione piacevole, affatto. Svengo.
Caldo, mi manca l’aria, sto soffocando. Apro gli occhi. Del terriccio s’infila nelle mie palpebre. Respiro polvere. Sento delle voci. E’ il bastardo. Un figlio quasi mi calpesta. Provo a urlare, ma non esce nulla della mia bocca, anzi, ingoio terra. Hai pensato a un’erba carnivora come antifurto, eh? Bravo, sei furbo, ma adesso prova ad accendere il barbecue. Vediamo chi riderà per ultimo. Vediamo.
E adesso mi vendico, come è giusto. E’ il mio momento.
Mi guardo attorno: non c’è nessuno, bene. Scavalco la staccionata di rovere. L’erba è più soffice e perfetta di quello che sembra dal mio giardino pieno di buche e piante secche. Ecco il barbecue. Zac, con la tronchesina taglio il tubo del gas. Fiuu, apro la manopola della bombola. Puah, sputo sulla griglia tirata a lucido della tua stupida e puzzolente graticola. Operazione compiuta, amico mio. Si ritorna a casa.
Calpesto il più possibile la tua erbetta da frocetto, ci salto sopra anche a piè pari. OK, ora posso andare e… ehi! Mi sta girando la testa, ho la nausea. Bong, cado con la faccia sul prato. Buio.
Caldo, prurito. Apro un occhio e vedo un’enorme formica che trascina un insetto morto. Cerco di muovermi, niente. Ho le gambe interrate fino al ginocchio. Come è possibile? Chi mi ha fatto questo? Grido aiuto. Non c’è nessuno, ma allora chi può essere stato? Sento che dei piccoli denti, tanti piccoli denti, mi stanno mordendo i polpacci. Maledizione, faccio forza con le braccia per tirarmi fuori. Mi gira la testa. Svengo.
Caldo, dolore. Apro gli occhi e vedo che il prato mi ha assorbito fino alla vita. C’è qualcosa di viscido che sta strisciando dentro i miei pantaloni. Ahi! Mi azzanna un gluteo, che cavolo! Urlo, ma nessuno accorre. Quel bastardo tornerà solo in serata. Ma è già passato un intero giorno? Svengo.
Caldo, mal di testa lancinante. Apro gli occhi e vedo l’erba plastificata all’altezza del mio mento. Il prato sta continuando la sua inesorabile opera. Ecco perché è così verde! Si nutre di tutto quello che gli capita a tiro. Bastardo, carogna! Un coleottero si arrampica sulla mia guancia, scuoto la testa, ma lui se ne frega. Quando arriva sulle mie labbra, tiro fuori la lingua e me lo pappo. Muori, bastardo!
Ho come la sensazione che qualcosa si stia insinuando nel mio ombelico, e non è una sensazione piacevole, affatto. Svengo.
Caldo, mi manca l’aria, sto soffocando. Apro gli occhi. Del terriccio s’infila nelle mie palpebre. Respiro polvere. Sento delle voci. E’ il bastardo. Un figlio quasi mi calpesta. Provo a urlare, ma non esce nulla della mia bocca, anzi, ingoio terra. Hai pensato a un’erba carnivora come antifurto, eh? Bravo, sei furbo, ma adesso prova ad accendere il barbecue. Vediamo chi riderà per ultimo. Vediamo.